UN POMERIGGIO,ADAMO  di I.CALVINO

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UN POMERIGGIO , ADAMO



ITALO CALVINO

Adamo

Il nuovo giardiniere era un ragazzo coi capelli lunghi, e una crocetta di stoffa in testa per tenerli

fermi. Adesso veniva su per il viale con l�innaffiatoio pieno, sporgendo l�altro braccio per bilanciare

il carico. Innaffiava le piante di nasturzio, piano piano, come versasse caffelatte: in terra, al piede

delle piantine, si dilatava una macchia scura; quando la macchia era grande e molle lui rialzava

l�innaffiatoio e passava a un�altra pianta. Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perch� si

potevano fare tutte le cose con calma. Maria-nunziata lo stava guardando dalla finestra della cucina.

Era un ragazzo gi� grande, eppure portava ancora i calzoni corti. E quei capelli lunghi che sembrava

una ragazza. Smise di risciacquare i piatti e batt� sui vetri.

- Ragazzo, - disse.

Il ragazzo-giardiniere alz� la testa, vide Maria-nunziata e sorrise. Anche Maria-nunziata si mise a

ridere, per rispondere a lui, e perch� non aveva mai visto un ragazzo coi capelli cos� lunghi e con

una crocetta come quella in testa. Allora il ragazzo-giardiniere le fece �vieni-qui� con la mano e

Maria-nunziata continuava a ridere per quel suo modo buffo di fare i gesti, e si mise anche lei a fare

gesti per spiegargli che aveva da rigovernare i piatti. Ma il ragazzo- giardiniere le faceva �vieniqui�

con una mano e con l�altra indicava i vasi delle dalie. Perch� indicava i vasi delle dalie? Marianunziata

schiuse i vetri e mise la testa fuori.

- Cosa c��? - disse, e si mise a ridere.

- Di�: vuoi vedere una bella cosa?

- Cos��?

- Una bella cosa. Vieni a vedere. Presto.

- Dimmi cosa.

- Te la regalo. Ti regalo una bella cosa.

- Ho i piatti da lavare. Poi viene la signora, e non mi trova.

- La vuoi o non la vuoi? Al�, vieni.

- Aspetta l�, - disse Maria-nunziata, e chiuse la finestra.

Quando usc� dalla porticina di servizio, il ragazzo-giardiniere era sempre l� che bagnava i

nasturzi.

- Ciao, - disse Maria-nunziata.

Maria-nunziata sembrava pi� alta perch� aveva le scarpe belle coi sugheri, che era un peccato

tenerle anche per i servizi, come piaceva a lei. Ma aveva una faccia bambina, piccola in mezzo al

riccio dei capelli neri, e anche le gambe ancora magre e bambine, mentre il corpo, negli sbuffi del

grembiule, era gi� pieno e adulto. E rideva sempre: a ogni cosa detta dagli altri o da lei, rideva.

- Ciao, - disse il ragazzo-giardiniere. Aveva la pelle marrone, sulla faccia, sul collo, sul petto:

forse perch� stava sempre cos�, mezzo nudo.

- Come ti chiami? - disse Maria-nunziata.

- Libereso, - disse il ragazzo-giardiniere.

Maria-nunziata rideva e ripet�: - Libereso... Libereso... che nome, Libereso.

- � un nome in esperanto, - disse lui. - Vuol dire libert�, in esperanto.

- Esperanto, - disse Maria-nunziata. - Sei esperanto, tu?

- L�esperanto � una lingua, - spieg� Libereso. Mio padre parla esperanto.

- Io sono calabrese, - disse Maria-nunziata.

- Come ti chiami?

- Maria-nunziata, - e rideva.

- Perch� ridi sempre?

- Ma perch� ti chiami Esperanto?

- Non esperanto: Libereso.

- Perch�?

- E perch� tu ti chiami Maria-nunziata?

- � il nome della Madonna. Io mi chiamo come la Madonna e mio fratello come san Giuseppe.

- Sangiuseppe?

