DANTE : Tre donne intorno

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 Tre donne intorno


Tre donne intorno al cor mi son venute,
e seggonsi di fore;
ch� dentro siede Amore,
lo quale � in segnoria de la mia vita.
Tanto son belle e di tanta vertute, 
che 'l possente segnore,
dico quel ch'� nel core,
a pena del parlar di lor s'aita. 
Ciascuna par dolente e sbigottita,
come persona discacciata e stanca,
cui tutta gente manca
e cui vertute n� belt� non vale.
Tempo fu gi� nel quale,
secondo il lor parlar, furon dilette;
or sono a tutti in ira ed in non cale. 
Queste cos� solette
venute son come a casa d'amico;
ch� sanno ben che dentro � quel ch'io dico.
Dolesi l'una con parole molto,
e 'n su la man si posa
come succisa rosa:
il nudo braccio, di dolor colonna,
sente l'oraggio che cade dal volto; 
E se non che de gli occhi miei 'l bel segno
per lontananza m'� tolto dal viso, 
che m'�ve in foco miso, 
lieve mi conterei ci� che m'� grave. 
Ma questo foco m'�ve
gi� consumato si l'ossa e la polpa,
che Morte al petto m'ha posto la chiave.
Onde, s'io ebbi colpa,
pi� lune ha volto il sol poi che fu spenta,
se colpa muore perch� l'uom si penta. 
Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano,
per veder quel che bella donna chiude:
bastin le parti nude;
lo dolce pome a tutta gente niega,
per cui ciascun man piega. 
Ma s'elli avvien che tu alcun mai truovi 
amico di virt�, ed e' ti priega,
fatti di color' novi, 
poi li ti mostra; e 'l fior, ch'� bel di fori,
fa disiar ne li amorosi cori.
Canzone, uccella con le bianche penne;
canzone, caccia con li neri veltri,
che fuggir mi convenne,
ma far mi poterian di pace dono.
Per� nol fan che non san quel che sono:
camera di perdon savio uom non serra, 
ch� 'l perdonare � bel vincer di guerra.


1 Tre donne� s�aita: Tre donne sono giunte intorno al mio cuore, e si siedono (seggonsi) fuori da esso, poich� all�interno abita (siede) Amore, il quale � signore (in segnoria) della mia vita. Sono cos� belle, e di cos� grande virt�, che il potente signore, intendo dire quello che sta nel cuore (cio� Amore, personificato secondo i canoni cortesi e stilnovistici) a stento (a pena) riesce (s�aita) a raccogliere e ritrarre le loro parole (nel parlar di lor, secondo la parafrasi di Sapegno).

2 Ciascuna� ch�io dico: Ciascuna di esse si mostra (par) addolorata e sgomenta (dolente e sbigottita: coppia di aggettivi che richiama Cavalcanti), come persona esiliata (discacciata) e stanca, abbandonata da tutti (cui tutta gente manca; l�espressione �tutta gente� ricalca il provenzale tota gen) e alla quale non giova (non vale) n� la virt� n� la bellezza. Vi fu in passato (gi�) un tempo nel quale, secondo il loro racconto (il lor parlar), furono amate (dilette); ora sono a tutti in odio (in ira) e oggetto di indifferenza (non cale, lett. non importa; espressione verbale sostantivata). Queste <donne> cos� sole (solette: la forma diminutiva dell�aggettivo � un altro elemento tipico dello stile di Cavalcanti) sono venute come a casa di un amico (cio� di Amore; ma l��amico� potrebbe anche essere il poeta stesso), perch� sanno bene che dentro <il cuore> abita () colui di cui io parlo. La prima stanza sottolinea la nobilt� d�animo del poeta (sempre collegata, nella tradizione stilnovistica, alla presenza di Amore nel cuore) e suggerisce un�implicita analogia tra il poeta stesso e le tre donne, anch�esse virtuose (vv. 5, 12) e anch�esse costrette all�esilio (v. 10).

