FELICE SERINO è nato a Pozzuoli nel 1941; autodidatta.
Vive a Torino.Ha pubblicato varie raccolte: da
Il dio-boomerang del 1978 a Casa di mare aperto del 2012.
Ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono
interessati autorevoli critici.
E’ stato tradotto in sei lingue.
Intensa anche la sua attività redazionale.
Tutta la sua opera è visibile on-line.
Blu marino
sciami di pensieri
sparpagliati
in riflessi di luna fantasma
ore dilatate un'alba fitta
d'inchiostro blu marino
altri me a sciorinare
-tenerezze in sorrisi di fiori-
della vita anteriore
Vivere in volo
fantasia questo vivere
in volo
nella liquida luce
notti acrobate
a fare incetta di sogni
per un'alba d'inchiostro
Di fosfeni e nubi
a labbra di luce poesia mi desti
da assonnate rive
vaghezza
vi transita di fosfeni e nubi
ove intoccabili sogni
dimorano
Di luce l'abbaglio
(testimonianza)
colma la bocca
di luce l'abbaglio
della veste
sentivo nelle ossa un fuoco
come lazzaro
mi sono levato
e andavo leggero come nell'aria
Vertigine di specchi
un'incognita ti resta la vita
nebulosa sogno o cos'altro
che ti avviluppa in una bolla
o forse solo velo da strappare
col beneplacito del tuo angelo
vedi
alle spalle i frammenti di te
in una vertigine di specchi
aggrapparsi al vuoto
ricacciati
indietro
dall'unghiuta morte
Cul-de-sac (2)
tu che deambuli come
su inclinati piani
dimmi che vedi in questa
bolla d'alcool e droga
se mondi immaginifici o
sorta d'inferni
ti scagli sulla madre per la
giornaliera dose
tu potenziale omicida
su strade d'asfalto allucinate
ahi che non vede mai giorno
il tuo cul-de-sac
è rovi e croci
sangue pestato nei tuoi vaneggiamenti
Vaghezze di luna
vola nel sangue della parola
l'anima gemmante
un'alba cadmio
accoglie
in vaghezze di luna
l'erratico cuore
Dove l'angelo
falesie di pensieri
nella fragilità del giorno
quando alta
s'eleva la parola - dove
il senso di sé t'innamora
dove l'angelo
perde una piuma
Anamorfosi
del sognato
ricordi a brani
mentre l'io è anamorfosi
nella "valvola" del sogno
ti svegli e ti ritrovi davanti
a un te dagli enigmi irrisolti
un circolo vizioso
il tuo uroboro
ti appare anamorfosi
a volte
anche questa vita che imita
sempre più il sogno
nell'avvicendarsi degli anni
i treni persi
alle stazioni
Un occhio di riguardo
un occhio di riguardo
per quei tralci che non
secchino anzitempo
-noi protendimento
dell'Albero che nei secoli affonda
le sue radici
un occhio di riguardo
ché a prezzo di sangue
fu il riscatto
Ulissidi
ulissidi e la vela della
passione su perigliosi flutti
intrisi di mistica luce
a sbraitare di gioia
il cuore
sull'orizzonte la terra
promessa
Fantasia 3
la barca trasparente del sogno
dove ti porta?
palpiti
seguono la scia
uscendo dalla
camera della mente
immagini icastiche
gli argini rompono
del trasognato sguardo
Fantasia 2
dipingono il mio sonno i morti
veleggiando al chiaro d'una luna
complice sul filo
d'orizzonte
ricreando gl'incantesimi del
bambino in me mai perduto
veleggiano
discreti sul filo del respiro
entrandomi su dalle narici
con la barca di cristallo
dei sogni
le vele al vento per l'ignoto
Naufragi
il viso un libro
le pagine
gli io indefiniti
maschere che indosso
se non mi trovo
poi s'apre
il corpo -occhi
lapidati- nell'emergere
dai tanti me
In una piega del vento
luce obliqua sui tuoi anni andati
sui tuoi fogli nell'aria sparsi
quale data incideranno
sulla tua lapide un giorno
non ti è dato sapere
ma sono degli uomini
le convenzioni
e scomodare kronos è eresia
rinascere in una piega del vento
senza guerre né odi
per la rotta del cielo
pindarici voli
che ti lasciano
le ali spezzate
A bocca piena
trucidata vita
dai lenzuoli di sangue nei telegiornali
un dire assuefatto freddo
che ti sorprende non più di tanto a bocca piena
che non arriva al cuore
-per quei bambini occhi rovesciati
a galleggiare
su un mare di speranza
la cui patria è ora il cielo
violata la sacralità
vita che non è più vita
vilipesa resa
quale fiore a uno strappo feroce
di vento
Dammi l'abbrivio
dammi l'abbrivio musa
nel dormiveglia o
nel profondo fa che s'accenda
la mia casa di nuvole in verdi
cieli e alfabeti
sostieni quella
neo-nata struttura
arco di parole e suoni
che si parte
dal cuore a navigare
il più bello dei mari
[ultimo verso: da Hikmet]
Vicolo
dolore antico
di donne in nero a segnarsi
se dal profondo si levano i morti
a dare infausti presagi
vicolo
inghiottito da un grappolo di case
appese a strapiombo
ricettacolo
d'umori ancestrali
in un tempo cristallizzato sospeso
Sfiorite rive
sfiorite rive
in cadenza d'anni l'azzurra
vastità di te solo
si svenano
in caducità di foglie i giorni
accartocciati
sul viale della dimenticanza
Aneliti d'infinito
è la vela rossa della Passione
a prendere vita nel tuo sangue spanto
nella luce
ti dai d'amore in aneliti
d'infinito
anima persa per rive sfiorite
negli occhi
Già grande ti vedo
dai che ti porto alle giostre
finiti i compiti
promettimi
che prima di dormire
stasera dirai una preghierina
per quei bambini saltati in aria
-la larga macchia rossa sull'asfalto
nella liquida luce degli occhi
penetrare
in quell'abbaglio
fino al sogno-incubo
su
da bravo che ti porto alle giostre
ci perderemo nella
fantasmagoria di luci
ecco: già grande ti vedo
a risvegliarti domani
convitato di pietra
il Tempo
Nell'ora sospesa
quel giorno ti sbarberanno
t'infileranno il vestito buono
ma
non serve prodigarsi più di tanto
non restano che spoglie l'anima è già via
nell'ora sospesa
fisseranno compunti quel viso di marmo
