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IL REVERENDO
Di reverendo non aveva pi� n� la barba lunga, n� lo scapolare di
zoccolante, ora che si faceva radere ogni domenica, e andava a spasso colla sua
bella sottana di panno fine, e il tabarro colle rivolte di seta sul braccio.
Allorch� guardava i suoi campi, e le sue vigne, e i suoi armenti, e i suoi
bifolchi, colle mani in tasca e la pipetta in bocca, se si fosse rammentato del
tempo in cui lavava le scodelle ai cappuccini, e che gli avevano messo il saio
per carit�. si sarebbe fatta la croce colla mano sinistra.
Ma se non gli avessero insegnato a dir messa, e a leggere e a scrivere per
carit�, non sarebbe riescito a ficcarsi nelle primarie casate del paese, n� ad
inchiodare nei suoi bilanci il nome di tutti quei mezzadri che lavoravano e
pregavano Dio e la buon'annata per lui, e bestemmiavano poi come turchi al far
dei conti. �Guarda ci� che sono e non da chi son nato� dice il proverbio. Da chi
era nato lui, tutti lo sapevano, ch� sua madre gli scopava tuttora la casa. Il
Reverendo non aveva la boria di famiglia, no; e quando andava a fare il tresette
dalla baronessa, si faceva aspettare in anticamera dal fratello, col lanternone
in mano.
Nel far del bene cominciava dai suoi, come Dio stesso comanda; e s'era tolta
in casa una nipote, belloccia, ma senza camicia, che non avrebbe trovato uno
straccio di marito; e la manteneva lui, anzi l'aveva messa nella bella stanza
coi vetri alla finestra, e il letto a cortinaggio, e non la teneva per lavorare,
o per sciuparsi le mani in alcun ufficio grossolano. Talch� parve a tutti un
vero castigo di Dio, allorquando la poveraccia fu presa dagli scrupoli, come
accade alle donne che non hanno altro da fare, e passano i giorni in chiesa a
picchiarsi il petto pel peccato mortale - ma non quando c'era lo zio, ch'ei non
era di quei preti i quali amano farsi vedere in pompa magna sull'altare
dall'innamorata. Le donne, fuori di casa, gli bastava accarezzarle con due dita
sulla guancia, paternamente, o dallo sportellino del confessionario, dopo che
s'erano risciacquata la coscienza, e avevano vuotato il sacco dei peccati propri
ed altrui, ch� qualche cosa di utile ci si apprendeva sempre, per dar la
benedizione, uno che speculasse sugli affari di campagna.
Benedetto Dio! egli non pretendeva di essere un sant'uomo, no! I sant'uomini
morivano di fame; come il vicario il quale celebrava anche quando non gli
pagavano la messa; e andava attorno per le case de' pezzenti con una sottana
lacera che era uno scandalo per la Religione.
Il Reverendo voleva portarsi avanti; e ci si portava, col vento in
poppa; dapprincipio un po' a sghembo per quella benedetta tonaca che gli dava
noia, tanto che per buttarla nell'orto del convento aveva fatta causa al
Tribunale della Monarchia, e i confratelli l'avevano aiutato a vincerla per
levarselo di torno, perch� sin quando ci fu lui in convento volavano le panche e
le scodelle in refettorio ad ogni elezione di provinciale; il padre Battistino,
un servo di Dio robusto come un mulattiere, l'avevano mezzo accoppato, e padre
Giammaria, il guardiano, ci aveva rimesso tutta la dentatura. Il Reverendo, lui,
stava chiotto in cella, dopo di aver attizzato il fuoco, e in tal modo era
arrivato ad esser reverendo con tutti i denti, che gli servivano bene; e
al padre Giammaria che era stato lui a ficcarsi quello scorpione nella manica,
ognuno diceva: - Ben gli sta! -
Ma il padre Giammaria, buon uomo, rispondeva, masticandosi le labbra colle
gengive nude:
- Che volete? Costui non era fatto per cappuccino. � come papa Sisto, che da
porcaio arriv� ad essere quello che fu. Non avete visto ci� che prometteva da
ragazzo? -
Per questo padre Giammaria era rimasto semplice guardiano dei Cappuccini,
senza camicia e senza un soldo in tasca, a confessare per l'amor di Dio, e
cuocere la minestra per i poveri.
