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DIDATTICA SCUOLA
PURGATORIO - Canto
I
Proposizione e invocazione;
Antipurgatorio - le quattro stelle - apparizione di Catone e suo
colloquio con Virgilio - Virgilio cinge Dante di energia
benefica
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
3 che lascia dietro a sé mar sì
crudele;
|
La navicella del mio
ingegno, per correre migliori acque, si eleva verso nuove
frontiere, lasciando dietro di sé l'infernale mare crudele,
dove onde malefiche s'intersecano burrascose; |
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga 6 e di
salire al ciel diventa degno.
|
e canterò di quel
secondo regno, dove l'umano spirito si purifica e si
predispone ad assorbire un migliore influsso energetico, che
lo renda degno di accedere nei pianeti paradisiaci.
|
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono; 9 e
qui Calïopè alquanto surga,
seguitando il mio canto con quel
suono di cui le Piche misere
sentiro 12 lo colpo tal, che disperar
perdono.
|
E qui dove la foschia
si sperde nella luce della Conoscenza, io che son dei vostri,
divulgatore di Verità, vi prego, o sante Muse, di illuminare
la mia mente, e prego Calliope che si levi in mio aiuto con
quel suono di veritiera parola, di cui le misere Piche
avvertirono dalla Giustizia Divina un colpo tale, che fece
disperar loro di ottenere il Celeste Perdono.
Le Piche,
nella Mitologia, furono le Pieridi, figlie del re tassalo
Pierio, le quali, abili nel canto, osarono sfidare le Muse, ma
furono vinte dalla dea Calliope che le trasformò in gazze
dalla vice chioccia. Questo è il commento letterale, ma ben
altro offre al lettore attento il significato di queste
parole. |
Ma qui la morta poesì resurga - v. 7
In questi versi si esprime l'opera nefanda delle religioni
errate, che distorsero la "melodia" della Divina Verità, che le
muse, ovvero "le Sante", nella loro vita terrena, portarono
al mondo. Ed ecco il canto gracchiante delle "piche" le
gazze, il canto della negazione, che condusse gli uomini a
rinnegare, lungo i sentieri errati, la vera melodia del Verbo
Divino: il "Divin Suono". Non è da escludere che, nel concetto
dantesco, possa intendersi come espiazione di tale peccato anche
quello di rinascere in corpo di gazze.
Dolce color d'orïental zaffiro,
che s'accoglieva nel sereno aspetto 15 del
mezzo, puro infino al primo giro,
|
Il dolce color zaffiro
del ciel d'oriente, che s'accoglieva nel sereno aspetto del
nascente sole dell'Acquario, nel centro di quello spazio puro
fino al primo giro, che segna il confine della letale
atmosfera infernale, |
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch'io usci' fuor de l'aura
morta 18 che m'avea contristati li occhi e 'l
petto.
|
cominciò a palesarsi
gradito agli occhi miei, appena uscii dall'aria fosca che mi
aveva contristato il corpo e l'anima. |
Lo bel pianeto che d'amar conforta
faceva tutto rider l'orïente, 21
velando i Pesci ch'erano in sua scorta.
|
Il sole, bel pianeta
che invita all'Equilibrio d'Amore, faceva rifulgere l'Oriente
della sua luce assorbita alla divina Sorgente della Vita e col
suo splendore velava la costellazione dei Pesci che erano in
sua scorta nell'armonico scibile stellare.
La
vibrazione dell'Era dei Pesci cominciava a velarsi cedendo il
posto ad una frequenza di maggiore intensità della nuova Era
dell'Acquario. |
I' mi volsi a man destra, e puosi mente
a l'altro polo, e vidi quattro
stelle 24 non viste mai fuor ch'a la prima
gente.
|
Io mi volsi a destra e
posi attenzione a quest'altro polo, lungi dal negativo che
avevo lasciato e vidi "quattro stelle" non viste mai
fuor che alla gente antica.
|
e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a
la prima gente - v. 23-24
La gente antica le "vedeva" e riconosceva per quello che
realmente sono: grandi piccole Divine navi dello
spazio. Dall'astronave-madre che, per evitare di nuocere alle
strutture energetiche terrestri di minore potenziale, resta
"ancorata" nello spazio, usano spesso uscire i dischi volanti in
numero di quattro. A tale proposito, a pag. 72 del volume "ANGELI
IN ASTRONAVE" Ediz. Mediterranée, è riportato un che
mostra un'astronave e quattro dischi, così come li ha visti il
testimone. Sono come quelle raffigurate le "quattro stelle" di cui
parla Dante.
