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Introduzione |
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Filosofia:
Sigmund Freud |
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Italiano:
Italo
Svevo |
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Inglese: James Joyce |
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Storia:
I totalitarismi e la seconda guerra mondiale |
INTRODUZIONE
In un breve scritto dei 1924, ""le
resistenze alla psicoanalisi"", Freud si chiede il motivo della
diffusa ostilità nei confronti di questa nuova scienza. Lo individua nel
fatto che essa sottopone I"uomo a una sorta di umiliazione psicologica, in
quanto lo considera come il risultato di dinamiche inconsce, non controllabili
direttamente dalla ragione. E' un punto di vista paragonabile alla
"umiliazione biologica" prodotta dalla teoria darwiniana della
discendenza, che ha abbattuto il muro divisorio tra uomo e animale eretto dalla
presunzione umana e alla "umiliazione cosmologica" provocata dalla
teoria copernicana, che ha scalzato l'uomo dalla sua centralità nell'universo
fisico. L"opera di Freud, dunque, rivoluziona il modo di considerare
la coscienza stessa, come nota Paul Ricoeur, che lo include con Marx e
Nietzsche tra i "maestri del sospetto", in quanto riconduce le
scelte, i valori. i comportamenti e le dinamiche sociali stesse, al di là dei
motivi esplicitamente riconosciuti, a processi che nulla hanno a che vedere con
l’intenzione e la volontà. La psicoanalisi rappresenta in effetti una
rivoluzione, paragonabile per portata e significato alle due che Freud
riconosce, anche per Influenza che avrà non solo sulla psicologia, ma su molti
altri campi della cultura e dei modo stesso di concepire I"uomo.
Saranno infatti molti gli artisti, i letterati e ì filosofi che subiranno il
fascino di questa rivoluzionaria teoria; tra questi passerò in rassegna Italo
Svevo e James Joyce, che faranno della psicoanalisi il tema chiave di tutta la
loro letteratura. Le stesse teorie di Freud, inoltre, saranno in grado di
dare una spiegazione coerente allo scoppio della II guerra mondiale,
inquadrandola come il risultato di dinamiche interne alla psiche umana: da qui
emergono i presupposti per la nascita di una nuova scienza, la psicologia
sociale.
DALL"IPNOTISMO ALLA PSICOANALISI DI FROID
La psicoanalisi è una creazione dì Sigmund Freud
(1856-1939). Laureatosi in medicina, Freud studia prima anatomia cerebrale
per passare successivamente alle malattie mentali. Si trasferisce a
Parigi e poi a Nancy al fine di approfondire, sotto la guida rispettivamente
del grande Charcot e di Bernheim, i fenomeni ipnotici. Tornato a Vienna,
nel 1894, scrive insieme al dottor Joseph Breuer una memoria su un caso di
isteria curato anni prima dallo stesso Breuer tramite ipnotismo: in stato
ipnotico, il paziente - pressato dalle domande del medico - torna all’origine
del trauma, illumina i punti oscuri che nella vita hanno generato la malattia e
che sono nascosti nel profondo; il paziente afferra così la causa del male e si
libera del disturbo, è questo il primo tentativo di Freud di cura delle
nevrosi, che verrà ben presto abbandonato per far posto alla nascita della psicoanalisi.
LA SCOPERTA DELL"INCONSCIO E
L"INTERPRETAZIONE DEI SOGNI
Ma per quale ragione i pazienti avevano dimenticato
certi fatti e solo in stato ipnotico possono ricordarsene? Rispondendo a
tale domanda Freud passa dall’ipnotismo alla psicoanalisi, con la proposta
della teoria della rimozione: secondo lo studioso viennese infatti tutte le
cose dimenticate avevano avuto un carattere penoso per il paziente, erano state
cose per lui terribili, dolorose e vergognose non conformi alla società che gli
appartiene; per questo erano state rimosse, nascoste, riposte nella parte
inconscia della psiche; Per la prima volta viene qui presentato il concetto di
inconscio, un concetto che rivoluzionerà completamente la visione dell’uomo,
influenzando non poco la cultura novecentesca Queste tendenze rimosse queste
""pulsioni represse"",, come le chiama Freud, avrebbero
cercato la loro soddisfazione per via indiretta creando, appunto, la
nevrosi. Ecco, allora, che Freud si vede costretto a prendere sul serio
il concetto di inconscio. E' l’inconscio che parla e si manifesta nella
nevrosi: "L’inconscio - scrive Freud - è parte della psiche stessa e la
sua realtà essenziale". L’inconscio sta dietro le nostre libere
fantasie, le nostre dimenticanze e i nostri lapsus; agisce nelle nostre
amnesie; cerca di dire la sua nei nostri sogni. L'Interpretazione dei
sogni (1899), Psicopatologia della vita quotidiana (1901) e Il motto di spirito
e i suoi rapporti con l’inconscio (1905) sono tre testi classici della psicoanalisi. Particolare rilevanza assume, in
questo primo periodo della sua filosofia, l"opera
""Interpretazione dei sogni""; i sogni sono visti da Freud
come una sorta di valvola di sfogo delle pulsioni represse e assumono un
carattere particolarmente simbolico.
Ogni minimo particolare viene fatto coincidere da
Freud con una pulsione repressa, a volte molto ""spinta"".
e molte interpretazioni dei sogni di alcuni suoi pazienti creeranno non poco
scandalo nella società dell’epoca
LA SESSUALITA’
INFANTILE.
