NICCOLO' MACHIAVELLI: IL PRINCIPE

NICCOLO' MACHIAVELLI


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IL PRINCIPE
 

 

POLITICA DI MACHIAVELLI

Per Machiavelli ci voleva uno stato assoluto con un forte sovrano con grandi capacit� psicologiche ed intellettive. L'uomo per lui � incapace di evoluzioni e di cambiamenti sempre soggetto ai medesimi istinti , ma al di sopra degli uomini comuni si elevano eccezionali figure di uomini superiori capaci di plasmare la massa.Questi uomini solamente potevano essere politici e sovrani.
Uno dei loro compiti era quello di conoscere gli uomini e saper utilizzare tutte le proprie virt�(doti psicologiche ed intellettive).L'unica cosa che pu� opporsi alla virt� del sovrano � la "fortuna", che non � il fato che regola i destini degli uomini ma � la forza di tutto ci� che sfugge al suo dominio.Per lui la fortuna era arbitra al 50% delle nostre azioni e quindi la virt� poteva eliminarne gli effetti(Es. Se gli uomini riescono a costruire argini potenti,possono limitre i danni di un fiume in piena dopo un'alluvione. Per Machiavelli tutto ci� che il sovrano fa per conservare e rafforzare lo Stato, � lecito anche se lontano dalla morale; quindi distingue politica e morale (il fine giustifica i mezzi). Il sovrano ha due modi per combattere :le leggi e la forza ( propria delle bestie); ma il primo non � sempre sufficiente e , pertanto, un buon sovrano deve saper usare l'uomo e la bestia (le arti umani e le ferine ). Per "Machiavellismo" oggi s'intende il saper usare l'inganno, la perfidia e l'astuzia politica.Altri elementi dell'ottimo sovrano sono:
- la necessit� di diffidare degli altri e degli aiuti, sempre interessati ;
- la capacit� di non lasciarsi guidare dai sentimentalismi(politica e moralit� distinte)

 

Il motivo che indusse Machiavelli alla stesura de Il Principe fu dato dalle voci che circolavano sulle intenzioni di papa Leone X di creare uno Stato per i nipoti Giuliano e Lorenzo de' Medici: voci che spinsero Machiavelli a scrivere un  trattato dove esporre le convinzioni maturate in tanti anni di frequentazioni ed esperienze politiche. Al trattato egli premise una dedica a Lorenzo de' Medici.

L�opera � suddivisa in ventisei capitoli, ognuno dei quali ha un proprio titolo in lingua latina. Sono tuttavia riconoscibili quattro parti tematiche fondamentali:
1) I-XI capitolo, vengono passati in rassegna tutti i diversi tipi di principato
2) XII-XIV capitolo, � affrontato il problema delle milizie
3) XV-XXIII capitolo, elencate le virt� che deve avere il principe
4) XXIV-XXVI capitolo, esaminata la situazione italiana, pi� esortazione finale

 

Nei capitoli dal I all�XI si esaminano i vari tipi di principato e mira ad individuare i mezzi che consentono di conquistarlo e mantenerlo, conferendogli forza e stabilit�. Machiavelli distingue tra principati ereditari, a cui � dedicato il II capitolo, e nuovi; questi ultimi a loro volta possono essere misti, aggiunti come membri allo stato ereditario di un principe, capitolo III, o nuovi del tutto, capitolo IV e V; a loro volta questi possono essere conquistati con la virt� e con armi proprie, capitolo VI; oppure basandosi sulla fortuna e su armi altrui, capitolo VII in cui viene proposto come esempio il Duca Valentino. Il capitolo VIII tratta di coloro che giungono al principato attraverso scelleratezze; qui il Machiavelli distingue la crudelt� in due modi: bene e male. La �crudelt� bene� � quella impiegata solo per assoluta necessit� e che si conviene nella maggiore utilit� possibile per i sudditi; mentre la �crudelt� male� � quella che cresce col tempo anzich� cessare ed � compiuta per l�esclusivo vantaggio del tiranno.

Nel capitolo IX si affronta il principato civile, in cui il principe riceve il potere dai cittadini stessi; nel X si esamina come si debbano misurare le forze dei principati e nell�XI si parla dei principati ecclesiastici, in cui il potere � detenuto dall�autorit� religiosa, come nel caso dello Stato della Chiesa. I capitoli dal XII al XIV sono dedicati al problema delle milizie. Machiavelli giudica negativamente l�uso degli eserciti mercenari perch� combattevano solo per denaro, sono infidi e pertanto costituiscono una della cause principali della debolezza degli stati italiani e delle pesanti sconfitte da essi subite nelle recenti guerre; per il Machiavelli la forza di uno stato consiste soprattutto nel poter contare su armi proprie, su un esercito composto dagli stessi cittadini in armi, che combattono per difendere i loro averi e la loro vita.

 Nei capitoli dal XV al XXIII tratta dei modi di comportarsi del principe coi sudditi e con gli amici. E� la parte in cui il rovesciamento degli schemi della trattatistica precedente � pi� radicale e polemico, in cui Machiavelli, anzich� esibire il catalogo delle virt� morali che sarebbero auspicabili in un principe, va dietro alla scelta effettuale delle cose. Sono questi capitoli che hanno immediatamente suscitato pi� scalpore, e hanno tirato per secoli su Machiavelli l�esecrazione e la condanna. Il capitolo XXIV esamina le cause per cui i principi italiani, nella crisi successiva al 1494, hanno perso i loro Stati. La causa per lo scrittore � essenzialmente l�ignavia dei principi, che nei tempi quieti non hanno saputo prevedere la tempesta che si preparava e porvi i necessari ripari. Da qui scaturisce naturalmente l�argomento del capitolo XXV, il rapporto tra virt� e fortuna, cio� la capacit�, che deve essere propria del politico, di porre gli argini alle variazioni della fortuna, paragonata ad un fiume in piena che quando straripa allaga le campagne e devasta i raccolti e gli abitati. L�ultimo capitolo, cio� il XXVI, � un�appassionata esortazione ad un principe nuovo, accorto ed energetico, che sappia porsi a capo del popolo italiano e liberare l�Italia dai barbari.

 


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