Jean de La Fontaine
(Ch�teau-Thierry, 8 luglio 1621 � Parigi, 13 aprile 1695) �
stato uno scrittore e poeta francese, autore di celebri favole
con intenti moralisti.
Le sue favole, popolate da animali parlanti ma ricche di
riferimenti critici e ironici al potere, sono caratterizzate da
uno stile allo stesso tempo raffinato e semplice, e vengono
considerate capolavori della letteratura francese. Nonostante
fosse di spirito indipendente, visse quasi tutta la sua vita
sotto la protezione dei nobili dell'epoca.
LE FAVOLE DI LA FONTAINE :
LA CICALA e LA FORMICA
La cicala imprevidente che aveva passato tutta l'estate a
cantare sotto il sol, al giungere dell'inverno senza provviste
si trov�. Affamata e piagnucolosa domand� alla formica laboriosa
di prestarle qualche cosa.
- Ti pagher� - le disse - prima dell'agosto, interessi e
capitale: te lo prometto, parola di cicala! -
La formica che ha il difetto di prestar malvolentieri, le
rispose chiaro e netto:
- Che cos'hai fatto fino a ieri? -
- Notte e giorno, senza posa, cantavo e cantavo... -
- Ebbene...adesso balla!
La favoletta insegna che non bisogna mai essere imprevidenti
perch� la leggerezza si paga cara.
IL LUPO e LA VOLPE
Una sera la volpe vide in fondo ad un pozzo il grosso cerchio
della luna; cos� tondo e giallo le sembr� un formaggio. Dei due
secchi che servivano ad attingere l'acqua, uno stava in alto,
tenuto sospeso dall'altro che stava in basso. La volpe affamata
entr� nel secchio superiore e subito si trov� in fondo al pozzo.
Si accorse allora del sue errore e subito fu colta dal timore:
sarebbe potuta risalire soltanto se un altro animale affamato,
attirato dall'immagine del falso formaggio, fosse entrato
nell'altro secchio riportando il suo verso l'alto.
Due giorni stette dentro al buco nero senza che un cane la
vedesse. Il tempo fece il suo mestiere e in due notti l'astro
circolare si era ridotto ad una mezzaluna.
La volpe era disperata quand'ecco che pass� di l� il lupo
affamato e si ferm� a contemplare quel luccicante oggetto.
- Amico mio - grid� la volpe - voglio offrirti da mangiare. Vedi
questa cosa accanto a me? E' un formaggio squisito ed
eccellente, fatto col latte di una mucca famosa e, se qualcuno
un po' sofferente mangiasse un pochino di questa cosa, sarebbe
subito risanato, tant'� squisita e appetitosa. Vedi, io stessa
ne ho uno spicchio rosicchiato ma ne resta, se ti va, un bel
boccone prelibato. Scendi a gustarlo: ho lasciato un secchio
apposta per te. -
L'imbroglio funzion�; il lupo, sciocco, si lasci� ingannare: nel
secchio entr� e, il suo peso, la volpe in alto riport�.
Non ridiam, perch� sovente a noi succede di mangiare del
formaggio anche peggiore. Facilmente l'uomo di buona fede si
lascia affascinare da ci� che lo illude o lo spaventa e, spesso,
crede al diavolo stesso che lo tenta.
IL CORVO E LA VOLPE
Sen stava messer
Corvo sopra un albero
con un bel pezzo di
formaggio in becco,
quando la Volpe
tratta al dolce lecco
di quel boccon a
dirgli cominci�:
- Salve, messer del
Corvo, io non conosco
uccel di voi pi� vago
in tutto il bosco.
Se � ver quel che si
dice
che il vostro canto �
bel come son belle
queste penne, voi
siete una Fenice -.
A questo dir non sta
pi� nella pelle
il Corvo vanitoso:
e volendo alla Volpe
dare un saggio
del suo canto famoso,
spalanca il becco e
uscir lascia il formaggio.
La Volpe il piglia e
dice: - Ecco, mio caro,
chi dell'adulator
paga le spese.
Fanne tuo pro' che
forse
la mia lezione vale
il tuo formaggio -.
Il Corvo sciocco
intese
e (un po' tardi)
giur� d'esser pi� saggio.
Il Gatto e il Topo
Un certo Gatto gran
rubaformaggio
e un Topo rodicorda
assai stimato,
un'orrida Civetta
e la dal lungo corpo
Donnoletta,
nel buco spesso
usavan d'un selvaggio
abete rosicchiato.
quattro bestie di cui
l'una non era
per nulla all'altra
eguale,
ma in quanto a far il
male
anime triste tutte a
una maniera.
