LE
RICORDANZE
DI GIACOMO LEOPARDI
Creazione
Questo canto fu composto a Recanati dal 26 agosto al 12 settembre 1829, dieci mesi dopo il suo ritorno da Firenze e sedici mesi dopo la composizione di A Silvia, e fu pubblicato per la prima volta in Firenze nel 1831. Per il personaggio di Nerina alcuni critici ipotizzano la figura di Teresa Fattorini altri, come Piervirgili in Nuovi documenti, Firenze 1882 p. XVII, ipotizza (per primo) che si tratti di Maria Belardinelli, recanatese, nata da famiglia contadina il 15 novembre 1800 e stabilitasi in Recanati nel 1821 con la famiglia. "Le finestre della casipola da lei abitata" scrive il Mestica "stavano quasi di fronte a quelle della camera da letto di Giacomo, guardanti a settentrione verso il carro di Boote. Era una biondina candidissima, come la Nerina Galatea di Virgilio, e mor� il 3 novembre 1827 circa un anno avanti all'ultima tornata di Giacomo a Recanati".
ANALISI
Il cielo stellato
serve per far prendere contatto al poeta con la dimensione mentale e
sentimentale dell'adolescenza, che improvvisamente appare perlustrabile,
nuovamente, intensamente significativa per il suo animo. Tutto ci� avviene
quasi con stupore ( io non credea tornar
per uso a contemplarvi....e ragionar con voi).
Da questa rinnovata presa di
contatto con la tenera intensit� del passato emerge tuttavia una volont�
riflessiva e ragionativa, volta a cogliere proprio l'unicit� preziosa della
facolt� immaginativa giovanile ( quante
immagini un tempo, e quante fole / creommi nel pensier l'aspetto vostro / e
delle luci a voi compagne ). Visioni, favole, fantasie si
inseguono osservando il cielo stellato mentre la
natura tutt'attorno ricrea quell'intensit� emozionale fatta di bagliori e di
sussulti, di profumi, di voci e di echi familiari. In lontananza appaiono il
mare ed i monti, margine estremo dell'orizzonte che divide dall'infinito,
invalicabile ma idealmente penetrabile con il pensiero e che un giorno potr�
essere fisicamente varcato con l'esperienza del viaggio e della conoscenza, meta
di un felicit� oscuramente ambita, appena sfiorata nell'illusione giovanile.
Non � tuttavia quella, filtrata dalla ragione, una vera speranza:
� piuttosto consapevolezza del dolore, dell'assenza, del disinganno... che si
pu� barattare solo con la morte. Ricordanza � dunque questo smarrirsi
nella contraddittoria ambiguit� della rivisitazione dell' antico piacere
dell'immaginazione < di fronte ad una natura seducente >, accanto alla
consapevolezza della falsit� delle illusioni.
La seconda strofa � un rammarico doloroso ma anche un po' rancoroso <
verso se stesso e verso gli altri > per il venir meno del caro tempo
giovanil, pi� caro / che la fama e l'allor, pi� che la pura / luce del giorno,
e lo spirar...dell'arida vita unico fiore.La dinamica del ricordo si fa qui
pi� vibrata: l'abbandono dolce e nostalgico alle antiche sensazioni viene
cancellato da una riflessione amara sul natio borgo selvaggio e sulla sua
gente zotica, vil. Soprattutto pesa al poeta l'isolamento,
l'abbandono, l'incomprensione, la mancanza di rapporti umani che diano un senso
allo scorrere del tempo ed alla memoria del passato. Il suo divenire aspro...
spoglio di piet� e di virt�... sprezzator degli uomini ...va di pari passo
con l'inesorabile fuga del tempo, che viene percepita come inarrestabile lacuna
dell'esistenza, come ferita in una vita irrealizzata, disumana, consumata intra
gli affanni.
La
suggestione � accresciuta dall�atmosfera notturna e dalla prospettiva
spaziale indefinita creata dalla campagna. Si ha poi il sussurrare del vento tra
i viali profumati. Dalla torre del borgo, portati dal vento, giungono i
rintocchi dell�orologio che suona le ore, un richiamo al presente ed un
ulteriore stimolo a ricordare. Questi rintocchi erano un tempo motivo di
conforto, durante le sue notti insonni in attesa della luce del giorno.