Maria-nunziata scoppiava dal ridere: - Sangiuseppe! Giuseppe, non Sangiuseppe! Libereso!

- Mio fratello, - disse Libereso, - si chiama Germinal e mia sorella Omnia.

- Quella cosa, - disse Maria-nunziata, - fammi vedere quella cosa.

- Vieni, - disse Libereso. Pos� l�innaffiatoio e la prese per mano.

Maria-nunziata s�impunt�: - Dimmi cos��, prima.

- Vedrai, - disse lui, - mi devi promettere che la terrai da conto.

- Me la regali?

- S�, te la regalo. - L�aveva condotta nell�angolo vicino al muro del giardino. C�erano delle piante

di dalia in vaso alte quanto loro.

- � l�.

- Cosa?

- Aspetta.

Maria-nunziata faceva capolino dietro le sue spalle. Libereso si chin� per spostare un vaso, ne

alz� un altro, vicino al muro, e indic� per terra.

- L�, - disse.

- Cosa? - disse Maria-nunziata. Non vedeva niente: era un angolo in ombra, con foglie umide e

terriccio.

- Guarda che si muove, - disse il ragazzo. Allora lei vide una pietra di foglie che si muoveva, una

cosa umida, con occhi e piedi: un rospo.

- Mammamia!

Maria-nunziata era scappata saltando tra le dalie con le scarpe belle di sughero. Libereso era

accoccolato vicino al rospo e rideva, con i denti bianchi in mezzo alla faccia marrone.

- Hai paura! � un rospo! Perch� hai paura?

- � un rospo! - gemette Maria-nunziata.

- � un rospo. Vieni, - disse Libereso.

Lei gli punt� contro un dito: - Uccidilo.

Il ragazzo mise le mani avanti, quasi a ripararlo: - Non voglio. � buono.

- � un rospo buono?

- Sono tutti buoni. Mangiano i vermi.

- Ah, - disse Maria-nunziata, ma non s�avvicinava. Si mordeva il colletto del grembiule e cercava

di vedere torcendo gli occhi.

- Guarda che bello, - disse Libereso e mise gi� la mano.

Maria-nunziata s�avvicin�: non rideva pi�, guardava a bocca aperta: - No! Non lo toccare!

Libereso con un dito stava carezzando il rospo sulla schiena verde-grigia, piena di verruche

bavose.

- Sei matto? Non sai che brucia, a toccarlo, e ti fa gonfiare la mano?

Il ragazzo le mostr� le sue grosse mani marrone, con le palme rivestite da uno strato giallo

calloso.

- A me non fa niente, - disse. - � cos� bello.

Aveva preso il rospo per la collottola come fosse un gattino e se l�era posato sul palmo d�una

mano. Maria-nunziata, mordendosi il collarino del grembiule, s�avvicin� e gli s�accoccol� vicino.

- Mammamia che impressione, - disse.

Erano accoccolati tutt�e due dietro le dalie, e i ginocchi rosa di Maria-nunziata sfioravano quelli

marrone tutti sbucciature di Libereso. Libereso passava una mano sul dorso del rospo, di palma e di

dorso, e ogni tanto lo riacchiappava quando voleva scivolar gi�.

- Carezzalo anche tu, Maria-nunziata, - disse.

La ragazza si nascose le mani in grembo.

- No, - disse.

- Come? - lui disse, - non lo vuoi?

Maria-nunziata abbass� gli occhi, poi guard� il rospo e li riabbass� subito.

- No, - disse.

- � tuo. Te lo regalo, - disse Libereso.

Maria-nunziata aveva gli occhi annuvolati, adesso: era triste rinunciare a un regalo, nessuno le

faceva mai regali, ma il rospo proprio le metteva schifo.

- Te lo lascio portare in casa, se vuoi. Ti terr� compagnia.

- No, - disse. Libereso rimise in terra il rospo che s�and� subito ad acquattare tra le foglie.

- Ciao, Libereso.

- Aspetta.

- Devo finire di lavare i piatti. La signora non vuole che esca in giardino.