Il Reverendo, da ragazzo, come vedeva suo fratello, quello del lanternone,
rompersi la schiena a zappare, e le sorelle che non trovavano marito neanche a
regalarle, e la mamma la quale filava al buio per risparmiar l'olio della
lucerna, aveva detto: - Io voglio esser prete! - Avevano venduto la mula e il
campicello, per mandarlo a scuola, nella speranza che se giungevano ad avere il
prete in casa ci avevano meglio della chiusa e della mula. Ma ci voleva altro
per mantenerlo al seminario! Allora il ragazzo si mise a ronzare attorno al
convento perch� lo pigliassero novizio; e un giorno che si aspettava il
provinciale, e c'era da fare in cucina, lo accolsero per dare una mano. Padre
Giammaria, il quale aveva il cuore buono, gli disse: - Ti piace lo stato? e tu
stacci -. E fra Carmelo, il portinaio, nelle lunghe ore d'ozio, che s'annoiava
seduto sul muricciuolo del chiostro a sbattere i sandali l'un contro l'altro,
gli mise insieme un po' di scapolare coi pezzi di saio buttati sul fico a
spauracchio delle passere. La mamma, il fratello e la sorella protestavano che
se entrava frate era finita per loro, e ci rimettevano i denari della scuola,
perch� non gli avrebbero cavato pi� un baiocco. Ma lui che era frate nel sangue,
si stringeva le spalle, e rispondeva: - Sta a vedere che uno non pu� seguire la
vocazione a cui Dio l'ha chiamato! -
Il padre Giammaria l'aveva preso a ben volere perch� era lesto come un gatto
in cucina, e in tutti gli uffici vili, persino nel servir la messa, quasi non
avesse fatto mai altro in vita sua, cogli occhi bassi, e le labbra cucite come
un serafino. - Ora che non serviva pi� la messa aveva sempre quegli occhi bassi
e quelle labbra cucite, quando si trattava di un affare scabroso coi signori,
che c'era da disputarsi all'asta le terre del comune, o da giurare il vero
dinanzi al Pretore.
Di giuramenti, nel 1854, dovette farne uno grosso davvero, sull'altare,
davanti alla pisside, mentre diceva la santa messa, ch� la gente lo accusava di
spargere il col�ra, e voleva fargli la festa.
- Per quest'ostia consacrata che ho in mano - disse lui ai fedeli
inginocchiati sulle calcagna - sono innocente , figliuoli miei! Del resto vi
prometto che il flagello cesser� fra una settimana. Abbiate pazienza! -
S�, avevano pazienza! per forza dovevano averla! Poich� egli era tutt'uno col
giudice e col capitan d'armi, e il re Bomba gli mandava i capponi a Pasqua e a
Natale per disobbligarsi, dicevasi; e gli aveva mandato anche il contravveleno,
caso mai succedesse una disgrazia.
Una vecchia zia che aveva dovuto tirarsi in casa, per non fare mormorare il
prossimo, e non era pi� buona che a mangiare il pane a tradimento, aveva sturato
una bottiglia per un'altra, e acchiapp� il col�ra bell'e buono; ma il nipote
stesso, per non fare insospettir la gente, non aveva potuto amministrarle il
contravveleno. - Dammi il contravveleno! dammi il contravveleno! - supplicava la
vecchia, gi� nera come il carbone, senza aver riguardo al medico ed al notaio
ch'erano l� presenti, e si guardavano in faccia imbarazzati. Il Reverendo, colla
faccia tosta, quasi non fosse fatto suo, borbottava stringendosi nelle spalle: -
Non le date retta, che sta delirando -. Il contravveleno, se pur ce l'aveva, il
re glielo aveva mandato sotto suggello di confessione, e non poteva darlo a
nessuno. Il giudice in persona era andato a chiederglielo ginocchioni per sua
moglie che moriva, e s'era sentito rispondere dal Reverendo:
- Comandatemi della vita, amico caro; ma per cotesto negozio, proprio, non
posso servirvi -.
Questa era storia che tutti la sapevano, e siccome sapevano che a furia di
intrighi e d'abilit� era arrivato ad essere l'amico intrinseco del re, del
giudice e del capitan d'armi, che aveva la polizia come l'Intendente, e i suoi
rapporti arrivavano a Napoli senza passar per le mani del Luogotenente, nessuno
osava litigare con lui, e allorch� gettava gli occhi su di un podere da vendere,
o su di un lotto di terre comunali che si affittavano all'asta, gli stessi pezzi
grossi del paese, se s'arrischiavano a disputarglielo, lo facevano coi
salamelecchi, e offrendogli una presa di tabacco.
Una volta, col barone istesso, durarono una mezza giornata a tira e molla. Il
barone faceva l'amabile, e il Reverendo seduto in faccia a lui, col tabarro
raccolto fra le gambe, ad ogni offerta d'aumento gli presentava la tabacchiera
d'argento, sospirando: - Che volete farci, signor barone. Qui � caduto l'asino,
e tocca a noi tirarlo su -. Finch� si papp� l'aggiudicazione, e il barone tir�
su la presa, verde dalla bile.
