CARDUCCI :   NOSTALGIA

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NOSTALGIA
 

Nostalgia

 di Carducci

Tra le nubi ecco il turchino
cupo ed umido prevale:
sale verso l'Apennino
brontolando il temporale.
Oh se il turbine cortese
sovra l'ala aquilonar
mi volesse al bel paese
di Toscana trasportar!

Non d'amici o di parenti
l� m'invita il cuore e il volto:
chi m'arrise a i d� ridenti
ora � savio od � sepolto.
N� di viti n� d'ulivi
bel desio mi chiama l�:
fuggirei da' lieti clivi
benedetti d'ubert�.

De le mie cittadi i vanti
e le solite canzoni
fuggirei: vecchie ciancianti
a marmorei balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
le maligne crete, e al pian
di rei sugheri irto e fosco
i cavalli errando van,

l� in Maremma ove fiorio
la mia triste primavera,
l� rivola il pensier mio
con i tuoni e la bufera:
l� nel ciel nero librarmi
la mia patria a riguardar,
poi co 'l tuon vo' sprofondarmi
tra quei colli ed in quel mar.

da Rime nuove, 1861-1887

Basta poco a scatenare il turbine dei ricordi: un temporale che, allegoria dl ricordo del poeta, vola verso l'Appennino, come in un sogno infantile di aquiloni turchini. Eppure la nostalgia non � rivolta a persone particolari, morte o ormai invecchiate n� agli stupendi paesaggi coltivati. Non le citt�, non i balconi mancano.
Nulla di umano provoca nostalgia in Carducci: quelle vestigia non ringiovaniscono nel ricordo, sono e restano cose vecchie e sorpassate: savi, sepolti, solite canzoni, vecchie ciancianti. Lontano dalla natura dove l'uomo ha posto mano, viti ed ulivi, mira a guardare il mondo dall'alto: una visione scevra dall'umano percorso, uno sguardo naturale e inquieto all'aspetto selvaggio della Maremma, dove la natura � selvaggia, una sorta di selva oscura dove errano cavalli selvatici. E' l� che il poeta torna con un ricordo nostalgico, scivolando come un rivolo di pioggia, in quel paesaggio corrispondente alla sua inquietudine, alla sua sfiducia nella societ� umana. Proprio in Maremma, questa inclinazione prese forma, ed ora quell'atmosfera dell'animo si riflette nel temporale. Ormai il ricordo � inarrestabile, il brontolio iniziale diventa bufera: uno ultimo sguardo alla patria, vocabolo che forse conserva ancora qualche vestigia di umanit� e tuffo finale tra i colli e il mare, con un tuono fragoroso, il cui eco ancora si propaga attraverso le rime di questa poesia.

 

 

 

 

 

 



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