GLI ORFANI DI VERGA

GLI ORFANI di G. VERGA


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GLI ORFANI

 

di Giovanni Verga

 


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La piccina si affacci� all'uscio, attorcigliando fra le dita la cocca del grembiale, e disse:

- Sono qua -.

Poi, come nessuno badava a lei, si mise a guardare peritosa ad una ad una le comari che impastavano il pane, e riprese:

- M'hanno detto �vattene da comare Sidora�.

- Vien qua, vien qua, - grid� comare Sidora, rossa come un pomodoro, dal bugigattolo del forno. - Aspetta ch� ti far� una bella focaccia.

- Vuol dire che a comare Nunzia stanno per portarle il Viatico, se hanno mandato via la bambina -. Osserv� la Licodiana.

Una delle comari che aiutavano ad impastare il pane, volse il capo, seguitando a lavorare di pugni nella madia, colle braccia nude sino al gomito, e domand� alla bimba:

- Come sta la tua madrigna? -

La bambina che non conosceva la comare, la guard� coi grandi occhi spalancati, e poscia tornando a chinare il capo, e a lavorar in furia colle cocche del grembiale, biascic� sottovoce:

- � a letto.

- Non sentite che c'� il Signore? - rispose la Licodiana. - Ora le vicine si son messe a strillare sulla porta.

- Quando avr� finito d'infornare il pane, - disse comare Sidora, - corro anch'io un momento a vedere se hanno bisogno di niente. Compare Meno perde il braccio destro, se gli muore quest'altra moglie.

- Certuni non hanno fortuna colle mogli, come quelli che son disgraziati colle bestie. Tante ne pigliano, e tante ne perdono. Guardate comare Angela!

- Ier sera, - aggiunse la Licodiana, - ho visto compare Meno sull`uscio, che era tornato dalla vigna prima dell'avemaria, e si soffiava il naso col fazzoletto.

- Per�, - aggiunse la comare che impastava il pane, - ei ci ha una santa mano ad ammazzare le mogli. In meno di tre anni sono adesso due figlie di curatolo Nino che si � mangiate, l'una dopo l'altra! Ancora un po' e si mangia anche la terza, e si pappa tutta quanta la roba di curatolo Nino.

- Ma cotesta bambina � figlia di comare Nunzia, oppure della prima moglie?

- � figlia della prima. A quest'altra le voleva bene come fosse sua mamma davvero, perch� l'orfanella era anche sua nipote -.

La piccina, udendo che parlavano di lei, si mise a piangere cheta cheta in un cantuccio, per sfogarsi il cuor grosso, che aveva tenuto a bada giocherellando col grembiale.

- Vien qua, vien qua, - riprese comare Sidora. - La focaccia � bell'e pronta. Via, non piangere, ch� la mamma � in paradiso -.

La bambina allora si asciug� gli occhi coi pugni chiusi, tanto pi� che comare Sidora dava mano a scoperchiare il forno.

- Povera comare Nunzia! - venne a dire una vicina affacciandosi sull'uscio. - Adesso ci vanno i beccamorti. Sono passati di qua or ora.

- Lontano sia! ch� son figlia di Maria! - esclamarono le comari facendosi la croce.

Comare Sidora lev� dal forno la focaccia, la ripul� dalla cenere, e la porse calda calda alla bambina, che la prese nel grembiale, e se ne andava adagio adagio, soffiandovi sopra.

- Dove vai? - Le grid� dietro comare Sidora. - Resta dove sei. A casa c'� il ba-bau colla faccia nera, che si porta via la gente -.

L'orfanella ascolt� seria seria, sgranando gli occhi. Poi riprese colla stessa cantilena cocciuta:

- Vo a portarla alla mamma.

- La mamma non c'� pi�. Statti qua -. Ripet� una vicina. - Mangiala tu la focaccia -.

Allora la piccina si accoccol� sullo scalino dell'uscio, tutta triste, colla focaccia nelle mani, senza toccarla.

Ad un tratto vedendo arrivare il babbo, si alz� lieta, e gli corse incontro. Compare Meno entr� senza dir nulla, e sedette in un canto colle mani penzoloni fra le ginocchia, la faccia lunga, e le labbra bianche come la carta, ch� dal giorno innanzi non ci aveva messo un pezzo di pane in bocca dal crepacuore. Guardava le comari come a dire: - Poveretto me! -

Le donne, al vedergli il fazzoletto nero al collo, gli fecero cerchio intorno, colle mani intrise di farina, compassionandolo in coro.