LA PERVERSIONE E IL COMPLESSO DI EDIPO
Lapsus, dimenticanze, motti di spirito, sogni e
nevrosi portano Freud dentro l’inconscio. E qui egli trova, appunto, la
spiegazione causale dei lapsus, dei sogni, ecc. in pulsioni respinte e in
desideri rimossi nell’inconscio, ma non cancellati; pulsioni e desideri
strappati alla ""coscienza"' e trascinati nell’inconscio perché
cose "vergognose" e "indicibili" che una continua censura
cerca di non far riaffiorare alla vita cosciente. E rimozione e censura
entrano in azione perché queste cose "vergognose"' sono desideri e
ricordi di natura principalmente sessuale e quindi da
"cancellare". Freud giunge così al concetto di libido ("la
forza con la quale si manifesta la vita sessuale"); si rende conto che,
"regolarmente, i sistemi morbosi sono legati alla vita amorosa dei malato
[... ] e che i disturbi della vita sessuale sono una delle cause più importanti
della malattia"; scandaglia così la sessualità infantile; per la prima
volta veniva attribuita al bambino una propria sessualità, quasi impensabile
per quell’epoca. Freud distingue quattro fasi nella sessualità infantile:
fase orale, in cui il bambino è attratto dall’atto di "ciucciare" dal
seno della madre, una fase anale, dove il bambino è stimolato dall’atto di defecare,
una terza fase fallica dove il bambino passa alla conoscenza del sesso opposto,
e infine una fase genitale, che si presenta dopo la pubertà, in cui il ragazzo,
non più bambino è attratto dal sesso opposto Nel periodo che va tra la fase
fallica e quella genitale viene a formarsi un’altra struttura nella psiche
umana, il super-io; il super-io è la parte della nostra psiche che assimila
tutte le proibizioni della società e fa un opera di mediazione tra le pulsioni
represse e la parte conscia della psiche. Se nel soggetto queste quattro
fasi non raggiungono il pieno sviluppo, per cause più o meno violente, si
assisterà a fenomeni di perversione sessuale, nei quali l’adulto regredisce
allo stadio mancato nella propria infanzia, però con la carica pulsionale e
aggressiva dell’età adulta. Un altro fenomeno è quello della sublimazione
in seguito al quale oggetti o attività apparentemente neutri assumono una forte
valenza affettiva. Dopo aver definito le fasi della sessualità infantile
Freud passa alla definizione del concetto di complesso di Edipo; secondo Freud
infatti tutte le persone hanno un insieme di idee e ricordi molto intensi -
rimossi - legati al fatto che "il bimbo concentra sulla persona della
madre i suoi desideri sessuali e concepisce impulsi ostili contro il padre,
considerato come un rivale. Questa è anche, mutatis mutandis,
l'attitudine della bambìna". Questa interpretazione porterà alla
nascita del concetto di "Eros" e "Thanatos".
LE TECNICHE TERAPEUTICHE E LA
TEORIA DEL TRANSFERT
Scrive Freud: "le teorie della resistenza e della
rimozione nell'inconscio, dei significato eziologico della vita sessuale e
della importanza delle esperienze infantili sono i principi dell’edificio
teorico della psicoanalisi". Da qui lo sviluppo delle tecniche
terapeutiche. Fondamentale nella pratica e nella teoria freudiana è la
libera associazione delle idee; l'analista fa sdraiare il paziente su di un
divano, in un ambiente rilassante dove non ci sia una luce troppo intensa;
l"analista si pone dietro al paziente e lo invita a manifestare tutto ciò
che giunge al suo pensiero; addestrato nell’arte dell’interpretazione,
l"analista guida il paziente, attraverso tutta una serie di domande, alla
scoperta della resistenza: questa scoperta "è il primo passo verso il suo
superamento". Oltre che la tecnica della libera associazione, la
pratica analitica è anche interpretazione dei sogni, interpretazione degli atti
mancati. Attraverso queste brecce I"analista intende riportare il
paziente nel suo inconscio e sciogliere, illuminandoli, quegli ingorghi che
hanno causato la malattia, Il tutto, con una attenzione particolare per il
fenomeno dei transfert, di quell’intensa relazione sentimentale del paziente
nei confronti dell'analista: l"utilizzazione e lo sfruttamento dei transfert
sono ""la parte più difficile e importante della tecnica
analitica"".
LA STRUTTURA DELLA PERSONALITA
E 1 CONFLITTI DELLA CIVILTA
Una volta definiti i concetti, le cause e le fasi
delle nevrosi umane, Freud, è pronto a dare una descrizione della personalità
umana strutturata in un apparato psichico di questo tipo: Es, Io e
Super-Io. Es è Inconscio; Io è il rappresentante conscio dell'Es; il
Super-Io è la sede della coscienza morale e del senso di colpa. Il
Super-Io nasce come interiorizzazione di ideali, valori formali, modi di
comportamento proposti dalla società per mezzo della sostituzione dell’autorità
dei. genitori con quella di "educatori, insegnanti e modelli
ideali". Il "Super-Io paterno" diventa un "Super-Io sociale".
L’Io, cosciente dunque, si trova continuamente a commerciare tra l'Es e il
Super-Io, tra le pulsioni dell’Es - aggressive ed egoistiche e tendenti ad una
soddisfazione irrefrenabile e totale - e le proibizioni dei Super-Io, e cioè le
restrizioni e le limitazioni della morale e della 'civiltà'. Queste
pulsioni egocentriche provenienti dall’Es sono fondamentalmente distruttive:
I"organizzazione sociale, la civiltà è possibile solo a patto che queste
vengano rimosse. Si stabilisce pertanto un conflitto inconciliabile tra
il raggiungimento della "felicità", come espressione della vera
natura umana, e la convivenza associata. Nonostante questa dinamica sia
prevalente, il cammino della civiltà non ha seguito un andamento lineare.
