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POESIE A TEMA

Poesie SUGLI ANIMALI


POESIE SUGLI ANIMALI
O' BBENE E NU' CANE (poesia di Luciano Somma)

E� �o meglio amico,�o meglio cunfidente,
me sape fa� na bbona cumpagnia;
quanno le parlo isso me tene mente
appizza �e rrecchie e guarda �a faccia mia.

�Stanotte, all�intrasatto,m�ha parlato,
napulitano cchiu� �e nu vasciajuolo,
e i� so� rimasto tanto �mpressiunato
che d��a paura sto� tremmanno ancora.

M�ha ditto:Neh,padro�, quanto si fesso
a nun capi� ca �o munno e� malamente,
te lusinghe �e sta� �nzieme �a ggente onesta
e� invece songhe �a scumma d��e fetiente.

Ormaje ha perzo �e lumme d��a raggione
e va facenno sulo scemita�;
addo� sta� cchiu� nu pizzeco �e passione
nu surzo �e sentimento,�e carita�?

Io so� nu cane �e razza!Cane �e caccia!
Ma nun levo �o saluto a nu bastardo
�o dongo l�osse meie e nun �o scaccio
me putarria magna� mentr�isso guarda?

�E vvote tu me vatte e io te perdono
dimme,che ce vulesse a muzzeca�?
Vuje uommene �o tenite chistu dono?
V��a putite scurda� na �nfamita�?

Vall�a truva� �ncopp�a sta terra n�ommo
ca se facesse accidere pe� nato;
invece io te pruteggo pure �o suonno
e zompo �ncuollo a chi cu tte� ha sgarrato.

Padro�, pircio� perdoname si �e vvote
io faccio cose che n�avessa fa�
ma si pure me lazzarie �e mazzate,
io acalo �a capa e resto sempe cca�.

Ricuordate: Tu staje dint�a stu core,
nu core ca nun sape maje �nganna�,
e si m�astrigne io �nfaccia a tte assaporo,
cu� n�alleccata,ogni felicita�.





Poesia di Giacomo Zanella -
Il gallo -

Sotto le nubi altissimo si gira
Con lenta rota il falco; e la gallina,
Che del grifagno l'animo indovina,
Sotto la siepe i pargoli ritira.
Ma sull'entrata pien d'orgoglio e d'ira
Piantasi il gallo, e lui che s'avvicina
Di sangue desloso e di rapina,
Con erto collo e fermo ciglio mira.
Quei cala come folgore: d'un salto
Questi il respinge e de' ricurvi artigli,
Pi� e rostro oppone all'iterato assalto.
Ma l'unghiuto la pugna ecco abbandona:
Con gli sproni di sangue ancor vermigli,
L'altro il peana del trionfo intu'ona.





DUE RONDINI DI PREVERT

Due rondini nella luce
al di sopra della porta e ritte nel loro nido
scuotono appena la testa
ascoltando la notte.
E la luna � tutta bianca.





 L�ALBATRO DI BAUDELAIRE

Per dilettarsi, sovente, le ciurme
catturano degli �lbatri, marini
grandi uccelli, che seguono, indolenti
compagni di viaggio, il bastimento
che scivolando va su amari abissi.
E li hanno appena sulla tolda posti
che questi re dell'azzurro abbandonano,
inetti e vergognosi, ai loro fianchi
miseramente, come remi, inerti
le candide e grandi ali. Com'� goffo
e imbelle questo alato viaggiatore!
Lui, poco fa s� bello, com'� brutto
e comico! Qualcuno con la pipa
il becco qui gli stuzzica; l� un altro
l'inferno che volava, zoppicando
scimmieggia.

Come il principe dei nembi
� il Poeta; che, avvezzo alla tempesta,
si ride dell'arciere: ma esiliato
sulla terra, fra scherni, camminare
non pu� per le sue ali di gigante.





LA CRISALIDE DI GOZZANO

Una crisalide svelta e sottile
quasi monile
pende sospesa dalla cimosa
della mia casa.
Salgo talora sull'abbaino,
per contemplarla,
e guardo e interrogo quell'esserino
che non mi parla.
O prigioniero delle tue bende,
pendulo e solo,
senti? il tuo cuore sente che attende
l'ora del volo?
Tra poco l'ospite della mia casa
sar� lontana:
pender� vota dalla cimosa
la spoglia vana.
Andrai, perfetta, dove ti porta
l'alba fiorita;
e sar� come tu fossi morta
per l'altra vita.




L�ALLODOLA DI PASCOLI

Ed ecco in mezzo al grande ciel sereno,
la lodoletta, uguale ad un puntino,
cantava; e poi come venisse meno,
dalla dolcezza, si gett� nel piano;
s'abbandon� sul nido suo terreno.
s'abbandon� sul nido suo tra il grano.





Poesia sulle farfalle -
 di Angiolo Silvio Novaro -
La casa delle farfalle -


Settembre andava per la valle
tirandosi dietro gli ori suoi
lento come al giogo i buoi,
e noi abitavamo felici
la casa che tu dici
delle farfalle.
Le farfalle errano senza fine
leggiadre candide cenerine
gialle cerulee verdine:
vestite di seta e mussoline,
cos� fragili, cos� fine.
Trepidavano in fola ai vetri,
sfioravano tende e pareti:
di semplici e cheti
giri di danza
empievano l'estatica stanza:
finch� sazie del moto perenne
si posavano ed erano gemme.
Erano la pi� vaga cosa
del mondo: la gioia che non osa
traboccare nel canto,
l'aiuto del verso,
l'immagine della mia musa,
la freschezza del nostro cuore,
l'elogio del nostro amore
sempre uguale e diverso,
e ti piacevano tanto!





LE CICALI DI CARDUCCI

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide
 mattinate; cominciano ad accordare in lirica
monotonia le voci argute e squillanti. 
Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi; 
poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove,
 pazze di sole; poi tutto un gran coro .che aumenta 
d'intonazione e di intensit� col calore e col luglio, e
canta, canta, canta, sui capi, d'attorno, ai piedi
dei mietitori.
Finisce la mietitura, ma non il coro. Nelle fiere
solitudini sul solleone, pare che tutta la pianura
canti, e tutti i monti cantino, e tutti i boschi cantino...






Il Passero Solitario DI LEOPARDI

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finch� non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
S� ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e cos� trapassi
Dell'anno e di tua vita il pi� bel fiore.
Oim�, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella et� dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede la sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La giovent� del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed � mirata, e in cor s'allegra
. Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno, 
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata giovent� vien meno.
Tu solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura � frutto
Ogni nostra vaghezza
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il d� futuro
Del d� presente pi� noioso e tetro,
Che parr� di tal voglia?
Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.




 

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