PETRARCA :Pace non trovo e non ho da far guerra

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Pace non trovo e non ho da far guerra

Pace non trovo e non ho da far guerra

 

Pace non trovo e non ho da far guerra
e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio;
e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.

Tal m'ha in pregion, che non m'apre nè sera,
nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;
e non m'ancide Amore, e non mi sferra,
nè mi vuol vivo, nè mi trae d'impaccio.

Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido;
e bramo di perire, e chieggio aita;
e ho in odio me stesso, e amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita:
in questo stato son, donna, per voi.

 

Questo sonetto è il più celebre del Canzoniere per la sua raffinatezza stilistica; ed è quello che ha saputo esprimere, con efficienza insuperabile, i contrasti psicologici della passione amorosa. È costruito sulla figura dell'antitesi, cioè sull'accostamento di frasi in opposizione tra loro, i cui elementi sono disposti a chiasmo e soprattutto a parallelismo.

 

Il sonetto ha avuto grande fortuna tra i poeti del Cinquecento seguaci del "petrarchismo", come lo spagnolo Felix Lope de Vega; un imitazione molto riuscita è stata quella di un altro poeta spagnolo Francisco de Quevedo.

Contenuti: I contrasti interiori prodotti dall'amore

Elementi di pensiero e di poetica: il sonetto può essere considerato un ritratto interiore di Petrarca, uomo della contraddizione, dell'indecisione, dell'inquietudine.

Analisi del testo

Pace non trovo è, sul piano retorico, uno dei sonetti più raffinati del Canzoniere. Il significato è trasparente ed è sicuramente compreso da chi sa che cosa vuol dire essere preda della passione amorosa: non trovare pace e non avere nemici né ragioni per cui muovere guerra; avere paura di ciò che può far male e sperare nel bene; sentire il fuoco nel cuore e il freddo nelle ossa; toccare il cielo con un dito e sentirsi prostrati e vuoti di energia; non avere nulla nella realtà e tutto nell'immaginazione.

Struttura del sonetto


Il sonetto si compone di una serie di antitesi: il verso può essere costituito da una o più frasi in opposizione. Queste opposizioni possono generare:
*
Strutture a chiasmo, in cui puoi vedere che gli elementi della frase si invertono, formando visibilmente una croce.
*
Strutture parallele dove gli elementi sebbene in antitesi nel significato, sono paralleli nella sintassi.

Un ritmo rapido è dato dalla congiunzione "e", in posizione anaforica.

 

Non trovo Pace, e non ho mezzi per fare guerra; e temo e spero; e brucio, e sono (un pezzo di) ghiaccio; e volo su (sopra) in cielo, e giaccio in terra; e non possiedo nulla (et nulla stringo) e abbraccio tutto il mondo.
Una persona (tal) [: Laura] mi tiene (m’a = mi ha) in una prigione che non mi apre e non (né) [mi] chiude (serra), e non mi prende (né … mi riten) come (per) suo [prigioniero] e non mi apre (scioglie) i vincoli (il laccio); e Amore non mi uccide (non m’ancide), e non mi libera (non mi sferra = ‘non mi toglie dai ferri [della prigionia]’), e non mi vuole vivo, e non mi toglie (né mi trae) dalla sofferenza (d’impaccio) [: con la morte].
Vedo (veggio) senza [avere gli] occhi, e grido [anche se] non ho lingua; e desidero (bramo di) morire, e chiedo (cheggio) aiuto; e odio (ò in odio) me stesso, e amo un’altra (altrui) [: Laura].
Mi nutro (pascomi) di dolore, rido mentre piango (piangendo); la morte e la vita mi dispiacciono (mi spiace; al singolare) nello stesso modo (egualmente): [o] donna [: Laura], io sono in questo stato per causa vostra (per voi).
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