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LUIGI PIRANDELLO
Il tema della follia Il tema della follia � uno dei pi� trattati nel
decadentismo, sia come possibilit� di fuga dall'opprimente realt�, sia come
totale fallimento dell' eterno antieroe che diventa il personaggio fondamentale. Nasce
il concetto di male di vivere e il conseguente bisogno di una fuga da esso,
attraverso la mente, le illusioni, le esperienze estreme di ogni genere, le
sostanze o appunto la pazzia. Proprio
quando nasceva il decadentismo infatti nasceva la psicoanalisi, con Sigmund
Freud il quale indic�
come male del 900 la nevrosi. Molte opere di Pirandello ruotano su questo
fattore, in particolare "Erico IV" (dove il protagonista prima
impazzisce, poi tornato normale si trova costretto a fingere di essere ancora
pazzo), in "Uno, nessuno, centomila" (dove l'uomo � allo stesso
momento uno solo, o nessuno, o centomila dato che ad ogni diversa situazione
porta diverse maschere ), o in "cos� � (se vi pare)" (dove con
questa emblematica frase dichiara che non importa come sia la realt�, ma come
la si vede). La malattia
mentale che port� la moglie di Pirandello essere ricoverata in ospedale e come
si pu� immaginare segn� profondamente la vita dell'artista e questo si pu�
notare in molti suoi testi. La Follia e l'alienazione La follia, o
alienazione mentale, � la condizione nella quale i fatti commessi sono
caratterizzati dalla a-normalit�, dall'uscire dalle norme che regolano i
comportamenti della massa. Solo la
follia o la a-normalit� assoluta, e incomprensibile per la massa, permette al
personaggio il contatto vero con la natura, (quel mondo esterno alle vicende
umane nel quale si pu� trovare la pace dello spirito) e la possibilit� di
scoprire che rifiutando il mondo si pu� scoprire se stessi. Ma questi contatti
sono solo momenti passeggeri, spesso irripetibili perch� troppo forte il legame
con le norme della societ�. Cos� accade a Enrico IV nell'omonima opera. Era un nobile
del primo Novecento fissato per sempre nella convinzione di essere il
personaggio storico da cui prende il nome, dopo aver battuto la testa cadendo da
cavallo. In Enrico IV troviamo l'esasperazione del conflitto fra apparenza e
realt�, fra normalit� e a-normalit�, fra il personaggio e la massa, fra
l'interiorit� e l'esteriorit�. Per superare questo conflitto il personaggio
tende sempre pi� a chiudersi in se stesso, per cui la a-normalit� diventa
sistema di vita. Enrico
IV � il personaggio pi� disperato e tragico di Pirandello, e racchiude i temi
di una poetica e di una visione della vita che porta all'isolamento e alla
disgregazione, alla rottura drammatica e totale non solo con la storia
contemporanea e con la cronaca quotidiana, ma anche con la realt� del passato e
con l'illusione del futuro. � il personaggio-maschera che personifica la
scoperta del grigiore e dell'invecchiamento delle cose e dell'uomo, insieme alla
coscienza dell'irrecuperabilit� del tempo passato, che non pu� pi� ritornare
neppure nello spazio riservato alla fantasia, perch� la vigile e riflessiva
ragione avverte che le cose mutano e non ritornano mai ad essere le stesse di
una volta. L'improvvisa
guarigione di Enrico IV, improvvisa e inspiegabile, proietta il personaggio
nelle vicende quotidiane, ma lo rende anche consapevole di non poter pi�
recuperare i 12 anni vissuti 'fuori di mente'. A Questo punto non gli resta che
fingersi ancora pazzo dopo aver constatato che nulla era rimasto della sua
giovent�, del suo amore, e che molti lo avevano tradito. �
in questa consapevolezza che la persona diventa personaggio e prende
definitivamente le sembianze di Enrico IV, assumendo una forma immutabile agli
occhi di tutti, ma non di se stesso, rifugiandosi nel gi� vissuto, dove ogni
effetto obbediente la sua causa, con perfetta logica, nella quale ogni
avvenimento si svolge 'preciso e coerente' in ogni suo particolare, proprio
perch�, essendo gi� vissuto, non pu� pi� mutare. La
follia quindi non � vista tanto come elemento negativo, quanto come elemento
fondamentale della condizione umana con la quale fuggire la propria angoscia e
il proprio dramma, come estremo rifugio, per potersi salvare dal dramma
dell'esistenza. Come
infatti previsto da Sigmund Freud la nevrosi sarebbe diventata la malattia del
"900.