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ARSENIO |
ARSENIO � Eugenio MontaleEugenio Montale, Arsenio
I turbini sollevano la polvere sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi deserti, ove i cavalli incappucciati annusano la terra, fermi innanzi ai vetri luccicanti degli alberghi. Sul corso, in faccia al mare, tu discendi in questo giorno or piovorno ora acceso, in cui par scatti a sconvolgerne l'ore uguali, strette in trama, un ritornello di castagnette.
E' il segno d'un'altra orbita: tu seguilo. Discendi all'orizzonte che sovrasta una tromba di piombo, alta sui gorghi, pi� d'essi vagabonda: salso nembo vorticante, soffiato dal ribelle elemento alle nubi; fa che il passo su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi il viluppo dell'alghe: quell'istante � forse, molto atteso, che ti scampi dal finire il tuo viaggio, anello d'una catena, immoto andare, oh troppo noto delirio, Arsenio, d'immobilit�...
Ascolta tra i palmizi il getto tremulo dei violini, spento quando rotola il tuono con un fremer di lamiera percossa; la tempesta � dolce quando sgorga bianca la stella di Canicola nel cielo azzurro e lunge par la sera ch'� prossima: se il fulmine la incide dirama come un albero prezioso entro la luce che s'arrosa: e il timpano degli tzigani � il rombo silenzioso
Discendi in mezzo al buio che precipita e muta il mezzogiorno in una notte di globi accesi, dondolanti a riva, - e fuori, dove un'ombra sola tiene mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita l'acetilene - finch� goccia trepido il cielo, fuma il suolo che t'abbevera, tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono le tende molli, un fruscio immenso rade la terra, gi� s'afflosciano stridendo le lanterne di carta sulle strade.
Cos� sperso tra i vimini e le stuoie grondanti, giunco tu che le radici con s� trascina, viscide, non mai svelte, tremi di vita e ti protendi a un vuoto risonante di lamenti soffocati, la tesa ti ringhiotte dell'onda antica che ti volge; e ancora tutto che ti riprende, strada portico mura specchi ti figge in una sola ghiacciata moltitudine di morti, e se un gesto ti sfiora, una parola ti cade accanto, quello � forse, Arsenio, nell'ora che si scioglie, il cenno d'una vita strozzata per te sorta, e il vento la porta con la cenere degli astri.
A renio conflu� nella seconda edizione degli Ossi di seppia(1828). Le poesie aggiunte in questa edizione mostrano un evidente approfondimento del pessimismo: i toni si fanno pi� cupi ed i motivi presentati in altre poesie si articolano in modo pi� complesso. Arsenio � un testo emblematico di questo mutamento. La composizione, di impianto narrativo e di ardua struttura, presenta in Arsenio uno sdoppiamento del poeta. Il personaggio si muove su uno sfondo di un temporale estivo che s�abbatte su una cittadina balneare, con furia di lampi, di vento e di pioggia. Appunto questo sconvolgimento della natura diventa simbolo di una potenziale energia vitalistica, irrazionale, accattivante e seducente, che Arsenio � sollecitato a fare propria. Ma ogni invito cade nel vuoto. Arsenio, desolato, non pu� che rimanere prigioniero del suo disilluso scetticismo, nel cerchio mortuario di una vita senza relazioni, spogliata di un sogno ideale come di ogni utopistico miraggio che possa consolarla. E� un componimento di cinque strofe disuguali, di endecasillabi sciolti uniti a settenari e quinari, con rime piuttosto rare. La composizione presenta in Arsenio la controfigura di Montale. L�autore, dunque, dialoga drammaticamente con se stesso, in una specie di interiore dibattito tra due differenti aspetti della propria personalit�, combattuta tra statico ripiegamento e adesione all�avventura dell�esistenza. Arsenio � un personaggio scettico e solitario, indifferente ad ogni tipo di progresso. Il poeta lo invita (un autoinvito) a superare questo stato di aridit� per spingerlo a seguire un�altra orbita che possa salvarlo e riscattarlo. Arsenio, per quanto lo desideri, non riuscir� per� a staccarsi dalla catena che lo tiene avvinto, anzi si render� conto ancor di pi� della sua vita strozzata(v.59).
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