- Non me ne parlate, comare Sidora! - ripeteva lui, scuotendo il capo e colle spalle grosse. - Questa � spina che non mi si leva pi� dal cuore! Vera santa era quella donna! che, senza farvi torto, non me la meritavo. Fino ad ieri, che stava tanto male, s'era levata di letto per andare a governare il puledro slattato adesso. E non voleva che chiamassi il medico per non spendere e non comprare medicine. Un'altra moglie come quella non la trovo pi�. Ve lo dico io! Lasciatemi piangere, ch� ho ragione! -

E seguitava a scrollare il capo, e a gonfiare le spalle, quasi la sua disgrazia gli pesasse assai.

- Quanto a trovarvi un'altra moglie - aggiunse la Licodiana per fargli animo - non ne avete che a cercarla.

- No! no! - badava a ripetere compare Meno colla testa bassa come un mulo. - Un'altra moglie come questa non la trovo pi�. Stavolta resto vedovo! Ve io dico io! -

Comare Sidora gli diede sulla voce: - Non dite spropositi, ch� non sta bene! Un'altra moglie dovete cercarvela, se non altro per rispetto di questa orfanella, altrimenti chi bader� a lei, quando andrete in campagna! volete lasciarla in mezzo alle strade?

- Trovatemela voi un'altra moglie come quella! Che non si lavava per non sporcar l'acqua; e in casa mi serviva meglio di un garzone, affezionata e fedele che non mi avrebbe rubato un pugno di fave dal graticcio, e non apriva mai bocca per dire �datemi!�. Con tutto questo una bella dote, roba che valeva tant'oro! E mi tocca restituirla, perch� non ci son figliuoli! Adesso me l'ha detto il sagrestano che veniva coll'acqua benedetta. E come le voleva bene a quella piccina, che le rammentava la sua povera sorella! Un'altra, che non fosse sua zia, me la guarda di malocchio, questa orfanella.

- Se pigliaste la terza figlia di curatolo Nino s'aggiusterebbe ogni cosa, per l'orfana e per la dote -. Osserv� la Licodiana.

- Questo dico io. Ma non me ne parlate, ch� ci ho tuttora la bocca amara come il fiele.

- Non son discorsi da farsi adesso -. Appoggi� comare Sidora. - Mangiate un boccone piuttosto, compare Meno, che siete tutto contraffatto.

- No! no! - andava ripetendo compare Meno. - Non mi parlate di mangiare, che mi sento un nodo alla gola -.

Comare Sidora gli mise dinanzi, su di uno scanno, il pane caldo, colle olive nere, un pezzo di formaggio di pecora, e il fiasco del vino. E il poveraccio cominci� a mangiucchiare adagio adagio, seguitando a borbottare col viso lungo.

- Il pane, - osserv� intenerito, - come lo faceva la buon'anima, nessuno lo sa fare. Pareva di semola addirittura! E con una manata di finocchi selvatici vi preparava una minestra da leccarvene le dita. Ora mi toccher� comprare il pane a bottega, da quel ladro di mastro Puddo; e di minestre calde non ne trover� pi�, ogni volta che torno a casa bagnato come un pulcino. E bisogner� andarmene a letto collo stomaco freddo. Anche l'altra notte, mentre la vegliavo, che avevo zappato tutto il giorno a dissodare sulla costa, e mi sentivo russare io stesso, seduto accanto al letto, tanto ero stanco, la buona anima mi diceva: �Va a mangiarne due cucchiaiate. Ho lasciato apposta la minestra al caldo nel focolare�. E pensava sempre a me, alla casa, al da fare che ci era, a questo e a quell'altro, che non finiva pi� di parlare, e di farmi le ultime raccomandazioni, come uno quando parte per un viaggio lungo, che la sentivo brontolare continuamente tra veglia e sonno. E se ne andava contenta all'altro mondo! col crocifisso sul petto, e le mani giunte di sopra. Non ha bisogno di messe e di rosari, quella santa! I denari pel prete sarebbero buttati via.

- Mondo di guai! - Esclam� la vicina. - Anche a comare Angela, qui vicino, sta per morire l'asino, dalla doglia.

- I guai miei son pi� grossi! - Fin� compare Meno forbendosi la bocca col rovescio della mano. - No, non mi fate mangiare altro, ch� i bocconi mi cascano dentro lo stomaco come fossero di piombo. Mangia tu piuttosto, povera innocente, che non capisci nulla. Ora non avrai pi� chi ti lavi e chi ti pettini. Ora non avrai pi� la mamma per tenerti sotto le ali come una chioccia, e sei rovinata come me. Quella te l'avevo trovata; ma un'altra matrigna come questa non l'avrai pi�, figlia mia! -

La bimba, intenerita, sporgeva di nuovo il labbro, e si metteva i pugni sugli occhi.

- No, non potete farne a meno - ripeteva comare Sidora. - Bisogna cercarvi un'altra moglie, per riguardo di questa povera orfanella che resta in mezzo a una strada.