Proprio il suon dell'ora richiama - attraverso un processo di generalizzazione
l'insieme delle immagini ora interiorizzate e rivissute. La memoria involontaria
agisce enfatizzando l'intensit� dei ricordi, riproducendoli nitidi e circondati
di tutta la ricchezza di emozioni che sono capaci ancora di condensare attorno a
loro. Il ricordo � dunque dolce per s� ma ...con dolor sottentra il pensier
del presente.
La prospettiva � chiara: se luoghi e situazioni, oggetto della percezione, sono
capaci di rievocare il passato, ora la ragione agisce anch'essa in profondit�
ed impedisce di rivivere l'incanto dell'illusione giovanile. Emerge drammatico
il contrasto tra passato - il mio possente errore - e presente, soprattutto come
contrasto tra forme psicologiche e disposizioni fondamentali dell'animo, tra
loro irriducibili.
La strofa si chiude con il richiamo alla condizione generale della giovinezza
intesa come ingenuo, costante, ingannevole vagheggiamento di bellezza e
felicit� futura. Il garzoncel � assimilato ad inesperto amante, a colui
cio� che fa cattiva prova dell'amore proiettando sul futuro e sulla vita tenaci
e vane speranze.
E' appunto il persistere di una sensazione antica, irrazionalmente viva
nel presente doloroso - quella dell'ingenua speranza giovanile - il tema
centrale della strofa che segue. Ogni volta che Leopardi ritorna con il pensiero
e con la parola alla sua giovinezza, si staglia centrale la viva persistenza
delle giovanili speranze, degli ameni inganni. E' impossibile censurare questi
ricordi: emerge cio� la tenace persistenza profonda, inconscia del ricordo in
quanto esso si lega a bisogni altrettanto profondi dell'animo umano.
Riguardando il suo vivere presente doloroso, ove tutto quello che gli
rimane � forse solo l'immagine della morte - ... E sebben v�ti / son gli anni
miei, / sebben deserto, oscuro / Il mio stato mortal - il poeta afferma
che non sa evitare di rivivere quell'incanto giovanile, pur nella sensazione
tanto dolorosa della sua irrevocabilit�.
Certamente il ricordo delle speranze giovanili si ripresenter� anche alle
soglie della morte e render� ancor pi� amara la sensazione di essere vissuto
inutilmente. E tale sensazione si mescoler� dolorosamente con la dolcezza
della morte.
Poeticamente nella strofa si risolve una forte contraddizione esistenziale:
quella tra il nulla che attende e la volont� di recupero della sua esperienza
di uomo dotato di sensibilit�.
La strofa � dedicata all'idea della morte che gi� caratterizza i pensieri giovanili. Una morte invocata, cercata, prospettata, un'idea che si fa strada - ... nel primo giovanil tumulto/ di contenti, d�angosce e di desio,.. cio� come risultato delle amare contraddizioni irrisolte, delle continue oscillazioni tra speranze e dolore. E poi la malattia, la morte temuta, rischio reale nell'eterna dialettica che porta l'uomo ad oscillare tra il coraggio ingenuamente ostentato del suicidio e il rinascere del senso della vita, che riconduce alla sua sostanziale ed intensa imminenza. Un ipotetico canto di morte rivolto a se stesso, spesso sanziona nell'esperienza poetica leopardiana tali dolorose riflessioni.
Siamo al centro di
una nuova contraddizione. Come pu� la mente adulta ripensare al passato senza
coinvolgere intensamente tutta la sua sensibilit� in modo intatto, inesausto,
senza cio� esporsi al dolore del ricordo rivissuto? I giorni della giovinezza
sono inenarrabili cio� irriducibili alla parola, alla rievocazione.
Possono solo essere ri-sentiti, recuperati interiormente. I sorrisi delle
giovani coetanee, la condivisione della realt� naturale, l'assenza di invidie,
il sostegno, l'aiuto, la festa della vita che sembra coinvolgere direttamente.
Il tempo ha per� mancato le promesse ed ha consumato in fretta la miracolosa
armonia tra vita sognata e vita vissuta, proiettando sempre pi� l'uomo verso la
razionale consapevolezza dell'infelicit�. Chi pu� sottrarsi oggi alla certezza
del dolore se ha subito la sottrazione delle speranze giovanili?
Ancora una volta la materia autobiografica si trasforma in discorso
paradigmatico sul valore dell'esistenza umana.
