G.CARDUCCI : NEVICATA

G.CARDUCCI : NEVICATA


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NEVICATA

 

Lenta fiocca la neve pe �l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita pi� non salgono da la citt�,

non d�erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d�amor la canzon ilare e di giovent�.

Da la torre di piazza roche per l�aere le ore
gemon, come sospir d�un mondo lungi dal d�.

Picchiano uccelli raminghi a� vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve � tu c�lmati, indomito cuore �
gi� al silenzio verr�, ne l�ombra riposer�.

 

La neve cade con lentezza attraverso il cielo grigio: la citt� di Bologna non � pi� animata dalle  grida dei pedoni o dei negozianti ed appare silenziosa in conseguenza .
Non si avvertono pi� per le vie le urla dell�erbaiola n� � possibile udire il rumore del carro che corre nella via. L�animo dei cittadini non � pi� rallegrato da parole o gesta di amore  e la pace per cos� dire invade il cortile dove non si alzano le grida dei bambini che giocano felici.
Dalla parte alta del palazzo comunale di piazza San Petronio, si diffonde nell�atmosfera la sensazione che i rintocchi delle ore determinino un allontanamento dalla dimensione del tempo e dalla luce del giorno: il mondo dei morti � ormai vicino.
Gli uccelli  che vagano senza mai fermarsi  picchiano ai vetri appannati. Si tratta degli spiriti di amici defunti che mi osservano e mi chiamano a loro.
Appellandomi a te, cuore mio, ti prego di abbandonare le illusione e le speranze della vita, affinch� io possa predispormi all�attesa serena della morte. Tra poco, o cari amici spiriti, anche la mia ora sar� giunta: potr� cos� giungere nel mondo sotterraneo dove tutto � silenzio ed ombra.

 

La poesia riflette l�angoscia di un momento  triste per il poeta, preoccupato dall'aggravarsi della malattia di Lidia e poi dalla morte di lei. L�occasione nasce da una nevicata che smorza i rumori della citt� e rende brutta l�atmosfera . Lo squallore del paesaggio si accorda con lo stato d�animo dell�io lirico e con le sue riflessioni sulla fine della vita. I rintocchi delle ore evocano voci e sospiri fuori dal tempo. Gli uccelli che picchiano ai vetri rappresentano le anime di amici che aiutano il poeta ad attendere la morte con serenit�.

Il tema centrale della poesia � quello  della morte; in molte sue liriche si trova la contrapposizione fra la vita e la morte, fra la luce e le tenebre. In quest�opera sembra predominare solo il pensiero della morte, che acquista la forma simbolica, per altro dichiarata dal poeta, degli uccelli che picchiano con il becco sul vetro. Si pu� rintracciare per� ancora un eco della vita e della gioia che essa suscita in quel grido della fruttivendola, nel carro che corre e nell'accenno all'indomito cuore. Ma questi richiami sono come smorzati e attutiti dalla neve, dalla situazione di pesante tristezza che grava sulla citt� e sul poeta.
La poesia si apra con l'immagine della neve che scende sullo sfondo di un cielo grigio e con l'idea del silenzio che si chiuda ancora con le parole silenzio e ombra, a definire il regno dei morti.

Carducci per comunicare meglio le immagini e le sensazioni che esse suscitano utilizza diverse figure retoriche. Ad esempio per sottolineare la mancanza di suoni pone un enjambement tra i vv.1-2 e un chiasmo nel v.3; cerca di far emergere la parola cinereo attraverso un allitterazione e rende ancor pi� angosciosa l�attesa della morte attraverso la ripetizione al v.9.

 



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