Cesare
Pavese
Nasce a
Santo Stefano Belbo (Cuneo) nel 1908 da una famiglia originaria di quei luoghi,
le Langhe, tanto cari allo stesso scrittore. Studia a Torino, dove si laurea con
una tesi su Walt Whitman, divenendo un esperto di letteratura
angloamericana. Nella citt� piemontese comincia a frequentare gli ambienti
della casa editrice Einaudi, intorno alla quale si erano radunati molti
antifascisti. In quel periodo comincia anche l'attivit� di traduttore di
scrittori inglesi e americani classici e contemporanei, tra i quali Daniel
Defoe, Charles Dickens, Herman Melville, Sherwood Anderson,
Gertrude Stein, John Steinbeck e Ernest Hemingway.
Nel 1935
viene condannato al confino a Brancaleone Calabro; qui inizia a scrivere una
specie di diario, che sar� pubblicato postumo, nel 1952, con il titolo "Il
mestiere di vivere". Torna a Torino l'anno seguente e durante la guerra
si nasconde in casa della sorella Maria, sulle colline del Monferrato. Anche da
questa esperienza nasce uno dei suoi libri migliori, "La casa in
collina" (1948).
Nell'ambito
della poesia esordisce nel 1936 con "Lavorare stanca". Dopo
questa pubblicazione, seguono altre produzioni in prosa, come il romanzo "Paesi
tuoi "(1941) e i racconti lunghi e politicamente impegnati come "Il
carcere" (1938-39), "La casa in collina" e "La
spiaggia" (1941), seguiti dai racconti di "Feria d'agosto"
(1946), il romanzo "Il compagno" (1947) e "La bella
estate" (1949). Nel 1947 escono "I Dialoghi con Leuc�",
ma la consacrazione definitiva avviene con "La luna e i fal�"
nel 1950. Nell'Agosto del 1950, in un albergo di Torino, Pavese si toglie la
vita oppresso da una grave forma di depressione che lo aveva accompagnato in
quasi tutta la sua esistenza, cedendo a quello che aveva chiamato il "vizio
assurdo". Dopo la sua morte viene pubblicata un'altra raccolta poetica,
"Verr�
la morte e avr� i tuoi occhi"
(1951).
Poetica
Emerge sempre in Pavese un contrasto interiore, un'antinomia di fondo, tra il
suo innato gusto decadente e le sue ferme intenzioni di instaurare o
sperimentare una nuova letteratura di tipo realistico anglo-americana, da Defoe
a Dickens, da Melville a Joyce, da Lewis a Dos Passos e alla Stein, di cui egli
forniva interpretazioni esemplari ed emblematiche.
Infatti gli scrittori americani moderni (Dos Passos, Steinbeck, Faulkner)
assimilati da lui tanto da dar luogo ad una originale forma di contaminatio tra
le colline piemontesi e i paesaggi americani del Sud, tra le periferie subalpine
e le megalopoli americane, diedero a Pavese uno stimolo e un mezzo di
liberazione morale e ideologica, un'occasione di protesta e di ricerca in chiave
realistica, durante un periodo della nostra cultura dominata dal disimpegno
politico dei letterati e dall'Ermetismo; ma quella lezione neorealistica, era
sin dall'inizio contaminata dalla cultura decadente europea e ricompariva sempre
tra le righe e le buone intenzioni di rinnovamento.
Pavese, in ogni sua opera, denuncia un dissidio di fondo tra la sua
autentica ispirazione lirico-elegiaca e l'intenzione di piegare questa sua
vocazione ad esigenze ideologiche, che possono essere prima quelle del Realismo
americano, e poi quelle del marxismo, inteso come momento di rottura
dell'incomunicabilit� e inserimento nella socialit�. Perci� egli rimane
sempre un lirico, poich� in lui l'elegia tragica torner� sempre ad addensarsi
come sentimento della malinconia del vivere, anche quando creder� di aver
risolto tale elegia in un racconto oggettivo e realistico.
Si direbbe subito che Pavese, poich� subiva pienamente le insidiose suggestioni
dell'irrazionalismo contemporaneo in tutte le sue pi� svariate manifestazioni
psicologiche e sociologiche ed etnologiche, in quanto sentiva le insanabili
contraddizioni dell'uomo moderno e della societ� alienata, cercava di farsi
forte e difendersi con la sua cultura umanistica contro ogni dispersione
irrazionale in sede artistica. Di qui la consapevolezza e la stringatezza del
suo stile di contro alla irrazionalit� dei sentimenti, la sanit� della sua
parola poetica di contro al costante "vizio assurdo" della solitudine
e della morte.