mentre il tuo presente ha chiuso la porta
il pugno o la palata di terra
con la benedizione dell'officiante poi
a tavola com'è uso per dire la vita
continua
qualcuno forse già alticcio
leggerà con deferenza
alcuni tuoi versi trovati in tasca
restano in rete briciole di te
Il limite
(ad un materialista)
devi ammetterlo
come nave incagliata ti senti
bravo al più
nel leggere fondi di caffè
non certo alla tua portata
della poesia il rinnovato sangue
i frammenti di stelle la lucente
coda di cometa a cui s'attaccano
in sogno i bimbi
non certo quei misteri insondabili
che impregnano i muri di casa
con le anime dei morti
che abitano il tuo vuoto
non alla tua portata
quella profondità
del gran mare del sogno che
è vita che si lascia vivere
Come asessuato angelo
sospesa nel vuoto m'appari
asessuato angelo
mentre in dormiveglia mi rigiro
giungerà mi dici squarciando
le nubi lui l'Atteso
ci sorprenderà come un ladro
a strapparci alla morte
carne della sua carne
Nel vasto mare del sogno
nel vasto mare del sogno
galleggia l'immagine
di te esile scricciolo
a sussurrare all'orecchio
del cuore edulcorate parole
ritrovarci
nel nostro giardino d'infanzia
mano nella mano
impastati di sole a rincorrere
saltabeccanti piccioni
riandare alle incoscienti
acrobazie per i soli tuoi occhi
interrotte
dall'acuto richiamo
di tua madre per la merenda
smosse le acque del sogno
ora a svanire
da un oltre ti sento
L'oltraggio
perso nelle forme strane
delle nuvole mi sento
lontano da un mondo estraneo
assisto all'oltraggio
della rosa che si
perpetua
sono esposto alla vita
Alterigia
[Ispirandomi al verso di Vincenzo Cardarelli: "vorrei coprirti di fiori e d'insulti"]
m'appiglio alla tua fredda
grazia come ad un
corrimano: sto su inclinato
piano mentre t'offri
a una vertigine di distanze
ancor più ora ti fai
preziosa
Sotto porticati
sotto porticati
cartoni e
cappotti lisi hanno respiri
a un passo
vetrine ridono in abbagli di sole
più in là privati
paradisi
un rombo testarossa è strappo
d'anima a dividere
la terra tra i "morti" e i vivi
il mondo ha denti aguzzi
Navi di nuvole
(visione)
raggio verde balena
nel tramonto
su navi di nuvole
vedere apparire angeli
udirne i celesti canti
rassicuranti presenze
ondeggianti lievi
tra i pensieri
orfanezze d'amore a consolare
messaggeri
di luce
ondeggianti nel sogno
ad ascendere dove s'inalba
il cuore
La parola
la parola è nostra
madre
che genera la
danza e la gioia nuda
la parola
dice di sé
del tempo del primo stupore
t'apre
il terzo occhio
parla all'orecchio del cuore
Da un dove
i repentini voltafaccia del tempo
alle soglie dell'autunno
le foglie già morenti
invita due corpi il tepore
delle lenzuola
nella bocca dell'alba
sai
il momento migliore
per il dono dell'ispirazione è quando
ti giungono ovattati i rumori
e tu in un tuo mondo
col sonno di un eterno respiro
più tardi poi sul lungomare
sulla pelle la fresca brezza
forse un gabbiano
avrà per te
nel becco un verso prezioso
Doppio celeste
rigenerarsi in linfa a disperdere
grumi
dove si china
l'anima a contemplare
nel profondo di te ecco
il cielo farsi d'un "azzurro"
misterico e
tu da un suo lembo
a spiare
un te senza morte
-specchiato
Vele stanche
leggi scavi ché nasca
-ne va del creare affossato-
linfa nuova a diradare
quella nebbia della mente
dal grembo della notte esca
la tua barca
vi spiri augurante
il buon vento a gonfiare
le tue vele stanche
per nuova ventura nel mare
blu d'inchiostro
dove è bello
finanche morire
Cielo amore
manto d'azzurro palpito
capovolto abisso
misericorde
ben conosci il fondo delle pene
di noi mendichi d'infinito
specchio sei
dove invertigina il cuore
nell'abbraccio delle stelle
Occhi secchi
clessidre di sangue emotivo
a sovrastarti
stillicidio nella mezzaluce
a chi chiedere di questo
ginepraio di pena e
l'oro del mattino fatto piombo
occhi secchi
a perdere
pezzi di cielo
nel sangue degli echi
E sarai raggio
sei disceso angelo per vivere
in carne la morte
non sguardo dal ponte: vieppiù ti lega
trama di dolore e rara gioia
le spoglie deporrai e sarai raggio
di quel Sole che non puoi vedere
Cul-de-sac
dritto ti c'infili
se pensi che
la fine è sempre in atto
e il mondo
è un addio dopo l'altro
è maschera invece per chi
finge di non accorgersi
negli occhi ti restano
saltabeccanti
sui resti di una festa
colombi a frotte
Fammi luce
ti prego fammi luce
in questo pauroso dedalo dell'io
assalito dai mostri della mente
avvolto
nella camicia di nesso degl'istinti
sono cieco fiume senza foce
da me diviso arreso
fammi luce
e sarà giorno quando
ti saprò riconoscere
staccato dalla mia ombra mortale
Auschwitz
il velo della memoria
in luce di sangue si ravviva
è fiore che s'apre
nell'urlo
I passi all'indietro
nell'ora dolente
Ti consegno i passi all'indietro
le volte
che ho svoltato l'angolo
davanti all'ingiustizia
al cuore sperso
dona corazza
di verità senz'alibi
rivestimi Signore
con veste di fuoco
Chimera
vaghezza di nuvole a stracci
tu
nella mezza luce mi chiami
poesia chimera
mi conforta la tua ala
vellutata d'angelo
quando come in sogno
visiti
le vuote stanze
di quest'anima vagante
Nudità
(di un sogno ricorrente)
labirintici corridoi
ti vedi venire contro
traversandoti una
moltitudine
ti fa strano che
non fan caso che giri nudo
poi come un ladro ti trovi a spiare
dentro stanze ottocentesche
aspettandoti semmai
un incontro piccante
Il pensiero vola
il pensiero vola
quindi
volo
anche se zavorra
giù mi trattiene
le invidio tuttavia
