GIOVANNI PASCOLI : NEBBIA


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GIOVANNI PASCOLI : NEBBIA(COMMENTO COMPLETO)

Analisi testuale

Schema metrico:

5 strofe di 6 versi ciascuna: 3 novenari + 1 ternario + 1 novenario + 1 senario. Rime: ABCBCA. Tutti i senari rimano tra loro.

Figure di ripetizione:

� Il primo verso di ogni strofa � sempre lo stesso: "Nascondi le cose lontane". Inoltre questa formula viene ripresa in altri versi: troviamo nascondimi al v. 8 e poi nascondile al v. 26.
� Il 2 e il 3 verso formano una lieve anafora con la ripetizione del pronome "TU" seguito da due nomi, entrambi quasi sinonimi (Tu nebbia... Tu fumo...).
� Anche la formula: " ch'io veda soltanto " � ripetuta pi� volte, con leggere varianti: la troviamo al v. 9, poi ai vv. 15-16, di nuovo al v. 21 ed infine al v. 27.
� Al v. 26 abbiamo un esempio molto bello di figura etimologica e insieme di allitterazione: "involale al volo".

Lo spazio:

� La lontananza: � piena di cose che vanno tenute nascoste (vv. 1, 7, 13, 19 e 25), di cose morte (v. 8), che fanno piangere (v. 14), che "vogliono ch'ami e che vada" (v. 20). Per il poeta, quello che � lontano � dunque negativo, � qualcosa che deve essere represso, dimenticato, perch� fa soffrire e, cosa interessantissima, perch� costringe ad amare e "andare", ad uscire dal nido, cio� a vivere. Il poeta esprime la sua paura di fronte all'ignoto del mondo esterno.

� La vicinanza: � composta da poche, essenziali presenze: una siepe (v. 9) e un muro (v. 11) che svolgono il ruolo di delimitare lo spazio ristretto intorno all'IO, due peschi e due meli (v. 15), una strada bianca (vv. 21-22), un cipresso (v. 27), un orto (v. 29) e un cane (v. 30), simbolo per eccellenza della fedelt�, dell'amicizia, della sicurezza. Questo piccolo mondo � lo spazio dell'IO, lo spazio privato e soprattutto protetto in cui rinchiudersi per evitare "le cose lontane", l'ignoto e la negativit� del mondo esterno. Il "qui" del v. 30, che riassume in s� tutto il mondo vicino, � messo particolarmente in rilievo dal fatto che � posto ad inizio del verso, e che � rinforzato dal successivo "questo".

Altri temi importanti:

� Tra lo spazio vicino e quello lontano si trova la nebbia, che svolge un ruolo importantissimo perch� � ci� che permette di separare questi due mondi, e quindi di assicurare al poeta la serenit�. La nebbia svolge il suo ruolo protettivo grazie alla sua capacit� di nascondere le cose, e quindi di rispondere al desiderio del poeta, pi� volte espresso, di non vedere (vedi la costante ripetizione del tema "Ch'io veda soltanto").

� La morte: riguardo alla morte il poeta prova dei sentimenti contraddittori. Da un lato per lui quello che � morto va celato e rimosso, perch� triste e doloroso (vv. 6-7 e 13-14); ma dall'altro egli si sente legato ad essa perch� sa che � l'ultimo, inevitabile rifugio dell'uomo. In altre parole, se � vero che la morte � triste e dolorosa perch� racchiude un passato da dimenticare (le cose lontane), � altrettanto vero che essa � l'unica prospettiva indolore per l'uomo affranto, nella misura in cui gli offre un sonno, un riposo eterno. Il poeta sa che un giorno dovr� morire pure lui (dovr� fare "quel bianco di strada [...] tra stanco don don di campane" - vv. 21-24), e questa � la sola prospettiva che vuole intravedere per il proprio futuro ("Ch'io veda l� solo quel bianco di strada" - vv. 21-22). Ad accentuare questo aspetto positivo della morte come di un sonno eterno ed indolore abbiamo, nell'ultimo verso, la figura del cane fedele che sonnecchia. L'idea della stanchezza, del sonno e della morte si trovano cos� ad essere intimamente legate.

