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QUERCIA ABBATTUTA di Giovanni Marradi
QUERCIA ABBATTUTA.
(Giovanni Marradi)
Tu giaci, quercia; e quante volte, al blando
tuo rezzo verde che il villino ombrava,
vedesti i bimbi, in compagnia dell'ava,
saltar d' intorno a lei, rosei vociando!
Ed or che il verno addensa la bufera,
or che a colpi di scure ad una ad una
cascarono le tue braccia sfrondate,
gioconderai d�alacri vampe a sera
le veglie della casa, ove raduna
l'avola i bimbi a novellar di fate;
mentre in lei fisse, trepide, incantale,
le testine auree nell'opaca sala
splendono al focolare, in cui s'esala
il tuo spirito antico, alto f�ammando.
La breve ballata contiene un insegnamento umano : come la quercia abbattuta
ci riscalder� ancora dopo la morte, cos� ogni essere generoso no esaurisce
i suoi doni verso il prossimo, ma anche stroncato dalla morte continuer�
la sua opera beneficando col ricordo delle proprie azioni e illuminer�
ad altri il cammino col raggio della propria virt�. I versi, quindi, di
Marrani rivelano una sua attitudine ad associare alle voci della natura
la voce degli affetti umani.
Parafrasi
Tu giaci, o quercia, tu che tante volte raccogliesti la nonna e i nipotini
sotto la tua ombra! Ed ora che ti hanno abbattuta ed hanno reciso tutti i
tuoi rami, continuer� la sua opera benefica riscaldandoli in inverno con
la tua fiamma;e farai liete le lunghe veglie invernali nella cara casa, mentre
la nonna narrer� fiabe ai nipoti per conciliare loro il sonno, allietato da dolci sogni.
Metro : Ballata di origine popolare in endecasillabi con rime ABBA-CDE-CDE-EFFA