A. POZZI:  LIEVE OFFERTA

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LIEVE OFFERTA
di A.POZZI

Lieve offerta   

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia -

Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre -
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago -
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda -

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco -
sulle oscure voragini
della terra.

 

 

PARAFRASI

Vorrei che la mia anima fosse per te leggera come le estremità delle foglie dei pioppi, illuminate come lampadine dal sole alle estremità dei rami circondati dalla nebbia.
vorrei portarti con le mie parole lungo un viale deserto e poco illuminato (le ombre sono esili, il viale è in penombra) fino a una valle erbosa e silenziosa, al lago. dove con un filo di vento si muove il canneto facendo un rumore simile a un tintinnio e le libellule si divertono a riva dove l'acqua non è profonda.
vorrei che la mia anima fosse per te leggera e che la mia poesia fosse per te un ponte stretto ma saldo, bianco, sulle voragini scure della terra.

 

 

Atonia Pozzi ( 1912-1938) Nasce a Milano nel 1912 da una importante famiglia lombarda. Vive nella elegante casa milanese di via Mascheroni. I suoi possiedono  una casa a Pasturo, in Valsassina, la settecentesca villa dei Marchiondi,  lei ne fa con la famiglia la residenza estiva, dove ama appartarsi e ricevere gli amici più cari, accanto alla Grigna, il suo Monte Ventoso, nel suo piccolo studio appartato che guarda i monti. La sua educazione è completa: le migliori scuole, il pianoforte, l’arte applicata, lo sport (sci, nuoto, scalate in montagna, equitazione).

Frequenta il liceo classico Manzoni, parla correttamente francese, inglese e tedesco ed ama i classici.  Ha capacità intellettuali fuori dal comune, ma è inquieta. Si lega con  un intenso legame al suo professore di greco e latino , Antonio M. Cervi, ma la relazione è contrastata dalla famiglia ; lei lotta disperatamente, si oppone al rifiuto della famiglia ed il padre fa trasferire il professore a Roma in modo da allontanarlo definitivamente.

Nel 1930 si iscrive alla facoltà di lettere dell’università statale di Milano, chiederà la tesi in estetica ad A. Banfi. Tra gli amici e compagni universitari: Luciano Anceschi, Giancarlo Vigorelli, Mario Monicelli, Alberto Mondatori.

Nel 1938 su invito di Banfi tiene due conversazioni su Aldous Huxley, traduce Manfred Hausmann.

La salute è malferma, la raggiunge la notizia della guerra imminente, delle leggi razziali e della censura. Il 2 dicembre del ’38 il suo corpo viene trovato a Milano, verso Chiaravalle. Il suo testamento è distrutto e ritrascritto <a memoria> dal padre.Le sue poesie saranno pubblicate, ma ancora una volta con interventi censori paterni.

La sua è una delle voci femminili più intense della poesia italiana del Novecento. Il suo suicidio più che ad un atteggiamento romantico-crepuscolare sembra legato al naufragio della  personalità, alla difficoltà creatale dalla coincidenza della sua natura appassionata, femminile, con la sua anima aristocratica, di intellettuale e poeta, chiusa e rifiutata da un mondo che non trova spazio per una donna che rinuncia al suo ruolo tradizionale. Le sue sconfitte personali si inseriscono in quelle più ampie della crisi del buio  periodo storico che l’Italia sta vivendo e che condurrà alla seconda guerra mondiale. Vive un naufragio in cui perde ogni illusione d’amore e maturerà la consapevolezza di non essere stata amata mai  per sé, ma solo e sempre per un’immagine, una maschera che ha dovuto in qualche modo indossare per essere accettata.

 

 

 

 

 

 




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