per quegli ossicini cavi
le creature del cielo
noi
-peso di terra-
ossa come vetro
a sbriciolarsi con gli anni
Il Tuo splendere
su un remoto
di assonnate rive
-spiumata
di luce l'anima-
torna
a far breccia il Tuo splendere
settanta volte sette
ho conficcato i chiodi
altrettante non
basteranno
lacrime da versare
sulle Tue luminose piaghe
Trompe-l'oeil
(l'ispirazione)
nella mezzaluce
t'invita l'occhieggiare
del trompe-l'oeil
la visione centrata
nell'intime corde
ti sale
da un remoto
di ancestrali lidi
Spleen
brusio di voci
galleggiare di volti
su indefiniti fiati
si sta come
staccati
da sé
golfi di mestizia
mappe segnate
dietro gli occhi
vi si piega
il cuore
nella sanguigna luce
Quante piccole vite
(a Iqbal)
tra trame
di tappeti e catene lasciò
a terra la sua ombra e
s'involò
quante piccole vite
su di sé per farne
una
-indivisa-
la sua
firma di sangue su
un Sogno immenso
Colui che intinge con me (2)
Gesù aveva i suoi "followers"
ma per nessuno vorresti la sua fine
(in)gloriosa
quale fuoco ti attraversa la carne
giuda-di-turno
nel laccio dell'inganno il mondo
la croce è la porta stretta che
ha chiavi d'aria
Vaghezza d'immagini
non un appiglio neppure
l'aggancio da un sogno
vaghezza d'immagini
preavvertite quasi
a scivolare di sguincio
nella immensità dei silenzi
senza il tempo di rubargli
l'ultimo fiato
-complice una quasi
misterica luce
boccheggia l'anima
nell'eco d'un grido
come di un frantumarsi di cristalli
Come sbuffo di fumo
riconoscilo
l'hai tirata per i piedi
non un'immagine
viva che susciti
un tuffo al cuore
né metafore o
enjambements
se spazi nel tuo mondo trovi
-anche un
batter d'ali a ispirarti
invece
buttata lì
lei dal fondo
del bianco grida
la immeritata
striminzita vita
Lo sguardo velato
dò i miei "occhi" a quel che passa
in questo scorcio di tempo che mi resta
d'intenerimento
la stessa
luce la losanga sul letto
la goccia pendente
dal ciglio lo sguardo velato
ora come allora
quando
"morte ti colse fior
di giovinezza" scrivevo
ventenne o giù di lì
-ah ridicolaggini
Dall'oblò
la poesia quella di lungo
respiro dà vertigine
è come
prendere il mare e non vedere
che l'orizzonte e mai la terra
le immagini vedi dall'oblò
del cuore sovrapporsi
fare ressa e
infine sbarchi
boccheggiando
col mar di terra
Kandiskij
sfilacciano sogni
di ragno
graffi di luce
a destarti un'alba
bagnata di colore
quel giallo
spalmato
nel canto della tela
Asimmetrici voli
parole
colte e frante
nella febbre d'un grido
aperte ali dei sensi
contro
pareti di cristallo
scrivere sul sangue
di un sogno kafkiano
Quell'uomo che
quell'uomo che
"incurante"
della tempesta dormiva
che ha diviso il mare
che è uscito dalla morte
squarciando i cieli
quell'uomo che
se il granello
di senape non muore
uomo-dio fattosi
bambino ed ultimo
Dio incarnato
trascinato dal cielo
dal peccato
Un dove
trafitto
da ustioni di luce
quasi a difesa avvolto
in un mantello di vento
vano
interrogare un dove
in bianchi cieli
l'angelo è di pietra
l'anima un buco
nell'immenso
Spleen (2)
lo scoglio
e tu
come un tutt'uno
quasi sul ciglio
del mondo avvolto
in una strana luce
labbra di cielo
questo
contatto di sole
vedi nell'aria
marina
un gabbiano planare
su una solitudine
che ti lacera
all'infinito
In linfa d'alfabeti
manca poco possano piovere
lettere
nel tuo sogno controllato
e tu
ti veda
riflesso in pozzanghere
a cogliere parentesi unghie-di-luna
e il grido
delle a le sospensioni delle e
poco manca
sia la musa un donarsi in linfa
d'alfabeti
di cui s'imbeve il tuo sogno
lucido
La nudità del sangue
pindarici voli
leggevo nel tuo cielo
e i tumulti del sangue
in cadenza di note
sul pentagramma di sogni
rubati e franti
oltre quel fatuo fuoco
è ora un discendere
nel tuo specchio
incrociare la nudità del sangue
dal profondo ti vedo
riavere il cielo
veleggiando sicuro
ed è la corazza che indossi
a darti la forza del perdono
laddove
ti appariva debolezza
Dal giardino dei sogni
forse quando
il tuo orizzonte è a chiudersi
sullo scenario del mondo
e tutto è consegnato all'evidenza
della fine
dal giardino dei sogni
ti strizzerà l'occhio
ancora qualche verso
lo vergherai in fretta
su un tovagliolo al bar
prima che si disintegri nell'aria
come i tuoi io
dagli anni risucchiati
Volare basso
volare basso
per dare tanto con poco
lei a volte si cela
nello specchio o nel buio del divano
luce affebbrata
la parola che ti tiene avvinto
celeste fuoco
Vanagloria
vita che mi mastichi
mia vita
dagli equilibri spezzati
e anse d'ombre
dove annegare il grido
difendimi
dal mio profondo
uccidi in me quel capriccio
aureolato
solo
da esibire
Antinomia la morte
ritenere antinomia
la morte - la tua
come un abbaglio o un
trapassare di veli
e nel distacco
quando
il mondo senza più te sarà
impregnato della tua essenza
" leggerai" il tuo
necrologio
pagato un tanto a riga
In quest'aria stagnante
pensando a te vedo
il vuoto di una porta
e dietro la porta ricordi
a intrecciare sequenze indistinte
sogni e pensieri asciugati
mentre un sole
di sangue s'immerge nel mare
in quest'aria stagnante
come un olio passa
la luce
sopra il dolore
La parola essenziale
non altra che quella
l'unica
annunziata
che la mente arrovella
fanne cuore e centro
il raggio renda armonico il disegno
senza
ne urlerebbe la trama
il sangue fatto
acqua
Vita sollevaci
vita sollevaci
dall'ignavia dei giorni
-serpe mimetica
fa che non sprofondiamo
in questo buio di stelle calpestate
le addomesticate coscienze
fanne bottiglie
a navigare mari di speranza
