Stephane Mallarmé
BREZZA MARINA
Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri!¹
Fuggire! laggiù fuggire! ² Ho udito il canto di uccelli
Ebbri tra l'ignota schiuma e i cieli. ³ Nulla,
Neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,
Potrà trattenere il mio cuore che s'immerge nel mare.
O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada
Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo candore
E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.
Partirò! Nave che culli le tue vele
Leva l'ancora verso un'esotica natura!
Una noia, crede ancora, desolata da speranze crudeli,
Ai fazzoletti agitati nell'ultimo addio.6 E forse
Gli alberi che attirano la tempesta
Il vento farà inclinare sui naufragi
Perduti, senz'alberi, lontani da fertili isole...7
Ma ascolta, il mio cuore, il canto dei marinai!8
La lirica presenta temi e motivi ancora legati alla poesia di Baudelaire: il
desiderio del viaggio, il bisogno di evasione e di fuga dal reale verso luoghi
esotici e lontani. Schema metrico: nella versione italiana, versi liberi; in
quella francese a rima baciata.
Si va verso un mondo di ideale purezza e perfezione, assolutamente "altro"
rispetto a quello in cui al poeta tocca vivere è il tema dominante del primo
componimento, che - come si è detto - è intessuto in parte di motivi
baudelairiani. In particolare baudelairiana è l'opposizione spleen/ideale, che
riecheggia soprattutto nei versi iniziali, quando la stanchezza della carne e la
sazietà della cultura costituiscono lo spunto che determina il desiderio di fuga
verso mondi ideali ed esotici. E ancora l'esotismo stesso, e i motivi
dell'evasione e del viaggio possono ascriversi in qualche misura al modello
baudelairiano. Tuttavia originalmente mallarmeani sono il motivo di un mondo di
incontaminata purezza, in opposizione a quello reale, e il motivo della ricerca
di una parola pura (altrettanto incontaminata e perfetta) che, nel drammatico
confronto con la pagina bianca, rischia di condurre il poeta alla sterilità
creativa.
1)Il viaggio come dimensione esistenziale
L’opera non è altro che una significativa metafora del viaggio, esistenziale e
poetico, verso nuove e più peculiari esperienze.
Il verso iniziale della lirica esprime in sintesi uno stato d'animo comune al
clima decadente di fine Ottocento di noia e tristezza (lo spleen di Baudelaire)
sia fisico (Come è triste la carne...) sia intellettuale (...E ho letto tutti i
libri!). Ciò comporta una particolare insofferenza verso la realtà della vita
che ha come conseguenza il desiderio di evasione e di fuga (Fuggire!) verso un
luogo indefinito e ignoto, infatti per il poeta non è importante tanto la meta
del viaggio ma l'idea del viaggio, l'esperienza del nuovo e dell'ignoto (nella
lirica rappresentata dal mare) come dimensione dello spirito, come possibile
felicità (esotica natura, fertile isole). Niente può ormai più trattenere il
poeta , né i ricordi (antichi giardini riflessi negli occhi) né gli affetti
familiari .
2)Il viaggio è anche dimensione poetica
La poesia diventa anche una metafora della letteratura; alla Noia per le forme
tradizionali si contrappone l'esigenza di una forma di poesia diversa e nuova,
lontana dagli schemi capace , attraverso le immagini di esprimere
l'inesprimibile, di dar voce al silenzio, nella ricerca della parola pura e
assoluta (il foglio ancora intatto) col rischio dell'incomunicabilità e
dell'incomprensione (Perduti, senz'alberi, lontani da fertili isole) e dal
fallimento (naufragi/Perduti, senz'alberi, lontani dalle fertili isole...).
Questo pericolo però è superato nell'ultimo verso, in cui la forte avversativa
iniziale è una presa di coscienza e una decisione di accettare il rischio (Ma
ascolta mio cuore, il canto dei marinai).