Nei volti
della gente,
sul finire dell�estate,
si legge sempre una grande,
allappata malinconia.
All�ora del vespro
cammino da solo
per le stradine del paese,
arrossate dal sole declinante,
e osservo i volti,
le espressioni della gente,
scruto i loro corpi,
i movimenti, gli sguardi bassi.
E pi� li guardo
e pi� mi chiedo:
�Dove sono le persone?�
Pi� che esseri umani
vedo maschere:
maschere di tristezza,
maschere di risentimento,
maschere assatanate di disperazione
che vagano rutilanti nella sera;
con le narici protese, quelle maschere,
captano l�odore forte e stallatico dello strame,
riveniente dai vicoli della taverna;
con lo sguardo evanescente
inseguono fumi di comignoli
che azzurreggiano, svogliatamente,
il cielo grigiastro di settembre;
con il cuore affranto
rincorrono il vento
negli sbuffi sublimi
di giorni perduti.
Anche la luce dei lampioni
sembra morire
nei gorghi dell�anima,
nell�ombra incerta di un sussulto;
la collina, invece,
quasi intimidita dagli eventi,
avvampa, come un bisonte,
nel cavernoso orizzonte
e nei fiori cremisi del crepuscolo.