SALMO di Celan P.
Nessuno c’impasta di nuovo, da terra e fango,
Nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
Noi un Nulla
fummo, siamo, reste-
remo fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
Con
lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
Questa poesia è tratta dalla raccolta “La rosa di nessuno” nella quale il ricordo del dolore patito dal poeta e dal suo popolo si coniuga con un tormentato percorso di ricerca religiosa.
Dopo Auschwitz il poeta punta su un linguaggio metaforico-paradossale che cerca di dar voce ad un’esperienza umana e storica così tragica da essere quasi indicibile.Egli pone l’accento su Dio e sul suo silenzio di fronte agli errori della storia (genocidio nazista). Senza Dio gli esseri umani non possono confidare in nessuno che li possa salvare dal destino di morte.Però l’uomo è animato comunque da un profondo desiderio di appartenere a qualcuno che dia senso all’esperienza umana : ne scaturisce un atto paradossale di donazione di sé a questo Dio anche se si dimostra inesistente a porre fine alla sofferenza.