e
come un fuoco
vivo a forma di croce
giunga
il messaggio
della tua sacralità
E' bello sognare
come tirare su
un secchio di ricordi
custoditi in fondo al tuo cuore
come riesumare
i tuoi morti
aspettarti da loro fausti presagi
o l'apparire
di vagoni di nuvole e lunghi
corridoi di porte chiuse
dove ti sembra essere stato
La Musa
dove inginocchiata è la luce
lo spirito contempla
come un incantesimo
la novità di lei la tua corda
sfiora
accordando
il tuo vagheggiare
s'anima il tuo cielo
in volo d'angeli
e febbre
è la parola
In un angolo remoto
la vita d'un uomo
nella luce degli occhi
i paesi esotici i mari
che ha varcato
a barattare per nuove
esperienze
la vecchia pelle
di coriaceo ulisside
ma si passa una vita
intera
senz'ancora conoscersi:
in un angolo remoto
l' ombra da tenere
al guinzaglio
A volo d'angelo
il nero asfalto il lenzuolo
i nasi all'insù l'attico
al ventesimo
depressione dicono
autopsia perché:
se non s'è
tirato un colpo
si è "solo" spaccato
Come in primavera
impoverito mi sento
quando
sfuggono a volte le note
di quell'aria struggente che alberga
nell'anima e
-breve appagamento
di fioriture e voli-
nelle ore vuote m'accompagna
a sprazzi
pure ritorna
rivivendo in letizia
come in primavera la chioma di verde
a ornare quell'albero triste
-superato il morso del gelo
Schegge di stelle
a mitigare il gelo delle parole
che il tuo volto a volte
veste
non riesco ma a notte
quando
il tuo corpo s'apre a una luna complice
schegge di stelle mi
sorridono
Questo giovane cuore
(alla figlia)
capriolare nell'ante-nascita
tu rosa vestita per la vita *
tuffarti nell'azzurro e
respirare la poesia pura
d'incontaminati cieli vorresti
ah non debbano i veleni del mondo
-mio e tuo anelito-
intaccare questo giovane cuore
* termine preso in prestito dall'amico poeta
Raffaele Piazza
Senza titolo 2
ho sognato d'essere
un bosco devastato
e in me cadevo
cadevo
con schianti d'alberi
I cieli del jazz
capricci di note
facce ondivaghe in acque del sogno
la nausea lungo
i corridoi di latrine
il gemito del sax le gonfie gote
tempo
rallentato avvitato
nel marasma di umori
poi il mattino li raccoglie
spugne
e l'anima della musica che attraversa
muri di separazione
L'estro
dicono abbia avuto
da piccolo
"familiarità" con le feci
-oddio! strillava la madre
e le comari:
-niente paura è roba sua
e già l'estro emergeva
ché ci scribacchiava per terra
tra losanghe di luce
Nell'anima bambina
come non ricordare il rifugio
del passerotto intirizzito
le mani a coppa e il caldo fiato
o il micino di pochi giorni
lucido di saliva
portato in bocca da mammagatta
come non riconoscere
le tracce lasciate
sul sentiero teatro di giochi
e l'acuto
richiamo della madre
la tavola apparecchiata
inondata da sciabole di sole
immagini vive custodite
nell'anima bambina
che ancora ti chiamano dal buio
fondo degli anni
Pasqua
del Suo olocausto
ha ribaltato il fondo
rovesciato la pietra
che teneva in scacco la Vita
-escono lucenti raggi
da acqua e sangue del costato
al canto d'osanna
l'angelo
si china sul giorno umano
Blasfemìa
ricusi l'abisso capovolto
intriso
del Suo sangue
dall'orlo della luce
ti distanzi
in vaghezza dell'effimero
vanagloria leva al cielo
un pugno d'aria
Spleen 2
ali e croci dell'esistere
sono il veliero che attende il buonvento
sotto i mille occhi di un cielo allucinato
a farmi il verso un gabbiano
in volo da un dove non so dire
Controllare il sogno
è diventata la sua arte
ne sa uscire
e rientrare quando vuole
e secondo l'umore persino
programmarlo
mentre prende sonno
basta che si concentri
e in vividi colori le appaiono
pesci uccelli fiori
vasta varietà di flora e fauna
finestra su cui s'affaccia
un mondo altro
nel suo luogo di degenza
un bell'evadere dal grigiore è vivere
questo exo-esistere
parallelo
lei divenuta oggetto di scherno
un libro aperto
lei amica-madre dei gatti
col loro gnaolìo alla luna
Ti cadevano gli occhi
capre e cavalli di nuvolette pigre
in un cielo dilatato nel respiro
ecco da dietro l'angolo apparire
la ragazza dalla maglietta rossa
a fare footing nella luce
lattiginosa del mattino
poi t'accorgi d'aver solo sognato
-desiderio fatto pensiero allucinato-
e nel ritrarsi quel cielo
la ragazza s'è come sovrapposta
a quella vista la prima volta
al parco or sono trentanni
quando
dovunque guardavi
ti cadevano gli occhi su quella figura
esile nell'alone
di luce lunare
ma tant'è che stasera
ti "cadono" gli occhi davanti
al teleschermo
Resurrezione
rinfranca
il Tuo offrirti in croce
chicco che germoglia
in esplosione di vita
ma il silenzio del cuore
si fa abisso:
duemilanni e la pietra
sepolcrale come non fosse
rimossa:
al primo canto
a rinnegarti
A darti l'abbrivio
a darti l'abbrivio
sarà forse l'urlo
del fiore che s'apre
creare
è del funambolo senza rete o
è come andare su vetri
una parola un taglio
Luce di luna
(l'ispirazione)
ti dai d'amore e in veste
notturna t'ammanti
all'occhio del cielo
in silente vaghezza
il tuo porgerti china
sul sangue che ridèsti
nell'essere mio: m'irradia
d'epifanie luce
di luna
Senza titolo
ora
il mio sangue si eleva
al battesimo della luce
vedi
sono fiorito
e la morte non la ricordo più
sono uscito da lei come da un fiume
di tenebra
Un cielo ci nasce
dal peso mortale
un cielo ci nasce
penetra luce
nella ferita più fonda
siamo respiro cosmico
legati a una stella
di sangue
originaria armonia
che nel vivere si frange
Divergenze
la luna
china sulle mie notti disfatte
di poeta in erba
a carpire versi da "urlo"
