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POESIE DI CESARE PAVESE
Estate � riapparsa la donna dagli occhi socchiusi e dal corpo raccolto, camminando per strada. Ha guardato diritto tendendo la mano, nell'immobile strada. Ogni cosa � riemersa. Nell'�mmobile luce dei giorno lontano s'� spezzato il ricordo. La donna ha rialzato la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora � riapparso. La mano si � tesa alla mano e la stretta angosciosa era quella d'allora. Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa. � tornata l'angoscia dei giorni lontani quando tutta un'immobile estate improvvisa di colori e tepori emergeva, agli sguardi di quegli occhi sommessi. � tornata l'angoscia che nessuna dolcezza di labbra dischiuse pu� lenire. Un immobile cielo s'accoglie freddamente, in quegli occhi. Fra calmo il ricordo alla luce sommessa dei tempo, era un docile moribondo cui gi� la finestra s'annebbia e scompare. Si � spezzato il ricordo. La stretta angosciosa della mano leggera ha riacceso i colori e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo. Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi non dan vita che a un duro inumano silenzio. La casa Cesare Pavese L'uomo solo ascolta la voce calma con lo sguardo socchiuso, quasi un respiro gli alitasse sul volto, un respiro amico che risale, incredibile, dal tempo andato. L'uomo solo ascolta la voce antica che i suoi padri, nei tempi, hanno udito, chiara e raccolta, una voce che come il verde degli stagni e dei colli incupisce a sera. L'uomo solo conosce una voce d'ombra, carezzante, che sgorga nei toni calmi di una polla segreta: la beve intento, occhi chiusi, e non pare che l'abbia accanto. E' la voce che un giorno ha fermato il padre di suo padre, e ciascuno del sangue morto. Una voce di donna che suona segreta sulla soglia di casa, al cadere del buio. LO STEDDAZZU L�uomo solo si leva che il mare e ancor buio e le stelle vacillano. Un tepore di fiato sale su dalla riva, dov'� il letto del mare, e addolcisce il respiro. Quest�� l'ora in cui nulla pu� accadere. Perfino la pipa tra i denti pende spenta. Notturno � il sommesso sciacquio. L�uomo solo ha gi� acceso un gran fuoco di rami e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare tra non molto sar� come il fuoco, avvampante. Non c'� cosa pi� amara che l'alba di un giorno in cui nulla accadr�. Non c'� cosa pi� amara che l'inutilit�. Pende stanca nel cielo una stella verdognola, sorpresa dall'alba. Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco a cui l'uomo, per fare qualcosa, si scalda; vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne dov'� un letto di neve. La lentezza dell'ora e spietata, per chi non aspetta pi� nulla. Val la pena che il sole si levi dal mare e la lunga giornata cominci? Domani torner� l'alba tiepida con la diafana luce e sar� come ieri e mai nulla accadr�. L�uomo solo vorrebbe soltanto dormire. Quando l'ultima stella si spegne nel cielo, l'uomo adagio prepara la pipa e l'accende. Pavese LA NOTTE Ma la notte ventosa, la limpida notte che il ricordo sfiorava soltanto, � remota, � un ricordo. Perdura una calma stupita fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta, di quel tempo di l� dai ricordi, che un vago ricordare. Talvolta ritorna nel giorno nell'immobile luce del giorno d'estate, quel remoto stupore. Per la vuota finestra il bambino guardava la notte sui colli freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati: vaga e limpida immobilit�. Fra le foglie che stormivano al buio, apparivano i colli dove tutte le cose del giorno, le coste e le piante e le vigne, eran nitide e morte e la vita era un'altra, di vento, di cielo, e di foglie e di nulla. Talvolta ritorna nell'immobile calma del giorno il ricordo di quel vivere assorto, nella luce stupita. Verr� la morte e avr� i tuoi occhi Verr� la morte e avr� i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola un grido taciuto, un silenzio. Cos� li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verr� la morte e avr� i tuoi occhi. Sar� come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. INCONTRO Queste dure colline che han fatto il mio corpo e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla. L'ho incontrata, una sera: una macchia pi� chiara sotto le stelle ambigue, nella foschia d'estate. Era intorno il sentore di queste colline pi� profondo dell'ombra, e d'un tratto suon� come uscisse da queste colline, una voce pi� netta e aspra insieme, una voce di tempi perduti. Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi definita, immutabile, come un ricordo. Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realt� ogni volta mi sfugge e mi porta lontano. Se sia bella, non so. Tra le donne � ben giovane: mi sorprende, e pensarla, un ricordo remoto dell'infanzia vissuta tra queste colline, tanto � giovane. � come il mattino, mi accenna negli occhi tutti i cieli lontani di quei mattini remoti. E ha negli occhi un proposito fermo: la luce pi� netta che abbia avuto mai l'alba su queste colline. L'ho creata dal fondo di tutte le cose che mi sono pi� care, e non riesco a comprenderla.PER COMMENTI A TUTTE LE POESIE CLICCA
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