Negli uomini accanto alle forze miranti alla conservazione della vita e
all’integrazione con gli altri permangono pulsioni antisociali e
distruttive. Accanto a Eros, impulso di vita, esiste Thanatos, impulso di
morte, un’aggressività immotivata, non connessa ali"autoconservazione. L'
intera storia umana è vista da Freud come un perenne conflitto tra queste due
forze.
LA
BIOGRAFIA
Italo
Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste nel 1861. Trieste,
città di confine, risente fortemente della cultura austriaca, una cultura
questa che lo porterà allo studio di diversi autori quali Nietzche, e in
particolar modo Sigmund Freud. A 17 anni, dopo diversi anni di studio
all’estero, torna a Trieste, dove si iscrive a studi di carattere commerciale,
e, dopo due anni, comincia a lavorare come impiegato in una banca di Trieste;
da questo momento in poi, Svevo, darà avvio a una fortunata carriera
professionale che gli consentirà di affermarsi prima come commerciante e in
seguito come industriale, ma che gli permetterà di dedicare alla scrittura solo
pochi ritagli di tempo. In questo periodo, in cui lavora come impiegato
in una banca di Trieste; scrive il primo romanzo: "UNA VITA", romanzo
che non fu molto diffuso, anche perché lo pubblica a proprie spese.
Successivamente, Svevo, sposa una cugina, il cui padre ha un’importante impresa
che produce vernici per sottomarini che gli consentirà di inserirsi nell’alta
borghesia triestina, ma al contempo continua a coltivare i propri interessi
letterari. A questo periodo risale la pubblicazione del secondo romanzo,
"SENILITA’". che come “Una vita", non farà un grande successo e
verrà apprezzato dalla critica e dal pubblico solo dopo molti anni. Nel
1906/1907, per motivi di lavoro, prende lezioni private da un giovane
irlandese, lo scrittore James Joyce, che diventa suo amico e ne comprende le
potenzialità come scrittore, e lo fa conoscere ad amici letterati.
La
notorietà di Svevo inizia negli anni '20, dopo la pubblicazione del terzo
romanzo, "LA COSCIENZA DI ZENO". del 1921, quando in un articolo di
giornale Montale parla di lui. La fama dura comunque ben poco, in quanto
Svevo muore in un incidente automobilistico. Oltre ai romanzi, che
rimangono la sua opera più importante, ha scritto anche una serie di novelle e
commedie.
LE
OPERE
UNA
VITA
"Una
vita", il primo romanzo di Svevo, fu pubblicato a sue spese nel 1892, con
scarsissimo successo. nonostante presenti già parecchie analogie con "La
coscienza di Zeno", il romanzo che gli donerà la fama. Alfonso
Nitti, il protagonista, che è un giovane impiegato di una banca frustrato dai
suoi sogni di letterato dilettante e dal grigiore della vita di ogni giorno,
rappresenta Svevo stesso, e incarna la tipica figura dell’inetto.
Alfonso, un giorno, viene insperatamente accolto nel salotto intellettuale di
Annetta, figlia dei proprietario della banca; così facendo Alfonso ha la
possibilità di sedurre Annetta e dì convincerla a portarlo all’altare, e di
capovolgere quindi la sua condizione sociale, ma improvvisamente si tira
indietro. Col pretesto di una malattia della madre va al suo paese , e,
quando torna in città, è ormai troppo tardi per sposare Annetta, gia impegnata
col cugino Macario. Fiero di aver rinunciato a un amore nato "dalla
vanità e dalla cupidigia", Alfonso, si illude di aver raggiunto quella
purezza e superiorità spirituale che gli consentiranno di scrivere il libro
fondamentale che aveva progettato prima di sposare Annetta. Trasferito in
un ufficio di minore importanza reagisce male, minacciando il
proprietario. In seguito a questo episodio, Alfonso, scrive ad Annetta
chiedendo un colloquio chiarificatore, ma la famiglia della giovane interpreta
la lettera come un ricatto e, all'appuntamento, Annetta si presenta col
fratello maggiore. Alfonso, convinto che anche Annetta voglia la sua morte,
si uccide. Sin dalla prima opera di Svevo emerge un carattere abbastanza
autobiografico in quanto sia Svevo che Alfonso Nitti lavorano in una banca, ed
entrambi hanno ambizioni letterarie che non riescono a realizzare, ma
soprattutto tutti e due rappresentano la figura dell'inetto, ossia una persona
che non sa prendere decisioni e che non si rispecchia nella società che lo
circonda. La figura dell’inetto sarà ripresa e analizzata ancora più a
fondo in “Senilità”, ma soprattutto in “La coscienza di Zeno”. Come si
può notare, emerge, sin dalla sua prima opera, una visione della vita
profondamente pessimista che condizionerà tutte le successive opere di Svevo.
SENILITA’
Il
romanzo "Senilità” fu pubblicato per la prima volta a puntate sul giornale
triestino "Indipendente" e raccolto in volume, a spese dell’autore,
nel 1898; il successo, scriveva lo stesso Svevo "fu nullo del
tutto". Dopo la pubblicazione della Coscienza di Zeno e l’esplodere
della tardiva notorietà letteraria, Svevo fu indotto dai giudizi di Joyce
"' è di gran lunga il suo migliore libro"" e di Montale "un
romanzo quasi perfetto", a rivedere e ripubblicare il romanzo a quasi
trent’anni dalla prima pubblicazione.
