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G. D'Annunzio  - da Alcyone -

 La sera fiesolana

La sera fiesolana

Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta
su l'alta scala che s'annera
contro il fusto che s'inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sè distenda un velo
ove il nostro sogno giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.

Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe'; tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l'acqua del cielo!

La sera fiesolana

Le mie parole delicate nella sera
ti siano come il fruscio che fanno le foglie
del gelso nella mano di chi le coglie
in silenzio e ancora si attarda al lento lavoro
sulla scala alta che si oscura
contro il fusto che si fa color argento
con i suoi rami spogli
mentre la luna è prossima alle soglie del cielo,
azzurre e sembra che davanti a sé distenda un velo
dove il nostro sogno giace
e sembra che la campagna si senta
già sommersa dalla sua luce nel gelo notturno
e beva da lei la pace sperata
pur senza vederla.

Sii lodata o Sera per il tuo viso di perla,
e per i tuoi grandi occhi umidi dove si tace
l’acqua del cielo!

Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l'aura che si perde,
e su 'l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su 'l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.

Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!


Le mie parole dolci nella sera
ti sentono come la pioggia che sfiorava la terra
tiepida e sfuggente,
addio lacrimoso della primavera,
sui gelsi e sugli olmi e sulle viti
e sui novelli pini dalle gemme rosate
che giocano con l’aria che si perde,
e sopra il grano che non è ancora maturo
e non è più verde,
e sopra il fieno che già tagliato
sta ingiallendo,
e sopra gli olivi, sopra i fratelli olivi
che fanno di santità pallide le colline
e sorridenti.

Tu sia lodata per le tue vesti profumate,
o sera, e per il cinto che ti circonda come il salice
cinge il fieno che profuma!

 

Io ti dirò verso quali reami
d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l'ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s'incurvino come labbra che un divieto
chiuda, e perchè la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l'anima le possa amare
d'amor più forte.


Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!
 

Io ti dirò verso quali reami
d’amore ci chiama il fiume, le cui fonti
eterne all’ombra degli antichi rami
parlano del mistero sacro dei monti,
e ti dirò per quale mistero
le colline sugli orizzonti limpidi
si pieghino come labbra che un divieto
chiude, e perché la volontà di dire,
le faccia belle
oltre ogni desiderio umano
e nel loro silenzio  siano sempre nuove
forme di consolazione, così che sembra
che ogni sera l’anima le possa amare
di un amore più forte.

Tu sia lodata per la tua morte pura,
o Sera, e per l’attesa che fa palpitare
in te le prime stelle!


 LA NATIVITA’ DELLA LUNA

1.  LA RETE DI SINESTESIE INIZIALI

Le parole del poeta risultano fresche, delicate, suadenti alla misteriosa interlocutrice, proprio come l’atmosfera rarefatta della sera immersa nella luce lunare.
Le foglie del gelso provocano un lieve fruscio che non spezza il magico silenzio della natura
Delicatezza, leggerezza , preziosità dei riflessi lunari argentei che si rifrangono  sul tronco.
La luna è vicina ad emergere nella volta celeste, sta per innalzarsi dalla superficie terrestre

2.  LA MAGICA E  QUASI  MITICA APPARIZIONE: LA TEOFANIA LUNARE

Il lento svelarsi è preceduto dalla comparsa di un indistinto chiarore, da un  biancore lattiginoso.
E’ la purezza di un velo luminoso che “religiosamente”  e misteriosamente sembra avvolgere le cose (Il mito è la rappresentazione di una vicenda esemplare ed idealizzata che narra le vicende di dei, semidei ed eroi. Esso ha valore universale e si proietta su tutte le età della storia, in quanto incarna verità profonde della natura umana. Alla base del mito c'è una sorta di spontanea credenza nel divino ( politeismo ) come forza superiore all'uomo, che si manifesta straordinariamente in mille interventi. E' la poesia che ha il compito di trasmettere le profonde verità del mito)
La luce lunare è portatrice di refrigerio e la sera attinge da essa la sperata pace.
E’ sotterraneo ed ambiguo però il riferimento al gelo notturno, anche emblema di morte (sperata pace )

3. LA PRIMA LODE DELLA SERA

 La Sera è divinità femminile ( quasi una Vergine duecentesca dal “ viso di perla “), che si materializza in una panica presenza. Il tema personificante degli “occhi umidi” richiama le pozze d’acqua, prodotte dalla pioggia  appena caduta, ora silenziosa viste come refrigerante e muta acqua del cielo.
 


LA PIOGGIA PRIMAVERILE

1. LA MUSICALITA’ DI ACCENTI, RITMI, SUONI E TIMBRI

La metafora dell’acqua ( la pioggia purificatrice e rigenerante la terra ) si accosta all’idea di dolcezza delle parole del poeta, che appaiono altrettanto ricche di vitalità.
Gli accenti  legati alla pioggia sono ancora delicati: tepore, breve comparsa, lieve picchettìo.
La pioggia ha con sé anche la malinconia della primavera che lascia il posto all’estate

C’è intenerimento per l’attesa trepida della pienezza di vita dell’estate, l’ansia un po’ dolorosa ribadita dalla sensazione del legame oscuro che unisce l’intera vegetazione toccata dalla pioggia.

