JACOPO DA LENTINI


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Io m’aggio posto in core a Dio servire
*
Io m’ag[g]io posto in core a Dio servire,
com’io potesse gire in paradiso,
al santo loco ch’ag[g]io audito dire,
u’ si manten sollazzo, gioco e riso1.

Sanza mia donna non vi vorria gire,
quella c’ha blonda testa e claro viso,
ché sanza lei non poteria gaudere,
estando da la mia donna diviso2.

Ma non lo dico a tale intendimento,
perch’io pec[c]ato ci volesse fare;
se non veder lo suo bel portamento

e lo bel viso e ’l morbido sguardare3:
ché lo mi teria in gran consolamento,
veg[g]endo la mia donna in ghiora stare4.
 

Il poeta afferma di voler servire Dio per poter andare in Paradiso e lì godere pienamente della presenza dell'amata e di accontentarsi di vedere il suo aspetto morale.

Io m’ag[g]io… riso: Io mi sono (ag[g]io, letteralmente ho) proposto di servire Dio, affinchè  potessi andare (com’io potesse gire) in paradiso, al luogo santo di cui ho sentito parlare, dove si perpetuano divertimento, gioco e riso

 Sanza mia donna… diviso: Non vorrei andarvi senza la mia donna, quella dai capelli biondi (blonda testa) ed il viso chiaro e lucente, perché, stando diviso da lei, non potrei provare gioia.

Ma non lo dico … sguardare: Ma non lo dico con il fine (a tale intendimento) di voler peccare con lei, bensì per vedere (se non veder) il suo bel modo di condursi (portamento, nel senso di comportamento soprattutto morale) ed il bel viso ed il dolce sguardo. 

 ché lo mi teria… in ghiora stare: perché, giacché, considererei (lo mi teria) una grande consolazione vedere la mia donna essere in gloria nel Paradiso.

Livello metrico
Sonetto con rime alternate (ABAB, ABAB) nelle quartine e invertite (CDC, DCD) nelle terzine.  Al v. 8 si incontra una rima siciliana ,in effetti «gaudere» per gaudire, rima con i precedenti «servire», «dire», «gire»

 

Stile

Nel testo sono comunque presenti termini, espressioni, costrutti sintattici di origine siciliana, ancora vivi oggi nelle regioni meridionali: «Io m’ag[g]io posto» invece di “mi sono posto”, «ci volesse». Essi si affiancano ad alcuni latinismi («audito», v. 3; «gaudere», v. 7); il «clara» di v. 6 si può considerare anch’esso un latinismo, ma potrebbe essere anche un provenzalismo; di origine provenzale sono anche il «sollazzo» di v. 4 e il «blonda» di v. 6.

Temi

Nel sonetto risuonano motivi della tradizione cortese, sebbene immersi in un’atmosfera sospesa tra cielo e terra.Appaiono tuttavia  i richiami alla realtà terrena, alla fisicità femminile della donna protagonista del sonetto: i suoi capelli biondi, il suo viso chiaro, lo sguardo dolce e l’incedere elegante.La preoccupazione del poeta di sgombrare il campo dall’ovvio sospetto che il suo desiderio umano prevalga sulla devozione a Dio è, inoltre, tema centrale del componimento.

Mi sono posto in cuore il pensiero di servire Dio,
in moda da poter andare in Paradiso,
in quel luogo beato di cui ho sentito parlare,
dove eternamente durano  il gioco, il riso e il piacere.

Non vorrei andarci senza la mia donna,
dalla testa bionda e dal viso luminoso,
dal momento che senza di lei non potrei provar piacere
stando dalla mia donna lontano.

E non lo dico con l' idea
di  commettere peccato;
bensì solo per vedere il comportamento morale

e guardare il suo viso tenero e bello:
sarebbe per me una gran consolazione,
vedere la mia donna stare  in paradiso.
 

 

 

 


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