L'ODE
Si tratta di testo lirico di varia forma metrica e strofica e di vario
contenuto; ma prevalentemente � di argomento amoroso, e, pi�, morale e civile:
alla forma dell'ode, infatti, si ricorre per esprimere i sentimenti pi� elevati
e universali, per commuovere il popolo, per ammaestrarlo o ammonirlo, per
volgerlo al culto delle idealit� pi� nobili. Si utilizzano di solito brevi
versi, ma anche endecasillabi misti a settenari.Lo schema delle rime � molto
vario, ma di solito � caratterizzato dall�uso di versi tronchi in fine di
storia. Nei tempi pi� moderni, in Italia, e sempre con uno schema metrico non
fisso, l'ode fu inizialmente usata in particolar modo nel Cinquecento , fu
rielaborata tecnicamente nel Seicento dal Chiabrera. Nell'Ottocento l'ode
continu� ad essere abbondantemente usata: ci limitiamo a ricordare l'ode Al
signor di Montgolfier del Monti, le due del Foscolo All'amica risanata e A L.
Pallavicini.
LA BALLATA
La ballata era accompagnata non solo da musica ma dai danzatori, � una
composizione metrica tipicamente italiana, che sorge a Firenze e Bologna
attorno alla met� del XIII sec. e viene condotta a perfezione d'arte alta
dallo Stilnovismo e da Petrarca.Si basa su una o pi� strofe di schema sempre
uguale,precedute e concluse da un ritornello, collegato alle strofe da una
rima; i versi utilizzati sono prevalentemente endecasillabi, settenari e
ottonari.Se il ritornello � di un verso si parla di ballata minima,se di
due versi di ballata minore,se di tre di ballata media, se di quattro di
ballata grande.
Dante scrive per Beatrice un'unica ballata nella Vita nuova. E poi nel De
vulgari eloquentia teorizzer� la superiorit� delle canzoni sulle ballate
(proprio perch� queste �hanno bisogno di danzatori �).
La ballata antica verr� ripresa dal Carducci (Ballata dolorosa); da
Pascoli con opzione di piccole e minime (Patria). Ballate variamente
camuffate si trovano anche nella poesia del Novecento .