Cotesto l'approvavano i villani, perch� i cani grossi si fanno sempre la
guerra fra di loro, se capita un osso buono, e ai poveretti non resta mai nulla
da rosicare. Ma ci� che li faceva mormorare era che quel servo di Dio li
smungesse peggio dell'anticristo, allorch� avevano da spartire con lui, e non si
faceva scrupolo di chiappare la roba del prossimo, perch� gli arnesi della
confessione li teneva in mano e se cascava in peccato mortale poteva darsi
l'assoluzione da s�. - Tutto sta ad averci il prete in casa! - sospiravano. E i
pi� facoltosi si levavano il pan di bocca per mandare il figliuolo al seminario.
- Quando uno si d� alla campagna, bisogna che ci si dia tutto, - diceva il
Reverendo, onde scusarsi se non usava riguardi a nessuno. E la messa stessa lui
non la celebrava altro che la domenica, quando non c'era altro da fare, che non
era di quei pretucoli che corrono dietro al tre tar� della messa. Lui non ne
aveva bisogno. Tanto che Monsignor Vescovo, nella visita pastorale, arrivando a
casa sua, e trovandogli il breviario coperto di polvere, vi scrisse su col dito
�deo gratias�! Ma il Reverendo aveva altro in testa che perdere il tempo a
leggere il breviario, e se ne rideva del rimprovero di Monsignore. Se il
breviario era coperto di polvere, i suoi buoi erano lucenti, le pecore lanute, e
i seminati alti come un uomo, che i suoi mezzadri almeno se ne godevano la
vista, e potevano fabbricarvi su dei bei castelli in aria, prima di fare i conti
col padrone. I poveretti slargavano tanto di cuore. - Seminati che sono una
mag�a! Il Signore ci � passato di notte! Si vede che � roba di un servo di Dio e
conviene lavorare per lui che ci ha in mano la messa e la benedizione! - In
maggio, all'epoca in cui guardavano in cielo per scongiurare ogni nuvola che
passava, sapevano che il padrone diceva la messa pella raccolta, e valeva pi�
delle immagini dei santi, e dei pani benedetti per scacciare il malocchio e la
malannata. Anzi il Reverendo non voleva che spargessero i pani benedetti pel
seminato, perch� non servono che ad attirare i passeri e gli altri uccelli
nocivi. Delle immagini sante poi ne aveva le tasche piene, giacch� ne pigliava
quante ne voleva in sagrestia, di quelle buone, senza spendere un soldo, e le
regalava ai suoi contadini.
Ma alla raccolta, giungeva a cavallo, insieme a suo fratello, il quale gli
faceva da campiere, collo schioppo ad armacollo, e non si muoveva pi�, dormiva
l�, nella malaria, per guardare ai suoi interessi, senza badare neanche a
Cristo. Quei poveri diavoli, che nella bella stagione avevano dimenticato i
giorni duri dell'inverno, rimanevano a bocca aperta sentendosi sciorinare la
litania dei loro debiti. - Tanti rotoli di fave che tua moglie � venuta a
prendere al tempo della neve. - Tanti fasci di sarmenti consegnati al tuo
figliuolo. - Tanti tumoli di grano anticipati per le sementi - coi frutti - a
tanto il mese. - Fa il conto -. Un conto imbrogliato. Nell'anno della carestia,
che lo zio Carmenio ci aveva lasciato il sudore e la salute nelle chiuse del
Reverendo, gli tocc� di lasciarvi anche l'asino, alla messe, per saldare il
debito, e se ne andava a mani vuote, bestemmiando delle parolacce da far tremare
cielo e terra. Il Reverendo, che non era l� per confessare, lasciava dire, e si
tirava l'asino nella stalla.
Dopo che era divenuto ricco aveva scoperto nella sua famiglia, la quale non
aveva mai avuto pane da mangiare, certi diritti ad un beneficio grasso come un
canonicato, e all'epoca dell'abolizione delle manimorte aveva chiesto lo
svincolo e s'era pappato il podere definitivamente. Solo gli seccava per quei
denari che si dovevano pagare per lo svincolo, e dava del ladro di Governo il
quale non rilascia gratis la roba dei beneficii a chi tocca.
Su questa storia del Governo egli aveva dovuto inghiottir della bile assai,
fin dal 1860, quando avevano fatto la rivoluzione, e gli era toccato nascondersi
in una grotta come un topo, perch� i villani, tutti quelli che avevano avuto
delle quistioni con lui, volevano fargli la pelle. In seguito era venuta la
litania delle tasse, che non finiva pi� di pagare, e il solo pensarci gli mutava
in tossico il vino a tavola. Ora davano addosso al Santo Padre, e volevano
spogliarlo del temporale. Ma quando il Papa mand� la scomunica per tutti coloro
che acquistassero beni delle manimorte, il Reverendo sent� montarsi la mosca al
naso, e borbott�:
- Che c'entra il Papa nella roba mia? Questo non ci ha a far nulla col
temporale. - E seguit� a dir la santa messa meglio di prima.