- Aspetta. Ti voglio regalare qualcosa. Una cosa proprio bella. Vieni.

Lei si mise a seguirlo per i vialetti di ghiaia. Era uno strano ragazzo, Libereso, con i capelli

lunghi e che pigliava in mano i rospi.

- Quanti anni hai, Libereso?

- Quindici. E tu?

- Quattordici.

- Compiti o da compire?

- Li compio il giorno dell�Annunciazione.

- � gi� passato?

- Come, non sai quand�� l�Annunciazione?

S�era rimessa a ridere.

- No.

- L�Annunciazione, quando c�� la processione. Non ci vai alla processione?

- Io no.

- Al mio paese s� che ci sono delle belle processioni. Al mio paese non � come qui. Ci sono

grandi campi tutti di bergamotti e nient�altro che bergamotti. E tutto il lavoro � raccogliere

bergamotti da mattino a sera. E noi eravamo quattordici fratelli e sorelle, e tutti raccoglievamo

bergamotti, e cinque sono morti bambini, e a mia madre venne il tetano, e noi siamo stati in treno

una settimana per venire da zio Carmelo e l� si stava in otto a dormire in un garage. Di�, perch� porti

i capelli cos� lunghi?

Si erano fermati a un�aiuola di calle.

- Perch� cos�. Anche tu li hai lunghi.

- Io sono una femmina. Se li porti lunghi sei come una femmina.

- Io non sono come una femmina. Non � dai capelli che si vede se uno � maschio o femmina.

- Come non � dai capelli?

- Non � dai capelli.

- Perch� non � dai capelli?

- Vuoi che ti regali una bella cosa?

- S�.

Libereso si mise a girare tra le calle. Erano tutte sbocciate, le bianche trombe al cielo. Libereso

guardava dentro ogni calla, ci frugava dentro con due dita e si nascondeva qualcosa nella mano

stretta a pugno. Maria-nunziata non era entrata nell�aiuola e lo guardava ridendo in silenzio. Cosa

faceva Libereso? Ormai aveva passato in rivista tutte le calle. Venne tendendo avanti le mani una

nell�altra.

- Apri le mani, - disse. Maria-nunziata tese le mani a conca ma aveva paura a metterle sotto le

sue.

- Che hai l� dentro?

- Una bella cosa. Vedrai.

- Fammi vedere, prima.

Libereso schiuse le sue mani e la lasci� guardare dentro. Aveva le mani piene di cetonie: cetonie

di tutti i colori. Le pi� belle erano le verdi, poi ce n�erano di rossicce e di nere, e una anche

turchina. E ronzavano, scivolavano una sulla corazza dell�altra e ruotavano le zampine nere in aria.

Maria-nunziata si nascose le mani sotto il grembiule.

- Tieni, - disse Libereso, - non ti piacciono?

- S�, - disse Maria-nunziata, ma teneva sempre le mani sotto il grembiule.

- A stringerle in mano fanno il solletico: vuoi sentire?

Maria-nunziata tese avanti le mani, timidamente, e Libereso ci fece scendere quella cascatella

d�insetti di tutti i colori.

- Coraggio. Non mordono.

- Mammamia! - Non aveva pensato che potessero morderla. Apr� le mani e le cetonie lasciate

andare in aria aprirono le ali e i bei colori scomparvero e ci fu solo uno sciame di coleotteri neri che

volavano e si posavano sulle calle.

- Peccato; io voglio farti un regalo e tu non vuoi.

- Devo andare a rigovernare. Se la signora non mi trova, poi grida.

- Non lo vuoi un regalo?

- Cosa mi regali?

- Vieni.

Continuava a condurla per mano tra le aiuole.

- Devo tornare presto in cucina, Libereso. Poi devo spennare una gallina.

- Puah!

- Perch�: puah?

- Noi non mangiamo carne di animali morti.

- Sempre quaresima, fate?

- Come?

- Cosa mangiate?

- Tante cose, carciofi, lattuga, pomodori. Mio padre non vuole che si mangi la carne degli animali

morti. E neanche caff� e zucchero.