3 Dolesi� donna: Una di loro si lamenta (dolesi) molto con le parole, e si appoggia (si posa) sulla mano, come una rosa recisa (succisa, latinismo; richiama il �flos succisus aratro� di Eneide, IX, 435): il braccio nudo, sostegno (colonna, metafora) del volto addolorato (di dolor, metonimia) sente la pioggia (oraggio, francesismo; � anche questa una metafora per indicare le lacrime) che scende dal volto; l�altra mano nasconde (tiene ascosa) la faccia bagnata di lacrime; <�> seminuda (discinta) e scalza, e solo dalla sua persona (di s�: cio� non dalle sue vesti) appare chiara la sua signoria e dignit� (par donna, secondo la parafrasi di Contini). L�abbigliamento della donna, che ne lascia intravedere la nudit� (che nel Medioevo era fatta oggetto di scherno), � in forte contrasto con la sua dignit� morale; ci� sottolinea ulteriormente la drammaticit� di un esilio ingiusto.

4 Come� cintura: Non appena Amore (Come Amor prima), attraverso la veste lacera (rotta gonna), la vide in una parte <del corpo> che � pudico (bello) tacere (cio� vide le sue nudit�), egli, impietosito e crucciato (fello), domand� (fece dimanda) chi lei fosse (di lei) e <quale fosse la causa> del suo dolore. �Oh <Amore>, nutrimento (vivanda, metafora) di pochi�, rispose con voce interrotta dai sospiri (con sospiri mista: lett. mischiata con i sospiri), �la nostra nascita (natura) ci conduce (manda) qui da te: io, che sono la pi� triste, sono sorella di tua madre, e sono la Giustizia (Drittura, dal provenzale drechura); povera, vedi, quanto ai vestiti e alla cintura. La Giustizia, figlia di Giove, era anche sorella di Venere, la madre di Amore. Questa donna rappresenta allegoricamente la Giustizia divina (Giove pu� infatti identificarsi con Dio), respinta e disprezzata dal mondo.

5 Poi che� occhi miei: Dopo che si fu resa (fatta si fu) manifesta (palese) e riconoscibile (conta, dal latino cognita), dolore e vergogna presero (prese, al singolare per sillessi) il mio signore (Amore), ed egli chiese chi fossero le altre due che erano con lei. Ed essa, che era molto (s�, lett. cos�) pronta a piangere, non appena (tosto che) lo ud� (lui intese), si infiamm� di pi� di dolore, dicendo: �Non hai piet� (A te non duol) del mio pianto (de li occhi miei, metonimia)?

6 Poi cominci� fronda: Poi cominci�: �Come devi (dei) sapere, il Nilo nasce come piccolo fiume (in quanto presso le sorgenti � ancora povero di acque), da una sorgente (di fonte), l� (quivi) dove la potente luce <del sole> (�l gran lume) sottrae alla terra la fronda del virgulto (vinco); l�espressione significa, probabilmente, che il sole impedisce al virgulto di proiettare a terra la sua ombra. Presso le sorgenti del Nilo, vicino all�Equatore, i raggi del sole sono infatti perpendicolari e quasi non proiettano ombra.

7 sopra� bionda: sopra l�onda incontaminata (vergin) <del Nilo> io generai costei che � al mio fianco (la seconda delle tre donne) e che si asciuga <le lacrime> con la treccia bionda. L�onda del Nilo � detta �vergin� perch� questo fiume veniva identificato con il Geon, uno dei quattro fiumi del Paradiso terrestre; l�aggettivo si riferisce dunque alla condizione del mondo prima del peccato originale. La donna generata dalla Giustizia divina � la Giustizia umana, da intendersi come principio naturale del diritto, valido per tutti gli uomini e derivato indirettamente da Dio.

8 Questo� lontana: Questa mia bella figlia (portato, lett. frutto del parto; si riferisce alla Giustizia umana), specchiandosi (mirando s�) nella limpida fonte, gener� questa (la terza donna) che � pi� lontana da me. L�ultima delle tre donne � la Legge, che realizza concretamente i principi universali della Giustizia umana. Ciascuna forma di giustizia ne genera dunque un�altra, che costituisce il proprio rispecchiamento.

9 Fenno� turbate: I sospiri resero (fenno) Amore un po� lento a rispondere (tardo); e poi, con gli occhi bagnati di pianto (molli), <occhi> che prima erano stati scortesi (folli, perch� non avevano riconosciuto le tre donne), salut� le parenti (germane: lett. sorelle) sconsolate. E dopo che prese l�una e l�altra freccia, disse: �Alzate i volti (colli, metonimia): ecco le armi che io ho voluto. Per il fatto di non essere utilizzate (per non usar), vedete, sono arrugginite (turbate, lett. intorbidate). Amore viene tradizionalmente rappresentato con due frecce: una d�oro, che genera il sentimento dell�amore, e una di piombo che genera l�odio. Secondo Barbi, esse rappresentano qui �la predilezione per il bene e l�odio contro il male�.

