AGONIA
Morire come le allodole
assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perchè di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato
PARAFRASI
morire come le allodole in cerca di acqua
su un panorama immaginario
o come la quaglia
oltrepassato il grande argine
dei primi cespugli
perchè non vuole più volare
ma non vivere neanche di lamento
come un cardellino accecato.
Il poeta sembra voler dire che è meglio una morte dovuta
all’azione che una vita passata a lamentarsi… Non importa che l’azione sia
antieroica, si può anche morire di sete inseguendo un miraggio, o accorciare la
propria vita con gesti che consumano («passato il mare»). Ungaretti sembra
attratto dall’abisso, così come lo furono prima di lui i poeti maledetti,
Baudelaire, Rimbaud, Verlaine. Vedeva una fine tragica nel suo destino, o forse
la cercava?
Il soldato Ungaretti sente l’urgenza necessità di scrivere, ma non vuole tenere un diario.
Allora scrive su ciò che ha sottomano: pezzi di cartolina già pasticciati, la
carta che avvolge le munizioni. Mette data e luogo e, sotto, una poesia.
Conserva tutto nel tascapane. Le parole nascono alla luce incerta dei riflettori
puntati contro la trincea nemica; a lume di candela in una delle tante caverne
del Carso, scrive.
Dirà poi, riguardo le sue prime poesie: “La guerra improvvisamente mi rivela il
linguaggio. Cioè io dovevo dire in fretta perché il tempo poteva mancare, e nel
modo più tragico… in fretta dire quello che sentivo e quindi se dovevo dirlo in
fretta lo dovevo dire con poche parole, e se lo dovevo dire con poche parole lo
dovevo dire con parole che avessero avuto un’intensità straordinaria di
significato”