attesa a un�ora prestabilita cala la saracinesca, non sempre. uno spiffero da uno spiraglio rincorre il nostro volto mescolando i respiri nella primordiale ispirazione. * che poi basta cambiar casa, e trovar una carta da parati, prima il giallino della parete con quei due piattini e quei due quadretti fissavano la tua agonia. * nella nuova vita ascolto sergio mendes, una bossa del 66 cos� mi prende quella saudade che ti solca il viso e la saracinesca del garage rimane chiusa, anche l�auto non respira dai finestrini. * infine le cianfrusaglie avvolgono il tuo corpo, metallo contro pelle, cavetti contro peli, schermi contro occhi, una partita a due e le riserve aspettano in solaio nell�attesa di scendere in campo anche solo per qualche minuto. invettiva questa fisima del parquet sempre splendido e splendente, poveri idioti, ma � la polvere che, in realt�, fa sangue negli interstizi dove gli acari hanno la risposta da millenni che tu sorvoli nel percuotere la moquette e ogni volta ricominci daccapo nell�illusoria iperbole dello scenario lindo tanto per lucidare la superficie gi� sfavillante da slang parassitari e ensemble di improvvisati nonsense. abbandona la tua incompiuta e inizia a viaggiare come colui �che citt� vide molte, e delle genti l�indol conobbe.� placet nel placet indifferenziato la mosca improvvisa impone una leggera torsione del collo e l�occhio cerca un coso qualsiasi per spiaccicarla. in assenza del coso si torna a quella serena produzione del nulla con la mano molliccia sul mouse e la vista ri-annebbiata nel palinsesto di una tabula biancamente rasa. Padre in quella piccola cornice l�ho rivisto dopo mesi che non passavo da quelle parti. un sorriso sereno mi ha preso per mano tra l�inebrio di fiori freschi prima di inabissarmi nell�olezzo misto di vite che passavano senza uno sfondo, assenti i primi piani. scelta giocavamo a testa o croce come se dovesse cadere la zucca dell�antico imperatore o nux kai hemera, o giorno o notte, lo spegnersi nel buio quotidiano. cosa cambiava, poi , nella stupida casualit� dell�esito? potendo scegliere, il gioco del carrello al supermercato era vivere. cerei ora cerei o erano bagliori da ancestrali pance? ora questo grigio flou nel-non-so-se effetto seppia vintage di arredi muti in-parvenze sonore clich� questa storia del clich� che � tutto un clich�, cambiamo almeno l�accento grave o acuto, un altro sapore likes ma � la solita zuppa. Oh si stupiscono del cambiamento ch�, anche ch�, non hai percorso la retta via. tollerano il sound quasi uguale ma non uguale. questa volta sei perdonato ma che sia l�ultima e non ti scordar di loro e se scriverai clic� o clic� scomunicato sarai per l�eternit� dal clich� ch� o ch� la scrittura � uguale solo per i pochi o p�chi o po�chi. Monocordo li vedi deflagrati da vite sbagliate e abbandonati dal mondo con le teste girate all�ombra di girasoli, soli in silenzi di sempre ammutoliti da voci fioche perch� i cori sommano omologhe ugole e l�ostracizzato intonato ben s�intona allo spartito delle misure militarizzate e le pause anche loro riposano nell�ignorante spazio da riempire. considerate, c�� ancora troppo da fare! Discussione litigavo con la Morte, oggi. le chiedevo il senso di questo sbattimento per arrivare a fine mese o alla terza settimana, visti i tempi. e poi perch� con tutto questo spazio nell�universo ci si affollava in un unico gramo buchetto nero che ciascuno poteva possedere il proprio senza dover sopportare l�altrui villania. sogghignava la scellerata canticchiando: � Non ti scordar di me la vita mia legata � a te c�� sempre un nido nel mio cuor per te � Vagabondi s�era detto che il vagabondare dell�ombra fosse il fantasma della vita in compagnia del proprio telaio e non mi raccapezzavo nel non scorgere mai la pelle del cielo cos� come quando lasci l�arena a fine spettacolo e non sai cosa potrebbero fare i circensi protagonisti spogli da tinte colorate per tirare la corsa all�incipiente alba. Cavallette questo improvviso silenzio delle metropoli � un suono perfetto, armonioso quanto la vera apparenza che si manifesta nella presenza di sparuti ma sicuri passi e cos� ci riappropriamo dei nostri spazi, per troppo tempo, invasi da distratte moltitudini di cavallette. Idea teneva in mano un�idea