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RIO SALTO | |
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Giovanni Pascoli, "PATRIA"
PATRIA
Giovanni PascoliPATRIA
Sogno d'un d� d'estate.
Quanto scampanellare tremulo di cicale! Stridule pel filare moveva il maestrale le foglie accartocciate.
Scendea tra gli olmi il sole in fascie polverose: erano in ciel due sole nuvole, tenui, rose: due bianche spennellate
in tutto il ciel turchino.
Siepi di melograno, fratte di tamerice, il palpito lontano d'una trebb�atrice, l'angelus argentino...
dov'ero? Le campane mi dissero dov'ero, piangendo, mentre un cane latrava al forestiero, che andava a capo chino.
ANALISI: Non siamo di fronte ad una descrizione paesaggistica come potrebbe sembrare, le immagini uditive e visive appartengono al ricordo del paese del poeta, della sua casa, la sua unica patria. In un giorno d�estate il poeta sogna con una dolcezza e una nostalgia delicata di ritornare a S.Mauro, la propria terra, e rivive in una sorta d�estasi quel dolce e lontano paesaggio d�infanzia , popolato da semplici piante campagnole. Poi per� come accade nei sogni l�incantesimo s�infrange e si spezza inesorabilmente: un suono di campane riporta il poeta alla realt� nella quale egli � come un forestiero; il latrato di un cane, acuto, stridulo e duro fa avvertire al poeta il senso di totale estraneit� nella sua terra. � un sogno d�infanzia ritrovata, ma scoperta, nello stesso istante, come perduta per sempre. La vita dell�uomo, dice la poesia, � come un triste esilio, lontano dagli unici momenti sereni, quelli dell�infanzia. La poesia � ricca di enjambement che servono a dare agilit� e di onomatopee( tremulo, stridule, etc); infine l�alternanza dei suoni, assonanze e consonanze, creano una musicalit� delicata e particolare.Molto presente l�ellissi del verbo in particolare nella terza strofa con frasi accostate con il verbo sottinteso. |