2. SENSAZIONI PANICHE: LE PERSONIFICAZIONI

La vegetazione prende consistenza; assume profumi connotanti,  valenze quasi umane: si personifica.
I pini protendono le loro infiorescenze -delicate dita infantili- che sembrano giocare con l’aria.
Il grano sta non è ancora maturo, il fieno ha patito il taglio quasi sacrificale che lo fa ingiallire
Gli olivi distendono il loro “verde pallore” sulle colline e orientano all’umiltà e alla pace.

1. LA SECONDA LODE DELLA SERA

L’immagine religiosa dei fratelli olivi ( simbolo di ideale fratellanza dell’uomo con la natura con eco francescano ) anticipa quella tutta sensitiva dei profumi intensi della Sera che la recingono e la penetrano con forza, proprio come il salice consolida il covone di fieno. Si rafforza la sensazione panica di immersione-appartenenza all’entità naturale.
 


L’EVOCAZIONE DEL FASCINO DELLA NATURA

1. IL MISTERIOSO RICHIAMO DELLE FONTI E DEI BOSCHI

La voce del fiume risuona come un misterioso richiamo alla sacralità delle fonti e dei boschi montani.
I sacri  luoghi di culto sede di antiche mitiche divinità ( ninfe e naiadi ) sono sentiti vivi e operanti nella loro suggestione panica.

2. IL SEGRETO DELLE COLLINE

E’ forse la personificazione più completa: colline come labbra misteriose che  rivolgono un invito, che schiudono ad una verità più profonda.
Non solo invito alla sensualità ed all’amore umano, ma tensione verso una bellezza più intensa, rivissuta nelle cose. Certezza del desiderio umano e reticenza della natura nel rivelare tutta la sua pienezza vitale.
Forza consolatrice della natura ed istintivo, rinascente  amore dell’uomo per  la bellezza eterna delle cose

LA TERZA LODE ALLA SERA

L’ultima lode è per la morte della Sera, per il suo trascolorare nella notte, attraversata solo dal bagliore di qualche stella. E’ attesa trepidante di questo mistero ancora più oscuro che rivela l’unità del Tutto: un’altra forma di panismo.

Figure retoriche
Allitterazioni: Tutta la poesia è percorsa da allitterazioni e giochi fonici: si riportano alcuni esempi (si notino, in generale, le ripetizioni di “fr”, “sc”, “r”, “f”, “a”, “s”, “t”, “c”, “m”, “l”): “fresche le mie parole ne la sera / ti sien come il fruscio che fan le foglie” (vv. 1-2); “ancor s’attarda a l’opra lenta / su l’alta scala” (vv. 5-6); “laudata sii pel… perla” (v. 15)“cinto che ti cinge come il salce” (v. 32); “reami / d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti / eterne a l’ombra de gli antichi rami / parlano nel mistero sacro dei monti” (vv. 35-38); “le colline su i limpidi orizzonti / s’incurvino come labbra” (vv. 40-41);
Onomatopee: “FReSche le mie paRole ne la SeRa / ti Sien come il FRuscio che Fan le Foglie”, vv. 1-2 (l’allitterazione di “f”, “r” ed “s” riproduce il suono del fruscio delle foglie);
Figura etimologica: “amare / d’amor” (vv. 47-48);
Sinestesie: “fresche le mie parole” (v. 1); “dolci le mie parole” (v. 18);
Metafore: “soglie / cerule” (vv. 8-9); “beva la sperata pace” (v. 13); “grandi umidi occhi ove si tace / l’acqua del ciel” (vv. 16-17); “vesti aulenti” (v. 32); “cinto che ti cinge” (v. 33); “pura morte” (v. 49);
Similitudini: “come il fruscio” (v. 2); “come la pioggia” (v. 19); “come il salce” (v. 33); “come labbra” (v. 41);
Personificazioni: “Luna” (v. 8); “o Sera (vv. 16, 33, 50)”; “pini dai novelli rosei diti” (v. 23); “fratelli olivi” (v. 29); “pallidi i clivi / e sorridenti” (vv. 30-31);
Apostrofe: “o Sera” (vv. 16, 33, 50);
Epizeusi: “sugli ulivi, sui fratelli ulivi” (v. 29);
Anastrofi: “che fan di santità pallidi i clivi” (v. 30);
Polisindeti: “su i gelsi e su gli olmi e su le viti / e su i pini […]/ e su il grano […]/ e su ‘l fieno […]/ e su gli olivi” (vv. 23-29);
Anafore: “ti sien come…” (vv. 2 e 19); “Laudata sii…/ o Sera” (vv.15-16; 32-33 e 49-50); “e su” (vv. 23, 25-30, 32); “io ti dirò… e ti dirò” (vv. 35 e 39);
Enjambements: “foglie / del gelso” (vv. 1-2); “soglie / cerule” (vv. 8-9); “si tace / l’acqua del cielo” (vv. 16-17); “la pioggia che bruiva / tepida e fuggitiva” (vv.19-20); “reami / d’amor” (vv. 35-36); “fonti / eterne” (vv. 36-37); “un divieto / chiuda” (vv. 41-42); “novelle / consolatrici” (vv.45-46).

 





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