sgualcita e la guardava soppesandola ( su e gi� ). poi, anelando a essere libera, scivol� via, barcoll� e si sciolse sulla polo. ben poca cosa doveva essere, gli aloni scomparvero con una lieve spruzzata di viav�. *** non era inutile chiedersi forse non era inutile chiedersi se la velocit� del mondo avesse prodotto qualche risultato. i piccioni viaggiatori erano pi� lenti dei neutrini, la spada meno rapida di una pallottola, l�inchiostro meno lesto della tastiera. oggi si procrastinava il dubbio se i neutrini non fossero dei piccioni senza ali nell�immaginazione di uno spadaccino privo di carta e penna. Faldone non bastava aprire il faldone delle illusorie chimere per poter gioire del numero di poesie ivi contenute. si scartabellava per trovare la frase rivelatrice mai scritta e ci si compiaceva, allora, per qualche lettera, ingrediente povero di una trama gi� assaporata. sono trascorsi questi anni sono trascorsi questi anni. i giorni, ora, si stiracchiano come nelle stagioni pi� calde. centelliniamo quel che ci resta. gli occhi ripassano tutti i colori di questo immenso caleidoscopio prima di chiudersi nell�enigma dell�origine celata e il passato ansima la perduta innocenza dell�accaduto. fotografia immutabile lo scorrere delle cose. non ci � dato contare i gradini per raggiungerci. stampelle sorreggevano pensieri frantumati. a ritroso scivolavamo nei solchi dei ricordi. fisso, ora, quella foto che stampa cos� come sono: il bianco e il nero, il nostro tempo speso. Normalit� perch� non scappavamo da questo scempio? perch� non distruggevamo il non senso? torniamo a essere normali. nella pazza incredulit� riprendiamoci gli oggetti smarriti. Il tempo il tempo aiuta a morire �che ore sono?� il ricordo � vita a ritroso come quando torni sui tuoi passi come quando padre te ne stavi a guardare fuori dalla finestra e �nevica� dicevi con voce sommessa da quel letto compagno nella fine come quando mi attardo sul domani e la misura si accorcia come quando rabberci l�orlo dei pantaloni perch� anche l�altezza si sminuisce quasi a voler domandare scusa per l�intromissione o per aver tanto osato approssimarsi alla vetta o come quando gli alberi sfrecciano impazziti perch� i tuoi occhi vedono frazioni di intervalli e la storia inizia indietro Sciame si campava. ch� un posto valeva l�altro nell�inseguire lo sciame di trame prima di inciampare all�unisono su carie incise ascritte in vitree voci deposte tra incastonate carcasse. bastava alzare lo sguardo dove la neve alta disegnava spezzate sinusoidi nel compendio del magma amico al tempo per dirsi che: parlare era non parlarsi, guardare era non guardarsi, esistere era non esistere. Scale scendeva per le scale saltando, a tre a tre, i gradini. il corrimano, uno scivolo di emergenza per un gioco, a volte, pi� spericolato. non aveva paura, immaginava il futuro come una perenne corsa dal settimo al piano terra lungo quello spazio vuoto attorno al quale si avvolgevano le scale. era il suo mondo, fuori dal portone di casa il calmo, silente, viscido asfalto della strada. 3 FRAMMENTI Illusionista si cerc� dappertutto il trucco dell�origine sottintesa nell�ammobiliato scenario. mai si trov� l�illusionista o si persero le sue tracce sparpagliate nei meandri degli estrosi balocchi. Alfabeto di tutto fu scritto e l�alfabeto del mondo era sempre pi� povero. si ricercavano nuove lettere anche se la precariet� della parola lottava per un discorso a tempo indeterminato. Scure Questo tempo abbaiava al proprio padrone ma non scodinzolava a festa. Stava rintanato nella sua cuccia aspettando che la scure di una sua frazione abbattesse il boia. PALLONCINI quel palloncino sal� improvviso scappato da una piccola mano. mai pi� fu ritrovato nello sgonfio dimagrimento dell�elio. noi, pieni d�aria, eravamo rimasti a terra. Teatrino venivamo sparati in questo palcoscenico di burattini e burattinai, un minuscolo teatrino dove l�applauso di quattro marmocchi anticipava la fine di qualche sorriso gi� spezzato da fili interdentali, surrogato dell�equilibrista che, al sicuro, sogghignava alla rete sotto, sempre una ragnatela di fili e la vedova a forma di clessidra accorciava il residuo nel buio della specie. POSSIBILITA' c�era una verit� tramandata da previi accordi ove alleggerendo il