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POESIE DI GIUSEPPE UNGARETTI 2
Veglia Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita I Fiumi ( 1918 ) Mi tengo a quest�albero mutilato abbandonato in questa dolina cha ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in un�urna d�acqua e come una reliquia ho riposato L�Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso Ho tirato su le mie quattr�ossa e me ne sono andato come un acrobata sull�acqua Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole Questo � l�Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra dell�universo Il mio supplizio e quando non mi credo in armonia Ma quelle occulte mani che m�intridono mi regalano la rara felicit� Ho ripassato le epoche della mia vita Questi sono i miei fiumi Questo � il Serchio al quale hanno attinto duemil�anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre Questo � il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e ardere d�inconsapevolezza nelle estese pianure Questa � la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi contati nell�Isonzo Questa � la mia nostalgia che in ognuno mi traspare ora ch�� notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre Soldati (Bosco di Courton luglio 1918) Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. San Martino del Carso Di queste case Non � rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non � rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E� il mio cuore Il paese pi� straziatoPER COMMENTI CLICCA APPROFONDIMENTI LETTERARI
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