� La natura: che sia vegetale, animale o minerale, ha un ruolo protettivo per il poeta, e tiene lontana la visione del pianto, del mondo esterno, violento e ostile. Cos�, la siepe, l'orto e i quattro alberi riempiono di dolcezza il nero pane del poeta, cio� la sua vita quotidiana; il cane fedele offre un immagine insieme di pace, affetto e protezione; la nebbia � un fenomeno meteorologico positivo; e, allo stesso modo, i "lampi notturni" e i "crolli d'aeree frane" della prima strofa, pur nelle loro sembianze violente, non toccano affatto il poeta, che ne trae unicamente una visione suggestiva.

Osservazioni conclusive:

� Le frequenti figure di ripetizione, la presenza di ritornelli sono una costante nella poesia di Pascoli, e gli danno un ritmo cantilenante. Spesso leggendo queste poesie si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una canzone, o pi� precisamente ad una nenia, dolcemente recitata. Questo loro aspetto musicale (che ne rende spesso difficile la lettura ad alta voce) rispecchia perfettamente il tipo di contenuto che veicolano: il poeta malinconico esprime un forte bisogno d'affetto e di protezione, quasi come se fosse un bambino, e la poesia, col suo ritmo cantilenante, fa le veci di una figura materna, simbolo per eccellenza di amore e protezione.

� Il fatto che la poesia si sviluppi sulla base di una contrapposizione tra mondo esterno e mondo privato, e che il primo sia connotato negativamente, mentre il secondo positivamente, � un'altra costante in Pascoli. Ci� si ricollega al bisogno di affetto e protezione, per cui, proprio come un bambino, il poeta sente la necessit� di rinchiudersi in un nido e sfuggire ai pericoli della vita, rifiutando persino di "andare" ed "amare" ("Nascondi le cose lontane che vogliono ch'ami e che vada!" - vv. 19-20).

� Diretta conseguenza delle osservazioni precedenti, troviamo espresso in questa poesia il rifiuto, forse inconsapevole, di crescere, di diventare adulto, attraverso la parola di un IO-bambino. Al di l� della sua apparente semplicit� e ingenuit�, la poesia di Pascoli nasce dall'esigenza dolorosa e lacerante di dar voce a sentimenti intimi e remoti, di regredire verso un passato prenatale.

� La poesia � espressione di un IO poetico molto forte, la cui presenza � dominante. Questo ruolo dominante � accentuato dal fatto che, in tutta la poesia, non si parla mai degli uomini: le uniche presenze ammesse fanno parte del mondo naturale.

� Le descrizioni del piccolo mondo chiuso in cui si trova il poeta si caratterizzano per un forte determinismo: il muro non � coperto da un generico rampicante, ma dalle valer�ane (v. 12), gli alberi nell'orto non sono soltanto specificati in numero (due..., due...), ma anche in genere (peschi e meli) (v. 15). Questa estrema precisione nella denotazione dovrebbe creare un effetto assolutamente realistico dell'ambiente descritto. In realt� queste descrizioni, poich� sono inquadrate in uno sfondo imprecisato e indeterminato (dove siamo? in che periodo? ecc.) e introdotte da una prima strofa dal contenuto altrettanto sfocato (la nebbia, il fumo, le aeree frane), accentuano l'aspetto simbolico della poesia.

Figure retoriche

Allitterazione: �NascoNdi Le cose LoNtaNe, tu NeBBia iMpaLpaBiLe e sciaLBa� (vv. 1-2); �crolli d�aeree frane� (vv. 5-6); �involale al VOLO� (v. 26);

Enjambement: crolli / d�aeree frane (vv. 5-6); �la siepe / dell�orto� (vv. 9-10); �le crepe / di valeriane� (vv. 11-12); �bianco / di strada� (vv. 21-22); �stanco / don don di campane� (vv. 23-24); �volo / del cuore� (vv. 26-27);

Apostrofe: �tu, nebbia impalpabile e scialba� (v. 2); �tu fumo� (v. 3);

Personificazione: �tu, nebbia� (v. 2); �tu fumo� (v. 3);

Anafore: �nascondi le cose lontane� (vv. 1, 7, 13, 19, 25); �tu� (vv. 2-3); �ch�io veda� (vv. 9, 15, 21, 26); �nascondimi � nascondile� (con lieve variatio, v. 8 e 26);

Metafore: �crolli / d�aree frane� (vv. 5-6); �ebbre di pianto� (v. 14); �pel nero mio pane� (v. 18);

Ossimoro: �d�aree frane� (v. 6);

Onomatopea: �don don� (v. 24);

Paronomasia: �meli � mieli� (vv. 15, 17);

Figura etimologica: �involale al volo� (v. 26).

 


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