beat ante litteram
coi sogni di gloria nel cassetto
in cerca della parola
luminosa che "spacca"
e tu rivolto alla mia
"crisalide"
che andavi blaterando nel
citare la preistoria
carducci et similia
Chiedilo alla luce
scrivere la luce
inginocchiato nella luce
inspirando bellezza
ch'emana
come da un tempo altro
pure
ami la luce
ferita:
chiedile
delle infinite crocifissioni
fattene guanciale
in notti di pianto
Nei fondali
per nulla mi separerei
da questa pena
nel macerarmi chino sulle parole
tra respiri di solitudine
-v'è un accendersi
di segni e strade
mentre attraverso l'inconoscibile
che in sogno spio
non altro anelo che questo
inabissarmi
nei fondali di fonemi
finché la morte
mi sorprenda
in un'emorragia d'inchiostro
L'indicibile
dove deflagrano
nude parole al di là
della scrittura
ho cercato nel calamaio del cuore
l'inesprimibile
ciò
che non può essere detto
ho cercato stanze
inesplorate
negli anfratti del mare
le voci
trattenute
nella gola del vento
l'indicibile
nella luce della bellezza
Il lebbroso
alle sue spalle
un cielo bianco cadmio
e la figura
ieratica
a fendere la folla
chiudere le distanze
luminosa
Farfalla "vede" posarsi
sulle dolenti piaghe
L'attesa
ti tiene in vita come a fine inverno
la primavera canterina
(non già l'appagamento
senza più desideri)
ti tiene in vita quel non so
che riempia i vuoti
(come il trepidare per l'uscita
delle prime poesie o
per il primo appuntamento)
ecco risuona l'attesa
come un'eco di mare
sei la vela che si gonfia di vento
Il grido
ad un cielo
sordo ad ogni voce ed eco
appeso il grido
testa e croce ti giocasti l'anima
nel bailamme
d'un'allucinata notte
a simulare la morte
Spleen
lei dagli occhi blucielo
inquadrata in un ritaglio del
tuo sogno lucido
ed è un morire dentro
percorrere
l'acciottolato d'un bianco accecante
che conduce al mare
e quel sorriso
a durare nel cuore
perdutamente altrove
ti fa il verso il gabbiano
planato
sulla tua isola di spleen
Auschwitz
impigliato
il cuore al filo spinato
sui prati di sangue
decorati dal fiore dell'urlo
mai dissolto nell'aria tremante
-grido
che cammina
nella memoria della storia
coperto dal velo
di pietà
Rosa d'amore
vita che ti attraversa
in un vento di luce
angelicato fiore
rosa che si schiude
fra cristalli dell'inverno
Poesia ti libri
dal sangue un nascere d'ali
poesia ecco ti libri
in verde cielo d'alfabeti
dove l'anima si ascolta e
la vita si guarda vivere
Luce d'amore
carne che presto
si dissolverà nell'aria
occhi
che rideranno al cospetto
dell'Assoluto
il tempo è breve
delle ombre allungate sul cuore
invaderà tutto l'essere
quella Luce che addenti
Se gratti l'argento
[ispirata leggendo "Finzioni", di J. L. Borges]
paradosso
temere di sparire se
gratti l'argento dello specchio
quasi
non t'appartenessi
realtà sfumata nel mistero
non sei che parvenza
sognata da un dio
nell'insondabile
suo cielo d'esagoni e sfere
Funamboli
metti noi due
guardali
in bilico sulla corda
tesa dell'esistere
a contare gli anni come grani
nelle curve dei silenzi
gli abbagli nel vuoto del cielo
lo sporgersi sul tempo che viene
e le cicatrici di luna nelle
primavere risalendo in luce
da inverni amari di
catarro e croci
Casa di riposo
sono io oggi
ad imboccarti
al pomeriggio poi il solito
giro nel viale
lo scricchiolio delle ruote sul selciato
gli alberi vedi han perso la bella chioma
ed è ancora clemente il tempo
tu adagiata in una smarrita indolenza
riflesso
nei tuoi occhi il cielo
t'asciugo con garbo un filo
di bava lucente
ora che non hai più voce
mi giunge eco di madre
mangia se stesso chi
non si dà
Poesia si fa
è che poesia si fa da sé
nel seme del suo autocrearsi
è nella danza del calabrone sul fiore
nel gioco
della luce con l'ombra attaccata ai piedi
nelle parole bagnate in un lancinante addio
casa della poesia è dove nasce l'onda
la radice del vento il volo aquilonare
è vedo non vedo in una grazia velata
poesia è la bellezza
che tiene in scacco la morte
Mi piace il tuo garbo
(a mia moglie Angela)
ora dici mi piace
ancora il tuo garbo
e un pizzicotto mi chiedi
per vedere se non è un sogno
nel letto abbracciati
nel dolce tepore
l'attesa
che salga la luce e c'inondi
grati al cielo d'essere
insieme sembra anniluce
o primavere scandite che
han visto le nostre tenerezze i silenzi
Poesia ti libri
dal sangue un nascere d'ali
poesia ecco ti libri
in verde cielo d'alfabeti
dove l'anima si ascolta e
la vita si guarda vivere
Luce d'amore
carne che presto
si dissolverà nell'aria
occhi
che rideranno al cospetto
dell'Assoluto
il tempo è breve
delle ombre allungate sul cuore
invaderà tutto l'essere
quella Luce che addenti
Se gratti l'argento
[ispirata leggendo "Finzioni", di J. L. Borges]
paradosso
temere di sparire se
gratti l'argento dello specchio
quasi
non t'appartenessi
realtà sfumata nel mistero
non sei che parvenza
sognata da un dio
nell'insondabile
suo cielo d'esagoni e sfere
Funamboli
metti noi due
guardali
in bilico sulla corda
tesa dell'esistere
a contare gli anni come grani
nelle curve dei silenzi
gli abbagli nel vuoto del cielo
lo sporgersi sul tempo che viene
e le cicatrici di luna nelle
primavere risalendo in luce
da inverni amari di
catarro e croci
Casa di riposo
sono io oggi
ad imboccarti
al pomeriggio poi il solito
giro nel viale
lo scricchiolio delle ruote sul selciato
gli alberi vedi han perso la bella chioma
ed è ancora clemente il tempo
tu adagiata in una smarrita indolenza
riflesso
nei tuoi occhi il cielo
t'asciugo con garbo un filo