- Ed io, come rimango? e il mio puledro? e la mia casa? e alle galline chi ci bader�? Lasciatemi piangere, comare Sidora! Avrei fatto meglio a morir io stesso, in scambio della buon'anima.

- State zitto, ch� non sapete quello che dite! e non sapete cosa vuol dire una casa senza capo.

- Questo � vero! - osserv� compare Meno, riconfortato.

- Guardate piuttosto la povera comare Angela! Prima le � morto il marito, poi il figliuolo grande, e adesso le muore anche l'asino!

- L'asino andrebbe salassato dalla cinghiaia, se ha la doglia, - disse compare Meno.

- Veniteci voi, che ve ne intendete - aggiunse la vicina. - Farete un'opera di carit� per l'anima di vostra moglie -.

Compare Meno si alz� per andare da comare Angela, e l'orfanella gli correva dietro come un pulcino, adesso che non aveva altri al mondo. Comare Sidora, buona massaia, gli ramment�:

- E la casa? come la lasciate, ora che non ci � pi� nessuno?

- Ho chiuso a chiave; e poi l� di faccia ci sta la cugina Alfia, per tenerla d'occhio -.

L'asino della vicina Angela era disteso in mezzo al cortile col muso freddo e le orecchie pendenti, annaspando di tanto in tanto colle quattro zampe in aria, allorch� la doglia gli contraeva i fianchi come un mantice. La vedova, seduta l� davanti, sui sassi, colle mani fra i capelli grigi, e gli occhi asciutti e disperati, stava a guardare, pallida come una morta.

Compare Meno si diede a girare intorno alla bestia, toccandole le orecchie, guardandola negli occhi spenti, e come vide che il sangue gli colava ancora dalla cinghiaia, nero, a goccia a goccia, aggrumandosi in cima ai peli irsuti, domand�:

- L'hanno anche salassato? -

La vedova gli fiss� in volto gli occhi foschi, senza parlare, e disse di s� col capo.

- Allora non c'� pi� che fare, - conchiuse compare Meno; e stette a guardare l'asino che si allungava sui sassi, rigido, col pelo tutto arruffato al pari di un gatto morto.

- � la volont� di Dio, sorella mia! - le disse per confortarla. - Siamo rovinati tutti e due -.

Egli s'era messo a sedere sui sassi, accanto alla vedova, colla figliuoletta fra le ginocchia, e rimasero entrambi a guardare la povera bestia che batteva l'aria colle zampe, di tanto in tanto, tale e quale come un moribondo.

Comare Sidora, quand'ebbe finito di sfornare il pane, venne nel cortile anche lei colla cugina Alfia, che si era messa la veste nuova, e il fazzoletto di seta in testa, per far quattro chiacchiere; e disse a compare Meno, tirandolo in disparte:

- Curatolo Nino, non ve la dar� pi� l'altra figliuola, ora che con voi gli muoiono come le mosche, e ci perde la dote. Poi la Santa � troppo giovane, e ci sarebbe il pericolo che vi riempisse la casa di figliuoli.

- Se fossero maschi pazienza! Ma c'� anche a temere che vengano delle femmine. Sono tanto disgraziato!

- Ci sarebbe la cugina Alfia. Quella non � pi� giovane, ed ha il fatto suo: la casa e un pezzo di vigna -.

Compare Meno mise gli occhi sulla cugina Alfia, la quale fingeva di guardare l'asino, colle mani sul ventre, e conchiuse:

- Se � cos�, se ne potr� parlare. Ma sono tanto disgraziato! -

Comare Sidora gli diede sulla voce:

- Pensate a coloro che sono pi� disgraziati di voi, pensate!

- Non ce ne sono, ve lo dico io! Non la trovo un'altra moglie come quella! Non potr� scordarmela mai pi�, se torno a maritarmi dieci volte! E neppure questa povera orfanella se la scorder�.

- Calmatevi, ch� ve la scorderete. E anche la bambina se la scorder�. Non se l'� scordata la sua madre vera? Guardate invece la vicina Angela, ora che le muore l'asino! e non possiede altro! Quella s� che dovr� pensarci sempre! -

La cugina Alfia vide che era tempo d'accostarsi anche lei, colla faccia lunga, e ricominci� le lodi della morta. Ella l'aveva acconciata colle sue mani nella bara, e le aveva messo sul viso un fazzoletto di tela fine. Di roba bianca, non faceva per dire, ne aveva molta. Allora compare Meno, intenerito, si volse alla vicina Angela, la quale non si muoveva, come fosse di sasso.

- Ora che ci aspettate a fare scuoiare l'asino? Almeno pigliate i denari della pelle -.


 

 

 


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