Il
componimento termina con una problematica ancor pi� complessa legata alla
dinamica del ricordo. C'� lo stupore di non ritrovare tra i luoghi cari la
figura concreta e pulsante di vita di Nerina, coetanea del giovane
Leopardi, un'altra delle figure femminili emblematiche - nella poesia
leopardiana - della splendente e pura speranza giovanile, dell'ingenua
gioia del vivere che si spegne troppo prematuramente.
Non a caso l'idillio si chiude con tale riferimento concreto: � come se ora
Leopardi volesse verificare la portata del suo ragionare per ricordi e sui
ricordi, chiamando in causa un riferimento ancor pi� pulsante di vita, ancor pi�
incisivo a livello emozionale.
.....caduta forse / dal mio pensier sei tu?
Dove sei gita,/ Che qui sola di te la ricordanza / Trovo, dolcezza
mia?... La ricordanza, la sola ricordanza, per
Nerina, non appare sufficiente ad animare la sensibilit� poetica: diventa
scacco vitale, troppo ingiusto scacco del tempo. Sembra di trovare il
Montale delle Occasioni che dice nella Casa dei doganieri
....la bussola va
impazzita all�avventura
e il calcolo dei dadi pi� non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s�addipana....
che cio� fa del recupero
impossibile del passato una traumatica occasione mancata e non
inquadrabile nella normale dialettica tra passato e presente. Anche se poi
l'esperienza di Nerina, precocemente scomparsa, viene ricondotta al duro
alternarsi di vite e morti in una quasi materialistica alternanza Passasti.
Ad altri / Il passar per la terra oggi � sortito,/ E l�abitar questi odorati
colli.
Gli
ultimi accenti sono nuovamente nostalgici, colti nell'amara nostalgia del
ricordo rivissuto come emblema di dolore universale. Il rapido trascorrere della
vita di Nerina, viene rievocato nei gesti puri e schietti dell'intimit�
giovanile, nella gioia dei rapporti con i coetanei e ridesta intatte sensazioni
nell'animo del poeta. La sua esperienza diventa di nuovo emblematica e si
riconnette al legame istintivo con la vita della natura, che continua a ricreare
profondi parallelismi con la vita dell'uomo.
La primavera sembra privata per sempre della presenza di Nerina, che non rivivr�
pi� l'incanto di giorni sereni e di colli fioriti. La sua immagine richiamata
dalla ricordanza ( ricordo rivissuto interiormente ) � il solo retaggio di quel
tempo, il suo vero sintetico emblema, che meglio di ogni altra immagine richiama
la triste consapevolezza del tempo che trascorre inesorabile.
Metro: endecasillabi sciolti, divisi in stanze (o meglio "lasse narrative") di varia misura.
Parafrasi
versi |
tema |
parafrasi |
1-27 |
La e l'immaginazione: il poeta |
Belle stelle dell'Orsa mai avrei creduto di tornare ancora a contemplarvi quasi per abitudine mentre scintillate sul giardino della casa paterna e parlare con voi dalle finestre della casa ove abitai fanciullo e vi conobbi la fine delle mie gioie. Quante immagini e quante fantasie un tempo mi cre� nel pensiero l'aspetto vostro e della altre stelle a voi vicine nel cielo! quando, silenzioso, seduto sull'erba, solevo trascorrere gran parte delle sere guardando il cielo ed ascoltando il canto della rana lontana nella campagna. E la lucciola volava presso le siepi e sulle aiuole, mentre i viali odorosi e i cipressi lontani nella selva sussurravano al vento; e la casa paterna risuonava delle voci alterne e delle tranquille opere dei servi. E quali pensieri immensi, quali dolci sogni mi ispirava il vedere il mare lontano e i monti azzurri che scopro dalla casa e che sognavo un giorno di varcare, pensando di trovarvi al di l� mondi misteriosi e immaginando per la mia vita un'arcana felicit�. |
28-49 |
Contro il natio borgo selvaggio: l'uomo |