fardello umano per svuotamento acquoso incanalato nell�intreccio idrico e primordiale di identiche molecole rimanesse il miraggio di un alone sgrassante sotterraneo ad assetate dune dove tra le pieghe ondulate della sabbia poteva apparire la veste perduta in un altro emisfero, di questo si discuteva tra idraulici, se cambiare o meno quel tubo. L�imbonitore questa � poesia, questa � poesia! farfugliava lo scellerato piazzista da un traballante palchetto chi sei tu per sentenziare o solo per poter lontanamente profanare il suo nome? chi sei tu per imporle di indossare i tuoi jeans lisi o consigliarle un doppio hamburger ripieno di maionese e ketchup? la Musa sa come vestirsi, come nutrirsi, non abbisogna di cori modesti per tirare alla pensione, forse a mezzogiorno un hamburger sar� la sua, non la tua scelta, forse con il caldo della sera un paio di jeans sar� la sua, non la tua scelta, forse quei versi improvvisi nella notte saranno una sua, non la tua scelta questa e poesia, questa � poesia! farfugliava lo scellerato piazzista da un traballante palchetto chi sei tu per sentenziare o solo per poter lontanamente profanare il suo nome? Critico questa � poesia, questa � poesia! chi sei tu, oh scellerato piazzista, per sentenziare o solo per poter lontanamente profanare il suo nome? chi sei tu per imporle di indossare i tuoi jeans lisi o consigliarle un doppio hamburger ripieno di maionese e ketchup? lei sa come vestirsi, come nutrirsi, non abbisogna dei tuoi cori modesti per tirare alla pensione, ( questo � il tuo problema, non il suo ) forse a mezzogiorno un hamburger sar� la sua, non la tua scelta, forse con il caldo della sera un paio di jeans sar� la sua, non la tua scelta, forse quei versi improvvisi nella notte saranno una sua, non la tua scelta questa e poesia, questa � poesia! chi sei tu, oh scellerato piazzista, per sentenziare o solo per poter lontanamente profanare il suo nome? 25 APRILE come pappagalli ripetiamo che c�� stato un giorno, un mese, un anno e domani ritorneremo alla �burlesque� di questo tempo ignari di un futuro e imprecisato giorno, mese, anno che i nostri nipoti annoteranno sul calendario perch� si deve ri-morire per poterci ri-scrivere. CINQUE MINUTI ogni cinque minuti s�inventano qualche neologismo e la spending review � il caviale dei ricchi e la briciola di pane raffermo per il povero. ogni cinque minuti ci ripetono che dobbiamo passivamente subire, come bravi soldatini immolati alla loro dabbenaggine, i capricci e gli ordini del generale Spread. ogni cinque minuti c�� chi si uccide invece di uccidere la causa. ogni cinque minuti ci illudono che un pallido sole torner� a risplendere. ogni cinque minuti gli sciacalli ripetono la filastrocca della ri-crescita, forse quella dei capelli? cinque minuti per dirvi di non ascoltare codeste cassandre puttane travestite da lauree con master a seguito, figlie di un capitalismo abortito e di una democrazia stuprata. cinque minuti di raccomandazione affinch� non sprechiate un solo secondo per rifugiarvi dietro a impossibili infiniti o a pindarici voli di opachi gabbiani. cinque minuti per riprendervi quella dignit� persa nella sabbia fine di qualche deserto. scusate se, oggi, vi ho rubato cinque minuti del vostro prezioso tempo. MELODIA passa il tram. quelli di una volta. Il pirellone (l'unico con i tacchi) rifatto. come vernissage di baldracca. lo sporco confina con transenne. sigillano un domani pulito. anche il vecchio regime restaurato. non muore mai, quello. sopravvive tra avanzi di idea. cos� scorre la vita. cos� passeggi per il centro. hai fatto centro. le freccette,un lontano ricordo dei navigli. in qualche bar dove il calcetto accoglieva giovani ossa. improvvisazione. l'occhio scivola sul pavimento. vicino allo zerbino. fuori dalla porta. scende le scale (solo un piano). esce sulla strada. osserva il tombino. attraversa il marciapiede. guarda una saracinesca. si � fatto tardi. torna sui propri passi. ritorna nell'orbita. altezza differita. l'orologio � l'orizzonte. prende l'ascensore. dimensionale del chiuso accetta l'intruso. da linea a superficie. geometria piana. piano il punto si colloca (situazione temporanea). blues. ogni giorno ricordo il mio tempo. sembra ieri la scomparsa del mio vecchio. poi riprendo la