di bava lucente
ora che non hai più voce
mi giunge eco di madre
mangia se stesso chi
non si dà
Poesia si fa
è che poesia si fa da sé
nel seme del suo autocrearsi
è nella danza del calabrone sul fiore
nel gioco
della luce con l'ombra attaccata ai piedi
nelle parole bagnate in un lancinante addio
casa della poesia è dove nasce l'onda
la radice del vento il volo aquilonare
è vedo non vedo in una grazia velata
poesia è la bellezza
che tiene in scacco la morte
Mi piace il tuo garbo
(a mia moglie Angela)
ora dici mi piace
ancora il tuo garbo
e un pizzicotto mi chiedi
per vedere se non è un sogno
nel letto abbracciati
nel dolce tepore
l'attesa
che salga la luce e c'inondi
grati al cielo d'essere
insieme sembra anniluce
o primavere scandite che
han visto le nostre tenerezze i silenzi
Sogno di carta
alti muri
di carta
laceri strati e strati
senza via d'uscita
labirinti mentali
ove galleggiano improbabili
parole e voci
bagaglio d'un viaggio kafkiano
Fine anno
semmai un aggancio
la mano del vicino
ora
che un senso di sperdimento
è la vita rivoltata
ma le volte che vi hai sputato
girovagare tra
luminarie e vetrine
ti richiamano all'incanto del bambino
mentre ti lacera dentro
la morte del clochard
sotto i portici nel gelo
Finestre d'aria
fa strano guardarlo
mentre il bacio deponi
come su freddo marmo
dici sembra
dormire
se immagini di aprirgli
la spaziosa fronte
vedresti attraverso
finestre d'aria
come uccelli aleggiare
alfabeti felici
che dicono l'inesprimibile
Flebili echi di conchiglia
fai che voltarti
alle spalle ampie aperture
d'un livido cielo
dove gorghi
hanno succhiato linfa
ai molteplici io
ancora flebili echi
di conchiglia
dal mare aperto dei ricordi
che il sogno criptato
fa suoi
Sguardi e il tracimare
sguardi e il tracimare
di palpiti
alle rive del cuore
aria dolce come
di labbra
incanutire di fronde
nella liquida luce
Il tuo sangue che vola alto
(a Madre Teresa)
non ombra che occulti
la tua anima di piccola donna
immensa
come il mare
specchio alla bellezza
la verità è il tuo sangue
che vola alto
planando
su celestiali lidi
oltre
le sere che chiudono le palpebre
sul cerchio opaco del male
non v'è ombra a coprire
il grido di luce in te
gemmante
Luce al tuo passo
(ad un figlio)
reinventati la vita
non t'accorgi d'essere
vivo per apparire
dai una mano di bianco
alla tua anima d'autunno
migliora la tua aura
fermati estatico
davanti ad un volo o l'esplodere
gemmante di un fiore
ringrazia il Signore
fai pace
con la vita che mordi e ti morde
è luce
al tuo passo l'angelo che
sulle tue orme cammina
L'inesprimibile
questo rebus
che sei
intreccio d'anima e istinto
sul bordo del tempo
vago sogno in te
specchiato
l'indefinito
di te
un sé
dilatato in cieli
ancestrali
dove l'esistere è il suo
pensarsi
Fiore nero
l'avvicendarsi degli anni a cogliere
il nero fiore della morte
i figli emigrati
in cerca di eldorado
e l'anima che ha perso pezzi del suo cielo
trasudano presenza della tua metà
le fredde pareti e
le lettere d'amore ingiallite
nel fondo del baule
Ricordo un angelo
da piccolo
ricordo un angelo
raffigurato al soffitto
con lui mi confidavo quando
la febbre mi teneva a letto
nell'azzurra volta
trovavo altre nuove figure
lassù nascoste
mute testimonianze
di mie visioni
così passavo le ore
pomeridiane
mentre una lama di luce
cadeva obliqua
dalle socchiuse persiane
Munch
nel buconero
del Grido
spiralante la vertigine
la raccolgo dentro
un foglio
vedi
pesco sogni di ragno
rimasti
nell'intreccio della tela
Allucinate visioni
la sensazione di cadere
in un vuoto vertiginoso
ma si era soltanto assopito
le voci confuse
della tivù si fondevano
con le sue allucinate visioni
di fosfeni
più netta la linea
di demarcazione
ora
che la sua testa emergeva
come da alti muri d'acqua
Lettere amo indorare
finché loro ci sono
e hanno le mani nel sangue
quasi presenze
percezioni inconsce a ravvivarle
come in padella a fuoco vivo
galleggianti in olio bollente
dagli scoppiettanti schizzi
insieme a parentesi a guisa
di unghie-di-luna appena
scottate
ecco che il cuore
madido di luce
ci si nutre
invaghito di lettere appena
pescate
dall'inferno dell'olio
Agli occhi del cielo
agli occhi del cielo
padrone dei tuoi beni
sarà la ruggine
quando avranno rovesciato
i tuoi forzieri gli angeli
della morte
e tu non avrai più nome
allora la tua casa vuota
sarà preda della gramigna e
di avvoltoi affamati
mentre a essere elevato
sarà il plebeo
che condivideva il pasto coi cani
L'ora che dall'alto
l'ora che dall'alto
giungerà come un ladro
ti troverà a mani vuote e
cosa dunque Gli offrirai
se non lune lacerate
dai cani della notte
e capestri
di nebbie
nel delirio dei giorni
e vomiti
esiziali
di una vita in perdita
Luna park
ride la piccola Margot
alle smorfie del papà che si rade
"suvvia ti porto alle giostre" e
lei s'illumina di gioia e
poi a cavalcioni sulle larghe spalle
nella fantasmagoria delle luci
un po' ci si attarda
nell'aria ancora calda di fine settembre
riverbera una miriade di
stelle negli occhi innocenti
mentre le nasconde
il resto del viso una montagna
di zucchero filato
La penna nella luce
(ad un agnostico)
e tu a ripetere
non credo nei miracoli
tutte balle
ma se sei in vita è già un miracolo
sai
che si perpetua nell'oltre
glissando sul tuo intercalare io
t'intingo la penna nella luce
scrivo per Dio e la sua gloria
tu segui pure le tue ombre
fantasmi che ti succhiano la vita
La casa delle nuvole
cieli d'acqua e cavalli
d'aria
lì custodisco ore