N� il cuore mi diceva che sarei stato condannato a consumare la mia fanciullezza in questo natio borgo selvaggio, fra gente incivile e spregevole; per la quale parole strane e spesso argomento di riso e divertimento sono dottrina e sapere; che mi odia e mi sfugge non gia per invidia, perch� non mi ritiene migliore di s�, ma perch� tale pensa che io mi ritenga dentro di me, sebbene mai abbia mostrato qualche segno di ci�. Qui passo gli anni, abbandonato, nascosto, senza vita e senz'amore, e tra lo stuolo dei malevoli divento per forza scortese: qui mi spoglio della piet� e delle virt� e divento dispregiatore degli uomini, per la gente meschina tra cui vivo; e intanto vola il caro tempo della giovent�, pi� caro della fama e della gloria, della pura luce del giorno e dello stesso respiro: ti perdo senza un attimo di gioia, inutilmente, in questo soggiorno disumano, tra gli affanni, unico fiore dell'arida vita. |
50-76 |
Elegia della ricordanza: il poeta |
Viene il vento recando dalla torre del borgo il suono dell'ora. E mi ricordo questo suono era un conforto per me quando ero fanciullo quando durante le mie notti nella camera buia restavo sveglio a causa degli ininterrotti terror, sospirando che giungesse presto il mattino e la luce del giorno. Qui non c'� nulla che io veda o senta che non rievochi dentro di me un'immagine e non sorga un dolce rimembrare. Dolce per s�; ma con dolore subentra il pensiero del presente e un inutile desiderio del passato che mi porta a dire: ho esaurito la mia esistenza. Quella loggia volta ad occidente; queste mura dipinte e quei dipinti che raffigurano armenti, e il Sole che nasce sulla solitaria campagna mi procurarono mille dilettidurante i momenti di riposo dagli studi, quando, dovunque mi trovassi, parlavo come a persona viva con la speranza e l'immaginazione di sogni e illusioni, il mio potente errore giovanile. In queste sale antiche, al chiarore delle nevi, intorno a queste ampie finestre mentre sibilava il vento, risuonarono i giochi e le mie felici grida al tempo in cui a noi si mostra pieno di dolcezza l'indegno mistero delle cose; e il garzoncello come un amante inesperto, sogna intatta e mai gustata la sua vita che sar� piena d'inganni, se la rappresenta come una donna, e ammira una celeste bellezza con la propria immaginazione. |
77-103 |
Elegia della speranza |
O speranze, speranze, dolci e ridenti inganni della mia fanciullezza! sempre, parlando, ritorno a voi; perch� non so dimenticarvi col trascorrere del tempo e col mutare di affetti e pensieri. Fantasmi, lo so, sono la gloria e l'onore, i diletti e il bene un semplice desiderio. E sebbene vuoti siano gli anni miei, sebbene oscuro e solitario sia la mia vita mortale, lo so che il destino mi toglie poco. Ma ahim�, ogni volta che ripenso a voi, o mie antiche speranze, ed a quel mio primo fantasticare sul mio futuro e lo confronto con questa mia vita cos� povera e cos� dolorosa e che solo la morte mi resta dopo aver sognato grandi speranze, sento stringermi io cuore e sento che non mi so rassegnare del tutto al mio destino. E quando pure questa invocata morte mi raggiunger� e sar� giunto la fine della mia sventura; quando la terra per me diventer� una valle straniera e dal mio sguardo fuggir� il futuro; certamente mi ricorder� di voi, e quell'immagine mi far� ancora sospirare, mi render� duro e aspro l'aver l'aver vissuto invano; e la dolcezza del giorno fatale della morte attenuer� l'angoscia. |
104-135 |
Elegia della giovinezza |
E gi� nella
fanciullezza, in quel primo tumulto di gioie d'angosce di desideri, pi�
volte chiamai la morte e a lungo mi sedetti l� sulla fontana pensando di
porre fine dentro quelle acque alla speranza, al dololore e alla mia vita.