Il
protagonista Emilio Brentani; è, come I"Alfonso di "Una vita", un
inetto, un modesto impiegato con velleità letterarie che vive con la scialba e
mite sorella Amalia un’esistenza monotona, in uno stato di precoce rinuncia
alle gioie della vita. Un giorno decide di concedersi una superficiale
avventura con Angiolina, bella e furba "donna dei popolo" di facili
costumi; ma a poco a poco se ne innamora, e la passione si fa tanto più forte e
bruciante quanto più la donna gli mente lo tradisce. Emilio chiede allora aiuto
all’amico Stefano Balli, uno scultore fallito, fortunato e abile con le
donne. Il risultato è disastroso: sia Angiolina sia Amalia si innamorano
del Balli. Emilio tenta invano di impedire la relazione tra Angiolina e
I"amico, ma non ha difficoltà a troncare la passione della sorella: Amalia
comincia a drogarsi con l’etere, si ammala e muore. Rimasto solo, Emilio
ritorna alla sua condizione di inerzia e di "senilità", costruendosi
col passare degli anni un ricordo idealizzato di Angiolina, fittiziamente
abbellita delle doti spirituali della sorella morta.
La
figura dell’inetto Emilio Brentani è centrale nel romanzo e presenta diverse
analogie con I"Alfonso Nitti di "Una vita"" poichè entrambi
sono delusi dalla propria condiziona sociale e dalle loro relazioni
sentimentali, ma soprattutto perché entrambi rappresentano alla perfezione la
figura dell’inetto. Anche in questa opera di Svevo si può notare come la
visione dell’autore sia fortemente pessimista; entrambi i personaggi infatti
concludono la loro storia in modo tragico: Alfonso Nitti col suicidio mentre Emilio
Brentani con il ritorno a quella condizione di senilità da cui cercava di
evadere.
LA
COSCIENZA DI ZENO
Pubblicato
nel ‘23, è molto diverso dai precedenti, nella composizione e nella struttura
interna. Nei primi due c’è un narratore esterno, che focalizza la sua
attenzione su un personaggio e di volta in volta assume il suo punto di vista.
Nella
"Coscienza di Zeno" il narratore è il protagonista stesso (Romanzo
interiore) che lascia fluire le sue emozioni e i suoi pensieri senza seguire un
filo narrativo rigoroso, ma occupandosi del suo inconscio lasciato libero di
emergere; è una tecnica nuova, usata in tutta la narrativa del "900 e
comune a Joyce lo “stream of consciousness", il flusso di
consapevolezza per cui l’attenzione non è più posta sull’intreccio degli
eventi, ma sull’interiorità del personaggio. La struttura narrativa non
rispetta le regole del romanzo dell’800, che ha una sua coerenza, ad esempio di
carattere cronologico; qui infatti c’è una rottura di questa costante
ottocentesca.
La
struttura è aperta e la storia si svolge attraverso nuclei tematici, legati ai
diversi momenti della vita dei protagonista, Zeno Cosini, ritenuti
significativi (la morte dei padre, il vizio dei fumo, il rapporto con la
moglie, quello con I"amante, la società commerciale che apre con il
cognato Guido, e la sua rivalità con questo; ad ogni momento è dedicato un
capitolo (struttura frantumata).
Dal
romanzo si nota la forte influenza che Svevo aveva ricevuto dallo studio della
Psicoanalisi; Svevo, infatti, fu l’unico grande romanziere del primo novecento
italiano a ricevere e assimilare le correnti filosofiche provenienti
dall’Europa centrale subendone il fascino; per questo Svevo è riconosciuto come
il più "europeo" tra i grandi letterati italiani d'inizio secolo.
Nel
romanzo, Svevo, parte proprio dalla psicanalisi di Freud, pensando però che ci
sia una spaccatura: da una parte capisce la portata di queste nuove teorie, ma
ritiene la
psicanalisi
solo utile a definire delle categorie di personaggi letterari, non la ritiene
una terapia utile.
Zeno
Cosini, un maturo e agiato commerciante Triestino, ha scritto la storia della
sua vita su consiglio dei dottor S. lo psicoanalista che lo ha in cura, ma a un
certo punto ha interrotto la terapia; allora il dottor S., per vendetta, ha
deciso di pubblicare i ricordi dei suo ex paziente. E" quanto il
lettore apprende da una brevissima prefazione che si finge scritta dallo
psicoanalista; il resto del romanzo è costituito dalla autobiografia di Zeno,
divisa in capitoli che non seguono, come già detto, un preciso ordine
cronologico, ma raccolgono momenti, fatti, situazioni della vita dei
protagonista attorno ad alcuni temi fondamentali..
.A
un breve preambolo, in cui compare una prima autopresentazione seguono:
"il fumo", incentrato sugli innumerevole e vani tentativi di Zeno di
smettere di fumare; "La morte di mio padre" dove Zeno, partendo dal
dolore per la morte del genitore , ripercorre il suo ambivalente rapporto con
lui; "la storia dei mio matrimonio" dedicata agli strani percorsi
attraverso i quali, Zeno, invece di sposare la ragazza che ama, ne sposa la
sorella brutta e strabica, approdando insperatamente a un matrimonio felice;
"la moglie e l’amante", in cui Zeno tradisce la moglie pur
continuando ad amarla; "storia di un’ associazione commerciale," dove
si narrano le numerose avventure commerciali di Zeno. L'ultimo capitolo,
"la psicoanalisi", si finge scritto un anno dopo, durante la guerra.
