A. Rimbaud - Vocali
Rimbaud - Vocali
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu:
vocali,
Io dir� un giorno le vostre nascite latenti:
A, nero corsetto villoso di mosche
splendenti
Che ronzano intorno a crudeli fetori,
Golfi d'ombra; E, candori di vapori e tende,
Lance di fieri ghiacciai, bianchi re,
brividi d'umbelle;
I, porpora, sangue sputato, risata di belle
labbra
Nella collera o nelle ubriachezze penitenti;
U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari,
Pace di pascoli seminati d'animali, pace di
rughe
Che l'alchimia imprime nelle ampie fronti
studiose;
O, suprema Tromba piena di strani stridori,
Silenzi attraversati da Angeli e Mondi:
- O l'Omega, raggio viola dei suoi Occhi!
E� una poesia del periodo simbolista. La poesia deve svilupparsi attraverso immagini
che non vogliono esprimere concetti, ma sono esse stesse dei concetti.
Le vocali (Voyelles) � scritta dal poeta maledetto Arthur Rimbaud nel 1872, sotto la probabile influenza delle Corrispondenze di Baudelaire, associando le cinque lettere ad altrettanti colori e scrivendo in una sorta di flusso di coscienza le immagini che scaturiscono naturalmente da tali accostamenti, dai colori e dalla forma delle lettere.
Rimbaud accosta i suoni (vocalici) ad alcuni colori facendo intervenire
sensazioni di origine diversa (sinestesia). A sua volta, ogni colore richiama
alcune situazioni o oggetti, indicando i rapporti profondi che legano tutte le
cose.
La A, col suo colore nero (ma anche con la sua forma) suggerisce l'immagine del
corpo scuro delle mosche.
Le mosche ronzano su sostanze maleodoranti ("crudeli fetori").
I "golfi d'ombra" indicano degli spazi oscuri, che provocano una sensazione di
timore o paura (cos� come le mosche e i "crudeli fetori" suscitano ripugnanza).
Il critico francese Robert Faurisson (che del sonetto ha fornito una lettura in
chiave erotica) sostiene che l'espressione pu� anche evocare un certo "golfo
d'ombra" al centro del corpo femminile.
La E, col suo colore bianco, evoca nella fantasia del poeta immagini di
freschezza e di purezza, che contrastano positivamente con i toni cupi e
inquietanti dei due versi precedenti. La prima immagine � quella di un
accampamento dalle bianche tende.
La I, rossa, viene associata alle stoffe di porpora (che hanno un colore simile
ad un fiotto di sangue), e a delle belle labbra...che ridono di collera (forma
di ossimoro) oppure a causa di una penitenza inflitta.
Il verde, associato alla vocale U, evoca immagini rassicuranti, che partendo da
una forma circolare ("cicli" = circoli, cerchi), simbolo di calma perfezione, si
allargano al moto divino dei mari coi loro verdi ("viridi") riflessi, e questi
per analogia richiamano...
Ma l'alchimia � una pretesa scienza (non razionale), mediante la quale
nell'antichit� si riteneva di poter convertire i metalli vili in oro, o di
creare medicamenti capaci di guarire ogni malattia. � significativo che Rimbaud
non citi una scienza in senso stretto, ma appunto l'alchimia (che qui pu�
sostituire il senso della poesia quale Rimbaud la intende).
La O, cio� l'"Omega" (ultima lettera dell'alfabeto greco), � come il compimento
dei "cicli" rappresentati dalla U; � perfezione senza inizio n� fine. Per
questo, associata al colore blu, richiama la suprema tromba del giudizio finale
("suprema Tuba") piena di suoni inauditi ("strani")... e quindi trasporta nei
mistici silenzi dell'universo, dello spazio infinito attraversato da esistenze
probabili ma sconosciute ("Angeli") e sicure ("Mondi").
Per capire il senso di questi "Occhi� bisogna sottolineare che il sonetto ha una
struttura particolare: abbiamo gi� notato come le immagini-sensazioni negative
suggerite dalla A-nera vengano riscattate da quelle positive evocate dalla
E-bianca. Nello stesso simmetrico rapporto si collocano la I-rossa e la U-
verde. La O-blu, col suo senso di totale perfezione (immagine senza inizio n�
fine) costituisce un superamento di tutti gli opposti e, dopo aver richiamato il
senso dell'eternit� e dell'infinito, si esaurisce nella visione di quegli occhi,
che hanno fatto a lungo discutere i critici. Per la maggioranza dei critici ,
essi alluderebbero agli occhi di una ragazza che Rimbaud amava al tempo (1871)
in cui compose il sonetto.