E tanto vanno e
vengono che un giorno
l'uomo tese una rete
tutt'intorno,
e adesso sentirete:
esce il Gatto al
mattin, siccome suole,
pria del levar del
sole
a caccia, ma non vede
ahim�! la rete...
Vi resta e non gli
resta
che di gridar, se
vuol salvar la testa.
Accorre il Topo e il
suo mortal nemico
preso nel laccio
vede,
e s'ei fu lieto
ognuno me lo crede.
Il Gatto piagnoloso:
- O amico, amico, -
dicea frattanto, - �
noto
quanto tu fosti verso
noi devoto,
aiutami a scappar da
questi nodi
in cui venni a cader,
tu che lo puoi.
Ed � giustizia, se
ricordi i modi
che sempre usai fra
cento pari tuoi
verso di te, che caro
ognor mi sei
come quest'occhi
miei.
Non me ne pento io
gi�, fratello mio,
ma ognor ringrazio il
ciel nell'orazioni.
E appunto stamattina
nel fosco usc�a per
far le devozioni,
che ogni buon gatto
fa quando � cresciuto
nel santo amor di
Dio,
e il maledetto fil
non ho veduto!
Nelle tue mani io
metto la mia vita,
sciogli i nodi e
procurami un'uscita.
- Qual compenso mi
d�i? - l' altro gli chiese.
- Prometto teco
eterna l'alleanza,
e nelle zampe mie
pronte difese
contro i nemici in
ogni circostanza.
Sar� la tua vendetta
contro la Donnoletta
e la Civetta
che voglion la tua
morte...
- Basta cos�, -
rispose
il Topo, - credo poco
a queste cose.
Sar�a tre volte matto
quel topo che
affidasse la sua sorte
all'onest� del gatto
-.
E ci� detto part�.
Presso la tana,
guardando alla
lontana,
vede in agguato la
sinistra Donnola.
Va sulla pianta e
mentre ancor si arrampica
sul tronco in alto la
Civetta vede...
Or come fare? scivola
di quell'abete al
piede
e in mezzo a tre
pericoli
sceglie il minore.
Rosicchiando un nodo
e un altro della rete
e un terzo e il resto,
all'impostore
procurava il modo
di scappar dalla
morte allegro e lesto,
ma guai se in quel
momento
non giungeva opportun
l'uom della rete
che li facea scappare
come il vento.
Non molto tempo dopo
il Gatto trova il
Topo,
che stava a una
distanza rispettosa.
- Fratel, o vieni,
abbracciami, -
con una voce tenera e
amorosa
gli disse, - e non
guardare un alleato
con quel far
diffidente e disgustato.
A te, dopo il buon
Dio,
devo la vita, lo
conosco anch'io -.
Rispose il Topo: -
Grazie, n'ho piacere,
ma non � scritto
sopra alcun trattato
che un gatto abbia il
dovere
d'esser per
gratitudine obbligato.
Del carattere tuo chi
mi assicura?
Un gatto � sempre
gatto per natura.
(J.De La Fontaine)
IL LUPO e LA CICOGNA
Un giorno ad un lupo, che mangiava a pi� non posso, and� di
traverso un intero osso.
Con quell'affare conficcato in mezzo alla gola sarebbe presto
morto
se la cicogna dal becco lungo non gliel'avesse tolto. Con
l'abilit� di un chirurgo
il lupo liber� ed una ricompensa per s�
domand�.
- Tu scherzi - rise il lupo - ringrazia il ciel che ti ho
risparmiata.
Ora vattene, sciagurata, impara ad esser grata, e
prega i santi di non capitarmi pi� davanti. -
Non sperate mai nulla dai potenti e non aspettatevi da loro
alcun compenso per i vostri favori.
IL LEONE e IL PITTORE
In un quadro era dipinto un leone enorme e forte, catturato da
un uomo e messo a morte.
La gente si gloriava nel vedere tanto coraggio, ma un leone che
era presente disse:
- Fantasia! Scommetto che tutta questa gloria sarebbe stata mia
se il pittore fosse stato un leone -
IL GALLO e LA VOLPE
Sul ramo di un grande albero stava l'astuto gallo a far da
sentinella. Fu allora che la volpe, con aria da santarella, gli
disse:
- Lo sai amico mio? Non siamo pi� in guerra adesso, c'� la pace
universale. Scendi, ti voglio abbracciare. Fa presto, vieni gi�
perch� devo portare questa notizia in cento luoghi e pi�. Ora
siete liberi di andar dove volete, noi saremo come fratelli. Vi
siano fuochi artificiali, allegria e buonumore! Scendi a
prendere il bacio del fraterno amore!