Grazie a spregiudicate speculazioni finanziarie Zeno ha riportato diversi successi,
si sente pienamente guarito e ripudia la psicoanalisi.
Dall’ultimo
capitolo in particolare emerge il pensiero di Svevo che non riteneva la
psicoanalisi un valido metodo dì cura dalle nevrosi, ma ne subisce comunque il
grande fascino. La visione pessimistica che emergeva sia da "Una
vita" che da "Senilità" viene ripresa nell’ultimo capitolo dei
romanzo e viene enunciata dallo stesso Zeno Cosini in questo modo: "la
malattia è una condizione comune a tutti gli uomini; forse il cosmo recupererà
la salute quando un uomo un po’ più ammalato degli altri, con un esplosivo
incomparabile, farà esplodere la terra, che ritornerà alla forma di nebulosa,
errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie".
loyce was an
Irishman, and he was born in 1882 in Dublin. He was son of John
Stanislaus Joyce, that had a good job and a reasonable economic position.
James’s father is a big influence in his work, thanks to his many faults: in
fact John Joyce started to lose a lot of work, and his family was kicked down
by the social ladder.
In 1888 Joyce was
sent away to the Clonglowes Wood College, a Chatholic school of Jesuits that
were very important to his future culture and to his earlier chapters, like we
can see in "A Portrait of the artist as a Young Man".
Among the important
influence in his childhood was that of Irish nationalist politics,
especially the
tragedy of Parnell, the Protestant leader of the Irish Home Rule. After
Parnell's death, in 1891, Joyce’s father, detached from Irish extremism, and took
little interest in Irish nationalist movement. Joyce, defeated and
disappointed, detached from Irish extremism and nationalist literary movement.
It must be said that, for this indifference, Joyce's works had immense
difficulty to be printed in Ireland.
Joyce was a
brilliant student, he won a lot of scholarship, but grow up in himself a
rebellion against the religious and social conventions; in 1890 he came under
the Ibsen’s influence in which he admired the intellectual honesty and his
choice of exile.
In 1898 Joyce
entered in University College, a Catholic Institution ' where he studied modern
languages; in 1902, having take his degree, Joyce make a trip to Paris, where
he met a lot of expatriate Irish nationalist; he made a second trip to Paris,
but was cut short by mother’s death.
So he turned in
Ireland where he established for a long period, and where he starts to drink
(together with father) and to go with prostitutes.
In 1904 Joyce’s
life had a progress: he met Nora Barnacle, his long life companion, and left
with her Ireland for a voluntary exile on the Continent. Nora Barnacle
was a simple country girl that met Joyce in a motel where she worked to escape
from his father that was a drunk man. Their relationship was happy and
enduring.
In the same year
the couple left Ireland, and went to Pula, in Istria, where Joyce attempted for
English teacher; then they moved to Trieste (where he started to write
"Dubliners" and "A Portrait of the Young Artist as a Young
Man") and to Rome that he found uninspiring. Then he returned to
Trieste where he met his future pupil, Ettore Schmitz (Italo Svevo), that was
still an unknown writer. Finally in 1914 was published Dubliners that wasn’t
very successfully in commercial terms, but that attracted interest of some
critics: in the same year he published "A Portrait of the Young Artist as
a Young Man" in the periodical "The Egoist".
With the outbreak
of the First World War he moved to Zurich, where he worked for his new novel, Ulysses.
In 1920 he moved to Paris, that was the European intellectual capital where he
had a lot of success for his works, and he was able to push his technical
experimentation to the limit, with Finnegans Wake, published in
1939. With the outbreak of Second World War he returned to Zurich where
he died in 1941.
The importance of
Joyce is that he had renewed the literature. His books are very different
from the tradition. Joyce uses the technique of the manipulation of time and he
doesn't respect the chronological order; he uses the association of ideas and
flashback. In his stories there isn't only one point of view, but he
expresses the points of view of many characters. He became famous with
his neologism and his "exploration" of the language, but he always
uses the same theme: the dryness of his time. Joyce’s conception of artist is
too much near to that of Italian Realist: in fact he thought that the writer
must be invisible in his works, and he haven’t to express his own viewpoint.
Joyce rejected Irish life "in toto", and at the same time he
set all his novels in Dublin, the city in which he was grow up;
He spent nearly of
his adult life in voluntary exile (Trieste, Paris, Zurich), becoming the most
cosmopolitan of Irish writers and becoming open to other intellectual
traditions; Like the other European writers of the time he was deeply
influenced by the modern culture, especially in Freudian psicanalisis, that was
affecting all the art (Picasso, Svevo); Other two important features in Joyce
are the realism and the symbolism.
As a result of
experimentation, he create a new kind of dream language, that was the mixture
of non-existent words, existing words and inventive word combination; syntax is
disordered, punctuation non-existent.
One of the most
important works of this period is Dubliners, made up by fifteen stories, in
which Joyce talk about stories of everyday life in Dublin. There is a
realistic technique, very far for the last Joyce of Finning Wakes, the plot is
linear and the language is that of everyday life.
All the stories
were written in 1905, except The Dead that was written in 1907, and are
arranged into four sections, each of which represent one stage in life:
childhood, adolescence, maturity, public life, an epilogue ( The Dead).