- E lo zucchero della tessera?

- Lo vendiamo alla borsa nera.

Erano arrivati a una cascata di piante grasse, tutta stellata di fiori rossi.

- Bei fiori, - disse Maria-nunziata. - Ne prendi mai?

- Per fare?

- Per portarli alla Madonna. I fiori servono per portare alla Madonna.

- Mesembrianthemum.

- Cosa?

- Si chiama Mesembrianthemum, questa pianta, in latino. Tutte le piante si chiamano in latino.

- Anche la Messa � in latino.

- Non so.

Libereso stava sbirciando tra il serpeggiare dei rami sulla parete.

- Ecco l�, - disse.

- Cos��?

C�era un ramarro, fermo al sole, verde con disegnini neri.

- Ora lo piglio.

- No.

Ma lui s�avvicinava al ramarro a mani aperte, piano piano, poi uno scatto: acchiappato. Ora

rideva contento con il suo riso bianco e marrone. - Guarda che mi scappa! - Dalle mani chiuse ora sgusciava la testina smarrita, ora la coda. Anche Maria-nunziata rideva, ma faceva dei salti

all�indietro ogni volta che vedeva il ramarro, e si stringeva la sottana tra i ginocchi.

- Insomma, non vuoi proprio che ti regali nulla? - disse Libereso, un po� mortificato, e piano

piano pos� su un muretto il ramarro che saett� via: Maria-nunziata teneva gli occhi bassi.

- Vieni con me, - disse Libereso e la riprese per mano.

- A me piacerebbe avere un tubetto di rossetto, e dipingermi le labbra alla domenica per andare a

ballare. E poi un velo nero per mettermi sulla testa, dopo, quando si va alla benedizione.

- Alla domenica, - disse Libereso, - vado al bosco con mio fratello e riempiamo due sacchi di

pigne. Poi, alla sera, mio padre legge forte dei libri di Eliseo Reclus. Mio padre ha i capelli lunghi

fin sulle spalle e la barba fino al petto. E porta i calzoni corti, estate e inverno. E io faccio dei

disegni per la vetrinetta della FAI. E quelli col cilindro sono i finanzieri, quelli col chepp� i generali,

e quelli col cappello tondo i preti. Poi ci do i colori all�acquarello.

C�era la vasca e tonde foglie di ninfea che galleggiavano.

- Zitta, - fece Libereso.

Sott�acqua si vide la rana che veniva su con scatti e abbandoni delle braccia verdi. A galla, salt�

su una foglia di ninfea e ci si sedette in mezzo.

- Ecco, - fece Libereso, e cal� una mano per acchiapparla, ma Maria-nunziata fece: - Uh! - e la

rana salt� in acqua. Ora Libereso cercava ancora col naso a fior d�acqua.

- Laggi�.

Cacci� sotto una mano e la tir� fuori chiusa a pugno.

- Due in una volta, - disse. - Guarda. Sono due una sopra l�altra.

- Perch�, - disse Maria-nunziata.

- Maschio e femmina appiccicati, - disse Libereso, - guarda come fanno.

E voleva mettere le rane in mano a Maria-nunziata. Maria-nunziata non sapeva se aveva paura

perch� erano rane o perch� erano maschio e femmina appiccicati.

- Lasciali stare, - disse, - non bisogna toccare.

- Maschio e femmina, - ripet� Libereso. - Poi fanno i girini.

Una nuvola passava sopra il sole. Improvvisamente Maria-nunziata si disper�.

- � tardi. Certo la signora mi sta cercando.

Ma non se ne andava. Continuavano a girare per il giardino, e non c�era pi� sole. Fu la volta

d�una biscia. Era dietro una siepe di bamb�, una piccola biscia, un orbettino. Libereso se la fece

arrotolare a un braccio e le carezzava la testina.

- Una volta ammaestravo le bisce, ne avevo una decina, anche una lunga lunga e gialla, di quelle

d�acqua. Poi ha cambiato la pelle ed � scappata. Guarda questa che apre la bocca, guarda la lingua

tagliata in due. Carezzala, non morde.

