MONTALE: A MIA MADRE

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A MIA MADRE

 

A mia madre � Eugenio Montale

 

Ora che il coro delle coturnici

ti blandisce dal sonno eterno, rotta

felice schiera in fuga verso i clivi

vendemmiati del Mesco, or che la lotta

dei viventi pi� infuria, se tu cedi

come un�ombra la spoglia

                           (e non � un�ombra,

o gentile, non � ci� che tu credi)

chi ti protegger�? La strada sgombra

non � una via, solo due mani, un volto,

quelle mani, quel volto, il gesto di una

vita che non � un�altra ma se stessa,

solo questo ti pone nell�esilio

folto d�anime e voci in cui tu vivi.

E la domanda che tu lasci � anch�essa

un gesto tuo, all�ombra delle croci.

Il poeta si interroga, di fronte alla morte della madre,su ci� che resta di lei e sulla fede che l�ha animata, negando la possibilit� di una sopravvivenza che non sia il ricordo dei propri cari. Montale affronta due temi : il primo � il destino della madre scomparsa pensandola sola senza protezione ; il secondo � il problema dell�immortalit� : la madre pensava di continuare in un�altra vita la sua vita terrena. Il poeta vuol dire , invece, che la verit� � un�altra :dopo la morte non esiste un mondo ultraterreno ma un insieme di ricordi coltivati da che resta. E, quindi, � al ricordo che si affida la sopravvivenza

 

Stile:

-         La poesia � ricca di parentesi e di incisi;

-         C�� la continua compresenza nella poesia di elementi metaforici ed elementi realistici nella stessa parola;

-         Grandi giochi di rime e assonanze.

 

SPIEGAZIONE

Chi ti protegger�, madre, se cedi il tuo corpo , adesso che il canto delle coturnici (genere di uccelli ) rende meno atroce la tua morte  volando a schiera sopra la tua tomba, diretta verso il promontorio delle Cinque Terre in Liguria, adesso che gli uomini sono in guerra tra loro . La strada che conduce all'aldil� non esiste, l'unico sistema per sopravvivere � quello di riproporre alla memoria dei superstiti i caratteri fisici che distinguevano in vita quelle determinate persone. Solo questo ti distingue nel mio ricordo affettuoso dall'immagine di altre persone meno intensamente ricordate. E anche la domanda che tu mi lasci; proprio la tua richiesta, di non curarmi del corpo ma dell'anima, ti distingue dalle altre persone morte.

 


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