solita metro. alle 8 precise dopo il bacio frettoloso. viene voglia di uscire con gli occhi. la prossima fermata � uguale alla successiva. e il frastuono dei passi tormenta la superficie dell'asfalto. sotto gli odori ti riconducono all'origine. e il chiuso non � poi cos� male. quella telecamera continua a fissarmi. mi rimprovera perch� vivo, "Vivo?", il tam-luci tam-rumori abbatte le voci , fuoriescono esili dalle ante scrostate, luride dagli sputi dello scempio, spoglie dal soffio che fugge. cos� ricordo il mio tempo. ad libitum (1). Il bagno ha le piastrelle azzurre. la porta verde. i sanitari bianchi. tutto il resto � giallo. (I� riff) Il bagno ha le piastrelle azzurre. la porta verde. i sanitari bianchi. tutto il resto � giallo. (I� riff) Il bagno ha le piastrelle azzurre. la porta verde. i sanitari bianchi. tutto il resto � giallo. (I� riff) cos� coloro l'ufficio. la piantagione produce monitor. soffice la neve. per non vedere. per non vedere. (II� riff) cos� coloro l'ufficio. la piantagione produce monitor. soffice la neve. per non vedere. per non vedere. (II� riff) cos� coloro l'ufficio. la piantagione produce monitor. soffice la neve. per non vedere. per non vedere. (II� riff) (schema ABA). nulla di serio. (A) dedali d'idee confondono il mattino. come le stragi di questi giorni, settimane, anni. anche gli amori nascono e muoiono. cos� il cappuccino soppiantato dall'ortolana della sera. Inciso. (B) quelle case sparse inghiottite dal verde della Garfagnana, sparute festeggiano la gioia del silenzio, uniche scie bianche le rotte mi-rm-mi, raramente si inabissano. Katiuscia non � quella bella prostituta al solito angolo e Cana non � la rinomata punta cos� lontana dalle barbarie. conclusione. (A) nulla di serio. dedali d'idee confondono il mattino. come le stragi di questi giorni, settimane, anni. anche gli amori nascono e muoiono. cos� il cappuccino soppiantato dall'ortolana della sera. triade1. studiavo con il marcio del legno. puzzava. la maestra puniva la mia mano. "maledetto mancino" che il Diavolo ti abbia in gloria (diceva). schernito da saccenti compagni (tutti destri). mi tiravano le noccioline come giovane cucciolo in gabbia. dietro una vecchia lavagna logorata e scrostata dal tempo. non l'ha perdonata - la maestra -. il diavolo l'ha poi accolta in gloria! triade2. nell'ora d'aria tuffo nel sentore del che cosa si dice. niente mi affermo. sogno i trifidi. Peter cavalca la moto. la strada non termina mai e le strisce bianche accorrono, mi abbracciano. "light my fire," un bel sound, lo sballo della mia epoca-segmento. in quella dimora che amante mi hai tradito per la fuffa del presente. triade3 cos� va il pallone scaraventato in rete. o soffiato in alto da Chaplin. un affresco con tanti colori� da vicino, da lontano il viso butterato di un vecchio. ascolto Hendrix (Lui, s� che non ha studiato) da sottofondo ai Dreamers, un '68 storpiato. io c'ero, c'eravamo tutti e poi la bolla l'abbiamo inghiottita come la gomma del ponte e Brooklin' non approvava. non capisco l'oggi. solo i jeans sono sempre pi� o meno stinti. Nota. Jimi, un maledetto mancino nero, ha cambiato le sorti della musica. una poesia diversa che ha sconcertato le solite bolle di sapone appesantite dalla paura di dover cedere il passo ai soliti extra-comunitari. sospensione 1. quando ti infili la cintura sembra di ricomporre i pezzi, (ancora sopiti) ch� il sopra e sotto appaiono avvitati per incanto, sino a sera, quando un letto ti riporta allo spoglio del puzzle, gi� sporcato dall'ovviet� delle cose e quella cintura ci libera dalla consuetudine confusa della follia. legatura I� parte. due parole per dire� che ho sempre pensato che la poesia potesse essere di tutti, universale e non degli imitatori degli imitatori. che potesse essere come il Jazz, un'improvvisazione che approdi l� dove non � mai ben chiaro. come le nostre vite, pronte a essere spezzate ora o dopo o quando. intero. la testa � fasciata dall'alto. (sia che piova o meno), ai lati stritolati gli arti (vetrine pi� o meno appuntite), sotto i piedi la pavimentazione (pi� o meno asfaltata), dietro si guarda poco (pi� o meno infastidisce quel torcicollo), davanti lo sguardo posa distratto un punto (pi� o meno in movimento), pi� o meno tutto passeggiando con il