NORMALITA' IN PIRANDELLO Ciascuno vede la realt� secondo le proprie idee e i propri sentimenti, in un modo diverso da quello degli altri. Tra realt� e apparenza ci sono due distinte dimensioni: 1) la dimensione della realt� oggettiva, che � esterna agli individui e che apparentemente � uguale e valida per tutti, perch� presenta per ognuno le stesse caratteristiche fisiche ma � inafferrabile e non riconoscibile: ci� che resta nell'anima dell'individuo � la sua disintegrazione in tante piccole parti quante sono le possibilit� concrete dell'individuo di vederla. 2) la dimensione della realt� soggettiva, che � la particolare visione che coglie l'individuo solo negli aspetti che sono maggiormente propri al particolare momento che sta vivendo e alla sua condizione sociale, in base ai quali riceve dalla realt� certe impressioni, certe sensazioni che sono assolutamente personali e non possono essere provate da tutti gli altri individui. Quindi ci sono tante dimensioni quanti sono gli individui e quanti sono i momenti della vita dell'individuo.
Per i personaggi pirandelliani non esiste, quindi, una realt�
oggettiva, ma una realt� soggettiva, che, a contatto con la realt� degli
altri, si disintegra.
come il personaggio vede se stesso; Quando il personaggio scopre di essere calato in una maschera, determinata da un atto accaduto una sola volta e di essere riconosciuto attraverso quell'atto e identificato in esso, cade in una condizione angosciosa senza fine, perch� si rende conto che:
la realt� di un momento � destinata a cambiare nel momento
successivo Nella societ� l'unico modo per evitare l'isolamento � il mantenimento della maschera: quando un personaggio cerca di liberarsene con un diverso comportamento viene considerato preso dalla follia che scatena in tutti il riso perch� non � comprensibile; per questo viene allontanato, rifiutato e considerato un elemento di disturbo della societ�, non trovando pi� posto negli schemi e convenzioni di essa. Solo la follia permette al personaggio la possibilit� di scoprire che rifiutando il mondo si pu� scoprire se stessi. Ma questi sono solo momenti passeggeri, spesso irripetibili, perch� il legame con le norme della societ� � troppo forte. Cos� accade nell'"Enrico IV", dove un comune borghese, che stava impersonando il re inglese, batt� la testa per una caduta da cavallo e credette di essere veramente Enrico IV. In questo lavoro teatrale troviamo l'esasperazione del conflitto fra apparenza e realt�, fra normalit� e anormalit�, fra il personaggio e la societ�, fra l'interiorit� e l'esteriorit�. Per superare questo conflitto il personaggio tende sempre pi� a chiudersi in se stesso, per cui l'anormalit� diventa sistema di vita. La guarigione del protagonista dalla pazzia, improvvisa e inspiegabile, proietta il personaggio nelle vicende quotidiane, ma lo rende anche consapevole di non poter pi� recuperare i 12 anni vissuti fuori di mente, per cui non gli resta che fingersi ancora pazzo dopo aver constatato che nulla era rimasto ormai della sua giovent�, del suo amore, e che molti lo avevano tradito. Enrico IV assume una forma immutabile agli occhi di tutti, ma non di se stesso, rifugiandosi nel gi� vissuto e fingendo di essere ancora pazzo.
Ma l'esempio pi� appropriato della frantumazione dell'io, che
evidenzia il contrasto tra apparenza e realt�, � il romanzo "Uno,
nessuno e centomila". Il tema centrale del romanzo � quello che gli d� il titolo. Il personaggio � uno quando viene messa in evidenza la maschera che lui si d�, � nessuno quando la propria maschera assume una dimensione per s� e un'altra per ciascuno degli altri, � centomila quando viene messa in evidenza la maschera che gli altri gli danno.
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