FILOSOFI : Kierkegaard

FILOSOFI :  Kierkegaard

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Il noto filosofo della Danimarca, considerato il padre dell'esistenzialismo, S�ren  Kierkegaard nasce a Copenaghen il giorno 5 maggio 1813. Il padre Michael Pedersen � un ricco commerciante che non aveva avuto figli dalla prima moglie; la seconda moglie, Ane Lund, concepisce invece sette figli, dei quali Soren � l'ultimo.

 

Opere principali: Aut-Aut (1843); Diario di un seduttore (1843); Timore e tremore (1843); Il concetto di angoscia (1844); Stadi sul cammino della vita (1845); La malattia mortale (1849)

 

Kierkegaard afferma che l'entit� protagonista del mondo non � quella razionalit� immanente e infinita sovrastante la singolarit� degli uomini che � lo Spirito di Hegel, il reale protagonista � invece l'uomo preso come singolo e non come genere, la singola esistenza di ciascun uomo, lei sola unica realt� dotata di senso in un mondo che non presenta alcun ordine prestabilito.

Il singolo � quindi l'uomo posto di fronte all'assoluta libert� del proprio destino: la sua vita � unica e irripetibile, inevitabilmente personale, ci� che muove le azioni del singolo sono le decisione prese in assoluta libert� e secondo scelte esclusivamente personali: ogni uomo � di fronte alle scelte che la vita gli pone di fronte, solo all'uomo spetta decidere attorno alla sua esistenza .Il singolo � colui che non cedette alle Termopili...egli doveva infatti impedire alle orde di attraversare quel passo: se fossero penetrati, avrebbe perduto

 La  fede

Di fronte all'assoluta libert� l'uomo si trova solo di fronte alle sue scelte, ma di fronte alla vertigine che crea il peso della libert� assoluta, secondo Kierkegaard, l'uomo ha la possibilit� di trovare la pace nella fede in Dio. Tuttavia, la fede che Kierkegaard indica come possibile soluzione � molto distante dalla fede che si struttura in religione.

La fede cattolica, come si � strutturata nei secoli, � lo specchio di quella filosofia occidentale consolatoria con la quale ha stretto alleanza: la fede, per il cristianesimo, � consolazione, rassicurazione, pace dell'anima, garanzia, rimedio. La fede autentica, per Kierkegaard, � invece rischio, coraggio di fronte all'ignoto, lo stesso scandalo per cui Abramo, seguendo l'ordine divino di uccidere il figlio Isacco, sarebbe apparso agli occhi dei pi� un semplice assassino. La fede non � un fardello facile da portare: qui [nel mondo interiore, nell'anima] solo chi lavora trova da mangiare; solo chi � stato in angoscia, trova pace; ...solo chi estrae il coltello ottiene Isacco (Timore e Tremore)

Anche la fede � quindi una scelta: l'uomo che decide di credere si apre sia alla possibilit� della salvezza che a quella della perdizione poich� non avr� mai la certezza assoluta della bont� della sua scelta, ma, appunto, deve avere fede in essa. Il rapporto che lega il singolo a Dio � esclusivamente personale, legato ai dubbi e ai tormenti interiori dell'individuo. Con ci� si rende evidente come nessun sistema possa imporre all'uomo la fede (come spesso accade per la religione strutturata in sistema consolatorio), ma la fede sia una decisione presa con coraggio e non senza tormento dal singolo uomo.

 

 Gli  stadi dell'esistenza

 Le diverse possibilit� dell'esistenza umana hanno tre stadi: lo stadio estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso. Tra i tre stati non c'� possibilit� di compromesso: polemizzando con la dialettica hegeliana, in cui i diversi stadi della realt� procedono secondo uno sviluppo che si pu� definire et-et (ovvero e-e, l'antitesi ha in s� il valore aggiunto della tesi passando attraverso la negazione, lo sviluppo procede per arricchimento e non per esclusione delle parti), la dialettica kierkegaardiana segue una logica aut-aut, (o-o) ovvero il soggetto pu� essere allo stesso tempo una sola cosa, e non altro, il passaggio da uno stato all'altro avviene mediante uno strappo, una conversione che cambia radicalmente il soggetto e lo rende completamente diverso (lo sviluppo non prevede conservazione, ma solo scelte escludenti).