proprio intero. misura successiva. quattro mura imbrattate nel proseguio della via. maledetta congiunzione del diritto con il rovescio: si attarda o approssima. dipende! che m'ispira l'onnipotenza di un dio. non quello greco, confusione oppiacea del popolo. oggi � come noi. ma ricordiamo quel libro, allora deriso. ora ci fa comodo per la paura del dopo pasto. minimale l'azione che sembra il gigante buono o cattivo. mi rigiro tra puntini di pareti incidentate. le macerie ostacolano passi. ora chiassosi ora deboli. tutto cos�. a mezzo tra pianti e risa , sembra facile ma il tombino sfugge e ruzzoli tra chimerici folletti, psichedeliche istantanee per poi riprendere il cammino della paura e la mano va , la testa segue, il corpo tutto (non pi� crisalide) non passa il tubo, lasciato l� quasi per caso, oltrepassato il valico sembra che sia cambiato, accidenti alla metafora sgarbata che tesse la solita tela. illuso! illusionisti del piacere sbancano la tua slot, ben poca cosa conteneva e riprendi la falcata vuota e la vetta (cosa avr� da dirci?) forse risponder� il limite del vivo. voce. ci si vede ogni tanto. forse pi� per ricordarci che ci siamo. il come poco importa. giri lo sguardo, caleidoscopio di maschere, colori appiccicati - pi� o meno posticci - in feste di labiali, talvolta la parola dice. ci si vede ogni tanto. armonia. quelli del quartiere. ci ingrigiamo nello stesso modo. trent'anni di saluti. con un semplice cenno della mano. tutti con i nostri vizietti. la tabaccaia ladrona. la puttana con quel suo fare da Esselunga. il farmacista un po' erborista e l'erborista un po' farmacista. il fiorista pakistano (new entry) con l'edicolante dal sorriso difficile. il negozio del liutaio, oramai una foresta di legni. la classica mamma a 100 metri da casa e il consueto rituale del pranzo domenicale. gli inquilini con le urla dei bambini nel recinto adibito a campetto. il verde che si attenua e il nero accentua la sua presenza. questo � il mio quartiere. questa � la mia Milano. oggi. legatura. II� parte. due parole per dire� che ho sempre pensato alla poesia come il gusto eterno di due note semplici o un lamento blues di B.B. King, una poesia nera e vera, il vissuto nel sangue nel ricordo di bianchi traghettatori, caronti di nuovi inferni in terre lontane. nota a margine della legatura II� parte. ho sempre pensato che la Poesia fosse, anche, in uno sgualcito poster di un bar o la Marilyn tappezzeria di un TIR inginocchiata con le calze a rete di una nera che ti prende il coso e te lo succhia sino a farti male. domanda. Chi sei? cosa fai? cosa vuoi? vocabolario da happy hour. damine in tailleur. pinguini in doppiopetto. un cinema? si prosegue con il brunch domenicale al Diana. la sfilata del nulla deturpa la maest� del liberty. la business class cena alla Risacca con i pullover di Missoni. corso Como. campi di concentramento de luxe accolgono quelli che si divertono. cecchini riempiono le stie. liberi e belli concludono la notte. risposta. non so. l'autobus tarda. aumenta l'Enel. l'euro decolla. la povert� atterra. jeans rattoppati. come il lavoro. optionals in attesa di una panchina. andante con moto. scorci di vita. mi cancello a gambero. taglio fette di accadimenti. caleidoscopio di colori. sempre quelli. sale l'azzurro, talvolta. dirompe nella distruzione. stiamo a guardare. perche? non distruggiamo? andante lento. piove. laviamoci le coscienze. la siccit� incombe. prendiamo l'ombrello? perch� proteggerci? perch� voler essere sempre asciutti? perch� difenderci? perch� aspettare che spiova? e poi e poi�� cos� trendy passeggiare con la ferrarelle come amica e far finta di bere� un sedicesimo. dov'� Dio? qualcuno muore. adoro la notte senza luci. la citt� riposa. quattro fari di passaggio illudono. per un momento. tutto torna come prima. prima dell'alba. arpeggio. dalla Predaia raggiungo Verv�. i sette larici distendono lenzuola. di verde accolgono la festa. una domenica d'Agosto come tante. il Brenta e l'Adamello orizzonti tracciati. chiudono la valle. la matita di un bambino disegna il campanile. da sotto guardo l'abete. altissimo sale a un punto imprecisato. chiudo il contorno seguendo la strada. lo schizzo rende l'idea. perfetto per una fugace giornata. felice di un amore che mi accompagna.