"Le mure di Anagoor" di Dino Buzzati

"Le mure di Anagoor" di Dino Buzzati

 

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"Le mure di Anagoor" di Dino Buzzati
 
Nell'interno del Tibesti una guida indigena mi domand� se per caso volevo vedere le mura della citt� di Anagoor, lui mi avrebbe accompagnato. Guardai la carta ma la citt� di Anagoor non c'era. Neppure sulle guide turistiche, che sono cos� ricche di particolari, vi si faceva cenno.
Io dissi: �Che citt� � questa che sulle carte geografiche non � segnata?�.
Egli rispose: �� una citt� grande, ricchissima e potente ma sulle carte geografiche non � segnata perch� il nostro Governo la ignora, o finge di ignorarla. Essa fa da s� e non obbedisce. Essa vive per conto suo e neppure i ministri del re possono entrarvi. Essa non ha commercio alcuno con altri paesi, prossimi o lontani. Essa � chiusa. Essa vive da secoli entro la cerchia delle sue solide mura. E il fatto che nessuno ne sia mai uscito non significa forse che vi si vive felici?�.
�Le carte� io insistetti �non registrano nessuna citt� di nome Anagoor, ci� fa supporre che sia una delle tante leggende di questo paese; tutto dipende probabilmente dai miraggi che il riverbero del deserto crea, nulla di pi�.�
�Ci conviene partire due ore prima dell'alba� disse la guida indigena che si chiamava Magalon, come se non avesse udito. �Con la tua macchina, signore, arriveremo in vista di Anagoor verso mezzod�. Verr� a prenderti alle tre del mattino, mio signore.�
�Una citt� come quella che tu dici sarebbe registrata sulle carte con un doppio cerchio e il nome in tutto stampatello. Invece non trovo alcun riferimento a una citt� di nome Anagoor, la quale evidentemente non esiste. Alle tre sar� pronto, Magalon.�
Coi fari accesi alle tre del mattino si part� in direzione pressappoco sud sulle piste del deserto e mentre fumavo una sigaretta dopo l'altra con la speranza di scaldarmi vidi alla mia sinistra illuminarsi l'orizzonte e subito venne fuori il sole che si mise a battere il deserto finch� fu tutto caldo e tremolante, tanto che si vedevano laghi e paludi intorno, in cui si riflettevano le rocce con precisione di contorni, ma di acqua non c'era in verit� neanche un secchiello, soltanto sabbia e sassi incandescenti.
Ma la macchina con estrema buona volont� correva e alle 11,37 in punto Magalon che mi sedeva al fianco disse:
�Ecco, signore.�
E infatti vidi le mura della citt� che si estendevano per chilometri e chilometri, alte dai venti ai trenta metri, di colore giallastro, ininterrotte, qua e l� sovrastate da torrette.
Avvicinandomi, notai che in vari punti, proprio a ridosso delle mura, c'erano degli accampamenti: tende miserabili, tende medie, tende da ricchi signori a forma di padiglione, sormontate da bandiere.
�Chi sono?� io chiesi.
E Magalon spieg�: �Sono coloro che sperano di entrare e bivaccano dinanzi alle porte�.
�Ah, ci sono delle porte?�
�Ce ne sono moltissime, di grandi e di piccole, forse pi� di cento, ma � tanto vasto il perimetro della citt� che tra l'una e l'altra corre una notevole distanza.�
�E queste porte, quando le aprono?�
�Le porte non vengono aperte quasi mai. Per� si dice che alcune si apriranno. Stasera, o domani, o fra tre mesi, o fra cinquant'anni, non si sa, � appunto qui il grande segreto della citt� di Anagoor.�
Eravamo arrivati. Ci fermammo dinanzi a una porta che sembrava di ferro massiccio. Molta gente era l� in attesa. Beduini sparuti, mendicanti, donne velate, monaci, guerrieri armati fino ai denti, perfino un principe con la sua piccola corte personale. Ogni tanto qualcuno con una mazza batteva sulla porta, che rintronava.
�Battono� disse la guida �affinch� quelli di Anagoor, udendo i colpi, vengano ad aprire. � infatti generale persuasione che se non si bussa nessuno mai aprir�.�
Mi venne un dubbio: �Ma � poi sicuro che di l� dalle mura ci sia qualcuno? La citt� non potrebbe essere ormai estinta?�
Magalon sorrise: �Tutti, la prima volta che vengono qui hanno il medesimo pensiero. Io stesso sospettavo, un tempo, che dentro le mura non vivesse pi� nessuno. Ma c'� la prova del contrario. Certe sere, in condizioni favorevoli di luce, si possono scorgere i fumi della citt� che salgono diritti al cielo, come tanti incensieri. Segno che uomini vivono l� dentro, e accendon fuochi, e fanno da mangiare. E poi c'� un fatto anche pi� dimostrativo: tempo fa una delle porte � stata aperta.�
�Quando?�
�La data, per essere sinceri, � incerta. Alcuni dicono un mese, un mese e mezzo fa, altri per� ritengono il fatto molto pi� lontano, vecchio di due, tre, perfino quattro anni, qualcuno addirittura lo attribuisce al tempo che regnava il sultano AhmerEhrgun.�
�E quando regn� AhmerEhrgun?�
�Circa tre secoli fa... Ma tu sei molto fortunato, mio signore... Guarda. Bench� sia mezzod� e l'aria bruci, ecco l� dei fumi.�
Una improvvisa eccitazione, nonostante il caldo, si era propagata nell'eterogeneo accampamento. Tutti erano usciti dalle tende ed additavano due tremule spire di grigio fumo elevantisi nell'aria immota di l� dal ciglio delle mura. Non capivo una parola delle concitate voci che si accavallavano. Per� era evidente l'entusiasmo. Come se quei due poveri fumi fossero la cosa pi� meravigliosa del creato e promettessero ai riguardanti una prossima felicit�. Il che mi sembrava esagerato per le seguenti ragioni:
Prima di tutto l'apparizione dei fumi non significava affatto una maggiore probabilit� che quella porta si dovesse aprire e perci� non vi era motivo sensato di tripudio.
Secondo: tanto schiamazzo, se udito dall'interno delle mura, come era probabile, avrebbe, se mai, dissuaso quelli dall'aprire, anzich� incoraggiarli.
Terzo: quei fumi, di per s�, non dimostravano neppure che Anagoor fosse abitata. Infatti non poteva trattarsi di un casuale incendio dovuto al sole torrido? Oppure, ipotesi assai pi� probabile, erano i fuochi accesi da predoni entrati per qualche pertugio segreto delle mura a saccheggiare la citt� morta e disabitata. �Era molto strano� io pensavo �che oltre ai fumi, nessun altro sintomo di vita fosse stato notato in Anagoor: n� voci, n� musiche, n� ululati di cani, n� sentinelle o curiosi sul ciglio delle mura, mai. Stranissimo.� Allora io dissi: �Dimmi, Magalon: quando � stata aperta la porta che tu dici, quanta gente � riuscita a entrare?�. �Un uomo solo� disse Magalon.
�E gli altri? Cacciati indietro?�
�Altri non c'erano. Si trattava di una delle porte pi� piccole e trascurate dai pellegrini. Quel giorno non c'era nessuno ad aspettare. Verso sera giunse un viandante che buss�. Egli non sapeva che fosse la citt� di Anagoor, non si aspettava, entrando, niente di speciale, chiedeva solo un rifugio per la notte. Non sapeva niente di niente, era l� per puro caso. Forse solo per questo gli hanno aperto.� In quanto a me, io ho aspettato quasi ventiquattro anni, accampato fuori delle mura. Ma la porta non si � aperta. E adesso me ne torno al mio paese.
I pellegrini dell'attendamento, vedendo i miei preparativi, scuotono il capo: �Eh, amico, quanta furia!� dicono. �Un minimo di pazienza, diamine! Tu pretendi troppo dalla vita.�
 
