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POESIE DI GEORGE BYRON




GEORGE BYRON

"Ella splendida incede, come notte
Di limpido immenso e cieli di stelle,
E tutto il meglio di oscuro e di luce
Negli occhi e nell'aspetto suo rifulge:
Dolce in quel tenero chiarore
Che il cielo nega allo sfarzo del giorno."
LORD BYRON



"Quando ci separammo,
fra silenzio e lacrime,
coi nostri cuori infranti,
lasciandoci per anni,
il tuo viso divenne freddo e pallido,
piu' gelido il tuo bacio;
in verita' quell'ora gia' annunciava
il dolore presente.
Se dopo tanti anni
ti dovessi incontrare, in che modo
potrei salutarti?
Con silenzio e lacrime"
GEORGE  BYRON



***


STANZE AD AUGUSTA 

I 

Anche se il giorno del mio destino era finito 
E tramontata la stella del mio fato, 
Il tuo cuore indulgente non volle trovare 
Le colpe che molti scorgevano in me; 
Anche se la tua anima sapeva il mio dolore, 
Non esit� a dividerlo con me 
E quell'amore che si � dipinto 
Il mio spirito l'ha trovato solo in te. 

II 

Cos� quando intorno mi sorride la natura, 
Ultimo sorriso che risponde al mio, 
Io non credo che essa m'inganni 
Poich� mi ricorda il tuo sorriso; 
E quando i venti combatton con l'oceano 
Come con me i cuori in cui credevo, 
Se i marosi mi danno il turbamento 
� perch� m'allontano da te. 

III 

Bench� la roccia della mia ultima speranza 
Sia in pezzi, e nel fondo dell'onda i suoi frammenti, 
Bench� senta che la mia anima � votata 
Alla pena, essa non sar� sua schiava. 
Molti sono i tormenti che mi inseguono: 
Possono annientarmi, non spezzarmi, 
Possono torturarmi, non domarmi; 
� a te che io penso, non a loro. 

IV 

Bench� umana tu non m'ingannasti 
Bench� donna non m'abbandonasti 
Bench� amata evitasti di ferirmi 
Bench� calunniata non tremasti mai 
Bench� fidata non mi rinnegasti 
Bench� divisa non fu per fuggire 
Bench� vigile non fu per diffamarmi 
N� fosti muta perch� sparlasse il mondo. 

V 

Pure non biasimo, non disprezzo il mondo 
N� la guerra dei molti a uno solo; 
Se apprezzarlo non poteva la mia anima, 
Fu follia non fuggirlo prima: 
E se molto mi � costato quell'errore, 
Ben pi� di quanto prevedessi un tempo, 
Ho scoperto, qualunque cosa m'abbia tolto, 
Che non poteva privarmi di te. 

VI 

Dal naufragio del passato, che � gi� morto, 
Questo almeno posso riportare: 
Mi ha insegnato che quanto ho pi� amato 
Meritava che mi fosse tanto caro. 
Nel deserto sgorga una sorgente, 
C'� ancora un albero nel deserto sconfinato, 
Canta un uccello nella solitudine 
E parla al mio spirito di te. 



***

ELLA PASSA RADIOSA



I. 

Ella passa radiosa, come la notte 
Di climi tersi e di cieli stellati; 
Tutto il meglio del buio e del fulgore 
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi 
Cos� addolciti a quella luce tenera 
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo. 

II. 

Un'ombra in pi�, un raggio in meno, avrebbero 
Guastato in parte la grazia senza nome 
Che ondeggia sulla sua treccia corvina 
O dolcemente le illumina in volto, 
Dove pensieri limpidi e soavi 
Pura svelano e preziosa la dimora. 

III. 

Su quella guancia, sopra quella fronte, 
Cos� dolci, serene ma eloquenti, 
I sorrisi avvincenti, i colori accesi 
Parlano di giorni volti al bene, 
Di un animo che qui con tutto � in pace, 
Di un cuore che ama innocente! 

***

EPISTOLA AD AUGUSTA




I 
Sorella mia! Dolce sorella mia! Se vi fosse 
Un nome pi� caro e puro, dovrebbe essere tuo. 
Monti e mari ci dividono, ma non chiedo 
Lacrime, s� tenerezza che alla mia risponda. 
Dovunque io vada, sei per me la stessa, 
Rimpianto amato al quale non rinuncio; 
Due cose ho ancora nel mio destino: 
Un mondo in cui vagare e una casa con te. 

II 
Se nulla fosse il primo, e avessi l'altra, 
Sarei nel porto della mia felicit�; 
Ma tu hai altri doveri, altri legami, 
Ed � mio desiderio rispettarli. 
Strano destino ha il figlio di tuo padre, 
Irrevocabile, perch� senza rimedio; 
L'antico fato del nostro avo � opposto al suo: 
Egli non ebbe pace in mare, io sulla terra. 

III 
Se in altri elementi sta la mia 
Eredit� di tempeste, se sulle rocce 
Di pericoli ignorati o imprevedibili ho sopportato 
La mia parte di colpi terreni, fu mio 
Lo sbaglio, e non cerco di nascondere 
I miei errori con difese assurde. 
Io fui l'artefice della mia caduta, 
Il pilota attento della mia sventura. 