10 Larghezza� lucente: La Liberalit� (Larghezza), la Temperanza e le altre <virt�> nate dalla nostra stirpe (sangue) vanno mendicando. Perci� (Per�), se esiste () questo male (danno), piangano gli occhi e si lamenti (dolgasi) la bocca degli uomini a cui <questo male> capita (tocca), i quali sono nati (giunti) sotto l�influsso (a� raggi) di tali stelle <avverse> (di cotal ciel, metonimia); non <addoloriamoci> noi, che apparteniamo alla cittadella eterna (semo de l�etterna rocca): perch�, sebbene noi ora siamo afflitti (punti), nonostante questo (pur) noi continueremo ad esistere (saremo), e nonostante questo torner� una generazione (gente) che far� splendere (far� star lucente) queste frecce (dardo, al singolare per sineddoche). Amore riafferma profeticamente la fede nei valori, che sono immortali e il cui esilio dal mondo pu� essere soltanto temporaneo.

11 E io� degno: E io che sento, con la loro voce divina (nel parlar divino), consolarsi e addolorarsi cos� nobili esiliati (cos� alti dispersi), l�esilio che � dato a me lo considero per me un onore (onor mi tegno); poich�, se anche (pur) il giudizio <di Dio> o la forza del destino vuole che il mondo trasformi (versi) i fiori bianchi in neri (persi: indica per l�esattezza un colore scuro, tra il rosso porpora e il nero), essere sconfitto (cader) insieme con i buoni � tuttavia (pur) degno di lode. La sventura dell�esilio viene qui vista come un�imperscrutabile conseguenza della volont� di Dio o del destino (inteso come indiretta manifestazione del volere divino), e considerata segno di un tragico privilegio. La trasformazione dei fiori bianchi in neri, pi� che un�allusione alle parti politiche di Firenze, sembra un�immagine dello stravolgimento della naturale condizione umana.

12 E se non� grave: E se non <fosse> che, a causa della lontananza, � sottratto (tolto) alla mia vista (viso, latinismo) il bell�oggetto (segno) dei miei sguardi (occhi, metonimia), il quale mi ha (�ve) immerso (miso, forma siciliana per messo) nel fuoco <della passione>, considererei per me (mi conterei) facile da sopportare (lieve) ci� che mi � insopportabile (grave). � molto probabile che la passione cui qui Dante fa riferimento sia quella per la politica, e che dunque il �segno� dei suoi occhi vada identificato con Firenze; � la nostalgia per la patria a rendergli insopportabile l�esilio, che pure da un punto di vista morale � motivo d�orgoglio.

13 Ma questo foco� penta: Ma questa passione (foco, metafora) mi ha gi� consumato talmente (s�) le ossa e la carne (polpa), che la Morte mi ha <gi�> messo la chiave nel cuore (petto, metonimia). La Morte � cio� sul punto di porre fine alla vita del poeta.

14 Onde� si penta: Per cui (Onde), se io ho avuto colpa, il sole ha visto passare (volto) pi� mesi (lune) da quando essa fu estinta (spenta), se <� vero che> la colpa muore per il fatto che l�uomo si penta. Il poeta ammette la possibilit� di aver commesso qualche errore, ma lo considera superato dal pentimento. Non � chiaro, tuttavia, di quale colpa si tratti.

15 Canzone� piega: Canzone, nessuno ponga mano alle tue vesti (panni) per vedere ci� che la bella donna (metafora della poesia) nasconde: bastino le parti scoperte (nude); nega a chiunque (tutta gente) il dolce frutto (pome) <del tuo significato riposto>, per il quale ciascuno stende (piega) la mano.

16 Ma s�elli avvien: Ma se avviene (il pronome �elli� � pleonastico) che tu trovi per caso (mai) qualche (alcun) amico della virt�, e <se> costui (e�) ti prega, fatti di colori mai visti (novi), poi mostrati a lui (li ti mostra); infatti (e) il fiore, che � bello esternamente (di fori), accende il desiderio (fa dis�ar) nei cuori amorosi. La metafora del fiore continua quella del �pome� del v. 94. La canzone non dovr� insomma svelare il suo significato profondo a chiunque, ma solo a chi, amico di virt�, abbia mostrato il desiderio di conoscerlo.