The style of the
book is essentially realistic, with large descriptions of details and
remarkable moments and in this collection appear, for the first time, the
themes of paralysis and escape, and, linked to this two themes, the use of
epiphanies.
The original
meaning of epiphany is the showing of Jesus child to the Magi, but Joyce use
this term to call a sudden revelation, something that was hidden in one mind
and that suddenly surface and that start a long painful mental labour.
So, epiphanies,
permit to the characters to escape from their paralysed condition of life in
Dublin
The most known
Joyce"s work is Ulysses. We can put this work in an ideal second
period of Joyce’s literature, in which he developed the language, rejecting
logical sequences and conventional syntax, but the themes are the same of
Dubliners (here too there are two Dubliners as principal characters, and Joyce
wanted to demonstrate the paralysis of Dublin).
The stories is
centred around three principal character, and for each one there is dedicated
an ideal part.
The principal
character of the first part is Stephen Dedalus the Joycean alter ego. He
took the name of the first Catholic martyr and of the legendary Greek
artificer, Dedalus. Stephen is a young man with intellectual ambitions, it’s
the enemy of his own country and a martyr to art. Stephen desires to
convert the Irishmen to the cult of beauty inherited from the Greeks.
The second part of
Ulysses is dominated by Leopold Bloom, the Ulysses of the title, that wandered
in Dublin like Ulysses wandered in Mediterranean, encountering adventures like
can compared to the adventure of Ulysses.
The third part is
dominated by Molly Bloom, the Leopold's wife, that can be compared to Ulysses’
wife Penelope, just as Stephen Dedalus can be compared to Telemachus. Bloom’s
day is projected against the story of Ulysses, and each scene in the book is
related to a specific episode of the Odyssey. In the first part of the book
Dedalus, come back home from Paris, set off to find his friend and
"spiritual father" Bloom, who is in search of a "spiritual
son". When the two friends meet, Bloom "adopt" Dedalus and
offers to take him home and give him shelter. At home Molly Bloom waits
for them, like , thinking of her past and present life, with a mental, interior
monologue. This of “river of words" called "stream of
consciousness" ends with the words "yes", like a total,
non-judgemental, acceptance of life.
The parallel with Odyssey is developed
in all the chapter (18) in which the book is divided. chapter in fact
correspond to one of the episodes of Odyssey. For Example The first ,
called Telemachus, it echoes the theme of the first. All the story have
an allegorical sense and every character represent a odyssey’s character:
Leopold Bloom is Ulysses, Molly Bloom is Penelope, and Stephen Dedalus is
Telemachus. Dublin is like Itaca and the day that Leopold passes in the
street of the town is like the trip that Ulysses had to do to return home.
In Germania, finita la prima guerra mondiale, la situazione era durissima. Le spinte rivoluzionarie dei comunisti e la paura dei partiti conservatori avevano portato attraverso una durissima fase della storia tedesca, alla nascita della repubblica di Weímar. La repubblica godeva di sostegni economici statunitensi, varati dal piano Dawes, poiché gli Stati Uniti vedevano nella ricostruzione della Germania un campo vergine dove investire e colonizzare il mercato. Con la crisi del '29 e il crollo della borsa di New York, gli investimenti statunitensi dovettero rientrare, creando in Germania una pesantissima crisi economica. La precarietà economica e l'esasperazione portarono la popolazione a sostenere i movimenti estremisti a danno della neonata repubblica; in particolare, in questi anni fra il 1929 e il 1933, si assistette alla vertiginosa ascesa politica di Adolf Hitler. Egli faceva appello a un nazionalismo esasperato, eccitava gli animi alla ricerca di nemici interni (ebrei, zingari) ed esterni (comunismo, capitalismo) e forniva in tal modo una facile spiegazione delle difficoltà tedesche. All’ascesa del leader nazista faceva da contraltare la fragilità della repubblica di Weimar, incapace di garantire stabilità interna. La crisi economica toccò l’apice nel '32 e segnò la fine della repubblica; i governi socialdemocratici o conservatori che seguirono non seppero reggere l’ondata di sfiducia della società e dei gruppi imprenditoriali, così il presidente della repubblica Paul Von Hindenburg, dopo vari tentativi di compromessi fra i vari schieramenti politici, dovette chiamare al governo Hitler (1933), l’unico in quel momento che sembrava poter contare sull’appoggio della nazione. In verità, Hindenburg riteneva Hitler una pedina nelle sue mani; ma il leader si mosse in modo fulmineo per garantirsi poteri eccezionali e disarmare ì partiti, sia di destra che di sinistra.
Il
22 giugno 1933 venne messo fuori legge il partito socialdemocratico, mentre quello
nazionalista e democratico, assieme e quello cattolico, decisero di
sciogliersi.