Oggi si parla di "Dischi Volanti" e di
"Astronavi", ma nessuna delle due realtà esclude l'altra; anzi, ne
fornisce una sintesi rapportata in chiave religioso-scientifica e
scientifico-religiosa. E mentre i nostri Fratelli del Cielo sono
dappertutto e in vari modi sulla Terra e vicinissimi a contattisti e
veggenti, gli scienziati stanno impiegando enormi capitali per
mettersi in contatto con Loro nello spazio e molti si domandano
ancora se questi esseri esistono. Ma quelle "STELLE", quelle
"NUVOLE ARDENTI", quelle splendenti "UOVA D'ORO" del passato avevano
a bordo i nostri padri, i nostri antenati, le Creature Celesti e non
il Signore Iddio, puro Spirito Creatore, senza corpo, senza spazio,
senza tempo, bensì le Creature che noi adoriamo perché le riteniamo
in Cielo. E così viene facile rispondere ad Isaia, il quale, vedendo
i dischi volanti entrare ed uscire dall'astronave-madre si chiedeva:
«Chi son costoro che volano come nuvole, come colombe al loro
colombario?» (Isaia 60:8).
Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle:
oh settentrïonal vedovo sito, 27 poi
che privato se' di mirar quelle!
|
Pareva che il cielo
godesse della luce divina delle "quattro stelle",
rivelanti l'amore che spinge i Fratelli del Cielo a
manifestarsi ai fratelli della Terra. O povero mondo
terreno, lontano dalla Verità, incapace di riconoscere quelle
"Luci Sante", che fanno testimonianza dell'amore immenso dei
Fratelli del Cielo che vibra nel Creato. |
Com'io da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l 'altro polo, 30
là onde 'l Carro già era sparito,
|
Distolsi da loro lo
sguardo, volgendomi all'altro polo, là dove il Carro era già
sparito, |
vidi presso di me un veglio solo,
degno di tanta reverenza in vista, 33
che più non dee a padre alcun figliuolo.
|
vidi accanto a me un
vecchio giunto solo (senza mezzo di volo), egli appariva degno
di tanta reverenza che di più non potrebbe averne per un padre
alcun figliuolo. |
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a' suoi capelli
simigliante, 36 de' quai cadeva al petto
doppia lista.
|
Aveva lunga barba e
capelli brizzolati, che gli scendevano in due bande fino al
petto. |
Li raggi de le quattro luci sante
fregiavan sì la sua faccia di lume, 39
ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse davante.
|
I raggi dei "dischi
volanti" (che, usciti dall'astronave-madre, lo avevano
accompagnato fino ad una certa distanza da noi), illuminavano
il suo viso, così che io lo vedevo come fosse stato illuminato
dal sole. |
«Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la pregione
etterna?», 42 diss'el, movendo quelle oneste
piume.
|
«Chi siete voi che, in
contrasto alla fiumana cieca di Conoscenza, siete fuggiti
dalla prigione infernale?», (domandò il vecchio illuminato
dalle quattro luci sante). |
«Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda
notte 45 che sempre nera fa la valle
inferna?
|
«Chi vi ha guidati,
chi vi illumina la mente così tanto da farvi uscire dalla
profonda notte che eternamente offusca la valle del pianto?
|
Son le leggi d'abisso così rotte?
o è mutato in ciel novo consiglio, 48
che, dannati, venite a le mie grotte?»
|
Sono così
disarmonizzate le Leggi espiative? o è mutato nel cielo, in un
nuovo Consiglio, il processo della Divina Programmazione, fino
al punto che voi dannati possiate giungere al riparo della mia
dimensione?» |
Lo duca mio allor mi diè di piglio,
e con parole e con mani e con cenni 51
reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio.
|
Il mio Duca allora si
affrettò, con parole, con mani e con cenni, a farmi
inginocchiare e chinare il capo in segno di reverenza.
|
Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
donna scese del ciel, per li cui
prieghi 54 de la mia compagnia costui
sovvenni.
|
Poi gli rispose: «Non
venni qui di mia iniziativa; fu una donna scesa dal Cielo che
mi pregò di accompagnare costui e di guidarlo sul Cammino
della Conoscenza. |
Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi
di nostra condizion com'ell'è
vera, 57 esser non puote il mio che a te si
nieghi.
|
Ma dal momento che tu
vuoi sapere più chiaramente la nostra condizione, non posso
che ubbidire inchinandomi al tuo volere. |
Questi non vide mai l'ultima sera;
ma per la sua follia le fu sì
presso, 60 che molto poco tempo a volger
era.
