HOME PAGE | RACCONTI E POESIE RAGAZZI | POESIE INTROSPETTIVE DI B.BRUNO | NARRATIVA | AFORISMI |
ALLA AMICA RISANATA
Qual dagli antri marini
L'astro pi� caro a Venere
Co' rugiadosi crini
Fra le fuggenti tenebre
Appare, e il suo viaggio
Orna col lume dell'eterno raggio;
Sorgon cos� tue dive
Membra dall'egro talamo,
E in te b�lt� rivive,
L'aurea beltate ond'ebbero
Ristoro unico a' mali
Le nate a vaneggiar menti mortali.
Fiorir sul caro viso
Veggo la rosa, tornano
I grandi occhi al sorriso
Insidiando; e vegliano
Per te in novelli pianti
Trepide madri, e sospettose amanti.
Le Ore che dianzi meste
Ministre eran de' farmachi,
Oggi l'indica veste
E i monili cui gemmano
Effigiati Dei
Inelito studio di scalpelli achei,
E i candidi coturni
E gli amuleti recano,
Onde a' cori notturni
Te, Dea, mirando obliano
I garzoni le danze,
Te principio d'affanni e di speranze:
0 quando l'arpa adorni
E co' novelli numeri
E co' molli contorni
Delle forme che facile
Bisso seconda, e intanto
Fra il basso sospirar vola il tuo canto
Pi� periglioso; o quando
Balli disegni, e l'agile
Corpo all'aure fidando,
Ignoti vezzi sfuggono
Dai manti, e dal negletto
Velo scomposto sul sommosso petto.
All'agitarti, lente
Cascan le trecce, nitide
Per ambrosia recente,
Mal fide all'aureo pettine
E alla rosea ghirlanda
Che or con l'alma salute April ti manda.
Cos� ancelle d'Amore
A te d'intorno volano
Invidiate l'Ore.
Meste le Grazie mirino
Chi la belt� fugace
Ti membra, e il giorno dell'eterna pace.
Mortale guidatrice
D'oceanine vergini,
La parrasia pendice
Tenea la casta Artemide,
E fea terror di cervi
Lungi fischiar d'arco cidonio i nervi
Lei predic� la fama
Olimpia prole; pavido
Diva il mondo la chiama,
E le sacr� l'elisio
Soglio ed il certo telo,
E i monti, e il carro della luna in cielo.
Are cos� a Bellona.
Un tempo invitta amazzone,
Die' il vocale Elicona;
Ella il cimiero e l'egida
or contro l'Anglia avara.
E le cavalle ed il furor prepara.
E quella a cui di sacro
Mirto te veggo cingere
Devota il simolacro,
Che presiede marmoreo
Agli arcani tuoi lari
Ove a me sol sacerdotessa appari,
Regina fu, Citera
E Cipro ove perpetua
Odora primavera
Regn� beata, e l'isole
Che col selvoso dorso
Rompono agli Euri e al grande Ionio il corso.
Ebbi in quel mar la culla,
Ivi erra ignudo spirito
Di Faon la fanciulla,
E se il notturno zeffiro
Blando sui futti spira,
Suonano i liti un lamentar di lira:
Ond'io, pien del nativo.
Aer sacro, su l'itala
Grave cetra derivo
Per te le corde eolie,
E avrai divina i voti
Fra gl'inni miei delle insubri nepoti.
All'amica risanata � un'ode scritta da Ugo Foscolo per la guarigione della contessa milanese Antonietta Fagnani Arese. L'ode si compone di sedici strofe di sei versi ciascuna, cinque settenari e un endecasillabo.