Il
fascismo prese piede in Italia all’inizio degli anni venti, mostrandosi come un
partito di riferimento per quelle classi sociali che erano rimaste deluse dalla
guerra, in particolare le classi medio-borghesi, che vedevano la guerra come
una rampa di lancio per la loro ascesa economica, ma che ne rimasero
profondamente scottate, in quanto la guerra finì per favorire i grandi
industriali. Il programma del partito non era un programma chiaro e
preciso, ma nasceva da una accozzaglia di idee che racchiudevano in sé valori
un po’ di tutti gli schieramenti, i metodi degli "squadroni fascisti"
erano violenti e liberticidi, sopprimevano infatti qualsiasi rivendicazione sindacale,
e negli anni che seguirono al biennio rosso, in cui le spinte rivoluzionarie
sembravano prendere il sopravvento, intraprendevano operazioni punitive contro
i rappresentanti comunisti e socialisti, per questo, prima dell’avvento al
potere di Mussolini, i partiti conservatori credevano di poter utilizzare gli
squadroni fascisti a loro favore. La prima apparizione del partito fascista si
ebbe a Milano, nel 1921, ma il risultato alle elezioni fu irrisorio; in un paio
d’anni il partito fascista riuscì a raccogliere intorno a sé sempre più
consensi fin quando nel 1923 con "la marcia su Roma" Mussolini fu in
grado con un colpo di stato di impossessarsi dei potere, favorito anche
dall’appoggio del re; il fascismo, da subito si trasformò in una forza espressamente
conservatrice e liberticida. Il governo, prima con le "leggi
fascistissime", poi con vari decreti legge, esautorò progressivamente il
parlamento dalla sua funzione legislativa, e sempre più poteri vennero
addossati sulla figura del “duce”. La politica economica del governo fu
da subito espressione dei grandi proprietari terrieri e dei grandi industriali;
la piccolo-media borghesia vedeva ancora una volta infrante le sue illusioni.
Nel 1923 il filosofo Giovanni Gentile , ministro della pubblica istruzione, portava
a termine un’importante riforma scolastica che introduceva l’esame di stato
anche in Italia, privilegiando i licei classici come scuole d’elite. Nel 1925
si tennero le elezioni in un clima di diffusa violenza: i fascisti ottennero il
65% dei voti, ma gli evidenti brogli elettorali portarono alla denuncia dì
questi da parte di Matteotti, che a causa di questo verrà rapito e
ucciso. Un’ondata di sdegno colpi il governo, che per la prima volta
vacillò; Mussolini, con un’azione perentoria, si addossò la responsabilità
dell'omicidio, dichiarò sciolto qualsiasi partito, tranne quello fascista e
trasformò l’Italia in uno stato totalitario, anche se il suo non sarà mai un
totalitarismo compiuto a causa della presenza del re e del vaticano; risale
infatti al 1929 il concordato con la chiesa. Anche in Italia, come in Germania,
si assistette a una sempre più rapida fascistizzazione della società; i bambini
e i ragazzi fino ai 18 anni erano indirizzati verso le associazioni
paramilitari fasciste, come i balilla o i figli della lupa, la stampa risentiva
di una forte censura e ogni dissidenza veniva pagata a caro prezzo. Sul
piano delle relazioni internazionali, l'Italia dì Mussolini inizialmente si
mostrava alleata delle potenze vincitrici la prima guerra mondiale, ma in
seguito all’invasione dell’Etiopia del 1935, e alle sanzioni che ne seguirono
da parte della società delle nazioni, Mussolini si sposterà sempre più
nell’orbita della Germania Nazista, tanto che nel 1936-37 aderì al patto
anti-comintern, a cui aderiva anche il Giappone, e nel 1938 le leggi razziali
volute da Hitler vennero estese anche agli ebrei di nazionalità italiana.
L’Italia si era ormai armata in un regime dispotico e antidemocratico, che la
condurrà, pochissimo tempo dopo alla tragedia della guerra.
CAUSE,
ANDAMENTO E CONSEGUENZE DELLA GUERRA:
Quando
il primo settembre dei 1939 la Germania nazista invase la Polonia, nessuno si
sarebbe aspettato una guerra di così lunga durata e di cosi grande portata, che
avrebbe causato più di 55 milioni di vittime. Ma quali furono le cause
generanti la tragedia più atroce della storia dell’umanità? Sicuramente
furono fondamentali i trattati di Versailles, che determinavano le condizioni
di pace dopo la prima guerra mondiale; la Germania usciva dai trattati più che
umiliata, e questo non fece altro che produrre un sentimento di vendetta
nell’animo dei tedeschi, un sentimento che avrebbe trovato libero sfogo nei
progetti Hitleriani. Un altro fattore fu sicuramente il desiderio di
quello spazio vitale di cui aveva parlato Hitler nel delirante progetto del Mein
Kampf, e del desiderio di realizzazione della soluzione finale che
prevedeva l’eliminazione di tutti gli ebrei. Dopo aver attaccato la
Polonia nel 39, Francia e Inghilterra dichiararono subito guerra alla Germania,
mentre Mussolini, con il consenso dì Hitler, rimaneva per il momento neutrale;
intanto I"URRS aveva proceduto con l’occupazione della Polonia orientale
come stabilito dal patto Molotov-Ribbentrop, e instaurò un regime di protezione
militare su Estonia, Lituania e Lettonia. Sul fronte francese intanto non
succedeva praticamente nulla; i francesi aspettavano l’offensiva tedesca
rintanati nella linea Maginot, un reticolato di fortini e bunker che andava dal
confine con il Belgio alle alpi svizzere. Nel maggio dei 1940 Hitler
scatenò la sua offensiva: le truppe naziste dilagarono in Belgio, Olanda e
Lussemburgo, riuscendo così ad aggirare la linea Maginot e a penetrare fino a