I villani andavano ad ascoltare la sua messa, ma pensavano senza volere alle
ladrerie del celebrante, e avevano delle distrazioni. Le loro donne, mentre gli
confessavano i peccati, non potevano fare a meno di spifferargli sul mostaccio:
- Padre, mi accuso di avere sparlato di voi che siete un servo di Dio, perch�
quet'inverno siamo rimasti senza fave e senza grano a causa vostra. - A causa
mia! Che li faccio io il bel tempo o la malannata? Oppure devo possedere le
terre perch� voialtri ci seminiate e facciate i vostri interessi? Non ne avete
coscienza, n� timore di Dio? Perch� ci venite allora a confessarvi? Questo � il
diavolo che vi tenta per farvi perdere il sacramento della penitenza. Quando vi
mettete a fare tutti quei figliuoli non ci pensate che son tante bocche che
mangiano? Ve li ho fatti far io tutti quei figliuoli? Io mi son fatto prete per
non averne -.
Per� assolveva, come era obbligo suo; ma nondimeno nella testa di quella gente
rozza restava qualche confusione fra il prete che alzava la mano a benedire in
nome di Dio, e il padrone che arruffava i conti, e li mandava via dal podere col
sacco vuoto e la falce sotto l'ascella.
- Non c'� che fare, non c'� che fare - borbottavano i poveretti rassegnati. -
La brocca non ci vince contro il sasso, e col Reverendo non si pu� litigare, ch�
lui sa la legge! -
Se la sapeva! Quand'erano davanti al giudice, coll'avvocato, egli chiudeva la
bocca a tutti col dire: - La legge � cos� e cos� -. Ed era sempre come giovava a
lui. Nel buon tempo passato se ne rideva dei nemici, degli invidiosi. Avevano
fatto un casa del diavolo, erano andati dal vescovo, gli avevano gettato in
faccia la nipote, massaro Carmenio e la roba malacquistata, gli avevano fatto
togliere la messa e la confessione. Ebbene? E poi? Egli non aveva bisogno del
vescovo n� di nessuno. Egli aveva il fatto suo ed era rispettato come quelli che
in paese portano la battuta; egli era di casa della baronessa, e pi� facevano
del chiasso intorno a lui, peggio era lo scandalo. I pezzi grossi non vanno
toccati, nemmeno dal vescovo, e ci si f� di berretto, per prudenza, e per amor
della pace. Ma dopo che era trionfata la eresia, colla rivoluzione, a che gli
serviva tutto ci�? I villani che imparavano a leggere e a scrivere, e vi
facevano il conto meglio di voi; i partiti che si disputavano il municipio, e si
spartivano la cuccagna senza un riguardo al mondo; il primo pezzente che poteva
ottenere il gratuito patrocinio, se aveva una quistione con voi, e vi faceva
sostener da solo le spese del giudizio! Un sacerdote non contava pi� n� presso
il giudice , n� presso il capitano d'armi; adesso non poteva nemmeno far
imprigionare con una parolina, se gli mancavano di rispetto, e non era pi� buono
che a dir messa, e confessare, come un servitore del pubblico. Il giudice aveva
paura dei giornali, dell'opinione pubblica, di quel che avrebbero detto Caio e
Sempronio, e trinciava giudizi come Salomone! Perfino la roba che si era
acquistata col sudore della fronte gliela invidiavano, gli avevano fatto il
malocchio e la iettatura; quel po' di grazia di Dio che mangiava a tavola, gli
dava gran travaglio, la notte, mentre suo fratello, il quale faceva una vita
dura, e mangiava pane e cipolla, digeriva meglio di uno struzzo, e sapeva che di
l� a cent'anni, morto lui, sarebbe stato il suo erede, e si sarebbe trovato
ricco senza muovere un dito. La mamma, poveretta, non era pi� buona a nulla, e
campava per penare e far penare gli altri, inchiodata nel letto dalla paralisi,
che bisognava servir lei piuttosto; e la nipote istessa, grassa, ben vestita,
provvista di tutto, senza altro da fare che andare in chiesa, lo tormentava,
quando le saltava in capo di essere in peccato mortale, quasi ei fosse di quegli
scomunicati che avevano spodestato il Santo Padre, e gli aveva fatto levar la
messa dal vescovo.
- Non c'� pi� religione, n� giustizia, n� nulla! - brontolava il Reverendo
come diventava vecchio. - Adesso ciascuno vuol dir la sua. Chi non ha nulla
vorrebbe chiapparvi il vostro. - Levati di l�, che mi ci metto io! - Chi non ha
altro da fare viene a cercarvi le pulci in casa. I preti vorrebbero ridurli a
sagrestani, dir messa e scopare la chiesa. La volont� di Dio non vogliono farla
pi�, ecco cos'�! -