- Amica - le rispose il furbo gallo - mi commuovono queste cose
e te ne sono grato. Ma voglio fare la pace in modo pi� solenne e
gaio abbracciando, insieme a te, anche quel levriero che corre
verso di noi. Sar� sicuramente un corriere mandato a dare questo
annuncio. Mentre egli arriva, io scendo dalla pianta, cos�
potremo abbracciarci tutti quanti.
- Salutamelo - rispose la volpina - ho troppa fretta e la strada
che devo fare � molto lunga. Nel caso, festeggeremo domattina. -
E, in fretta e furia, se la svign� per la campagna delusa dal
fallimento del suo tranello.
Vedendo ci� il vecchio gallo sorrise e cant� questa celebre
sentenza: � doppio il perdono quando inganni chi ti inganna.
IL LEONE MALATO e LA VOLPE
Un giorno il leone, ormai vecchio ed ammalato, comand� a tutti i
sudditi che lo andassero a trovare, promettendo in cambio della
visita la salvaguardia da zanne e artigli.
Mentre tutti gli animali andavano, in solenne sfilata, a far
visita al re della foresta, una volpe poco persuasa decise di
restar nella sua casa.
E si dice che dicesse: - Se osservate le orme impresse nel
terreno, vedrete che nessuno torna indietro. Ad uno ad uno cadon
tutti nella trappola. Grazie tante, maest�, della grazia che ci
fa. Benissimo si vede che nella tana si pu� entrare, ma non si
vede altrettanto bene come da l� si possa uscire. -
Coi malvagi di natura, la prudenza non � mai troppa!
L�AQUILA E IL
GUFO
L'Aquila e il
Gufo un d�, fatta la pace e scambiato l'amplesso, l'una giur�,
parola di regina, e giur� l'altro in fe' di barbagianni, che non
avriano a' danni e alla rovina de' figli loro congiurato mai.
- Conosci i
figli miei? - chiese l'uccello caro a Minerva. - Io no.
- Or temo, se
distinguerli non sai, che tu ne faccia un d� tristo macello. Voi
grandi, per quel poco che ne so, come gli d�i lass�, non state a
calcolare il meno e il pi�, ma fate dei mortali quel conto che
si fa degli stivali. Oh s�, povero a me se me li mangi! ... -
Amico, orbe', se vuoi che non tocchi una penna a' figli tuoi, me
li presenti o fammene il ritratto.
- Davver?
subito fatto. Sono uccellini belli e graziosini, che non hanno
gli eguali infra gli uccelli. Se tu li vedi, esclami: "Ecco son
quelli". In mente ben rimarca questi segnali e fa' che per tuo
mezzo non entri in casa mia la trista Parca -.
Non molto
tempo and� che il barbagianni babbo divent�, e un d� ch'egli era
fuori per la spesa l'Aquila venne, e visto in un oscuro
crepaccio d'una grotta, ovver d'un muro (preciso ancor nol so),
certi uccellacci di sembianza offesa, goffi, rognosi e cupi e
rauchi al canto, - Questi non son del nostro amico i figli, -
esclama, - e bene io posso mangiarmeli -. S� disse, e la
grifagna, che non � ne' suoi pasti pitagorica, se li rosicchia
tutti fino all'osso.
Quando il
Gufo torn� dalla campagna, e non trov� di tutti i figli suoi che
l'unghie e i becchi asciutti, le grida disperate al cielo alz�,
e contro l'assassin lo sdegno e i fulmini dei numi supplic�.
Ma fuvvi chi
gli disse: - O barbagianni, te stesso accusa autor de' tuoi
malanni, o il senso natural, che sempre vuole chi ne somiglia
render belli e amabili. Meglio per te, se per amor de' tuoi, non
avessi gonfiate le parole.
IL LEONE E IL
CACCIATORE
Un certo tal,
gran cacciator e appunto gran vantator (racconta il vecchio
Babria) avea perduto un suo diletto cane. Dubitando ch'ei fosse
ito diritto nella pancia a un leon, volea vendetta. Un giorno
chiese ad un pastor: - E dove sen sta la mala bestia? io vo' la
coda mozzarle. - Abita l� sulla montagna, - disse il pastor. -
Ahim�! lo so pur troppo, ch� a patto solo di grassi tributi
posso al mio gregge assicurar la pace -. Il Cacciator si volta.
- Eccola l� la mala bestia... - Oh Ciel! - scappa, Giovanni, - O
Giove, - ei grida, - a me mostra una porta dov'io possa salvare
almen la pelle -.
Alla lontana
molti hanno coraggio di sfidare i pericoli, che poi scappan le
gambe in spalla al buon momento. Coraggioso � colui che regge a
prova e colla man tocca il cimento e vince.