SABA:  SERA DI FEBBRAIO
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SERA DI FEBBRAIO
di U.SABA

Spunta la luna.

                    Nel viale è ancora

giorno, una sera che rapida cala.

Indifferente gioventù s’allaccia;

sbanda a povere mète.

                              Ed è il pensiero

della morte che, infine, aiuta vivere.

 

SABA

 

 

L'apparire della luna (Spunta la luna) segna il rapido spegnersi del giorno nel viale ed il calare della sera (sera che rapida cala = il Poeta trascrive in termini paesistici il suo cupo e dolente senso del vivere; la sera è simbolo della morte).

Indifferente....mète = insensibili (indifferenti) all'incalzare del tempo passano gruppi di giovani, camminano insieme abbracciandosi senza trasporto (s'allaccia), in maniera disordinata (sbanda - rimanda a Montale delle "Occasioni" "Sotto le torce fumicose sbanda/sempre qualche ombra" - Lindau vv.5-6) per andare a divertirsi (povere mète - il giudizio di Saba è chiaro: si tratta di povere mete perchè si tratta di svaghi meschini, poveri).

Ed è...vivere = la conclusione è estremamente amara ed esprime tutta la sfiducia del Poeta per il vivere, il peso della vita può essere sopportato solamente pensando che con la morte essa avrà fine.

 

Tema: "Sera di febbraio" è una delle più brevi liriche del Canzoniere e fa parte della raccolta "Ultime cose" (raccolta di 43 liriche scritte fra il 1935 e il 1943), appartiene quindi alla tarda produzione di Saba. E' uno dei periodi più difficili della vita del poeta angosciato oltre che da inquietudini personali anche dalla situazione storica; la "Serena disperazione" (questo il titolo di una raccolta del 1913-15) ha ormai lasciato il posto ad una cupa disperazione legata anche al profondo senso di solitudine vissuto dal Poeta in quegli anni di minacce razziali. La poesia è estremamente essenziale e scarna con un'insolita intonazione amara, si incentra sulla descrizione in forma simbolica  del veloce ed inutile trascorrere della vita e trasmette in maniera sublime il senso di estraneità assoluto e senza speranza provato da Saba. La descrizione dei giovani apatici riflette il vuoto e l'insignificanza esistenziale tanto che l'unica consolazione che rimane è il pensiero che la vita avrà fine. La conclusione ricorda oltre Baudelaire de "La mort des pauvres", v.1: "C'est la mort qui console, helas! et qui fait vivre" (E' la morte che consola, e che fa vivere) anche l'ungarettiano: "la morte/si sconta/vivendo" (Sono una creature, vv.12-14).

 

Metrica: Cinque endecasillabi, sciolti da rima ed il primo e il quarto sono spezzati, per dare rilievo alla pausa meditativa che segue al punto. Vi è un'assonanza con cala : allaccia. Il testo è composto da frasi incisive, brevi e distaccate. L'indeterminatezza dell'atmosfera è resa con l'uso dell'astratto per il concreto (indifferente gioventù), dall'assenza di articoli determinativi, dalla genericità del plurale "povere mète".

 

 

 

 

 



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