GIOVANNI PASCOLI :  MARE


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GIOVANNI PASCOLI : MARE

Mare

M'affaccio alla finestra e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l�onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare � apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?
 


Ricorre il tema dell'affacciarsi alla finestra  nelle poesie di Pascoli con una serie di impressioni: � parte  di quella
poetica dello stupore che caratterizza tutta la sua opera. Chi resta alla finestra simboleggia da un lato una volont� di osservazione partecipata della natura, dall'altro la lontananza sofferta, il distacco, la mancata unione assoluta. In questi versi prevale il secondo aspetto. Di fronte ad una natura che sembra amoreggiare, tra palpiti e carezze, in una sorta di amplesso cosmico, il poeta pu� solo osservare e domandarsi, senza comprendere fino in fondo. Non esiste risposta al mistero della natura, non c'� ponte di cui si veda la fine: solo un accenno di percorso, fantastico e luminoso, ma che non lascia altro che una domanda angosciosa sul destino delle umane cose e della natura.

Importante � un'altra tematica  in questa poesia , quella del movimento, del
divenire: stelle che passano, batti e ribatti di guizzi e palpiti. Ovunque c'e vita, moto: quello che rimane ignota � la direzione. Dove portino i ponti pare una domanda irrisolta e tutta umana: i laghi restano sereni, vivi ma per nulla incupiti da un interrogativo che invece turba lo spettatore che osserva il trapassare delle cose, perso in un mare magnum di cui non si scorge mai la riva opposta. Per chi dunque tutto ci�? A cosa porta? Nessuna risposta, l'alba esteriore, il chiarore nuovo � un elemento fisico che non si trasporta nell'anima. E si resta sospesi, con un senso di naufragio, tra meraviglia e disarmonia.

 


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