|
POESIE DI GIUSEPPE UNGARETTI
Lontano UNGARETTI lontano lontano come un cieco m'hanno portato per mano TUTTO HO PERDUTO (1937) UNGARETTI 1. Tutto ho perduto dell'infanzia E non potr� mai pi� Smemorarmi in un grido. 2. L'infanzia ho sotterrato Nel fondo delle notti E ora, spada invisibile, Mi separa da tutto. 3. Di me rammento che esultavo amandoti, Ed eccomi perduto In infinito delle notti. 4. Disperazione che incessante aumenta La vita non mi � pi�, Arrestata in fondo alla gola, Che una roccia di gridi. VANITA� di UNGARETTI D�improvviso � alto sulle macerie il limpido stupore dell�immensit� E l�uomo curvato sull�acqua sorpresa dal sole si rinviene un�ombra Cullata e piano franta NON GRIDATE PIU' Cessate d�uccidere i morti, Non gridate pi�, non gridate Se li volete ancora udire, Se sperate di non perire. Hanno l�impercettibile sussurro, Non fanno pi� rumore Del crescere dell�erba, Lieta dove non passa l�uomo. Dove la luce 1930 Come allodola ondosa Nel vento lieto sui giovani prati, Le braccia ti sanno leggera, vieni. Ci scorderemo di quaggi�, E del mare e del cielo, E del mio sangue rapido alla guerra, Di passi d'ombre memori Entro rossori di mattine nuove. Dove non muove foglia pi� la luce, Sogni e crucci passati ad altre rive, Dov'� posata sera, Vieni ti porter� Alle colline d'oro. L'ora costante, liberi d'et�, Nel suo perduto nimbo Sar� nostro lenzuolo Pellegrinaggio (Giuseppe Ungaretti) In agguato in queste budella di macerie ore e ore ho strascicato la mia carcassa usata dal fango come una suola o come un seme di spinalba Ungaretti uomo di pena ti basta un'illusione per farti coraggio Un riflettore di l� mette un mare nella nebbia IL PORTO SEPOLTO Vi arriva il poeta e poi torna alla luce con i suoi canti e li disperde Di questa poesia mi resta quel nulla d�inesauribile segreto Ungaretti, Giuseppe - Stelle Tornano in alto ad ardere le favole. Cadranno colle foglie al primo vento. Ma venga un altro soffio, ritorner� scintillamento nuovo. Commiato Gentile Ettore Serra poesia � il mondo l'umanit� la propria vita fioriti dalla parola la limpida meraviglia di un delirante fermento Quando trovo in questo mio silenzio una parola scavata � nella mia vita come un abisso IN DORMIVEGLIA Assisto la notte violentata L�aria � crivellata come una trina dalle schioppettate degli uomini ritratti nelle trincee come le lumache nel loro guscio Mi pare che un affannato nugolo di scalpellini batta il lastricato di pietra di lava delle mie strade ed io l�ascolti non vedendo in dormiveglia L'ISOLA A una proda ove sera era perenne Di anziane selve assorte, scese, E s�inoltr� E lo richiam� rumore di penne Ch�erasi sciolto dallo stridulo Batticuore dell�acqua torrida, E una larva (languiva E rifioriva) vide; Ritornato a salire vide Ch�era una ninfa e dormiva Ritta abbracciata ad un olmo. In s� da simulacro a fiamma vera Errando, giunse a un prato ove L�ombra negli occhi s�addensava Delle vergini come Sera appi� degli ulivi; Distillavano i rami Una pioggia pigra di dardi, Qua pecore s�erano appisolate Sotto il liscio tepore, Altre brucavano La coltre luminosa; Le mani del pastore erano un vetro Levigato da fioca febbre. AGONIA Morire come le allodole assetate sul miraggio O come la quaglia passato il mare nei primi cespugli perch� di volare non ha pi� voglia Ma non vivere di lamento come un cardellino accecato LA MADRE E il cuore quando d'un ultimo battito avr� fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come gi� ti vedeva quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avr� perdonato, ti verr� desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro. SOMO UNA CREATURA Sono una creatura Come questa pietra del S. Michele cos� fredda cos� dura cos� prosciugata cos� refrattaria cos' totalmente disanimata Come questa pietra � il mio pianto che non si vede La morte si sconta vivendo NATALE Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade Ho tanta stanchezza sulle spalle Lasciatemi cos� come una cosa posata in un angolo e dimenticata Qui non si sente altro che il caldo buono Sto con le quattro capriole di fumo del focolare FRATELLI Di che reggimento siete Fratelli? Parola tremante Nella notte Foglia appena nata Nell�aria spasimante Involontaria rivolta Dell�uomo presente alla sua Fragilit� Fratelli IN MEMORIA Si chiamava Moammed Sceab Discendente Di emiri di nomadi Suicida Perch� non aveva pi� Patria Am� la Francia E mut� nome Fu Marcel Ma non era Francese E non sapeva pi� Vivere Nella tenda dei suoi Dove si ascoltava la cantilena Del Corano Gustando un caff� E non sapeva Sciogliere Il canto Del suo abbandono L�ho accompagnato Insieme alla padrona dell�albergo Dove abitavamo A Parigi Dal numero 5 della rue des Carmes Appassito vicolo in discesa Riposa Nel camposanto d�Ivry Sobborgo che pare Sempre In una giornata Di una Decomposta fiera E forse io solo So ancora Che vissePER COMMENTI CLICCA APPROFONDIMENTI LETTERARI
|