|
Questi non vice mai la
sua ultima ora nell'annullamento del "Gran Rifiuto", per
Celeste aiuto, anche se l'ultima sera, per la sua follia, gli
fu molto vicina. |
Sì com'io dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non lì era altra
via 63 che questa per la quale i' mi son
messo.
|
Come già detto, fui
mandato a lui, perché poco tempo aveva per salvarsi ed altra
via non c'era oltre che questa. |
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti 66
che purgan sé sotto la tua balìa.
|
Ho mostrato a lui i
peccatori e le loro colpe ed ora intendo mostrargli le anime
che espiano affidate al tuo potere. |
Com'io l'ho tratto, saria lungo a dirti;
de l'alto scende virtù che
m'aiuta 69 conducerlo a vederti e a
udirti.
|
Sarebbe lungo dirti
come l'ho condotto fino qui. La forza che mi guida a condurlo
da te scende dal Cielo. Ho sintonizzato la sua umana lunghezza
d'onda visiva e uditiva sulla tua dimensione affinché lui
possa vederti e udirti. |
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara, 72
come sa chi per lei vita rifiuta.
|
Ora ti piaccia gradir
la sua venuta: libertà va cercando, che è sì cara a chi,
consapevole della felicità di Lassù, la vita umana
coscientemente rifiuta, accettando le pene espiative, che
portano al felice ritorno. |
Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti 75 la
vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.
|
Tu questo ben sai e
pertanto non ti fu amara la morte in Utica, dove lasciasti il
tuo corpo mortale, che allora rivestiva la tua anima, la quale
nel Gran Giorno sarà più risplendente. |
Non son li editti etterni per noi guasti,
ché questi vive, e Minòs me non
lega; 78 ma son del cerchio ove son li occhi
casti
|
Non son gli editti
eterni per noi guasti, poiché costui è già risvegliato ed io
non son legato ai regni inferiori, ma appartengo al "cerchio"
dove sono gli occhi puri |
di Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega,
o santo petto, che per tua la
tegni: 81 per lo suo amore adunque a noi ti
piega.
|
della tua Marzia, che
con il suo aspetto, ancora ti prega, o santa Coscienza, di
considerarla sempre nell'abbraccio del tuo cuore: il suo
amore, dunque, a noi ti pieghi.
Il vecchio
era Catone. |
Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei, 84
se d'esser mentovato là giù degni».
|
Lasciaci proseguire
per i sette regni, alle cui karmiche funzioni sei stato
preposto ed io ringrazierò lei per ciò che tu farai per amor
suo, se a te è gradito che nel mondo umano ancor ti si
ricordi». |
«Marzïa piacque tanto a li occhi miei
mentre ch'i' fu' di là», diss'elli
allora, 87 «che quante grazie volse da me,
fei.
|
«Marzia piacque tanto
agli occhi miei, quando io fui sulla Terra», disse egli
allora, «che tutto ciò che mi chiese, le accordai.
|
Or che di là dal mal fiume dimora,
più muover non mi può, per quella
legge 90 che fatta fu quando me n'usci'
fora.
|
Ma ora che oltre al
mal fiume ella dimora, più non può muovermi per quella legge
evolutiva che finì con la mia dipartita. |
Ma se donna del ciel ti muove e regge,
come tu di', non c'è mestier
lusinghe: 93 bastisi ben che per lei mi
richegge.
|
Ma se una donna del
cielo ti guida, come tu dici, non occorrono lusinghe, basta
che tu in suo nome chieda il mio aiuto. |
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d'un giunco schietto e che li lavi 'l
viso, 96 sì ch'ogne sucidume quindi
stinghe;
|
Prosegui pure il tuo
cammino, affinché costui venga cinto "d'un giunco
schietto", da un alone di purezza e sia la sua mente
ripulita dalle deleterie e sciocche credenze umane;
|
ché non si converria, l'occhio sorpriso
d'alcuna nebbia, andar dinanzi al
primo 99 ministro, ch'è di quei di
paradiso.
|
poiché la vista
intellettiva offuscata dall'ignoranza non potrebbe presentarsi
al cospetto "ch'è di quei di paradiso", del Primo
Ministro della Cosmica Dimensione.
|
non si converria, l'occhio sorpriso d'alcuna
nebbia, andar dinanzi al primo ministro - v.
