PARINI : ALLA MUSA

PARINI: ALLA MUSA

 

 

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ALLA MUSA

 


Te il mercadante, che con ciglio asciutto
Fugge i figli e la moglie ovunque il chiama
Dura avarizia nel remoto flutto,
   Musa, non ama.

N� quei, cui l'alma ambiziosa rode
Fulgida cura; onde salir pi� agogna;
E la molto fra il d� temuta frode
   Torbido sogna.

N� giovane, che pari a tauro irrompa
Ove alla cieca pi� Venere piace:

 









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N� donna, che d'amanti osi gran pompa
   Spiegar procace.

Sai tu, vergine dea, chi la parola
Modulata da te gusta od im�ta;
Onde ingenuo piacer sgorga, e consola
   L'umana vita?

Colui cui diede il ciel placido senso
E puri affetti e semplice costume;
Che, di s� pago e dell'avito censo,
   Pi� non presume;

 




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Che spesso al faticoso ozio de' grandi
E all'urbano clamor s'invola, e vive
Ove spande natura influssi blandi
   O in colli o in rive;

E in stuol d'amici numerato e casto,
Tra parco e delicato al desco asside;
E la splendida turba e il vano fasto
   Lieto deride;

Che ai buoni, ovunque sia, dona favore;
E cerca il vero; e il bello ama innocente;

 





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E passa l'et� sua tranquilla, il core
   Sano e la mente.

Dunque perch� quella s� grata un giorno,
Del giovin cui di� nome il dio di Delo,
Cetra si tace; e le fa lenta intorno
   Polvere velo?

Ben mi sovvien quando, modesto il ciglio,
Ei gi�, scendendo a me, giudice fea
Me de' suoi carmi: e a me chiedea consiglio:
   E lode avea.

 




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Ma or non pi�. Chi sa? Sim�le a rosa
Tutta fresca e vermiglia al sol che nasce,
Tutto forse di lui l'eletta sposa
   L'animo pasce.

E di bellezza, di virt�, di raro
Amor, di grazie, di pudor natio
L'occupa s�, ch'ei cede ogni gi� caro
   Studio all'oblio.

Musa, mentr'ella il vago crine annoda
A lei t'appressa; e con vezzoso dito

 





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A lei premi l'orecchio; e dille, e t'oda
   Anco il marito:

�Giovinetta crudel, perch� mi togli
Tutto il mio D'Adda, e di mie cure il pregio,
E la speme concetta, e i dolci orgogli
   D'alunno egregio?

Costui di me, de' genii miei si accese
Pria che di te. Codeste forme infanti
Erano ancor, quando vaghezza il prese
   De' nostri canti.

 




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Ei t'era ignoto ancor quando a me piacque.
Io di mia man per l'ombra e per la lieve
Aura de' lauri l'avviai ver l'acque
   Che, al par di neve

Bianche le spume, scaturir dall'alto
Fece Aganippe il bel destrier che ha l'ale:
Onde chi beve io tra i celesti esalto
   E fo immortale.

Io con le nostre il volsi arti divine
Al decente, al gentile, al raro, al bello:

 





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Fin che tu stessa gli apparisti al fine
   Caro modello.

E se nobil per lui fiamma fu desta
Nel suo petto non conscio, e s'ei nodria
Nobil fiamma per te, sol opra � questa
   Del cielo e mia.

Ecco gi� l'ale il nono mese or scioglie
Da che sua fosti, e gi�, deh ti sia salvo,
Te chiaramente in fra le madri accoglie
   Il giovin alvo.

 




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Lascia che a me solo un momento ei torni;
E novo entro al tuo cor sorgere affetto,
E novo sentirai dai versi adorni
   Piover diletto:

Per� ch'io stessa, il gomito posando
Di tua seggiola al dorso, a lui col suono
De la soave andr� tibia spirando
   Facile tono:

Onde rapito, ei canter� che sposo
Gi� felice il rendesti, e amante amato;

 





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E tosto il renderai dal grembo ascoso
   Padre beato.

Scender� in tanto dall'eterea mole
Giuno, che i preghi de le incinte ascolta;
E vergin io de la Memoria prole,
   Nel velo avvolta,

Uscir� co' bei carmi; e andr� gentile
Dono a farne al Parini, italo cigno,
Che, ai buoni amico, alto disdegna il vile
   Volgo maligno�.

 

 

Il nobile Febo D�Adda , ex allievo di Parini, dopo essersi sposato, abbandona la poesia e gli studi, quindi il poeta lo esorta caldamente a ritornare all�esercizio poetico. Questo fatto diventa per Parini un pretesto per celebrare il sacro valore della poesia., come indica il titolo �Alla Musa �. Il componimento chiude il libro delle Odi e rappresenta il punto pi� alto del cammino poetico di Parini : il tono battagliero delle prime odi ha lasciato il posto a un atteggiamento pi� sereno, mentre lo stile ha raggiunto una neoclassica perfezione che colloca il testo tra i migliori del settecento.

Il poeta esordisce rivolgendosi alla Musa , che rappresenta la poesia, ed esalta le virt� che sono necessarie a coltivarla. In primo luogo evidenzia le caratteristiche che ad essa non s�addicono : l�avidit� del mercante, l�ambizione di chi � incontentabile, la sfrenatezza di chi si abbandona all�erotismo.Al contrario la poesia pu� essere amata  e goduta da chi vive una vita semplice, vicino alla natura,dedito a sentimenti autentici,, coltivando l�amicizia, la verit� e la bellezza. Nella seconda parte dice che Febo ha abbandonato la poesia perch� appagato dalla sua sposa e ne approfitta per osannare il valore del matrimonio.

Nella terza parte invoca la Musa affinch� intervenga sulla sposa per favorire il ritorno del marito alla poesia, che lo ha educato alla bellezza ed al valore dei sentimenti.La poesia per Parini non fa altro che accrescere l�amore e porta serenit� in famiglia alla pari dei figli che nascono dal matrimonio.

 



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