 
 

Racconto fantastico del 1958 Tratto dalla raccolta �Sessanta racconti�.
�Le mura di Anagoor� narra di una citt� remota e assai misteriosa nelle viscere del deserto del Sahara, della quale migliaia e migliaia di persone sono incredibilmente attratte. L�autore, infatti, vuole esprimere, attraverso l�immagine di tale citt�, l�affascinante concetto di felicit� che ipnotizza e spinge moltitudini di persone alla ricerca dell�eterna contentezza che forse non arriver� mai. 

 
 
Spiegazione di "Le mure di Anagoor" di Dino Buzzati
All'interno del Tibesti, una guida indigena propone ad un turista di portarlo a visitare le mura di Anagoor, una citt� cos� splendida che nessuno ne � mai uscito. L'uomo, nonostante qualche esitazione poich� Anagoor non figura sulla sua cartina, accetta. Partono, e arrivati dinanzi alle mura, vedono moltissime tende che appartengono appunto, a persone che attendono che si apra una delle innumerevoli porte, per entrare. La guida spiega al turista che si racconta che una volta, non si sa precisamente quando, un viandante che cercava un rifugio per la notte, aveva bussato, inconsapevole di dove si trovasse, ed era entrato. Infine dice che anch'egli ha atteso per 24 anni, ma che adesso ha deciso di tornare a casa.

 

 

L'uomo protagonista di questo racconto sembra avere un ruolo binario perch�, durante la storia, cerca di razionalizzare la citt� di Anagoor per esempio dice che i fumi sopra la stessa sono frutto di un incendio dovuto al caldo anzich� alla presenza di abitanti. Il viaggiatore, come possiamo notare alla fine della vicenda, cambia e si convince che, per conoscere questa citt� � bene aspettare al di fuori dalle mura proprio come fanno tutti gli altri (infatti spende 24 anni della sua vita ad attendere).

Il significato della storia � un po' come quello del colombre sempre di Buzzati, in cui c'� uno spazio immaginario oltre la fisicit�: la speranza.
Vi � una binariet� tra il miraggio del deserto (noiosamente giallo, monocolore, vuoto, arido e inospitale), metafora della vita noiosa e vuota, e tra la razionalit� del protagonista, sempre pronta a smantellare questa illusione.
Sono evidenti altri significati come per esempio il mistero che pu� essere, secondo me, abbinato al discorso che ti ho fatto prima della speranza...oppure il concetto della porta piccola e stretta ignorata da tutti che per� � l'unica che permette il passaggio del viandante bisognoso dall'esterno all'interno della citt�.

 



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