G.CARDUCCI: IL BOVE


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Il bove (Carducci)

T'amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,
0 che al giogo inchinandoti contento
L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel sereno aer si perde;
E del grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.


Carducci, con forte senso nostalgico del paesaggio maremmano e sulla traccia culturale e �georgica� del suo Virgilio (poeta latino da lui prediletto) sta in ammirazione davanti al �pio bove�; vede la �possente e placida bestia� (come spiega in una lettera), pura e sacra, nel momento in cui si erge monumentale in mezzo ai �campi liberi e fecondi�, oppure quando paziente e �contento� sotto il giogo aiuta l'uomo nel lavoro dei campi.


Ti amo, o pio bue; e infondi nel mio cuore un mite sentimento di vigore e di pace, sia quando, solenne come un monumento, guardi i campi aperti e fertili,
sia quando trascinando il giogo aiuti con la tua forza possente il lavoro agile dell�uomo:
uomo che ti esorta percuotendoti, e la tua unica reazione e girare gi occhi verso di lui e guardarlo con distacco.
Dalla tu larga narice umida e nera esce il tuo fiato che si condensa, e come un inno lieto il tuo verso si riverbera nell'aria serena;
e nella austera dolcezza del tuo occhio azzurro e grave si rispecchia nella sua ampiezza e nella sua pace il divino silenzio della verde pianura.


 

COMMENTO

Il poeta si rivolge al bove per lodarne la paziente laboriosit�: egli dice di amare questo animale che suscita nel suo animo un sentimento di pace e di forza, sia quando � fermo in mezzo all'aperta campagna, sia quando aiuta l'uomo nel suo lavoro quotidiano. Dopo aver descritto i sentimenti che la figura del bove ispira nel suo animo, il poeta ti presenta l'animale fermo e soddisfatto per la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere, alleviando con la sua opera la fatica dell'uomo. 

 

Figure retoriche

Apostrofe : viene invocato il bove al v. 1;

Enjambements vv. 1-2; vv. 7-8; vv. 12-13; vv. 13-14;

Anafora vv. 3 -5;

Antitesi v. 6;

Similitudini : due paragoni col come ai v. 3- v. 10;

Metafora : trasferimento di significato al v. 10;

Ossimoro : vengono presentati in successione termini opposti -austera dolcezza ai versi 12-13;

Sinestesia: accostamenti di dati visivi e uditivi al v. 14;

Iperbato = c'� un doppio iperbato: "del pian" viene interposto tra divino e silenzio; "silenzio" tra pian e verde.

Ipallage = "grave" riferito all'uomo "agile" invece che alla pesantezza dell'aratro.

Nell'ultima parte � da notare la spezzatura della sintassi ordinaria e della disposizione di soggetti, verbi e aggettivi,per creare un effetto di rallentamento  per la chiusura dell'opera.

 


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