17 Canzone, uccella� dono: Canzone, vai a caccia con uccelli dalle penne bianche (con le bianche penne � sineddoche; indica probabilmente uccelli da preda); canzone, vai a caccia con i neri cani (veltri: sono propriamente cani da caccia), dai quali mi fu necessario fuggire (che fuggir mi convenne: il verbo �fuggir� � usato transitivamente; �che�, riferito a �veltri�, � complemento oggetto), ma <che> potrebbero (poterian) farmi dono della pace. Esplicito qui il richiamo alle fazioni fiorentine dei Bianchi e dei Neri, dai quali in questo secondo congedo Dante sembra mostrare equidistanza, manifestando la speranza in una revoca del suo esilio da parte dei Neri. Questo congedo � stato probabilmente aggiunto alla canzone in un secondo momento, quando Dante si era distaccato dai fuorusciti Bianchi condannandone gli eccessi; qualcuno mette per� in dubbio che questi ultimi versi siano autentici.

18 Per� non fan� di guerra: Non lo fanno, perch� (Per� che) non conoscono la mia vera natura (non san quel che sono): un uomo saggio (savio uom) non chiude (serra) la camera del perdono (metafora che significa non nega il suo perdono), poich� perdonare � un nobile (bel) <modo di> vincere in guerra. Gli ultimi due versi sono occupati da un doppio epifonema.


Analisi

Livello metrico
Canzone di cinque stanze di 18 versi ciascuna, composte da endecasillabi e settenari, con duplice congedo. La fronte � divisa in due piedi; nella sirma � presente la chiave, in rima con l�ultimo verso della fronte; non c�� divisione simmetrica tra le due volte. Lo schema � dunque AbbC, AbbC; CDdEeFEfGG. Il primo dei due congedi ripete la sirma. Il secondo segue lo schema ABaCCDD.

Livello lessicale, sintattico e stilistico
La materia della canzone tende a distribuirsi in periodi brevi, che occupano per lo pi� blocchi di quattro versi (nella fronte) o di tre versi (nella sirma). Talora (vv. 19-26, vv. 45-51) due blocchi risultano fusi in un�unit� sintattica di doppia lunghezza. Pi� tesa risulta la sintassi nella sirma della quarta stanza (vv. 63-71) e nella fronte della quinta (vv. 72-81) in coincidenza, come vedremo, con i momenti di maggiore drammaticit� della canzone. Nel complesso, comunque, la simmetria e la linearit� non vengono mai meno. Ne � una prova, a livello stilistico, il ricorrere di parallelismi e dittologie. Solo nella prima stanza incontriamo: �Tanto son belle e di tanta vertute� (v. 5); �dolente e sbigottita� (v. 9); �discacciata e stanca� (v. 10); �vertute n� belt� (v. 12); �in ira ed in non cale� (v. 15); lo stesso tipo di figure dell�ordine ricorre anche nelle stanze successive.
Il testo � costruito in gran parte sull�allegoria. Il significato morale e filosofico � tutto risolto in immagini: non si notano quindi � a parte la personificazione delle tre forme di Giustizia � significative innovazioni lessicali rispetto alla tradizione della lirica stilnovistica; tuttavia lessico e temi della tradizione amorosa (particolarmente ricorrenti nella prima stanza) divengono qui il veicolo di significati del tutto nuovi.

Livello tematico
l�esilio di Dante
La canzone fa esplicito riferimento all�esilio di Dante da Firenze.

L�impianto allegorico: l�esilio della giustizia
Il tema centrale del componimento per�, pi� ancora che l�esilio del poeta, � il �rovesciamento generale del mondo� , rappresentato a sua volta da un esilio, quello delle tre donne che simboleggiano le diverse forme della Giustizia; evidente la saldatura tra la vicenda individuale di Dante e la condizione generale del proprio tempo, che rifiuta e manda in esilio la virt�.

La trasformazione della figura di Amore
Interlocutore delle tre donne non � direttamente il poeta, bens� Amore, che secondo la tradizione stilnovistica figura qui come signore del suo cuore.  Amore non � pi� soltanto una figura connessa al rapporto tra uomo e donna: egli appartiene alla stessa stirpe della Giustizia divina e sembra presentarsi come amore per il bene e odio per il male.

 


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