Secondo
il biologo Julian Huxley (1887-1975) la guerra significa “qualcosa di
assolutamente definito: un conflitto fisico organizzato tra gruppi di una sola
e medesima specie. Le dispute individuali tra membri di una stessa specie
non sono la guerra, anche se includono massacri e morte." (J. Huxley,
1965).
La
guerra è un fenomeno molto articolato, sia, perché ha assunto forme differenti
nel corso dei secoli e dei millenni, sia perché è stata impiegata al servizio
di scopi fra loro contrastanti (guerra di conquista, di liberazione, di
religione, ecc.). La complessità della guerra è testimoniata inoltre dalla
molteplicità delle interpretazioni che ne sono state date, sia nel tentativo di
scoprirne le cause per poterla eliminare, sia nella convinzione che se ne possa
sostenere una funzione benefica per la storia umana.
La storicità è il tratto essenziale
della filosofia hegeliana. Dopo la morte di Hegel (1831) i suoi allievi
pubblicano il materiale dei suoi corsi, fra cui vi è il componimento intitolato
Lezioni sulla filosofia della storia. In questi scritti apprendiamo come
per Hegel lo Spirito oggettivo è la realizzazione dello Spirito ,nella storia,
come diritto, come moralità e come eticità. L'Eticità si articola al suo
interno in: famiglia, società civile e Stato . Quest'ultimo si distingue a sua
volta- in diritto statale interno, diritto statale esterno e concezione della
storia. E' proprio nel secondo momento di questa tripartizione, quello
cioè che concerne le relazioni tra gli stati, che si individua la posizione di
Hegel nei confronti della guerra,
Hegel dichiara che non esiste un
organismo superiore in grado di regolare i rapporti interstatali e di risolvere
i loro conflitti. In altri termini, non esiste alcun giudice o pretore
che possa esaminare le pretese degli stati. Il solo giudice o arbitro è
lo Stato universale, cioè la Storia, la quale ha come suo momento
strutturale,la guerra. Hegel attribuisce alla guerra non solo un carattere di
necessità ed inevitabilità ma anche un alto valore morale,. Infatti come
"il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine,nella quale
sarebbe ridotto da una quiete durevole",così la guerra preserva i popoli
dalla fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace durevole o perpetua.
Questa concezione presuppone un divenire storico razionale e necessario in cui
i veri protagonisti sono i popoli,come espressione dell'oggettivazione dello
Spirito. Della finalità della storia gli individui non sono consapevoli,
essi sono strumenti dell'agire universale dello Spirito: Hegel definisce questa
dinamica "astuzia della ragione".
L'Europa,
all'inizio del Novecento, vive da lungo tempo una situazione di pace. Non
mancano però gli elementi di crisi: l'espansionismo tedesco porta alle due
"crisi marocchine" con la Francia; di fronte al crescere dei
nazionalismi tutti gli Stati incrementano la produzione di materiale bellico. 1
diversi interessi delle grandi potenze portano al formarsi di due coalizioni:
la Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia (1 882), e la Triplice
Intesa tra Gran Bretagna, Francia e Russia (1 907). Nella regione dei
Balcani, dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Austria
(1908), la crisi dell'Impero ottomano induce Serbia, Grecia e Bulgaria ad
allearsi e ad intraprendere una guerra per una nuova definizione dei
confini. Le due guerre balcaniche (1912-1913) si risolvono con un
rafforzamento della Serbia e un indebolimento della Turchia e della
Bulgaria. Proprio dai Balcani scocca la scintilla che accende il conflitto
mondiale, con l'omicidio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, a
Sarajevo, per mano del nazionalista serbo Gavrilo Princip (1 914). Tra
luglio e agosto del 1914 le maggiori potenze europee entrano in guerra: accanto
all'Austria si schiera la Germania, mentre in difesa della Serbia scendono in
campo Russia, Francia e Gran Bretagna. Pochi mesi più tardi entravano nel
conflitto anche il Giappone e la Turchia. L'Italia resta a lungo
neutrale, mentre all'interno del Paese si sviluppa un acceso confronto tra le
posizioni dei neutralisti e degli interventisti. Nonostante
l'orientamento della maggioranza parlamentare sia per il non intervento, il
governo, rovesciando le precedenti alleanze, sottoscrive con i Paesi aderenti
alla Triplice Intesa il patto di Londra (1915), che impegna l'Italia
all'entrata in guerra, nel maggio 1915, contro gli Imperi centrali. 1 primi
anni di guerra si risolvono in un logoramento che indebolisce entrambi gli
schieramenti; pochi e non significativi sono i successi militari, mentre molto
forte è la crisi economica e sociale in tutti i Paesi belligeranti. Nel
1917 avvengono tre fatti decisivi: la Russia si ritira dal conflitto con la
pace di Brest-Litovsk; gli austriaci sfondano a Caporetto le linee difensive
italiane; gli Stati Uniti entrano in guerra al fianco della Triplice Intesa e
dell'Italia. Un consistente invio di truppe statunitensi a partire
dall'autunno del 1917 e soprattutto l'incapacità degli Imperi centrali dì
sostenere per lungo tempo il conflitto rovescia le sorti della guerra. La
sconfitta degli austriaci sul fronte del Piave e il tracollo economico della
Germania portano alla resa degli imperi centrali (novembre 1918), piegati più
dalle crisi interne che dalle sconfitte militari. A Versailles, presso
Parigi; si apre la conferenza di pace (gennaio 1919). Le conseguenze più
evidenti sono lo smembramento dell'Impero austro-ungarico e di quello ottomano,
la perdita della Germania delle sue colonie e l'imposizione di pesanti
riparazioni economiche a carico dei vinti. Intanto si apre una nuova fase
per la Russia, dopo la presa al potere da parte dei bolscevichi di Lenin, e per
gli Stati Uniti, che appaiono la nuova grande potenza economica e militare
mondiale.