E indicava come prima realizzazione di queste sue velleit� la poesia I mari del
sud, in cui era passato da un lirismo di sfogo al tono di un pacato e chiaro
racconto. E tale poesia-racconto, � una forma di poesia oggettiva sia nel
linguaggio parlato sia nella forma del verso: un primo avvio della nuova poetica
neorealistica. Tradurre, poi, questo mondo intenzionale in un mondo artistico
realizzato, � stato per Pavese ben altra cosa, poste le premesse della sua
fondamentale cultura decadente. Successivamente Pavese tender� a superare la
nuda e semplice registrazione psicologica e cronistica, il culto dell'immediata
oggettivit�, temperando la tecnica e la poetica della poesia-racconto in quella
dell'immagine-racconto, come nei Paesaggi.
Tematica
Una delle tematiche fondamentali nell�opera di Pavese � la descrizione della
situazione psicologica dell�uomo chiuso definitivamente in un carcere morale,
in un�assoluta incomunicabilit�, che d� tono unitario al romanzo redatto
secondo la tecnica dell�immagine racconto e in forma di monologo interiore con
opportune interruzioni di parti dialogate protese verso il dialetto . Come gli
scrittori americani nelle loro province volevano scoprire il dramma dell'uomo,
cos� Pavese voleva rivelare in " Paesi tuoi" le riserve di pi�
schietta umanit� custodite nella sua provincia, i fermenti nascosti e ignorati
della vita dei campi, ravvivandoli con le esperienze e le tecniche narrative
della nuova letteratura americana. Certamente l'attenzione dell'autore spostata
su certi aspetti meno consolanti della realt�, pi� rudi, nonch� l'uso dei
modi elementari del linguaggio, dimostrano il permanere in Italia della grande
lezione del Realismo ottocentesco di Verga e di Balzac, ma con l'aggiunta
dell'esperienza decadente e neorealistica. Come lo scrittore nel naturalismo
doveva scomparire di fronte alla realt�, ora deve scomparire anche davanti al
personaggio(La bella estate)..Con La spiaggia inizia uno dei temi ricorrenti in
Pavese, che � quello della contrapposizione tra citt�, intesa come maturit� e
responsabilit�, e campagna intesa come infanzia e contemplazione delle memorie
giovanili. Questo tema verr� ripreso in altre opere come Il diavolo sulle
colline in cui vengono messi a contatto diretto due mondi socialmente diversi,
di cui sono rispettivamente esponenti da una parte i tre studenti figli di
famiglie contadine o popolane, e dall'altra Poli, la moglie e i suoi amici
milanesi. Nei Dialoghi con Leuc� Pavese reinterpreta le figure della mitologia
greca alla luce della sua cultura moderna fondata sugli studi di etnologia, di
Freud e dell'Esistenzialismo. Eroine ed eroi del mondo greco e mitologico
diventano la proiezione dei miti della mente e del sentimento dell'autore, alla
stessa guisa delle Operette morali per il Leopardi�Le velleit� ideologiche,
anche generose, che furono il grande equivoco del periodo neorealista, non
risparmiano nemmeno Pavese, almeno per quel che riguarda "Il compagno", un romanzo scritto apparentemente per una doverosa ammissione
di fede politica.
Il tema del ritorno, dell�infanzia della campagna viene ripreso nella "La
luna e i fal�" Al reduce che cercava nei luoghi della sua infanzia le
tracce del suo passato non rimane che accettare la estraneit� al suo paese e,
partendo, constatare, ormai oppresso dal passato e dal presente, che
crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora
com'era adesso.
Tutta la conclusione del romanzo � fondata sulla constatazione della legge
della morte che � connaturata alle cose dell'uomo e della vita.
�E�noto che all'origine della poetica pavesiana c'� la scoperta
dell'infanzia come l'et� in cui l'uomo compie le sue esperienze fondamentali.
E' nell'infanzia che si ha il primo contatto con il mondo e che si creano i
simboli, i miti, corrispondenti alle singole rivelazioni delle cose [�]. Le
successive esperienze non sono che un conoscere una seconda volta, un riscoprire
e ridurre a chiarezza quei miti. [�]Alla contrapposizione fra infanzia e
maturit� si affianca, come equivalente, quella tra campagna e citt� sul piano
storico, quella fra l'et� primitiva dell'uomo, titanica e selvaggia, e l'et�
civile e culta. Siamo arrivati [...] al vagheggiamento di un mondo mitico e
irrazionale, punto di partenza di tutto il Decadentismo europeo [ ... ] � (Salinari).