Et-et: Una parte si sviluppa conservando in s� gli elementi delle parti che l'hanno generata, la dialettica � quindi la classica triade hegeliana della tesi, antitesi e sintesi, in quest'ultima si sommano i valori dei due stati precedenti

Aut-aut: Ogni soggetto pu� avere solo una qualit� alla volta, l'una esclude l'altra, il passaggio da uno stato all'altro avviene soltanto per mutamento radicale (es. non si pu� essere pi� o meno credenti, o lo si �, oppure no; altro esempio, o si � un uomo estetico o non lo si �). Dunque, per Kierkegaard, non esistono sfumature e posizioni intermedie tra una condizione e l'altra

Ecco la descrizione dei tre stadi esistenziali in cui, secondo Kierkegaard, si pu� trovare l'uomo:

Lo stadio estetico: si incarna nella figura del seduttore. Questo tipo di uomo vive la vita cercando di renderne unico e irripetibile ogni suo attimo, vive solo il presente e insegue il piacere immediato. Questo tentativo di ricercare sempre l'atto irripetibile, di vivere costantemente l'attimo, porta l'esteta alla disperazione e alla noia, derivanti dalla consapevolezza di non poter spostare in avanti all'infinito l'intensit� delle emozioni. E' lo stadio dell'uomo che non ha fede se non nelle sensazioni immediate, egli non crede in Dio e in nessuna possibilit� di salvezza, si accinge quindi a vivere da "rapace" prendendo al momento ci� che gli serve per la sua felicit� immediata

Lo stadio etico: � riconducibile alla figura del buon marito. L'uomo etico sceglie ci� che vuole essere e si impone una disciplina necessaria alla realizzazione del suo progetto. La vita diventa costruzione, progetto, dovere. Se la disperazione dell'uomo estetico pu� farlo convertire ad una vita etica, anche questa eccessiva disciplina e rigidezza pu� portare ad un tipo di vita fredda e asettica. E' lo stadio dell'uomo che non crede in Dio ma che intende la sua vita come progetto etico-laico, egli risponde delle sue azioni solo davanti agli uomini

Lo stadio religioso: � il culmine del percorso individuale. In questo stadio l'uomo si avvicina a Dio e vive la propria religiosit� intimamente e in modo assolutamente personale. L'uomo si pu� avvicinare cos� al significato ultimo dell'esistenza abbandonandosi ai misteri di una fede che non pu� travalicare l'ignoto. Questo modello di vita porta l'uomo a trascendere le normali regole di vita: l'uomo religioso vive la fede come scandalo, come subordinazione completa a Dio oltre le stesse regole del vivere civile, un vessillo paradossale e assurdo ma intimanemente necessario

 

Il sentimento di sgomento

Per Kierkegaard l'esistenza � vincolata alla libert� assoluta: il destino dell'uomo � incerto proprio perch� aperto a qualsiasi possibilit�. E' proprio il peso della possibilit� aperta ad essere schiacciante, di gran lunga superiore a quello della realt� compiuta.

L'angoscia e quindi il sentimento di sgomento che prende l'uomo di fronte all'incertezza riguardo al proprio destino: solo Dio e la fede pu� allontanare l'angoscia, credere � una scelta che l'uomo prende al buio, non sapendo cosa realmente lo aspetta. Tuttavia � proprio la fede salda, questa decisione sofferta e paradossale di credere nella salvezza, che permette agli uomini di allontanare il sentimento angoscioso.

Certo l'incertezza pu� sedurre l'uomo, poich� dietro l'incertezza vi � comunque la libert� assoluta delle sue scelte, ma � proprio qui che Kierkegaard avverte una contraddizione: da un lato la libert� assoluta sembra essere un bene, dall'altro � la stessa fonte dell'angoscia. La libert� assoluta provoca vertigine, le scelte pesano tutte sulle spalle del singolo uomo, all'uomo � consegnata la chiave di ogni possibile soluzione, e la soluzione suprema, la fede in Dio, che sola pu� risolvere ogni altro problema, � una scelta che non poggia su alcuna certezza convenzionale ma solo sulla volont� del singolo di scegliere di avere fede.

 

 L'ignoto

L'uomo sceglie di avere fede in Dio per salvarsi dall'angoscia provocata dall'incertezza e dall'ignoto, ma Dio stesso � l'ignoto. L'ignoto � ci� che sta aldil� della nostra coscienza, l'ignoto � il paradosso assoluto in quanto se da un lato � ci� che l'uomo non pu� comprendere perch� � aldil� dei propri limiti gnoseologici (conoscitivi), dall'altro l'uomo non pu� nemmeno provare quale sia il limite certo oltre il quale non pu� accedere, poich� se non pu� conoscere cosa ignora, non pu� nemmeno definire i limiti della propria conoscenza.

Per risolvere il problema  Kierkagaard indica dunque la fede come scelta responsabile. La fede � l'atto per cui l'uomo decide consapevolmente e responsabilmente di affidarsi all'ignoto per sconfiggere il timore e l'angoscia prodotti dall'ignoto stesso. Ecco quindi il senso profondo di quello scandalo e di quel paradosso che Kierkegaard assegna alla fede: essa � un atto terribile alla quale l'uomo sa di doversi necessariamente affidare per essere salvato, ma che non pu� trovare giustificazione poggiandosi sulle basi di alcuna logica.

 

 


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