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Io voglio del ver la mia donna laudare | |
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Io voglio del ver la mia donna laudare
Ed assembrarli la rosa e lo giglio:
pi� che stella diana splende e pare,
e ci� ch�� lass� bello a lei somiglio.
Verde river� a lei rasembro a l�are,
tutti color di fior�, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Passa per via adorna, e s� gentile
ch�abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa �l de nostra f� se non la crede:
e no �lle po� apressare om che sia vile;
ancor ve dir� c�ha maggior vertute:
null�om po� mal pensar fin che la vede.
Parafasi
Guinizzelli anche questo sonetto introduce un tema che sar� poi bel sviluppato dalla poesia stilnovistica. Qui � il tema della lode della donna amata.
Il primo strumento usato a questo fine � la similitudine con qualcosa di grande e bello: su questa terra la rosa e il giglio, simboli di bellezza esteriore ed interiore; ma soprattutto con qualcosa di celeste, come le stelle del cielo, che iniziano gi� a trasportare la donna su di un piano soprannaturale, come Dante far� in modo eccelso fra qualche decennio.
Con una fondamentale distinzione: qui la donna � paragonata a tutto ci� che di bello sta in cielo; Dante dir� che la donna � una creatura celeste.
La donna � in primo piano, elencata nelle sue belle qualit�: bella come la campagna, come l�aria, i fiori colorati, l�oro, le pietre preziose, i gioielli pi� belli che siano oggetto di dono.
L�amato si mimetizza al centro del primo verso (rasemblo), finch� nell�ultimo verso il verbo (rafina) ha per soggetto l�Amore, personificato secondo il canone dell�epoca, che viene reso migliore dalla donna stessa.
In questa quartina si avvertono, come e pi� che nell�intero sonetto, i suoni �dolci�, il ritmo fluido, il lessico piano, la sintassi lineare legata da semplici coordinazioni.
Si accenna nella terza strofa al tema del saluto, dagli effetti prodigiosi.
E� bella, � vero, come � stato detto nelle quartine. Nelle terzine la donna diventa qualcosa pi� che umana, soprattutto � �gentile�, nobile d�animo, nobile per natura. Per questo chi riceve il suo saluto deve compiere quasi un esame di coscienza e si ritrova cos� a dover abbassare il suo orgoglio vuoto e falso.
La sua apparizione ha davvero qualcosa di miracoloso se riesce perfino a convertire gli infedeli.
Non solo non le si pu� avvicinare un uomo vile, cio� volgare, inteso nel senso pi� peggiorativo. Addirittura la donna allontana ogni male ed ogni cattivo pensiero, come una creatura ormai celeste, che ha il potere di guidare gli uomini verso il bene.
Figure retoriche
Allitterazioni: �voglio � ver�, v. 1; �assemblarli la rosa e lo giglio� (v. 2);
Chiasmi: �la mia donna laudare / ed asemblarli la rosa e lo giglio � (vv. 1-2);
�e nolle po apressare om che sia vile / null�om po mal pensar fin che la vede�
(vv. 12, 14);
Iperbati: �io voglio del ver la mia donna laudare� (v. 1);
Anastrofi: �la mia donna laiudare� (v. 1); �verde river a lei rasembro� (v. 5);
Iperbole: �medesmo Amor per lei rafina meglio� (v. 8);
Metonimia: �azzurro� (v. 7);
Similitudini: �asemblarli la rosa e lo giglio� (v. 2); �pi� che stella diana
splende� (v. 3); �ci� ch�� lass� bello a lei somiglio� (v. 4); �verde river a
lei rasembro e l�are / tutti color di fior giano e vermiglio, / oro ed azzurro e
ricche gioi� (vv. 5, 6, 7);
Epifrasi: �e l�are� (v. 5);
Personificazione: �Amor� (v. 8 )
Livello lessicale, sintattico, stilistico
La dolcezza dello stile risalta dalla chiarezza e linearit� del dettato (gli enunciati tendono a corrispondere con i versi), dall�assenza di artifici e dalla semplicit� del lessico. La materia � disposta secondo una legge di costruzione simmetrica, che denota una grande attenzione all�aspetto formale. Cos� nei primi due versi, dopo l�enunciazione dell�intenzione del poeta sottolineata dall�allitterazione (�io voglio del ver�), si succedono due infiniti, da ciascuno dei quali dipende un complemento oggetto, disposti a chiasmo: nel primo verso si ha il complemento oggetto seguito verbo (�la mia donna laudare�); nel secondo verso l�ordine � invertito (�asembrarli la rosa e lo giglio�). La costruzione dell�ultimo verso della quartina richiama poi in modo speculare quella del primo, in particolare per la posizione dei verbi (�io voglio� all�inizio del v. 1, �somiglio� alla fine del v. 4). Meno articolata la seconda quartina, che si distende in una enunciazione paratattica delle immagini piacevoli evocate dal poeta per raffigurare per similitudine la donna (secondo la tecnica del plazer provenzale). Con l�ultimo verso della seconda quartina (e cio� a met� esatta del componimento) si ha uno slittamento del soggetto dal poeta all�Amore e, da questo, alla donna. Nelle terzine, specie nell�ultima, la corrispondenza tra ritmo e sintassi diviene quasi perfetta: a ciascun verso corrisponde una proposizione (e si tratta quasi sempre di proposizioni tra loro coordinate).
La scelta linguistica � in linea con la precedente tradizione poetica, presentando qualche gallicismo come �rivera�, �giano�; alla tradizione rimanda anche la coppia di verbi che, nel terzo verso, designa il manifestarsi della donna: si ha infatti la classica dittologia sinonimica (�splende e pare�).