IV 
Fu mia la colpa, e mio ne sia il compenso. 
Tutta la mia esistenza fu una lotta, da che il giorno 
Che mi diede la vita mi diede insieme quanto 
Sciupava a quel dono - fato o volont� devianti; 
E a volte trovai dura la battaglia 
E pensai di disfarmi dei miei vincoli di creta: 
Ma un poco ora vorrei vivere, almeno 
Per vedere cosa la sorte pu� serbarmi. 

V 
Di regni e imperi, nei miei brevi giorni, 
Ho veduto la fine, pure vecchio non sono; 
E quando guardo a ci�, la lieve spuma 
Dei miei anni d'affanno, ribollenti 
Come marosi selvaggi nella baia, si disperde: 
Qualcosa, io non so che, sorregge ancora 
Uno spirito tenue di costanza: non invano, 
Pur se fine a se stessa, abbiamo pena. 

VI 
Forse in me s'agita l'effetto del disprezzo, 
O forse una disperazione fredda che nasce 
Quando consueti ricorrono i mali; forse 
Un clima pi� mite, un'aria pi� pura (anche cos� 
Pu� l'anima mutare e noi impariamo 
A reggere una corazza pi� leggera) 
Mi hanno insegnato una quiete strana, che non era 
La prima compagna di una sorte pi� tranquilla. 

VII 
A volte quasi provo le emozioni 
Dell'infanzia felice; ruscelli, alberi, fiori 
Mi ricordano i luoghi in cui vivevo 
Prima che ai libri offrissi in sacrificio 
La mia giovane mente, e come un tempo mi assalgono, 
E il cuore si commuove a riconoscerli; 
Potrei anche pensare a tratti di incontrare 
Un essere da amare, vivo, ma nessuno come te. 

VIII 
Qui i paesaggi alpini offrono 
Ricchezza di contemplazione: ammirare 
� sentimento breve che non dura. 
Ma queste scene ispirano qualcosa 
Di pi� alto: qui essere soli non rattrista, 
Perch� ho visto molte cose che potrei desiderare 
E soprattutto posso scorgere un lago 
Pi� bello - non pi� caro - del nostro d'un tempo. 

IX 
Oh se soltanto tu fossi con me! Ma io divengo 
Il giullare dei miei stessi desideri e scordo 
Che la solitudine tanto celebrata 
Per questo solo rimpianto ha gi� perduto 
Il suo pregio; forse altri li so meglio 
Dissimulare: non sono d'umore malinconico, 
Pure sento che la mia filosofia vien meno 
E una marea mi sale nell'occhio che � mutato. 

X 
Ti ho ricordato il nostro caro lago 
Presso il vecchio castello che non sar� pi� mio. 
Il Lemano � bello, ma non pensare che rinunzi 
Al dolce ricordo di una sponda pi� cara: 
Della mia memoria triste rovina deve fare il tempo 
Prima che esso o tu fuggiate da questi occhi, 
Bench� siate, come tutto ci� che ho amato, 
Da me lontani o divisi per sempre. 

XI 
Dinanzi a me sta il mondo intero; alla Natura 
Io chiedo solo ci� che mi dar�: 
Riscaldarmi al suo sole d'estate, 
Confondermi nella pace del suo cielo, 
Vederne il volto gentile senza veli 
E non guardarla mai indifferente. 
Fu la mia prima amica, ora sar� 
La mia sorella, finch� non ti rivedr�. 

XII 
Posso reprimere tutti i sentimenti, ma non questo: 
Non lo vorrei, perch� qui vedo aperte 
Vedute pari a quelle dove iniziai la vita. 
Eran le prime, i miei soli sentieri 
Se avessi imparato per tempo a fuggire la folla 
Sarei migliore di quanto ora non sia, le passioni 
Che mi hanno straziato avrebbero dormito; 
Io non avrei sofferto, tu non avresti pianto. 

XIII 
Con la falsa Ambizione, che avevo a che fare? 
Con l'Amore poco, con la Fama ancor mano; 
Ma non cercati vennero e crebbero con me 
Dandomi quel che potevano: un nome. 
Pure, non questo era il fine che inseguivo: 
Certo un tempo miravo a pi� nobile scopo. 
Ora tutto � finito: mi aggiungo ai milioni 
Di vinti scomparsi prima di me. 

XIV 
Circa il futuro, il futuro di questo mondo 
Pu� richiedere poco del mio impegno; 
Mi sono sopravvissuto molti giorni, 
Di molte cose ho veduto la fine; 
Non c'� stato sonno nei miei anni, ma un bottino 
Di vigilie incessanti, perch� la vita che ho vissuto 
Avrebbe potuto colmare un secolo, prima 
Che un quarto fosse trascorso accanto a me. 

XV 
Per il resto che ancora deve accadere, 
Io sono pronto; verso il passato non mi sento 
Ingrato, perch� nella folla delle lotte 
Si � insinuata a volte la felicit�; 
Quanto al presente, non vorrei oltre soffocare 
Quel che sento. E non nasconder� che, pur cos�, 
Posso ancora guardarmi intorno e adorare 
Con pensieri profondi la Natura. 

XVI 
Quanto a te, mia dolce sorella, del tuo cuore 
Io mi sento sicuro, come tu del mio; 
Noi fummo e siamo - io sono come te - 
Esseri che mai potranno rinunciare 
L'uno all'altro; uniti o divisi non conta; 
Dall'inizio della vita al suo lento declino 
Noi siamo avvinti insieme: venga lenta o rapida 
La morte, il primo legame sar� eterno! 



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