La
poesia di Ungaretti nasce in stretto rapporto con un'esperienza autobiografica
traumatica: fante nella prima guerra mondiale, il poeta scopre improvvisamente
la distanza della retorica interventista dalla realtà della vita al
fronte. Ungaretti sente l'esigenza di una poesia nuova, lontana dagli
sperimentalismi dei futuristi. Se prendiamo in esame poesie della
raccolta L'allegria come Veglia, Fratelli e Soldati notiamo come esse
siano caratterizzate dalla brevità dei versi, dalla sintassi semplificata e
dall'uso dei verso libero e di similitudini e metafore.
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Questa
poesia, scaturita da una reale esperienza di guerra, parla di una notte di
riflessione e di angoscia accanto a un compagno ucciso: la prossimità della
morte, la consapevolezza della sua imminenza, suscitano nel poeta un disperato
amore per la vita. li poeta contrappone esplicitamente l'atmosfera di morte in
cui si trova e l'impulso vitale che sorge in lui che lo porta a scrivere lettere
piene d'amore.
Mariano
il 15 luglio 1916
Di
che reggimento siete
fratelli?
Parola
tremante
nella
notte
Foglia
appena nata
Nell'aria
spasimante
involontaria
rivolta
dell'uomo
presente alla sua
fragilità
Fratelli
Redatta
per la prima volta nel 1916 con il titolo Soldati, la poesia fu spesso
rimaneggiata da Ungaretti nel corso degli anni e assunse la veste definitiva
nell'edizione dell'Allegria del 1942. Il poeta esprime la fraterna
solidarietà che lega i soldati nella condizione di precarietà imposta dalla
guerra. La riscoperta della fratellanza scaturisce, senza dubbio, da
questa esperienza cruenta, tuttavia la circostanza presa in esame viene
trascesa e la riflessione del poeta si estende alla generale condizione umana.
Bosco
di Courton luglio 1918
Si
sta come
d'autunno
sugli
alberi
le
foglie.
La
poesia, tratta dalla sezione Girovago, si basa sull'analogia tra i
combattenti indicati dal titolo e le foglie che d'autunno sono destinate a
cadere dall'albero: la precarietà dell'esistenza è però comunque insita nella
condizione umana ed è in grazia di quest'ordine naturale che la poesia non
comunica tanto angoscia, quanto piuttosto senso di attesa.
Lucano
in quest'opera analizza uno degli episodi più nefasti dell'intera storia della
civiltà romana: la guerra civile. Il suo intento è quello di mostrare le
bestialità derivate dall'abbandono dei vecchi valori d'un tempo. Egli non
vuole lodare ed esaltare la civiltà romana, ma vuole anzi maledire un episodio
che ha visto "fratelli" massacrarsi a vicenda e spargere il loro
stesso sangue: un inutile guerra fratricida. Egli individua nell'opera
varie cause di questa guerra scellerata (bellum nefandum), ed esse sono
in parte personali, cioè derivanti dai singoli condottieri, Cesare e Pompeo, e
in parte più generali. Tuttavia Lucano sente di poter far derivare quelle
personali, cioè il desiderio di primeggiare e di prevalere l'uno sull'altro dei
due contendenti, da quelle generali della corruzione dei costumi. La
guerra descritta è una continua violazione delle norme che avevano fatto dei
Romani una grandissima civiltà: la pietas e le norme sociali e religiose.
Ciò che più addolora l'autore, comunque, è il disprezzo mostrato dai
contendenti verso il vincolo di consanguineità che li lega. In
quest'opera Lucano mette in evidenza le brutture delle guerre civili e ad esse
attribuisce tutte le responsabilità dei naufragio della Repubblica. Il
poema è incompiuto a causa della breve vita dell'autore (fu costretto al
suicidio da Nerone dopo il fallimento della congiura di Pisone) e si pensa
dovesse essere impostato su modello dell'Eneide, cioè in XII libri con al VI
libro una predizione affidata al regno dei morti, che effettivamente è
rappresentata dall'episodio della maga Eritto. L'episodio centrale
dell'opera è la famigerata battaglia di Farsalo, in Tessaglia; la fine del
poema corrisponde al 48 a.C. con la rivolta di Alessandria e con Cesare in
difficoltà. Probabilmente l'intento era di arrivare alla conclusione con
un episodio solenne, come poteva essere l'esemplare suicidio di Catone (46
a.C.) o l'uccisione di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. in quanto proprio
quest'ultimo episodio viene varie volte preannunciato.
Arms and the Man is one of Shaw's
earliest plays. It was first produced in London in 1894. Then It
was published in the volume ",Plays Pleasant" in 1898.
It is true that this play is a
comedy, but it is also about war and about soldiers' real values.
Actually it is a parody of military heroism, showing the contrast between
realistic and romantic morality. The setting of the play is in a small
town near a mountain pass in the Balkans. The story focuses not only on
the romance between the young people of the play, but also the ideals that men
carry with them during war times. Actually if we read the passage titled "The
soldier" we notice how the Swiss officer Bluntschli, who fights for
money rather than ideals, destroys the conception of war Raina always
held. In the same way, when the first world war was declared, the men who
go to fight carried with them the same romantic ideas of the
"glories" of war that Raina and her mother Catherine carry with them
at the start of the play. The author of this play wants to show
principally the reality of fear and of war, that is not based on ideals; in
conclusion we can say that Shaw's aim was the improvement of society of the
time that was under the control of Victorian values and institutions.