97-99
Da qui si può intuire quanto sia indispensabile il pervenire alla
Conoscenza della Divina Verità per poter proseguire verso il Celeste
Traguardo. Ed ecco il criterio di "separazione" dell'erba buona
dalla gramigna, dell'Umanità spiritualmente sana da quella malata,
che sta avendo luogo sulla Terra, era che per l'Umanità si
approssima un certo profetizzato tempo. Colui che sarà pervaso dallo
Spirito di Conoscenza avrà la forza necessaria per presentarsi al
"primo ministro, ch'è di quei di paradiso". La Conoscenza
darà la forza bastante, affinché il potere dell'energia, che viene
per legge evolutiva rinnovata dall'esterno, non disintegri la
molecola e la proteina della cellula-uomo, ciò perché il suo proprio
campo di forza si troverà ad un livello spirituale, dove questo
aumento dell'energia potrà essere accumulata senza che la "cellula"
e la proteina siano notevolmente disturbate da essa. La
sopravvivenza è assicurata quindi a coloro che per evoluzione
spirituale hanno raggiunto una struttura fisica e una frequenza
psichica che si armonizzano col superiore campo di forza. Costoro
diventano dei "portatori di Luce" per i loro simili, sotto forma di
energia mentale e di luce intensificatrice. Vi è da dire, tra
l'altro, che il potere dell'energia che viene dall'esterno produrrà
un certo effetto nei campi mentali umani; ciò che è negativo
diventerà ancor più negativo e ciò che è positivo acquisterà una
maggiore sintonia, poiché il potere dell'aumento dell'energia agirà
per mezzo dell'energia che è nell'uomo stesso. Quando questa
energia - che è spirituale - è in disordine con il mentale, si
produce un "cortocircuito" ed allora certi "fusibili"
saltano. Ecco che, già assistiamo ad una esasperazione della
violenza e del male in generale, nonché ad un progressivo
sfaldamento dei residui valori morali, etici, sociali, religiosi,
spirituali, sui quali si struttura ancora la società umana. Quei
pochi, in cui il campo di forza è in sintonia coi superiori valori
del Campo di Forza Universale, dovranno faticare non poco per
restare alieni alle sollecitazioni negative espresse dalla massa
umana, presa nel possente vortice di un delirio distruttivo
incontrollabile e inarrestabile. Ed ecco che, a tale proposito,
nel seguente Canto II - v. 7-9: si dirà: "che le bianche e le
vermiglie guance... ...de la bella Aurora per troppa etate divenivan
rance". Da questa necessità scaturisce la fraterna opera di
aiuto degli Extraterrestri che, attraverso i messaggi di Amore e
Saggezza, cercano di illuminare la mente dell'umanità incosciente,
affinché essa possa raggiungere quella Forza Dimensionale che aiuta
a proseguire verso il Regno di Dio.
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l'onda, 102 porta
di giunchi sovra 'l molle limo;
|
Questa isoletta che
"ad imo ad imo", intorno all'estremo limite, lì dove è
battuta dall'onda, porta dei giunchi sopra il molle limo;
|
null'altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita, 105 però
ch'a le percosse non seconda.
|
e dove nessuna pianta
che germogliasse in fronda o che indurisse in tronco, potrebbe
aver vita, "non seconda" non è adatta alle percosse
della coltivazione. |
Questa isoletta... ...porta di giunchi sovra 'l
molle limo - v. 100-102
Viene da chiedersi: quale materia compone l'isoletta che, pur non
"secondando" alle percosse della piantagione e della coltivazione,
porta, sull'estremo limite, del limo con dei giunchi sopra? Il
limo che nasce dal fango del letto del fiume o del torrente, come
potrebbe trovarsi su di un'isoletta dove nessuna pianta o albero
potrebbe avere vita? E dove, in seguito, troveremo l'erbetta e la
rugiada? Di fronte a simili descrizioni dall'apparenza irreale,
nel groviglio delle solite supposizioni ed ipotesi, potremmo
aggiungere quella che "l'isoletta" potrebbe essere un mezzo spaziale
con proprietà subacquee, il quale, affiorando alla superficie del
mare, avesse trasportato "ad imo ad imo", sull'estremo bordo,
il limo e i giunchi raccolti dal fondo marino. Solo accettando
questa ipotesi, si potrebbe trovare spiegazione alla seguente
raccomandazione di Catone.
Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai, 108
prendere il monte a più lieve salita».
|
Dopo non sia di qua
(attraverso cioè un mezzo extraterrestre) il vostro ritorno
nei superiori mondi felici; ma il sole della Nuova Era, che
sorge per voi più luminoso, (in virtù delle cognizioni
acquisite), per più lieve salita attraverso meritata
evoluzione (vi mostrerà la via evolutiva, in corpo più
spiritualizzato)». |
Così sparì; e io sù mi levai
sanza parlare, e tutto mi ritrassi 111 al duca mio,
e li occhi a lui drizzai.
|
Così dicendo, egli
sparì ed io su nello spazio mi levai senza parlare,
stringendomi al duca mio e, richiedendo protezione ed aiuto, a
lui rivolsi gli occhi. |
El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
volgianci in dietro, ché di qua
dichina 114 questa pianura a' suoi termini
bassi».
|
Virgilio m'incoraggiò
dicendo: «Figliuolo, seguimi con fiducia: volgiamoci indietro,
poiché questo Piano di Coscienza da qui declina verso gli
infimi valori del male terreno». |
L'alba vinceva l'ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano 117 conobbi il
tremolar de la marina.
|
L'alba vinceva
l'ultima ora della notte, tanto splendeva per noi il cielo
all'orizzonte, così che io, da sopra e da lontano, di una
superiore dimensione, ravvisai "il tremolar de la
marina", il luccichio tremolante e inconsistente del mare
terreno nella sua pochezza. |
Noi andavam per lo solingo piano
com'om che torna a la perduta strada, 120 che
'nfino ad essa li pare ire in vano.
|
Noi andavamo per il
solitario Piano di Coscienza, come colui che torna sulla
strada dimenticata e finché non ripercorre il cammino giusto,
gli sembra di proseguire invano, con l'ansia e l'angoscia di
chi si sente perduto. |
Quando noi fummo là 've la rugiada
pugna col sole, per essere in parte 123 dove,
ad orezza, poco si dirada,
|
Quando noi fummo là
dove la rugiada resiste maggiormente al calore del sole, in
quella frescura dove, per grazia evolutiva, l'energia radiante
consente minor pena anche ai vegetali, |
ambo le mani in su l'erbetta sparte
soavemente 'l mio maestro pose: 126 ond'io,
che fui accorto di sua arte,
|
il mio maestro distese
le mani sull'erbetta, soavemente irrorandola della sua
benefica energia: ed io compresi dal suo gesto la grande arte
d'amare tutte le anime bisognevoli d'aiuto, |
porsi ver' lui le guance lagrimose:
ivi mi fece tutto discoverto 129 quel color
che l'inferno mi nascose.
|
commosso e
riconoscente porsi verso di lui le guancie lacrimose:
consapevole più che mai dell' "Universale Amore" che unisce
Loro a noi in un'unica famiglia e al mio animo apparve
perfetto l'Amore nel suo vero "colore", che l'aura fosca
dell'inferno mi aveva nascosto.
Secondo i
precedenti commenti, Virgilio e Dante, camminando l'uno dietro
l'altro, giunsero in un punto di quella strana isoletta, dove
nessuna pianta e nessun albero avrebbe potuto aver vita e
dove, ancor più stranamente, invece, trovarono l'erbetta che
aveva germogliato e che era coperta di brina. È vero quindi
che non si può respingere l'ipotesi che i due, dopo aver
proseguito il viaggio sul mezzo spaziale galleggiante,
approdarono sulla terraferma e vi trovarono, normalmente,
l'erbetta e la rugiada. |
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque 132 omo,
che di tornar sia poscia esperto.
|
Venimmo poi sul lido
deserto, che mai non vide uomo passar più volte e che,
pertanto, sia divenuto esperto di tale strada
evolutiva.
Ciò significa che un uomo, reso idoneo di
quei superiori lidi, puirtroppo "deserti" poiché l'uomo ci
giunge di rado, non potrebbe più ricadere nel peccato, per poi
tornare a raggiungerli più volte e di tale passaggio divenire
esperto. |
Quivi mi cinse sì com'altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l'umile pianta, cotal si rinacque 136
subitamente là onde l'avelse.
|
Qui Virgilio mi
soffuse di Divina Energia ("giunco schietto") come al
Cielo piacque: oh meraviglia! allorché compresi il grande
Amore extraterrestre, che attraverso il mio maestro aveva
fatto si che io, quale umile piantina della Creazione, venissi
aiutato, similmente alla tenera erbetta carezzata da lui e,
così rigenerato, mi trovai nel mio piano dimensionale
precedente dal quale Virgilio mi aveva divelto con grande
amore. |
|