Poi ridotto in fin di vita da un'oscura malattia, rimpiansi la bella
giovinezza e il fiore dei miei giorni poveri di gioie che cos� in fretta
appassiva; e spesso a tarda sera, seduto sul letto che, testimone,
conosceva ormai tutte le mie sofferenze, scrivendo dolorosamente poesie
alla luce della fioca lucerna, piansi coi silenzi e con la notte miei
unici compagni, la vita che mi abbandonava. E languendo, mentre mi
sfuggiva la vita, cantai un canto
funebre. |
136-173 |
Elegia di Nerina |
O Nerina! E non odo forse questi luoghi parlare di te? forse sei caduta dal mio pensiero?? Dove sei andata, che qui di te trovo solo la ricordanza, dolcezza mia?. Questa terra natale ormai non ti vede pi�: quella finestra, dalla quale mi parlavi di solito, e sulla quale riflesso il raggio delle stelle riluce mestamente ora � deserta. Dove sei, che pi� non sento risuonare la tua voce, quando ogni parola che dalle tue labbra mi giungeva da lontano mi faceva impallidire? Altro tempo. I tuoi giorni furono, mio dolce amor. il tuo passaggio su questa terra � finito. Ad altri ora � dato in sorte passare sulla terra ed abitare questo odorati colli. Ma rapida sei passata e breve come un sogno � stata la tua vita. Avanzavi danzando nel cammino della vita. La gioia ti splendeva in fronte e quelle vaghe immaginazioni intorno all'avvenire e la luce della giovent� ti splendevano negli occhi, quando il destino li ha spenti facendoti giacere nella morte. Ahi Nerina. Nel mio cuore regna l'antico amore. Se qualche volte vado a una festa o a radunanze, fra me stesso dico: a radunanze e a feste Nerina non va pi� e pi� non si prepara. Se torna maggio e gli amanti vanno recando alle fanciulle suoni e ramoscelli in fiore, dico: per te Nerina mia la primavera non torner� mai pi�, n� torner� l'amore. Ogni giorno sereno, ogni fiorita valle che io miro, ogni piacere che io sento, dico: Nerina ora non gode pi�; i campi e l'aria non guarda pi�. Ahi tu sei passata, eterno sospiro mio: passasti e l'acerbo ricordo sar� compagno d'ogni mio caro immaginare, di tutti i mei teneri sentimenti, di tutti i miei tristi e cari moti del cuore. |
Quando guardava le stelle nel passato, all'et� di diciotto-venti anni, queste gli ispiravano un'infinit� di immaginazioni e di sogni; ora gli restano soltanto i ricordi di un passato finito; ma quel passato ritorna dolce nella memoria per quanto di irripetibile portava dentro di s� e di doloroso per quanto di incompiuto aveva lasciato nel suo cammino. Le speranze che sembravano aprire orizzonti di fama di gloria e di felicit�, al contatto con la realt� sono miseramente naufragate, e le aspettative colle quali la Natura in et� giovanile aveva riempito la mente e gli animi delgi uomini, sono svanite.
Il tema fondamentale
Il tema fondamentale, che � anche il titolo del
canto, � il ricordo che trasfigura la realt�, o per meglio dire
va a cogliere nella realt� del passato quegli elementi che sono cari e dolci
nella mente e che nessuna sofferenza o angoscia potr� mai impoverire, come i
primi moti d'amore che fanno "scolorire il viso" e rendono gli occhi "ridenti e
fuggitivi"
La ricordanza del passato � messa in correlazione con
la visione del presente: una ricordanza che crea il mito del passato che si
spoglia all'improvviso di tutti i suoi elementi negativi e angosciosi: diventa
perfino dolce ricordare i suoi ventanni pur non dimenticando che talvolta,
seduto vicino alla fontana ha pensato di finire in quell'acqua i suoi giorni
annegandovi i suoi stessi pensieri. Ma qualcosa di potente e indistruttibile
arresta la sua mente dal percorrere la via che conduce al
baratro.
Le ricordanze sono
il canto d'addio a Recanati: guardando da quelle finestre dalle quali si
affacciava quando era fanciullo e sentiva il canto di Teresa o di Maria
Belardinelli e il rumore del telaio o guardava la torre del borgo, sente tutta
l'enorme amara differenza con la sua vita presente, il vuoto desolante nel quale
rischia di cadere per sempre in un'inerzia che troppe tragiche somiglianze con
la morte. Approdato per la terza (era gi� tornato dal maggio 1823 al settembre
del 25, dal novembre del 26 al 23 aprile 1827) e ultima volta a Recanati il 21
novembre 1828 (per ripartire il 29 aprile 1830); da settimane sfogliava a
malapena un libro e non leggeva quasi: se ne stata immobile nella sua camera
senza vedere nessuno, mangiando una sola volta al giorno, con la finestra spesso
chiusa dalla quale trapelavano voci e rumori da fuori, voci e rumori che non
riusciva pi� a riconoscere come suoi rifiutandoli e sostituendoli con i ricordi
di altre voci e di altri suoni: � in questa situazione che nasce questo
straordinario Canto.
