O cameretta, che giá fosti un porto
O cameretta, che giá fosti un porto
a le gravi tempeste mie diurne,
fonte se´or di lagrime notturne
che ´l dí celate per vergogna porto!
O letticciuol, che requie eri e conforto
in tanti affani, di che dogliose urne
ti bagna Amor con quelle mani eburne
solo vér´ me crudeli a sí gran torto!
Né pur il mio secreto e ´l mio riposo
fuggo, ma piú me stesso e ´l mio pensiero,
che, seguendol, talor, levommi a volo;
e ´l vulgo, a me nemico et odioso,
(chi ´l pensó mai?), per mio refugio chero:
talpaura ho di ritrovarmi solo.
La struttura del testo:
Il tema è la paura della solitudine. Infatti il poeta ama la sua cameretta
perché con lei non si sente solo. Anche nei giorni di tristezza, nei giorni piú
brutti della sua vita la cameretta lo ripara e lo consola sempre. L'autore
appare come una persona avanti negli anni e vuole ma non riesce a ritornare
indietro nel passato.
Lui racconta i suoi problemi alla cameretta ma lei li capirebbe ugualmente
perché lo conosce molto bene.
Allora possiamo dire che l'autore in questa poesía descrive la bellezza e la
semplicitá della sua camera da letto.
La parte della cameretta piú importante per il poeta é il letto ma il suo letto
non é piú quello di una volta, morbido ma adesso é duro e incomodo.
Commento della poesía:
Petrarca pensa alle esperienze della sua esistenza, il suo atteggiamento é di
chi vuol trarre un bilancio e fare il punto della situazione. La solitudine é in
realtà un colloquio con se stesso e lui ha paura di trovare sofferenza
interiore, di trovare un dissidio interiore senza arrivare ad una soluzione.In
effetti nel sonetto Petrarca esprime in modo esplicito il suo stato d’animo,
molto turbato e mai sicuro delle proprie azioni. L’autore passa il tempo a
riflettere sul suo lungo e angoscioso passato e parlando della sua cameretta
forse è alla ricerca di risposte .
Cercava, un tempo, la cameretta come rifugio alla sua dolce meditazione d’amore,
ora la sente luogo di dolore e di smarrimento; sul suo letto raccoglieva i suoi
sogni e le sue speranze, ora lo fugge perché non concede riposo al suo tormento;
e, cosa ancora più incomprensibile, lui che cercava la solitudine, adesso cerca
la compagnia di quel volgo che pur non ama.
Petrarca compie una
attenta riflessione sui luoghi e sugli oggetti che erano a lui cari, per esempio
possiamo trovare al verso 1 la parola "cameretta" che rievoca in questo
componimento un luogo che fu molto caro al poeta, aggiungendo al luogo il
sostantivo di "porto" che possiamo definire come luogo di rifugio. Altri oggetti
che rievocano le memorie passate è il " letticciuol" ovvero come luogo di riposo
confortevole, inoltre vi è anche l'espressione "il mio secreto e ‘l mio riposo",
che si riferisce sia alla cameretta che al letticciuol da cui il poeta vuole
fuggire per rimanere solo con se stesso per raggiungere alti ideali che anche in
passato con lo stesso metodo raggiunse. Infine egli dice che cerca come suo
rifugio la compagnia della gente che ha sempre suscitato in lui ostilità e
disprezzo.
FIGURE RETORICHE
metafore possiamo trovarlo nei versi 1 (0 cameretta che
gia fosti un porto), v2 (le gravi tempeste mie diurne),
enjambements: vv 1-2, 5-6, 6-7, 9-10
apostrofe: alla cameretta (v 1) e al letticciuol (v 5)
latinismi: nocturne, et, secreto
personificazione: Amor (v 7)
antanaclasi: porto (vv 1 e 4)
allitterazione: della "n" in "in tanti affanni" (v 6) , della "l" in "seguendol,
talor levommi a volo" (v 11) , della T (cameretta che già fosti un porto)
parallelismo: tra "tempeste" e "lagrime" (vv 2 e 3) .