PARAFRASI
Come dalle profondit� del mare la stella pi� cara a Venere (Lucifero) con i suoi
capelli raggiandosi appare e decora il suo percorso nel cielo con la luce del
sole, cos� il tuo corpo divino sorge dal letto malato (dove tu sei stata malata)
e in te la bellezza rivive, la bellezza d�oro che diede sollievo alle menti
degli uomini. Io vedo la rosa fiorire nel tuo viso, i tuoi occhi grandi tornano
a sorridere insinuosi e lo sono talmente tanto che le altre donne e le altre
madri si preoccupano ricominciando a piangere. Le ore della giornata che fino a
poco fa erano le tristi amministratrici di medicine, oggi invece portano la
veste indiana (di seta) e i gioielli che raffigurano Dei scolpiti (cammei), che
sono il risultato della perizia di scultori greci, le scarpe bianche e i
portafortuna che grazie a queste cose, i giovanotti guardando te, dimenticano le
danze, guardando te che sei causa di affanno e di speranza. O quando adorni l�
arpa e con i nuovi ritmi e con le morbide curve del tuo corpo che il bisso
asseconda con facilit� e intanto il tuo canto pi� pericoloso vola oppure quando
disegni figure di ballo e affidando all� aria il tuo corpo agile, bellezze
sconosciute sfuggono dai vestiti e dal velo trascurato scoprendo il petto
ondeggiante. Mentre ti muovi cadono le trecce morbidamente, trecce lucide per l�
ambrosia appena messa, trecce che sono malamente trattenute dal pettine d�oro e
dalla ghirlanda di rose che ad esso aprile gli dona, insieme alla salute. Cos�
il tempo, servo dell� amore vola intorno a te che sei invidiata, ma le grazie
guardino male colui che ti ricorda che la bellezza fugge e ti ricorda il giorno
della morte. La casta Artemide governa le pendici del monte Parrasio come
condottiera mortale di amazzoni e faceva fischiare da lontano, per terrore dei
cervi, i nervi dell� arco di Cidone (Creta). La poesia l� ha proclamata figlia
degli Dei, il mondo spaventato la chiamava Dea e le ha consacrato il trono dei
campi elisi, della freccia che non sbaglia e il carro della luna e del
cielo.Allo stesso modo la poesia ha consacrato altri altari, a Bellona che un
tempo era una guerriera amazzone mai sconfitta, adesso ella prepara l� elmo, le
cavalle e l� ira guerresca contro l� Inghilterra.E quella dea la cui statua di
marmo ti vedo cingere devotamente in una corona di mirto affinch� protegga le
tue stanze segrete dove appari solo a me come sacerdotessa fu regina che regn�
felice su Cipro e Citera, che godono di un perenne clima mite e che con le loro
montagne ricoperte di boschi frangono il corso dei venti del mar Ionio. Io sono
nato in quel mare; qui vagabonda nudo lo spirito della fanciulla di Faona e se
il venticello notturno spira dolcemente sulle onde, le spiagge suonano lamenti
di lira. Perci� io, pieno della nativa sacra ispirazione traduco in poesia
italiana seria cos� che anche tu o dea avrai le promesse delle tue discendenze
lombarde cantando i miei versi.
COMMENTO
In realt� Foscolo vuole condurre un ambizioso discorso filosofico sul
significato e sul valore della bellezza.
Nella prima parte Foscolo esalta la bellezza esteriore della donna descrivendo
atti della sua vita mondana .
Nella strofa centrale c�e� il collegamento tra poesia e bellezza: la sua
presenza suscita invidia nelle altre donne e le divinit� dell� amore guardino
male chi le ricorda che la sua bellezza fugge via.
Ci� che
consente alla bellezza l�eternit� nella fama � il canto dei poeti; cos�, nelle
ultime due strofe, il discorso sulla funzione della bellezza si prolunga nel
discorso della funzione del poeta.
L� ultima parte e� caratterizzata dalla descrizione di 3 divinit�, sottolineando
il loro aspetto mortale.
Conclude dicendo che, grazie alla sua poesia, anche lei diventer� una divinit�
perche� la sua bellezza non morir� mai.
FIGURE