I temi
- Le ricordanze sono un canto compiuto, "il punto
d'avvio di tutta la poesia leopardiana, che si fonda sull'antitesi fra realt� e
ricordo, fra immagine del passato e immagine del presente, in un contrasto dal
quale sgorga la lirica o l'elegia" (Italo de
Feo, Leopardi, l'uomo e l'opera,
Mondadori, Milano 1972, p.
429).
Se non di tutta
l'opera, certamente possiamo considerare Le
ricordanze il punto d'avvio per lo studio dei Grandi Idilli,
in quanto contengono i temi pi� importanti della poesia del poeta di
Recanati:
a) - elegia della fanciullezza-giovinezza, quando la vita si presenta al ragazzo indelibata e intera, cio� ancora non gustata e non sperimentata; questa elegia richiama inevitabilmente il seguente tema importante:
b) - elegia della speranza che svanisce all'apparir del vero; Le speranze sono i dolci inganni dell'et� giovanile, durante la quale sono dolci le illusioni dell'amore, della gloria, della fama, del futuro; ma purtroppo ben presto, dopo giorni troppo rapidi e fugaci, la vita si riveler� come una sventura, una miseria inutile e senza frutto.
c) - Direttamente connesso col tema precedente � quello della contemplazione dell'amore nella persona di Nerina, che � il completamento della figura di Silvia. Come Silvia rappresenta l'incanto dell'amore appena sbocciato e che non si riesce a tenere nascosto nel cuore, ma travasa fuori attraverso gli occhi ridenti e fuggitivi, cos� Nerina � l'espressione dell'amore cosciente, dei pensieri e dei sentimenti scambiati, anche se solo attraverso una finestra.
d) - Abbiamo lasciato apposta per ultima la seconda strofa, che sembra fuori dal clima generale del canto: l'invettiva contro Recanati, una rabbia mal contenuta che nasce dall'insoddisfazione della propria condizione di isolamento e di esclusione determinati prima dal ceto sociale e poi da una cultura che invece di creare affratellamento crea una frattura insanabile. I coetanei di Giacomo erano alle prese con problemi quotidiani di tipo esistenziale che si devono innanzitutto risolvere col duro lavoro, nel quale la cultura comunque la cultura occupa un posto marginale, secondario. Se poi la cultura gli ha procurato, dopo sette anni di studio matto e disperatissimo, insieme all'esclusione dagli altri anche una pronunciata gobba visibile a tutti e che � diventata oggetto di scherno generale dei ragazzi della sua et�, che diventano perfino cattivi quando lo vedono passare per via accompagnato dal vecchio pedagogo, allora diventa pi� umanamente comprensibile l'invettiva leopardiana.
Nerina e l'amore
All'improvviso compare Nerina; sia essa Teresa Fattorini, secondo alcuni, o Maria Belardinelli, secondo altri, morta a Recanati nel 1827, la considerazione generale non pu� che essere la stessa. Nerina come Silvia � una creazione del poeta, che in pratica quasi nulla ha a che vedere con la realt� quotidiana. Magari il personaggio reale � lo spunto, il ricordo, solo l'attimo dal quale parte l'immaginazione, ma il personaggio femminile del canto � creazione ed opera del poeta, che in esso riversa la sua visione dell'amore, della fine della giovinezza, delle speranze deluse, del tradimento della Natura.
Silvia | Nerina |
Silvia � l'idea
del primo amore inteso come sguardo ridente e fuggitivo che vive per
qualche attimo nel "primo entrar di giovinezza", � l'idea del sentimento
che non si svela ma che si vive nel profondo dell'anima, in quella parte
di noi che � inaccessibile a chiunque altro e che resta in quella
profondit� inaccessibile diventando il mito della giovinezza non vissuta e
ormai per sempre svanita, passata senza essere stata goduta.
Silvia � l'immagine oggettivata della giovinezza del poeta e del fato e del fato che ha stroncato la sua vita immatura |
Nerina vive
immaginata attraverso il ricordo: � l'amore stesso come la pi� potente
illusione dei primi giorni inenarrabili della fanciullezza, quando ogni
cosa sorride.
Nerina � la fanciulla che sorride al "garzoncello scherzoso", � l'amore, � la pi� potente illusione di quei giorni vezzosi e inenarrabili, alla quale il poeta torna a volgersi con una dolorosit� profonda ma non angosciante spinto dalla rimembranza che ridesta quelle lontane sensazioni mai pi� provate, perch� altra cosa saranno quelle donne che avranno nella sua vita una certa importanza. |
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