Parigi il 14 giugno 1940, e dichiararono decaduto il governo francese. A questo
punto Mussolini decise di entrare in guerra e di attaccare le truppe francesi
ormai al tracollo, senza peraltro ottenere buoni risultati. In seguito
Mussolini decise anche di spiegare le sue forze in Grecia, Africa e Albania;
anche qui senza l’aiuto delle armate tedesche l'esercito italiano non avrebbe
potuto realizzare i suoi progetti di conquista. L'Italia dunque si rivelò
da subito del tutto impreparata a una guerra di così vasta portata e ben presto
si trasformerà in una palla al piede per Hitler. Nonostante le titubanze
dell'esercito italiano, Hitler, era ormai padrone di una grande fetta del
continente e nel 1940 firmò un patto tripartito con Giappone e Italia teso a
creare un nuovo ordine in Asia e in Europa. Nel maggio del 1941 Hitler
diede avvio all’operazione "barbarossa". con la quale, insieme a
Romania, Ungheria e Finlandia, pretendeva di eliminare il nemico
"bolscevico"; le truppe avanzarono pressoché senza opppsizioni fino a
Stalingrado, dove la popolazione civile diede vita a una strenua resistenza. La
città venne messa sotto assedio per ventotto mesi senza tregua, ma senza alcun
frutto: la guerra lampo era ormai fallita. Il 14 agosto dei 1941, su una
nave a largo dell’isola di Terranova, Churchill e Roosevelt, rispettivamente
primo ministro inglese e presidente americano, firmarono la carta atlantica in
cui venivano determinati i principi per la ricostruzione del mondo libero dalla
minaccia nazista, ma nonostante questo l’America si dichiarava ancora neutrale
al conflitto. Il 7 dicembre 1941 sì verificò un evento fondamentale per
gli esiti del conflitto, in quanto il Giappone, senza una dichiarazione di
guerra ufficiale attaccò gli USA, nella base navale di Pearl Arbour. L’8
dicembre Inghilterra e USA dichiararono guerra al Giappone; il conflitto aveva
ormai assunto proporzioni mondiali. Fino a quel momento la guerra si mostrò
dunque favorevole alle forze dell’asse, ma nella primavera del ‘42 si
verificarono tre battaglie fondamentali per l’esito del conflitto, che
rovesciarono le sorti della guerra a favore degli alleati: la battaglia di El
Alamein, sul fronte africano, quella delle isole Midway, sul fronte del
pacifico e quella gia citata di Stalingrado. Intanto gli alleati avevano
rafforzato le loro posizioni firmando il patto delle nazioni unite, tra cui
figuravano 26 paesi, e, per la prima volta con le potenze occidentali, anche
I"URRS, contro il nemico comune del nazifascismo. Da questo momento
ci fu un lento declino per le forze dell’asse. Fu in questo periodo che Hitler,
che probabilmente aveva già intravisto il destino del suo regime, attuò il suo
progetto di soluzione finale della questione ebraica; centinaia di campi di
sterminio, tra cui ricordiamo quello di Treblinka, di Auschwitz e Belzec,
vennero allestiti in tutta Europa. Gli uomini e i ragazzi che non
potevano lavorare venivano subito uccisi nelle camere a gas, assieme a donne,
anziani e bambini, mentre chi riusciva a lavorare poteva resistere ai massimo
due o tre mesi, dopodichè era difficile sopravvivere; si conobbe la vera
portata dei fenomeno solo alla fine del conflitto, quando i morti solo nei
campi di sterminio si seppero essere più di 8 milioni. Intanto nel 1943
le forze alleate avevano aperto un nuovo fronte sbarcando in Sicilia e
arrivando fino a Roma; Mussolinì scappò al nord dove Hitler aveva posizionato
le sue truppe e fondò la repubblica di Salò, mentre il generale Badoglio si
impossessò del potere e scappò a Brindisi con il re, protetto dagli alleati: fu
in questo momento che iniziarono ad attuarsi i fenomeni di resistenza
partigiana in tutte le nazioni occupate dai nazisti; in Italia la situazione
rimarrà inalterata fino alla fine della guerra. Sul fronte del pacifico
gli americani avanzavano sempre più velocemente, mentre all’inizio del 1944
l’esercito nazista era stato cacciato anche da Stalingrado. Le redini
della guerra erano ormai in mano alle forze alleate, e fu in questo clima di
ottimismo che avvenne il 6 giugno del "44 il d-day, ossia lo sbarco delle forze
alleate in Normandia: il 26 agosto il generale francese De-Gaulle entrò a
Parigi da trionfatore, la caduta del nazismo era ormai questione di
tempo. Tra il 4 e l'11 febbraio del 1945 ebbe luogo la conferenza di
Yalta che vedeva parteciparvi anche Roosevelt, Churchili e Stalin: fu in questo
momento che venne stabilito l'ordine postbellico mondiale, con la prima
definizione dei mondo bipolare. Il 29 aprile le truppe nazifasciste chiesero la
resa: Mussolini tentò la fuga ma venne riconosciuto, catturato e infine ucciso
dai partigiani, che ne appesero il cadavere in piazzale Loreto, a Milano,
mentre Hitler si suicidò e Berlino il 30 aprile con l’armata rossa ormai alle
porte della città. Il 6 e il 9 agosto del 1945 vennero sganciate le bombe
atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki, che
sancirono la resa del Giappone. La guerra era ormai finita, quando tra il 17
luglio e il primo agosto del ‘45 le forze alleate si incontrarono a Potsdam: il
mondo bipolare che caratterizzerà la seconda metà del secolo fu definitivamente
sancito proprio in quel momento, assieme al nuovo assetto geopolitico
dell’Europa. La Germania fu divisa in quattro sfere di influenza:
inglese, francese, americana e sovietica, mentre la maggior parte delle potenze
europee vennero aiutate, mediante un meticoloso piano economico, detto piano
Marshall, a risollevare la propria economia.