sfilacciate e segrete pene
-oh giovinezza di deliri e
notti illuni
lì dove il turbinio
degli anni
è rappreso in un palpito
che nell'aria trema
Da mondi di vetro
(visione)
da mondi di vetro
mi giungeva il respiro
di cieli anteriori
dov'ero sollevato
su ali d'aquila
dimora del mio centro
luce del sangue
lì custodita
in comunione col palpito
degli astri
L'altalena
è poesia
quel dondolarsi del corpicino quasi
fatto d'aria e
avvertire l'alone di mistero
nella figura del nonno dietro
il giornale
-il confondersi
delle lettere all'occhio attento
nel suo sangue un tripudio d'azzurro
nell'affacciarsi l'emozione
di giovani voli
Gocce di sogno
navigare di nuvole pigre
nel cielo della mente
da queste aspettarti quasi
sprizzino gocce di sogno
come da mammelle
come nasce una poesia ti chiedi
e inatteso ti si offre
un appiglio in quel
dondolarsi del bambino al parco
ti lasci condurre come
un cieco e non sai mai
dove ti porta poesia
Al crocevia dei venti
(la fatica dello scrivere)
magari ti soccorra
una voce fatta carne
scavata nel sogno
complice la luna
una quasi presenza
al crocevia dei venti
Nell'inquieto mio cielo
[ispirandomi alla figura di Giobbe]
nell'inquieto mio cielo
ferite gridano
il Tuo nome
disseminato altrove
fiorirà
il mio spirito
sì fiorirà
come nel cuore della pietra
la Bellezza
di angelica veste
Echi d'infanzia
bacia il sole
immense distese a
maggese
così anche il cuore in
fioritura
con l'eco dei gridi
di ragazzini a frotte
tra sciabolate di luce
vedermi uscire
dal ricordo
nell'agitarsi in quella corsa
dei grembiuli come ali
in voli bianchi verso
casa
Le vene cariche di notti
(stato depressivo)
le vene
cariche di notti
a carpire vertigini all'abisso
laddove
è a confondersi col sogno la vita
il tuo imbuto a
risucchiarti
Il posto riservato
chi mai ti toglierà quel posto
da Lui riservato
secondo i tuoi meriti
altro è la poltrona
accaparrata a
sgomitate
trespolo che pur traballa
come in un mare mosso
finché uno tsunami
non la rovescia la vita
Nell'infinito di noi
(visione)
abbracci senza
mani
di corpi immateriali
i nostri
volti unificati
noi fatti d'aria
tu ed io
una sola persona
La Poesia
in luce di sogno
ti seduce la vita altra
nella dimora del sangue
veleggiano
navi di nuvole
un ventaglio di palpiti
apre la casa della mente
Uno di quei sogni
quando sai
essere un sogno e ne esci
o vorresti trattenertici
trovandoti davanti a un mare
sconfinato
fasciato di luce
vivissima
dai colori caldi
da far vibrare
l'anima e i sensi
quasi un flash
frammento di sogno
vigile
come fosse solo dipinto
Nomade d'amore
la Tua luce
abita la mia ferita
che trova
un lieto solco
nel suo risplendere
Tu
a farti bambino ed ultimo
per accogliere
il nomade d'amore
dalle aperte piaghe
Conosco le voci
conosco le voci che muoiono
agli angoli delle sere
conosco le braccia appoggiate
sui tavoli nel risucchio
delle ore piccole
l'aria densa e le luci
che lacrimano fumo
e lo sferragliare dell'ultimo tram
la nebbia che mura le strade
conosco
i lampi intermittenti della mente
i singulti che accompagnano
quel salire pesante le scale
la morsa che afferra e non sai
risponderti se la vita ti scava
e il freddo letto poi fuori
dal tunnel
un altro mattino
per risorgere o morire
Questo improbabile azzurro
(risposta da un corrispondente immaginario)
che ne so di questo
improbabile azzurro
rarefatto e mutevole
scandaglio il mio tempo-clessidra
di sangue emotivo
attendo
giungano da un dove un'eco
un nome
guardo in fondo
al pozzo degli anni
l'ombra dei miei io perduti
o semmai vi tremi
sospeso
l'angelo che dici
La separazione
alla fine del tempo
è come ti separassi da te stesso
in un secondo ineluttabile strappo
simile alla nascita
quando
ti tirarono fuori dal mare
amniotico
luogo primordiale del Sogno
stato che
è casa del cielo
Luce ed ombra
luce ed ombra rebus in cui siamo
impronte di noi oltre la memoria
forse resteranno o
risucchiati saremo
ombre esangui nell'imbuto
degli anni
guardi all'indietro ai tanti
io disincarnati
attimi confitti nel respiro
a comporre infinite morti
Non era questa la vita
non era questa
la vita che volevi
bambole in panno lenci un amorino
più avanti negli anni poi
il male che covava nascosto
sedicianni:
vita breve ma abbastanza per dirci
se davvero hai amato e quanto
da angeli ora sei accolta
lì nella casa del cielo
non bambole o un amorino
per il tuo non-tempo
nel mistero di luce corteggi
le stelle
La maschera strappata
ti scoprirai alla fine
vulnerabile
offrendo il costato alla lancia
dell'amore
dallo squarcio il sangue redento
non ti darà adito
di scaricare
la tua croce addosso al vicino
la tua maschera
la strapperà per sempre
l'amore che ti av-vince
Cieli di cobalto
segmenti
di luce schizzati dalla tela
a colpire i sensi
in forma di danza
ad accendere i sogni:
all'orizzonte
lungo le rive degli occhi
cieli di cobalto
venati
in prismatico chiarore
dal grido giallo di kandinskij
Quel nugolo
più quel nugolo
di mosche assale il mio "desco"
più il mio cuore Lo cerca
allo stremo d'una impari lotta
sparire vorrei le volte
che nei sogni mi vedo
un giuda
il cappio a oscillarmi davanti
può la pianta ripudiare
la radice?
e la corolla che s'apre nella luce
odiare la luce?
Il lampo
livida luce a torino
questo cielo che non promette
la testa sul libro e dei versi
che vengono a torturarmi
alla mia destra in panchina
il fumo di un tizio s'inanella
grazieadio sottovento
in soccorso il lampo verrà
della musa a posarsi
colomba sulla mente aperta?
