Canto l�arme pietose e �l capitano
che �l gran sepolcro liber� di Cristo.
Molto egli opr� co �l senno e con la mano,
molto soffr� nel glorioso acquisto;
e in van l�Iferno vi s�oppose, e in vano
s�arm� d�Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli di� favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.
Canto le armi pie (pietose,
nel senso di devote, poste al servizio della fede) e il
comandante (Goffredo di Buglione) che liber� il grande sepolcro
di Cristo.
Egli molto si adoper� con la
ragione e con la mano da condottiero, soffr� molto per la
conquista di Gerusalemme e invano il demonio si oppose a tale
conquista come anche vana fu l�opposizione delle popolazioni
della Libia (gli Egiziani) e dell�Asia come i musulmani .
Il cielo (le forze celesti) gli diede il suo appoggio e
ricondusse (il cielo � sempre il soggetto della frase) i suoi
compagni (di Goffredo) che avevano perduto la retta via (
l�aggettivo �erranti� indica il vagare dello spirito, lontano
dagli insegnamenti religiosi, e la distrazione degli uomini
dall�impegno militare al servizio del Santo Sepolcro.) sotto la
croce cristiana (i santi simboli).
O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s�intesso fregi al ver, s�adorno in parte
d�altri diletti, che de� tuoi, le carte.
Oh, Musa cristiana, tu che
non circondi la fronte di Elicona (il monte sacro alle Muse) con
allori destinati a morire (il riferimento � alle liriche
pagane), ma su nel cielo tra i cori dei beati hai una corona
splendente di stelle immortali, tu ispira al mio cuore un ardore
celeste (infondi nel mio cuore la passione della fede),
rischiara la mia poesia e perdonami se aggiungo qualcosa che
nella realt� non c�era (�intesso fregi al ver�), se guarnisco
con altre vicende (�diletti� nel senso di divagazioni) i fatti
storici e religiosi (�le carte�, ovvero i documenti storici).
Sai che l� corre il mondo ove pi� versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che �l vero, condito in molli versi,
i pi� schivi allettando ha persuaso.
Cos� a l�egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l�inganno suo vita riceve.
O Musa tu sai che l� nel
mondo pagano le persone sono attratte dai versi e dalle dolcezze
della poesia (il Parnaso � il monte sacro ad Apollo, dio della
poesia), e che la verit� resa in versi languidi, ha convinto, ha
catturato, persino i pi� schivi alle dolcezze della lirica. In
questo modo al bambino malato porgiamo i bordi della tazza
coperti con liquidi dolci (miele): intanto ingannato (dal sapore
dolce del miele) egli beve succhi amari (la medicina), e da
questo suo inganno riceve la guarigione.
Con questa similitudine il
Tasso spiega che come il miele, cosparso sul bordo della tazza,
inganna il bambino malato ad ingoiare la medicina benefica,
altrimenti troppo amara, cos� la poesia diventa un � dolce�
veicolo per i valori religiosi, indispensabili per la
sopravvivenza dello spirito.
Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli
al furor di fortuna e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scogli
e fra l�onde agitato e quasi absorto,
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in voto a te sacrate i� porto.
Forse un d� fia che la presaga penna
osi scriver di te quel ch�or n�accenna.
Tu, generoso Alfonso
(Alfonso II D�Este, duca di Ferrara)per l�accoglienza, che mi
hai sottratto alle tempeste del destino e guidi me, peregrino
errante, sbattuto e sommerso dalle onde fra gli scogli, in porto
e accogli con benevolenza questa mia opera che porto e te
come fosse consacrata in voto. Forse verr� un giorno in cui la
mia penna che presagisce la tua grandezza, la tua gloria, oser�
scrivere di te quello che ora (nel poema) accenna.
� ben ragion, s�egli averr� ch�in pace
il buon popolo di Cristo unqua si veda,
e con navi e cavalli al fero Trace
cerchi rit�r la grande ingiusta preda,
ch�a te lo scettro in terra o, se ti piace,
l�altro imperio de� mari a te conceda.
Emulo di Goffredo, i nostri carmi
intanto ascolta, e t�apparecchia a l�armi.
A ragione, se avverr� mai
che il buon popolo di Cristo (i cristiani) viva in pace e con
navi e cavalli (si riferisce alla Crociata condotta da Alfonso
II contro i turchi) sottragga ai Turchi il Santo Sepolcro
ingiustamente occupato, allora che a te venga concesso il
potere sugli eserciti, o quello delle flotte navali. In attesa
che questo avvenga, tu Alfonso, emulo di Goffredo, ascolta i
nostri componimenti poetici, e preparati a combattere.
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