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POESIE DI SALVATORE QUASIMODO 2
ALLE FRONDE DEI SALICI E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull�erba dura di ghiaccio, al lamento d�agnello dei fanciulli, all�urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento. UOMO DEL MIO TEMPO Sei ancora quello della pietra e della fionda, Uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, Con le ali maligne, le meridiane di morte, -T'ho visto-dentro il carro di fuoco, alle forche, Alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, Con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, Senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, Come sempre, come uccisero i padri, come uccisero Gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all'altro fratello: "Andiamo ai campi." E quell'eco fredda, tenace, � giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: Le loro tombe affondano nella cenere, Gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. ED E' SUBITO SERA Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed � subito sera.PER COMMENTI CLICCA APPROFONDIMENTI LETTERARI
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