Fiume d'echi
fuoco delle attese dove
anime si cercano e
nell'aria liquida
voci annoda il fiume
di luce e ricama
sospiri
Quel che sono
(ispirandomi a Nicodemo)
sono quelle immagini
che in me parlano
a consegnarmi a un io
vissuto come in sogno
nell'avvicendarsi degli anni
m'inerpico sulle spalle
di quell'io di ieri
per vedere il mondo dall'alto
Sale la luce
(a Dario Bellezza)
alba d'un bianco cadmio
che annega i sogni d'una notte
famelica di corpi
alle spalle
di quest'ombra che ti pesa sugli occhi
sale la luce che ti tiene
avvinto
all'arida ora dei vivi
La vita a raccontarsi
volti
galleggianti sul mare del sogno
nella composizione
della luce
aprirsi di corolle
palpitanti anemoni
la vita
a raccontarsi
con la bocca dei morti
col sangue delle pietre
Il giorno a schiarire
il giorno a schiarire
risalendo
con gl'occhi della memoria
ad arcobaleni e
transiti propiziatori
riscoprendo quel vento che
nel suo azzurro vortice
risucchi lo sprofondo d'apatia e
rigonfi le vele per
l'avventura
Deliri
in buona compagnia
dei saltabeccanti piccioni
raccoglieva torsoli di mela
tra i rifiuti e
biascicava versi improbabili
parto dei suoi deliri
nel nosocomio
conobbe una sua pari
portava con sé dei versi
di campana e una foto sgualcita
lampi di visioni
a mordere giorni di macerie
poi un mattino li trovarono
abbracciati le vene recise
che già sorvolavano cieli
sconosciuti ai mortali
Le radici del cuore
[Spunto tratto da una poesia del 2005]
cogliere una piccola morte
nello strappo di radice
dove altra ne nasce
dal suo grido
cogliere l'inesprimibile
di questo morire
che s'ingemma d'eterno
Fiore di sangue
vuoi bastare a te stesso
il tuo "assoluto" è polvere
che abita nella bocca dei morti
pazzia fare a meno di Lui
quattr'ossa in croce
altro non sei nella vastità di cieli
ma a un tempo quel fiore
di sangue del divino
in te profuma e canta
-urla la radice se la strappi
Sarebbe forse un cadere
sarebbe forse un cadere in demenza
meno devastante
che questo abbuiarsi del sangue
mostro della mente che
come un gioco m'intrappola
in un giro vizioso ed io
a mordere il giorno
come sfuggirgli dove nascondermi
uscire da me stesso
annullarmi
ah trafiggetemi stelle mare avvolgimi
nel tuo fresco lenzuolo
oggi è un penare che non sostengo più
Nel chiuso della stanza
le mosche assassine della mente
nel cantare il Tuo nome
nel chiuso della stanza
ah più breve sia l'arco
che da Te mi separa
e da questo naufragio di sangue
la Tua mano mi tragga
Ali di farfalle
sono emerso da profondità oniriche
come da abissi senza scafandro
lì ho incontrato i miei morti
la luna si bagnava nei loro sguardi
dai sorrisi spiccavano voli
improponibili farfalle
ali enormi mi avvolgevano
in un senso di pace
mentre mi perdevo
nei loro vertiginosi colori
come in un quadro di kandinskij
Come in sospensione
aria dolce della sera
unghia di luna
sovrastante
la linea cielomare
questo sentirsi
come in sospensione
un sognarsi altro da sé
a dilatarsi in un
ignoto spazio
mentre la vita impone
suoi ritmi
Oasi di verde
sul lato opposto un po' d'ombra
il solito giro poi
la panchina il libro
oasi di verde da respirare
vaghezza di nuvole a riflettersi
sulla pagina
e i gridi
dalla vicina scuola
di chi anela alla libertà degli uccelli
e la ragazza a fare footing
tempo quattro minuti tondi
e ecco da dietro l'isolato laggiù
ti rispunta la maglietta rossa
Anche tu a precedermi
(all'amico Flavio)
anche tu a precedermi
sulla via dell'Inconoscibile
piena la valigia
avevi di falci di luna
e di balenii di vergini aneliti
te ne disfacesti insieme al corpo
per "vestire" una verità nuda
oggi dallo scrittoio del cuore
a te mi volgo
e i tuoi versi mi suonano
come una profezia
Forse un angelo
a trascendersi in me
è forse un angelo
nel punto dove l'anima vibra
come diapason
e in un mutevole cielo d'occhi
mi asseconda
a snudare la bellezza
da frammenti di parole e suoni
qui nel mio sangue
ecco si leva il fiore
che non so dire
Magnetici occhi ha la notte
(a Hemingway)
[rifacimento di una poesia del 2002]
come una morte tenuta in vita
questa vita
compagna la bottiglia
che almeno stanotte allenti
quel suo morso
a ricucire lo strappo infinito
domani un colpo e
ti adagerai nell'ombra
occhi in liquido cielo
capovolto
Kronos
fratto il Tempo
non più riflette lo specchio
– esser vivo
quasi una finzione
sogno congelato
dove si piega il cuore
senza remissione
La notte laterale
[rifacimento di una poesia del 2006]
è il gravitare dell'ombra
che ti segue a lato
o l'orbitare dell'unghiuta morte
questo saperti
enigma
vederti come
in una vertigine di specchi
a scalare la notte
Altra veste
(rifacimento di una poesia inizio 2014)
un vedermi lontano
io che vesto parole
di carne
alfabeti di sangue
da me lontanissimo
ché ad altra
sembianza anelo
per voli su mondi
ultraterreni
Sulle labbra
(ad un interlocutore immaginario)
come dire ferire di penna
tu a dileggiare il vero
intingendo nell'azzurro
eludendo l'angelo
poi svanirai nella luce
anche tu
qualcuno al tuo capezzale
forse potrà leggere il verso
più bello
sulle labbra morenti
mentre invochi la madre
Vita contromano
(a James Dean)
teso sul grido
d'una vita contromano
animo di ragazzo bruciato
a perderti in un oceano di
spleen
brami ti visiti in sogno
nel risalire dagli anni
la dolce madre
-profondità celestiale-
le dita affusolate
nei capelli
In divenire
appoggiato alla spalliera
d'aria del divenire
tu -
arcoteso
futuro anteriore o
tempo che ti mastica
sangue del pendolo
Nell'indaco cielo del sogno
a Walt Whitman
(rifacimento di una poesia del 2000)
nell'indaco cielo del sogno
odo l'aedo
cantare le tue odi
con sottofondo di musica celeste
mentre
fluttuante nel mare d'erba del cielo
tornato fanciullo ti vedo
giocare coi capelli di Dio
Critici
(semiseria)
ti mettono a nudo sulla pagina-lenzuolo
ravvivano il grido di luce
della parola sofferta
concepita nelle viscere
ove hanno asilo le lettere del sogno
vanno con la lente fino
all'intimo pertugio
ti spellano rivoltano
risalendo al lampo
della musa
dove regna la parola annunciata
hanno l'aureola da edotti
sotto i soli bianchi delle lampade
Eldorado
aneliti annodi al tuo giorno
novello ulisside
voci di conchiglia echi
si fondono
col sangue in luce
nel sogno di eldorado
rammendi la tua vela stracciata