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IL GUSTO DELLA VITA
Di Franco Pastore
Gente che va e che viene, senza
sosta e senza riguardo per chi soffre. Vengono preparati come per una festa o un
incontro conviviale senza invito; col sorriso idiota stampato sulle facce e
profumati, come travestiti in calore. Si siedono sui letti, alzano la voce come
se fossero al bar, con uno sguardo globale e compassato alla camerata ed ha chi
sta rantolando, pronto ad esalare l'ultimo respiro.
Io me ne sto per i casi miei, nell'attesa paziente della mia ora, godendomi
qualche infermiera decente e le carezze di mio figlio, che spera ancora di
riportarmi a casa per il novantacinquesimo compleanno. Povero figlio mio! Non ho
sbagliato a volergli tanto bene da dare l'impressione di preferirlo agli altri,
ma era solo un modo di ricompensarlo per tanta dedizione. L'unica cosa che mi
dispiace � di non avere con me la mia Gerardina, con le sue chiappe dure ed il
sorriso di Sisina, una simpatica contadinotta dell'agro, che sapeva ben
soddisfare le mie esuberanze giovanili. Non � che Maria, l'ostetrica paganese,
non sapesse fare all'amore, ma non aveva estro e pensava esclusivamente al suo
piacere. Tanina, invece, una splendida trentenne del mio paese, sapeva come
accendermi: misteriosa e graffiante, giocava con i miei capelli biondi,
alitandomi sull'orecchio come una gattina in amore. Ma la pi� spregiudicata era
Nobile, una brunetta senza scrupoli, che correva dietro tutti i pantaloni del
quartiere. Olga, poi, era la "Maddalena" della situazione, per lei ogni
occasione era buona per "festeggiare" alla sua maniera. Bianchina era una
bambola tascabile, bruna, delicata e piccolina, sospirava come Giulietta da
Rimini davanti al suo Romeo. La sua vocina era tutta un fremito, quando veniva a
prendere il piacere nel folto giardino di mio nonno, profumato d'aranci e
biancospini.
Ma ecco l'infermiera che ritorna, speriamo che non aggiunga altre flebo a questa
che sta finendo.
- Eccolo qua, il mio simpaticone!-
- Cosa posso fare per voi?-
- Qualcosa potrebbe - le dico maliziosamente e stendendo la mano come se
dovesse poggiarvi sopra qualcosa, ma fa finta di non aver mi sentito ed aggiunge
altre flebo sulla sommit� dell'asta, pronte a sostituire quella che si st�
svuotando.
Mio figlio sta sorridendo, meglio cos�, sembra meno teso ed io posso
appisolarmi.
- Salve ragazzi! - si sente improvvisamente nel silenzio della camerata. �
quello stronzo del cappellano che, ogni giorno, a quest'ora, viene a fare il suo
show. Tutto sommato � una brava persona, con la barba ed il sorriso buono di
Padre Pio. Mi sta fissando, ha gia capito che me ne sto andando, ecco, si
avvicina:
- Preghiamo tutti per il nostro caro fratello Armando!- iniziano a pregare,
compreso mio figlio che ha le lacrime agli occhi. Abbasso le palpebre e prego
anch'io, mentre il rompiballe fa il segno della Croce e raccomanda la mia anima
a Dio. Vorrei dirgli che sono in pace e che non ho paura, ma la testa ricade sul
cuscino ed egli va a far chiasso in un'altra camerata. Vorrei vedere la mia
Gerardina. Certo, ho avuto tante donne, ma l'unica che ho veramente amato, per
tutta la mia vita, e mia moglie Nora, buona, dolce sensibile e soprattutto
paziente, ha sopportato tutte le mie intemperanze. E si che non sono stato un
tipo facile, con le mie scappatelle ed i miei errori. Povera donna, in fondo ha
fatto una vita di sacrifici nelle ristrettezze del dopoguerra, quando non c'era
spazio nemmeno per i sogni. Questa sera viene a farmi visita con mia figlia ed i
miei nipoti, speriamo che la me la fanno coricare vicino, � una settimana che
non sento il suo calore.
Come mi manca Gerardina! L'ho conosciuta sette anni fa, quando ancora ero
autosufficiente, fu mia figlia a chiamarla come collaboratrice domestica e
lentamente, giorno dopo giorno, si � insinuata nella mia vecchiaia, divenendo
indispensabile. Per un suo sorriso, un suo tenero atteggiamento, ho accettato
ogni cosa, dal bagno alla tenera carezza delle sue mani, nella pratica
quotidiana delle pulizie intime. Ed � stata questa intimit� a cementare un
legame cos� forte. Purtroppo, da qualche mese, mi ha lasciato per non so quali
problemi e mi manca terribilmente, speriamo che mi venga a salutare prima ch'io
parta.
- Questa volta non ce la faccio!- sussurro a mio figlio che mi sta baciando sul
capo. Poi, la sorpresa pi� grande: sono tutte qua le mie donne: Sisina, Maria,
Bianchina, Olga, Nobile, tutte quante e tutte giovani e belle, quasi mi vergogno
di farmi vedere cos� vecchio. Sorrido a tutte ed esse sono ansiose di portarmi
con loro, ma non � possibile, mia moglie non � ancora venuta. Maria mi si
avvicina e mi permette di carezzarla. Uno mano fresca si posa sulla mia fronte:
riconosco il tocco, � la mano della mia Norina.
- Sei venuta, finalmente!-
- Caro!-
- Vieni coricati con me!-
- Non posso, siamo in ospedale!-
- Ma sei mia moglie! - cerco di obiettare, senza successo. Non riesco a dirle
nulla e le bacio la mano, come per sussurrarle: -Grazie per il bene che mi hai
voluto!- e gliela bacio ancora e, questa volta, come per dirle addio.
Ecco, l'orario di visita � finito e se ne vanno tutti, anche la mia Norina, che
mi lancia dalla porta un ultimo sguardo, con gli occhi umidi di pianto. Se ne
vanno convinti che torneranno ancora, come � abitudine di tutti gli uomini
pensare che le situazioni durino all'infinito.
Sto per affrontare la mia ultima notte in ospedale e mi preparo all'impresa.
Incubi e sogni si alternano con un ritmo impressionante. A tarda ora viene
Ermanno, il mio primo nipote, figlio del mio primogenito:
- Ciao nonno, come stai?-
- Non sto bene!- gli rispondo laconicamente e ripiombo nel mio torpore.
Cerco di far passare in fretta questa notte, presto sar� liberato. Franco se ne
va e Gino prende il suo posto. Lentamente, compaiono le prime luci dell'alba ed
incomincio a prepararmi. I miei fratelli sono tutti ai piedi del mio letto, ma
aspetto i miei genitori. Cesare mi sorride ed Alfredo mi dice che stanno per
arrivare. Si aprono le porte della camerata ed entrano gli infermieri per le
terapie. Mi attaccano un'altra flebo. Sorrido. Arriva la colazione e Gino cerca
di farmi bere una tazza di latte. Sento una voce familiare, mi giro ed eccola l�
la mia Gerardina � venuta a salutarmi, ora posso andarmene in pace. Mio padre e
mia madre sono arrivati e si avvicinano, cerco di alzarmi per andare loro
incontro. Gerardina mi sostiene nello sforzo. Gli occhi incominciano a
storcersi, prima di chiudersi per sempre. Gino corre nel corridoio alla ricerca
di un medico. Piange il mio povero figliolo, ma sono gi� tra le braccia di mia
madre e, mentre Gerardina mi adagia delicatamente sul cuscino, con lei sto gi�
volando verso il sole.