RIFLESSI DI UN
VIANDANTE
Non capisco l'amore
anche se ho sempre cercato di capirlo. Non capisco l'odio
anche se non ho mai cercato di capirlo (in questo caso forse
vi � una giustificazione dovuta allo scarso impegno, ma
sull'amore no, l'impegno c'�, c'� stato, purtroppo
infruttuoso, ma fino ad un certo punto, almeno fino a quando
si � rivelato il nascosto). Una carezza, un bacio, uno
schiaffo, un pugno, tutti ci appartengono, tutti mi
appartengono, quanto mi appartengono, ci appartengono
l'amore e l'odio. Dove sta allora il senso della continua
ricerca (l'amore) o della continua passivit� (l'odio) se
entrambi fanno parte del nostro e del mio corredo? Il
segreto di Pulcinella, un piccolo segreto intriso nella
saggezza dei popoli, un segreto che basta svelarlo a se
stesso per comprendere poi il S� che s'immerge nella
bellezza della vita. Non ci vuole poi molto, ma costa tanta
fatica, tanto lavoro su se stessi, un lavoro a volte
usurante proprio perch� mette in gioco delle forze che
immobilizzano coi loro lacci contorti e non fanno respirare.
Un piccolo ma significativo errore di partenza che poi ha
condizionato e condiziona determinando la continua ricerca,
"la ricerca dell'amore al di fuori del S�", lo sguardo
sempre rivolto all'esterno ad incrociare occhi amanti, corpi
amanti, anime amanti, mai, dico mai, nemmeno una sola
piccola volta uno sguardo rivolto all'interno, nemmeno uno
sguardo distratto e frettoloso, nemmeno un volta, come �
possibile? Eppure l'amore come l'odio sta nel nostro
interno, nel mio interno, come facciamo, come ho fatto
(almeno fino ad un certo punto) a non vederlo e a non
sentirlo? Bah, un mistero che poi tanto misterioso non �, un
arcano che poi tanto non ci vuole a svelarlo, basta dare uno
sguardo o meglio fare un breve viaggio all'interno del
proprio vagone letto. L� troviamo, incontriamo l'amore, il
nostro amore, l'amore che non � di nessun altro, l'amore che
� solo mio, l'amore fatto di vicinanza fisica e spirituale,
la mia vicinanza fisica e spirituale, la mia � di nessun
altro. Per� quanto � aspro questo incontro, quanto � pi�
facile evitare questo incontro nel proprio interno e
cercarlo invece all'esterno, nell'altro. Si giunge cos� alla
conclusione che � inutile perdere tempo a cercare dentro
quando si pu� trovare fuori quel che si cerca dentro, quanto
si pu� avere fuori quel che si ha (?) dentro, in fondo �
molto pi� comodo e meno faticoso. Fatto sta per� che
rivolgendosi fuori non troviamo solo l'amore ma anche l'odio
dal momento che non � possibile scindere amore e odio dal
momento che entrambi ci appartengono, � oltremodo difficile
e impegnativo fare una selezione, un lavoro, una fatica che
non abbiamo voluto fare su di noi la dobbiamo fare su di un
altro? Bah, forse nel nostro Dna c'� uno scritto indelebile,
forse � un'abitudine, fatto sta che cos� va almeno fino ad
un certo punto, fino al momento in cui l'Amore arriva e ci
costringe a dare quello sguardo che non abbiamo mai dato,
fino al momento in cui l'Amore arriva e ci insegna
l'Amore...in fondo in fondo abbiamo sempre bisogno del
"fuori" per vivere?
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