Ma Maria-nunziata aveva paura anche delle bisce. Allora andarono alla vaschetta di rocce. Prima

le fece vedere gli zampilli, apr� tutti i rubinetti e lei era molto contenta. Poi le mostr� il pesce rosso.

Era un vecchio pesce solitario, e gi� le squame cominciavano a imbianchire. Ecco: il pesce rosso

piaceva a Maria-nunziata. Libereso cominci� a girare le mani in acqua per acchiapparlo, era una

cosa difficile ma poi Maria-nunziata poteva metterlo in un vasetto e tenerlo anche in cucina. Lo

prese, ma non lo tir� fuori dall�acqua per non farlo soffocare.

- Metti le mani gi�, carezzalo, - disse Libereso, si sente che respira; ha le pinne come di carta e le

scaglie che pungono, ma poco.

Ma Maria-nunziata non voleva carezzare neanche il pesce. In un�aiuola di petunie c�era del

terriccio morbido e Libereso ci gratt� con le dita e tir� fuori dei lombrichi lunghi lunghi e molli

molli.

Maria-nunziata scapp� con dei piccoli gridi.

- Poggia la mano qui, - disse Libereso indicando il tronco d�un vecchio pesco. Maria-nunziata

non capiva ma ci mise la mano: poi grid� e corse ad immergerla nell�acqua della vasca. L�aveva

tirata su piena di formiche. Il pesco era tutto un va e vieni di formiche �argentine� piccolissime.

- Guarda, - disse Libereso e appoggi� una mano al tronco. Si vedevano le formiche che gli

salivano su per la mano ma lui non si toglieva.

- Perch�? - disse Maria-nunziata. - Perch� ti riempi di formiche?

La mano era gi� nera, gi� le formiche gli salivano su per il polso.

- Leva la mano, - gemeva Maria-nunziata. - Ti fai montare tutte le formiche addosso.

Le formiche gli salivano sul braccio nudo, erano gi� al gomito. Ormai tutto il braccio era coperto

da un velo di puntini neri che si muovevano; gi� le formiche gli arrivavano all�ascella ma lui non si

scostava.

- Togliti, Libereso, butta il braccio in acqua!

Libereso rideva, qualche formica dal collo gli passava gi� alla faccia.

- Libereso! Tutto quello che vuoi! Prender� tutti i regali che mi d�i!

Gli butt� le braccia al collo, prese a strofinargli via le formiche.

Allora Libereso stacc� la mano dall�albero, ridendo bianco e marrone, e si spolver� il braccio con

noncuranza. Ma si vedeva che era rimasto commosso.

- Ebbene, ti far� un grande regalo, ho deciso. Il pi� gran regalo che posso farti.

- Cosa?

- Un porcospino.

- Mammamia... La signora! La signora che chiama!

Maria-nunziata aveva finito di rigovernare i piatti quando sent� battere un sassolino ai vetri della

finestra. Sotto c�era Libereso con una grossa cesta.

- Maria-nunziata, fammi salire. Voglio farti una sorpresa.

- Non puoi salire. Cosa porti l� dentro?

Ma in quel momento la signora suon� e Maria-nunziata scomparve.

Quando torn� in cucina Libereso non c�era. N� dentro, n� sotto la finestra. Maria-nunziata

s�avvicin� all�acquaio. Allora vide la sorpresa.

Su ogni piatto messo ad asciugare c�era un ranocchio che saltava, una biscia era arrotolata dentro

una casseruola, c�era una zuppiera piena di ramarri, e lumache bavose lasciavano scie iridescenti

sulla cristalleria. Nel catino pieno d�acqua nuotava il vecchio e solitario pesce rosso.

Maria-nunziata fece un passo indietro ma si vide tra i piedi un rospo, un grosso rospo. Anzi,

doveva essere una femmina perch� dietro le veniva tutta la nidiata, cinque rospettini in fila, che

avanzavano a piccoli balzi sulle piastrelle bianche e nere.



 

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